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Cronaca

L’invasione sovietica dell’Afghanistan

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Gli anni Settanta si chiudono con lo scoppio di una nuova guerra. Il 24 dicembre del 1979 inizia l’invasione sovietica dell’Afghanistan, ultima tappa dell’imperialismo dell’URSS, iniziato con Stalin e finito con Gorbacev.

La guerra si protrarrà per ben 10 anni e si concluderà con il ritiro dell’Armata rossa.

E’ una guerra forse un po’ dimenticata e di cui non si sa molto, ma che fece numerosissime vittime e, come tutte le guerre, fu piena di orrori.

Scusate se copio direttamente da Wikipedia…

“La sera del 24 dicembre le forze sovietiche diedero il via all’invasione (operazione Štorm 333): mentre i primi reparti della 40ª Armata attraversarono il confine lungo il fiume Amu Darya, i paracadutisti sovietici della 103ª Divisione aviotrasportata della Guardia già stanziati a Bagram si impossessarono della base quasi senza combattere; seguì un lungo ponte aereo per portare a Bagram dalla loro base a Fergana gli elementi principali della 105ª Divisione aviotrasportata, a cui furono aggregati per l’occasione specialisti del KGB ed un contingente di truppe scelte del Gruppo Alpha. Attraversato per primi l’Amu Darya la sera del 24 dicembre, i reparti della 108ª Divisione motorizzata occuparono Baghlan, Konduz e Pol-e Khomri nel nord-est entro il pomeriggio del 27, facendo poi ingresso a Kabul alle 17:00 del giorno dopo per supportare le aviotruppe che erano sbarcate nell’aeroporto e i soldati che già la mattina del 27 dicembre si erano mossi da Bagram per impadronirsi della capitale afghana: mentre reparti di spetsnaz, spesso vestiti con uniformi afghane, si impossessavano delle strutture chiave come le sedi dei ministeri, i comandi militari ed i centri di comunicazione, una colonna meccanizzata di paracadutisti ed agenti Alpha diresse verso il palazzo Tajbeg. Il lasso di tempo tra lo sbarco dei paracadutisti a Bagram e la mossa verso il palazzo aveva consentito ad Amin di radunare qualche reparto a lui fedele, ma entro la notte la superiorità numerica ed il miglior addestramento dei sovietici ebbero presto ragione delle guardie presidenziali afghane: gli agenti Alpha espugnarono il palazzo ed Amin, i suoi più stretti collaboratori e diversi membri della sua famiglia furono giustiziati dagli ufficiali del KGB aggregati al contingente.

Contemporaneamente alla presa di Kabul e del nord-est dell’Afghanistan la 40ª Armata si assicurò il resto del paese: muovendo dalla Repubblica Turkmena, la 5ª Divisione motorizzata entrò nell’Afghanistan occidentale il 27 dicembre avanzando rapidamente, ed entro il giorno successivo si impossessò di Herat e Shindand, espandendo poi la sua area di controllo fino a Farah e Kandahar. Entro la metà del gennaio 1980 i centri principali dell’Afghanistan erano in mani sovietiche: l’esercito afghano oppose una resistenza debole e disorganizzata, e la 40ª Armata, cresciuta fino a 81.800 unità, registrò perdite irrisorie; a Kabul il neo presidente Karmal, portato in volo nella capitale dai sovietici, proclamò la caduta del regime di Amin e la formazione di un nuovo governo.

L’invasione sovietica provocò una forte reazione internazionale: in prima fila vi furono gli Stati Uniti, dove il presidente Carter chiese al Senato di rinviare la ratifica degli accordi SALT II sottoscritti con i sovietici il 18 giugno 1979, per poi imporre anche un embargo sulla fornitura di tecnologie e sulla vendita di grano all’URSS; gli statunitensi decisero anche di boicottare per protesta i giochi della XXII Olimpiade da svolgersi a Mosca nel luglio-agosto del 1980, imitati in questo anche da altre nazioni europee, asiatiche e sudamericane e da quasi l’intero blocco dei paesi arabi. Sempre i paesi arabi si fecero promotori di una risoluzione di condanna dell’invasione presentata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 14 gennaio 1980, risoluzione approvata con 104 voti a favore e 18 contrari; il diritto di veto di cui godeva l’URSS in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite bloccò comunque qualsiasi intervento dell’ONU nel conflitto. Nell’ambito del Patto di Varsavia solo la Romania condannò l’intervento sovietico, venendo appoggiata in questo da un’altra nazione comunista, la Corea del Nord; stessa cosa fece l’India nonostante i buoni rapporti che aveva con l’URSS”.

E’ ancora vivo in me il ricordo di quei giorni di Natale del ’79, in cui sentivo preoccupato le notizie alla radio e al telegiornale, sempre temendo che scoppiasse la terza guerra mondiale…

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