...a Repubblica (1971).
Lo confesso: prediligo da sempre il cinema che parla inglese (non per esterofilia), ma per film come questo è tutta un’altra storia. Cinema di denuncia? Poliziottesco? Dramma con risvolti psicologici, quasi melodrammatici? Tutto ciò e molto di più nell’ottimo film di Damiano Damiani. Il regista veniva da due successi girati in Sicilia: “Il giorno della civetta” (con Franco Nero e Claudia Cardinale) e “La moglie più bella” (protagonista la giovanissima Ornella Muti), quando, nel ’71, gira a Palermo il suo nuovo film. Il Commissario e il Procuratore del titolo (rispettivamente Franco Nero e Martin Balsam) sono entrambi uomini impegnati a fondo nella lotta per il trionfo della legalità, ma i loro metodi li distinguono: se il giovane è un idealista che non ammette compromessi (gli offrono anche un bell’attico, che domina la città, e lui rifiuta, come Gesù tentato dal diavolo, il quale gli mostrò dall’alto tutti i regni della terra), il secondo è pronto anche a ricorrere a metodi poco ortodossi, se servono alla causa. Detto così, sembra che i personaggi siano tagliati con l’accetta: in realtà, sono arricchiti di sfumature, di ombre, finanche. La storia è piena di ritmo, ma c’è anche l’inserimento di un bel flash back che spiega tanto (e che ricorda la storia di Placido Rizzotto), rivelando l’origine personale della sua avversione per il delinquente che persegue con ogni mezzo, fino a rimetterci la vita. Nel cast anche Marilù Tolo, Claudio Gora e tanti caratteristi i cui visi sono molto familiari. Bello anche il commento musicale di Riz Ortolani. Da vedere e rivedere (al prossimo passaggio anch’ io lo rivedrò ben volentieri).
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Confessione di un Commissario di Polizia al Procuratore dell
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Re: Confessione di un Commissario di Polizia al Procuratore
Lo vidi molti anni fa. Un film, oltre che avvincente, molto importante perché testimonia la connivenza tra il potere politico e la mafia. Nel 1971 questa connessione non era ancora molto conosciuta...
Del resto, prima dell'introduzione nel nostro ordinamento dell'art. 416 bis del Codice penale, avvenuta nel 1982, i Pubblici ministeri nei processi per mafia dovevano appena spiegare, in via preliminare, che cosa si intendeva per "associazione mafiosa" e dimostrare che la mafia era un fenomeno realmente esistente...
Dunque, questo e altri film hanno avuto una funzione sociale molto importante perché hanno contribuito a dimostrare l'esistenza della mafia.
Del resto, prima dell'introduzione nel nostro ordinamento dell'art. 416 bis del Codice penale, avvenuta nel 1982, i Pubblici ministeri nei processi per mafia dovevano appena spiegare, in via preliminare, che cosa si intendeva per "associazione mafiosa" e dimostrare che la mafia era un fenomeno realmente esistente...
Dunque, questo e altri film hanno avuto una funzione sociale molto importante perché hanno contribuito a dimostrare l'esistenza della mafia.
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Anni 80? No, grazie- Guszti
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Re: Confessione di un Commissario di Polizia al Procuratore
Tanto più che narra la storia di un sindacalista che volutamente si chiama Rizzo.lisa jean ha scritto: La storia è piena di ritmo, ma c’è anche l’inserimento di un bel flash back che spiega tanto (e che ricorda la storia di Placido Rizzotto).
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Re: Confessione di un Commissario di Polizia al Procuratore
Bravissimo anche Claudio Gora nei panni del "viscido" procuratore Malta.
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