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Cadaveri eccellenti (1976)

Film, cast, attori e registi
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franz75
Settantiano guru
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Messaggi: 1204
Iscritto il: mar 11 apr 2017, 11:22

Cadaveri eccellenti (1976)

Messaggio da franz75 »

Regia: Francesco Rosi
Sceneggiatura: Tonino Guerra, Lino Iannuzzi, Francesco Rosi (da Leonardo Sciascia)
Musiche: Piero Piccioni

Personaggi ed interpreti:

Ispettore Rogas: Lino Ventura
Capo della Polizia: Tino Carraro
Commissario di Polizia: Renato Salvatori
Ministro della sicurezza: Fernando Rey
Giudice Varga: Charles Vanel
Giudice Rasto: Alain Cuny
Giudice Riches: Max von Sydow
Prostituta: Tina Aumont
Giornalista Cusano: Luigi Pistilli
Dottor Maxia: Paolo Bonacelli
Vilferdo Nocio: Alfonso Gatto
Sua moglie: Anna Proclemer
Funzionario del PCI: Florestano Vancini

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In una cittadina del Sud Italia, una misteriosa catena di omicidi colpisce la magistratura: vengono eliminati tutti con le stesse modalità (un colpo di fucile sparato da un misterioso cecchino) i giudici Varga, Sanza e Calamo.
Incaricato delle difficoltose indagini è il giudice Amerigo Rogas, il quale inizialmente si rivolge verso gli ambienti mafiosi, convinto che i giudici potessero aver scoperto qualcosa di grosso. Ma con l’avanzare dell’investigazione, la pista si rivela in realtà non attendibile.
Rogas si convince in effetti che il misterioso assassino possa essere cercato nella cerchia di un ristretto numero di personaggi: uomini che erano stati erroneamente giudicati colpevoli dai magistrati assassinati e che si erano poi rivelati innocenti.
Uno dei possibili sospettati (il farmacista Cres) è in effetti irreperibile: curiosamente, nella sua casa deserta (nella quale Rogas viene guidato da un amico di Cres, il dottor Maxia), sono scomparsi anche tutti gli oggetti che possano concorrere ad una sua identificazione (ad esempio, il suo volto è tagliato da tutte le fotografie).
Il mistero continua, quando gli assassini di altri giudici avvengono anche a Roma: convocato dal Ministro della sicurezza e dal Capo della Polizia, Rogas viene caldamente invitato a rivolgere le sue indagini verso gruppuscoli di estrema sinistra.
Anche in questo caso, tuttavia, la pista non può condurre a nulla e Rogas scopre anzi di essere stato messo sotto controllo.
In seguito ad una sua irruzione ad una festa in casa di un noto costruttore (cui partecipano non solo il Ministro della sicurezza, ma anche personaggi ed intellettuali di sinistra), si convince che la serie di omicidi sia parte di un piano eversivo che coinvolge personaggi assai altolocati, fra cui probabilmente lo stesso Capo della Polizia. L’ispettore rivela quindi i suoi sospetti al suo vecchio amico Cusano, che lavora per un giornale di sinistra e chiede di rivelare quanto ha dedotto al segretario del PCI.
Grazie ai buoni uffici dell’amico, i due si danno appuntamento a tarda ora in un museo della capitale, ma proprio mentre Rogas sta iniziando a parlare dei suoi sospetti all’uomo politico, il misterioso cecchino uccide entrambi.
Alla TV, la versione ufficiale (data dal Capo della Polizia), parla di un Rogas colpito da turbe psichiche che avrebbe egli stesso ucciso il segretario del PCI prima di suicidarsi: in un colloquio a quattr’occhi con un alto funzionario del partito, Cusano rivela tutto il suo scetticismo su una versione tanto addomesticata.
Lo stesso funzionario fa intendere al giornalista che in realtà tutti conoscono come sia andata la faccenda, ma per il momento è del tutto controproducente svelare pubblicamente la verità: “La verità non è sempre rivoluzionaria”.

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Film di grande spessore, oscillante fra il giallo avvincente ed il film di denuncia.
Gli anni in cui il film uscì erano senza dubbio complicati…e (magari mi sbaglio) mi pare che il film (non a caso tratto da Sciascia), sia una sorta di esplicazione del famoso assioma “né con lo Stato, né con le BR”.
L’atmosfera da cospirazione viene resa benissimo da Rosi (grazie anche alle prove davvero inquietanti di un sulfureo Tino Carraro e di un mellifluo Fernando Rey), così come lo smarrimento di Rogas, che scopre la verità, sempre più solo e sconcertato.
Indimenticabile la galleria dei giudici assassinati, personaggi con sfumature quasi diaboliche. Dal procuratore Varga (che poco prima del suo assassinio gironzola nella cripta dei Cappuccini a Palermo), al giudice Calamo, ammazzato in banca (Rogas scoprirà che è miliardario), dal giudice Rasto (che è terrorizzato da ogni contatto con l’esterno, tanto è vero che corre a lavarsi le mani dopo averle strette a Rogas) al terrificante giudice Riches, che paragona la funzione del magistrato a quella del sacerdote cattolico durante la Consacrazione (spaventosa la sua teoria su come sia giusto ogni tanto condannare qualcuno anche se non si è sicuri della sua colpevolezza, tanto per dare un esempio, come avviene in guerra quando si applica la decimazione).
Oltre all’amara battuta finale, che Rosi mette in bocca al funzionario del PCI interpretato dal collega Vancini, resta un po’ come emblema del film la festa in casa del noto costruttore (Rogas ci era arrivato in quanto una delle auto coinvolte in uno degli omicidi, avente targa straniera, lui stesso l’aveva vista uscire dalla casa dell’altolocato personaggio), alla quale partecipa non solo il Ministro della Sicurezza, ma anche una serie di intellettuali da operetta: uno spera addirittura di essere arrestato per potersi finalmente proclamare prigioniero politico; un altro (magistralmente interpretato nientemeno che da Alfonso Gatto) gli fa notare come oramai la mentalità di tutti gli intellettuali sia quella di “borghesi, cattolici e comunisti”.
Film sicuramente di gran livello, considerando soprattutto il contesto sociale in cui è uscito.
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Insight
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Iscritto il: lun 4 nov 2013, 17:20

Re: Cadaveri eccellenti (1976)

Messaggio da Insight »

Non ho visto il film (tanto per cambiare :) ), e questa volta non ho nemmeno letto il romanzo da cui è tratto (Il contesto del 1971). Tuttavia, conoscendo abbastanza Sciascia, non è difficile ascrivere questa storia al suo tormentato e critico rapporto con il PCI... Qui siamo ancora in una fase critica prima della definitiva rottura, che è raccontata, come una parabola, nel Candido del 1977 (che invece ho letto e postato in Letteratura).

Sostanzialmente, per dirla molto in breve, Sciascia non perdonò al PCI di essere un partito politico come tutti gli altri, incline al compromesso e interessato al potere. Non il partito dei lavoratori, dei poveri e degli oppressi, come avrebbe dovuto essere, ma un partito del Palazzo, come tutti gli altri. Tutte cose che aveva già detto, scritto e messo in film Pasolini, circa dieci anni prima di lui, forse anche più.

Il film di Rosi credo proprio, anche se non l'ho visto, che abbia ripreso questa storia in chiave "militante", per attaccare il PCI del compromesso storico giunto all'apice del consenso. Dovrebbe essere stato apprezzato, dunque, soprattutto dagli extraparlamentari di Sinistra di quegli anni. Credo che sia corretto, allora, inserirlo nel filone "Né con lo Stato né con le Br", anche se questo slogan fu coniato dopo, da Lotta continua, durante il sequestro Moro.
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Anni 80? No, grazie
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