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Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)

Film, cast, attori e registi
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Insight
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Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)

Messaggio da Insight »

Famoso film italiano che quest’anno compie cinquant’anni e che l’anno seguente alla sua uscita si aggiudicò il premio Oscar come miglior film straniero. Regia di Elio Petri; interprete principale, Gian Maria Volonté.

Immagine
Film sia poliziesco sia politico, che narra con la tecnica del flashback la vicenda di un alto dirigente di polizia, chiamato soltanto “dottore”, che, il giorno stesso in cui viene promosso a capo dell’ufficio politico della Questura, commette un delitto, uccidendo la propria amante, che lo tradiva con un giovane contestatore anarchico…

Convinto di essere un insospettabile e di poter vivere al di sopra della legge, il dottore si diverte addirittura a disseminare la scena del delitto di indizi che porterebbero facilmente a lui…

In effetti, nessuno giunge a sospettare di lui e persino il giovane anarchico, il quale ben potrebbe accusare il dottore essendo l’unico testimone dei fatti, preferisce non farlo e tenere in scacco l’assassino con l’arma del ricatto…

Il dottore, che a un certo punto entra in un meccanismo psicologico piuttosto contraddittorio e “sadomasochistico”, per cui in parte indirizza su di lui le indagini volendo essere punito, in parte le depista perché vuole sfuggire alla giustizia, finisce per autodenunciarsi, scrivendo una confessione di suo pugno e indirizzandola alla polizia, confidando comunque nel fatto che i suoi colleghi non lo arresteranno mai e che lo faranno piuttosto ritrattare la sua confessione…

Il finale è incerto, con la polizia che effettivamente si presenta a casa del dottore; ma non si sa poi che cosa succederà…La citazione finale di Kafka lascia pensare che il dottore non verrà toccato dalla giustizia: “Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano…”.
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Il film, che suscitò anche un vivace dibattito politico ed ebbe pure problemi di censura, è visto soprattutto come una satira del potere, mettendone in luce gli abusi e l’arroganza di chi lo detiene e lo esercita.
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lisa jean
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Re: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1

Messaggio da lisa jean »

Filmone. Fece (giustamente) incetta di premi. Petri era davvero un grande regista. La scena delle cravatte con Volontè e Randone è da fare studiare agli aspiranti attori (e chissà che non lo facciano!), ma anche la scena finale del sogno è magistrale. E che colonna sonora!
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Re: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1

Messaggio da Insight »

Alcuni videro nel "dottore" il commissario Calabresi...ma io non credo che il regista intendesse riferirsi a lui in particolare...
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franz75
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Re: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1

Messaggio da franz75 »

Io, invece, temo che Petri, senza essere volgare come Fo, il parallelo volesse suggerirlo eccome (fra l'altro, non vorrei dire una fesseria, ma mi sa che Petri una sorta di ironico documentario sulla morte di Pinelli in cui prendeva di mira la polizia e le versioni che vennero fornite sul suicidio dell'arrestato lo girò a strettissimo giro di posta dal fattaccio).
Ma ciò non toglie che questo sia il miglior film italiano degli anni '70...ce ne sono altri di belli, ma uno così coerentemente onesto, sviluppato e così clamorosamente ben recitato non mi viene in mente.
Che Volonté non abbia preso l'Oscar dopo una prova del genere è semplicemente scandaloso.
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Re: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1

Messaggio da Insight »

Non so, potrei sbagliarmi, ma io questo dottore lo vedo più come un simbolo che rappresenta il potere in generale, non lo vedo come una caricatura del commissario Calabresi in particolare...Diciamo che potrebbe essere "anche" Calabresi ma non soltanto lui...
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Whiteshark
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Re: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1

Messaggio da Whiteshark »

Concordo in questo caso al 100% con l'amico Franz75. Come detto, quasi in concomitanza col film, lo stesso Petri insieme a Pirro e a Volontè, a nome del comitato cineasti contro la repressione, girò un documentario sulla morte di Pinelli, partendo dal presupposto esplicito che era la Dc alla testa della repressione in atto, con la copertura di Saragat al Quirinale e con la complicità di organi di stampa e di istituzioni e concludendo, tra l’altro, che nessuna delle ipotesi affacciate dalla Polizia sulla morte di Pinelli era assolutamente credibile: la morte di Pinelli non era stata accidentale. Ci pensò poi la pubblicistica progressista, i giornali di sinistra, Camilla Cederna, la firma degli ottocento e passa intellettuali contro Calabresi, come raccontò Michele Brambilla nel fondamentale (e per me bellissimo) libro Eskimo in redazione, a creare quel clima infame che porterà al suo assassinio.

Il film di Petri non identifica il suo capo della Mobile con il commissario della Questura milanese, che anni dopo la sua morte fu liberato dal sostituto Gerardo D’Ambrosio da ogni sospetto su Pinelli, la cui morte fu ufficialmente causata da «un malore attivo».

Ma è del tutto evidente che nell’immagine volutamente grottesca fattane da Volontè (eccezionale) c’è un richiamo all’attualità di quel periodo assai fosco, e, soprattutto, un esplicito invito a paragonare quel simbolo di un potere dello stato tanto repressivo (contro i giovani contestatori) quanto arrogante e impunito nelle sue pulsioni criminali, al commissario Calabresi, contro il quale montò, in pochissimo tempo, una campagna di demonizzazione e di odio che lo accomunava,proprio in quanto simbolo della Polizia, allo stato stesso. Detto questo, il valore del film e le prove dei protagonisti (Volontè, Bolkan, Santuccio ed Ennio Morricone alle musiche) sono indiscutibili e di livello eccelso.
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