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Cinema

I nuovi mostri

I nuovi mostri

Uno dei film italiani a mio avviso più significativi del decennio, assodato che in quella parte finale degli anni ’70 ne uscirono parecchi.

Regia: Dino Risi, Mario Monicelli, Ettore Scola

Sceneggiatura: Age e Scarpelli, Bernardino Zapponi, Ruggero Maccari

Musiche: Armando Trovajoli

Interpreti principali: Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Eros Pagni, Ornella Muti.

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Quattordici anni dopo l’excursus sui “mostri” degli anni ’60, Dino Risi ritenta la stessa operazione, stavolta in compagnia di un altro mostro sacro della commedia all’italiana come Mario Monicelli e di un altro grande regista che ammetto di non aver mai particolarmente apprezzato (Ettore Scola), che qui però mi appare al suo meglio. I quattordici episodi che costituiscono la versione integrale del film mettono in rilievo soprattutto i difetti delle istituzioni italiane “classiche”…ma anche qualche pregio della società italiana dell’epoca, pigiando magari in modo talvolta esagerato sul pedale del grottesco, ma in modo sempre efficacissimo ed intelligente.

Posto qui alcuni dei miei episodi preferiti ed un paio di quelli che normalmente non si vedono alla TV.

“Tantum ergo”: l’avevo già postato nella discussione sul “Gesù” di Zeffirelli, ma lo riposto ugualmente, dato che è il mio episodio preferito, con uno dei Gassman più entusiasmanti della storia. In poco più di dieci minuti l’ateo ed anticlericale Dino Risi tratteggia la più efficace dimostrazione cinematografica della religione marxianamente intesa come “oppio dei popoli”. In effetti il principe della chiesa impersonato dal grande attore romano (che indossa le chiroteche anche finché è in viaggio ) non si perita di manovrare il dettato evangelico come “instrumentum regni” (magari aggiungendoci anche qualcosa di suo… :lol: ) per ridurre al silenzio un gruppo di parrocchiani aizzati da un pretonzolo progressista, che all’epoca doveva essere molto à la page. Assodata la critica a certa chiesa “istituzionale”, a me pare che alla fin fine Risi non ne faccia uscire bene neppure la parte “sociale”, con il pretino che, in effetti, parla parla, ma non conclude mai nulla (“è un anno che ve lo dico…”; per non parlare della reazione dei poveracci quando viene richiesta l’ennesima votazione…). E personalmente ammetto che il pretino in dolcevita non mi pare meno “mostruoso” del cardinalone, lui (il pretino) sì davvero invecchiato male e relitto di un secolo passato…a proposito: il film è di quarant’anni fa…il pretino adesso potrebbe averne una settantina e magari potrebbe aver pure fatto carriera…ma guarda, mi viene giusto in mente una grande città del nord Italia dove un mesetto fa la chiesa è stata trasformata in “luogo di gazzarra” in modo ben più indecente che nel film, con l’installazione nella cattedrale diocesana di tavolate e pisciatoi…si vede proprio che la realtà supera sempre (o quasi) la fantasia :) :

Non meno sensazionale l’incaranazione del nobilastro sboccato e pieno di stravizi (con una clamorosa parrucca bionda!) data da Sordi nell’episodio “Pronto Soccorso”, diretto da Monicelli. Qui si cita addirittura lo scisma lefebvriano (che mi pare risalisse a qualche anno prima) come scusa per far girare in macchina l’odioso personaggio, costretto ad un dato momento a trasformarsi in “buon samaritano” malgré lui…ed anche qui, la lettura è ambivalente: sicuramente un mostro il nobile Catalan Belmonte; non meno mostruosi (anzi…) i preposti dei vari ospedali…infermieri, suore e militari che con scuse risibili si rifiutano di accogliere il moribondo…episodio davvero monicelliano anche nel finale amarissimo. Due chicche sordiane: il racconto delle balie che lo hanno iniziato al “sesso satanico” ed il racconto di come attraversò le linee alleate durante il secondo conflitto mondiale…”per andare a trovare mammà”… :lol:

Sempre di Sordi (qui diretto da Scola), lo splendido, commovente omaggio al’avanspettacolo che chiude il film. L’episodio è giustamente famoso, anche perché Sordi rievoca un po’ il personaggio del comico di rivista che aveva già interpretato in “Polvere di stelle” (altro film di cui spero di riuscire a parlare un giorno…). Qui confesso che mi sfugge un poco il lato “mostruoso” della scena…anche perché in cimitero ed in chiesa, da quarant’anni a questa parte, si vede di molto peggio:

Degli altri episodi che passano in TV, assai apprezzabili “Autostop” con Pagni ed una splendente Ornella Muti (su Wikipedia dicono l’episodio sia ispirato alla tragica scomparsa di Re Cecconi, di cui si parla anche nella nostra sezione cronaca) e “L’uccellino della Val Padana”, con un grande Tognazzi ed una simpaticissima Orietta Berti, adeguatamente auto-ironica nella parte della cantante sfruttata dal marito.

A mio avviso, niente più che godibili “Hostaria” (con Gassman e Tognazzi); “Senza parole” (con la Muti) ed il tristissimo “Come una regina” (con Sordi), che esplora un fenomeno purtroppo ancor oggi attualissimo. Fulminante nella sua icasticità “Con i saluti degli amici”, interpretato dal caratterista Gianfranco Barra.

Passiamo adesso alle parti censurate alla TV. Piuttosto dimenticabile “Mammina e Mammone” di Risi, nonostante il messaggio marcatamente “sociale” dell’episodio (grandissimo Tognazzi, comunque), mentre spingono forse troppo sul pedale del grottesco i due brevi sketch che vedono protagonista Gassman: “Cittadino esemplare” e “Sequestro di persona cara” (entrambi di Scola). Notevolissimo invece, sempre di Scola con Gassman protagonista, “Il sospetto”, con l’indimenticabile ritratto di un funzionario di polizia sussiegoso e comiziante (una figura che imagino all’epoca a sinistra fosse piuttosto malvista), spernacchiato letteralmente da un suo sottoposto “in partibus infidelium” :lol: :

Infine, drammaticamente attuale “Pornodiva” di Risi, con Eros Pagni nei panni di un padre “moderno” che, assieme alla moglie, prepara una carriera davvero interessante: era una cosa che si poteva pensare di fare solo all’epoca del film o, con i chiari di luna attuali, prima o dopo ci arriveremo anche noi ? Meditate gente, meditate:

Chiudo lodando incondizionatamente (a dispetto delle necessarie forzature), quello che è forse uno degli ultimi esempi della grande commedia all’italiana.

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