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"Complesso di colpa" (1976)

Film, cast, attori e registi
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lisa jean
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Iscritto il: sab 21 mar 2015, 16:23

"Complesso di colpa" (1976)

Messaggio da lisa jean »

“Obsession” è il titolo originale di questo De Palma del ’76, vero anno di grazia per il talentuosissimo regista, che vi realizza anche “Carrie”, uno dei suoi titoli più apprezzati. Di “ossessione”, in effetti, si tratta: quella di un ricco statunitense, ancora innamorato della moglie, morta sedici anni prima, ed incapace di liberarsi del suo fantasma, ma anche di quella del regista per il cinema, soprattutto hitchockiano (come dimostrerà, in seguito, particolarmente in “Vestito per uccidere” e “Omicidio a luci rosse”). Difficile dire quale delle due abbia maggiore peso nel film. Il fatto è che sono entrambe così strettamente legate, da essere talvolta difficilmente distinguibili: non potemmo immaginare i tormenti interiori del protagonista, il gioco dei punti di vista dei personaggi, se non attraverso l’uso accorto della macchina da presa, capace di avvolgere e di evocare sapientemente, come solo De Palma sa fare, senza scadere nella maniera, secondo il mio modestissimo parere. Fra le “citazioni” hitchockiane non manca l’abbraccio “circolare” (una caratteristica del Maestro britannico, che amava girare intorno ai protagonisti nelle scene dei baci), ma niente, in questo, come nei migliori film di De Palma, è gratuito. Insomma, il regista ci porta dove vuole, facendoci vedere le cose come vuole lui; e in che viaggio emozionante ci coinvolge! Il tema centrale, come nel capolavoro di Hitchcock, “La donna che visse due volte”, è il doppio: l’amour fou per una morta rivive al presente per la giovane restauratrice Sandra ( i cui restauri fanno affiorare ciò che si cela dietro un dipinto, anche questo un “doppio”), che somiglia in modo sorprendente alla scomparsa. L’incontro avviene nella chiesa di San Miniato al Monte, a Firenze, proprio dove l’uomo ha incontrato, venti anni prima, la moglie adorata. La location fiorentina, però, offre all’ottimo sceneggiatore, Paul Schrader, un’altra ghiotta possibilità di sviluppare il tema centrale, che ha una lunghissima storia letteraria: Sandra, che di cognome fa Portinari (come la Bice di Dante), racconta al protagonista della “donna schermo”, colei che si frapponeva, in chiesa, fra il poeta sommo e la donna amata, e che tutti ritenevano così, a torto, oggetto del suo amore. In un gioco piuttosto scoperto, la ragazza prende il posto della “donna schermo”, lasciando vuoto ed in secondo piano quello di Beatrice (che, chiaramente, è destinato alla moglie). Accanto al tema del doppio, e direttamente generato da esso, è quello dell’inganno, altro tema centrale del mondo del regista: come James Stewart ne “La donna che visse due volte”, il protagonista, devastato da un profondo senso di colpa (donde il titolo italiano), è la vittima di un diabolico raggiro. Ma ci sono altri rimandi al maestro inglese, in particolare a “Rebecca. La prima moglie” (è ovvio…) e a “Marnie” (nel ricordo del passato di Sandra). Anche la sontuosa musica di Hermann, collaboratore di fiducia di Hitchock, contribuisce notevolmente all’effetto, mentre la fotografia è dello straordinario Vilmos Zsigmond, che ebbe l’Oscar l’anno dopo per “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (De Palma, Schrader, Hermann, Zsigmond: come si potrebbe sbagliare un film con questa squadra?). Il protagonista del film è il bel Cliff Robertson, un veterano del grande schermo, Sandra è la canadese Genevieve Bujold, uno dei volti più interessanti dei Settanta (è anche la protagonista di “Coma profondo”), il villain della situazione è è John Lithgow, presenza ricorrente della filmografia depalmiana: è anche in “Blow out” e “Doppia personalità”. Se il “colpo di scena” finale vi pare poco riuscito, se la storia nel complesso vi pare poco credibile, be’, non è per questo che De Palma è il regista che è: vedere un suo film è un ‘esperienza che il regista ci fa vivere, con l’aggiunta di un brivido di gioia ogni volta che un fotogramma (un’immagine o situazione :-D) richiama i film del grande Hitch. E poi, quanti registi sono in grado di proporre anche un approccio “teorico” al cinema?
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Whiteshark
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Iscritto il: ven 4 ott 2013, 16:25

Re: "Complesso di colpa" (1976)

Messaggio da Whiteshark »

Visto due volte in TV. Francamente non mi è rimasto granchè imprersso, e non ho mai capito perchè la scena finale sia in lingua originale (anche se si dice solo "Daddy"...)
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