Spero che a nessuno dispiacerà se inserisco in questo thread un mio breve racconto, inerente all'argomento e direttamente tratto (purtroppo
) dal mio vissuto, anche se ormai lontano (per fortuna
)...
La rappresentazione di Bruce Lee, invece, non è affatto autentica ma corrisponde a quella che è rimasta nella mia mente e che anche i vostri commenti e filmati mi hanno aiutato a far riemergere.
IO E BRUCE (Racconto)
Chen cammina solitario per una strada di campagna; è già l’ora del tramonto e non c’è anima viva intorno. La sua andatura è così fiera e sicura; il suo passo, felpato e lo sguardo dritto davanti a sé.
Un maestro di una scuola di Kung Fu, un suo antico rivale, l’ha invitato per una sfida e lui, senza paura, si sta recando là, nella palestra della scuola.
Io sono appena sceso dall’autobus, col mio borsone da ginnastica in spalla: anch’io sto andando a scuola, per la lezione di educazione fisica del pomeriggio. Sto andando contro voglia: a me la ginnastica non piace; nella vita mi piace solo scrivere e poche altre cose. Ora imbocco l’ultimo vicolo prima di svoltare a destra e arrivare nella via dove si trova la mia scuola.
Ecco in fondo alla strada di campagna tranquilla, solitaria, sbucare dai due lati opposti prima uno, poi due, poi tre e infine…addirittura nove brutti ceffi che si parano davanti al cammino di Chen e…non sembrano affatto ben intenzionati. Saranno a una trentina di metri; sono là, fermi, con le braccia distese lungo i fianchi e i pugni serrati. Chen sembra non farci caso e continua a procedere sicuro.
Io ho appena svoltato l’angolo a destra e mi trovo davanti i miei soliti tre compagni di classe. Mi sbarrano il passo e poi, con una strana, insolita, “delicatezza”, mi sospingono verso il muro. “Vorranno farmi uno dei loro soliti scherzi idioti”, penso. Infatti, subito mi strappano via con forza la borsa da ginnastica.
Chen è ormai giunto dinanzi alla banda di teppisti e si è fermato. Li guarda fieramente negli occhi uno per uno. Sono allievi della scuola del suo rivale, che gli hanno teso un agguato. Si dispongono a semicerchio intorno a lui. Uno di loro, che sembra il capo, dà una specie di segnale e tutti si mettono in posizione di combattimento. Chen aspetta ancora un po’. Sembra quasi annusare l’aria e sul suo bellissimo volto, sulle labbra, gli si forma uno strano, sottile, ironico sorriso.
Ora, tenendomi spiaccicato contro il muro, mi dicono che devo levarmi il giubbotto. Ma poi non hanno pazienza di aspettare e iniziano a sbottonarmelo loro; infine, strattonandomi, me lo levano. Uno dei tre apre la mia borsa e rovescia tutta la roba da ginnastica per terra, sul marciapiede.
Chen si mette in posa da combattimento: fa paura soltanto a guardarlo. Partono i primi colpi. Lui li para tutti; è come se sapesse in anticipo le mosse degli avversari. Poi, ruota con il corpo su se stesso e li colpisce usando le gambe. Qualcuno finisce a terra e non si rialza più.
Io cerco di divincolarmi, ma vengo trattenuto, sbattuto contro il muro e colpito ripetutamente allo stomaco, sulla schiena e sulla testa. Mi piego il più possibile per attutire i colpi.
Chen affronta i suoi avversari due alla volta e due alla volta li stende. In pochi minuti ne rimane in piedi soltanto uno, il capo. Ora è una questione fra loro due.
Dopo la raffica di colpi, mi buttano il giubbotto in un cassone dell’immondizia, dall’altra parte della strada, e scappano via ridendo. Io corro subito al cassonetto, sollevo il coperchio, piuttosto pesante, e mi appendo con i gomiti sul bordo, per recuperare il giubbotto.
Chen e il capo degli sgherri si affrontano con colpi fortissimi, urla e salti spettacolari a mezz’aria. Per diversi minuti nessuno dei due sembra prevalere sull’altro. Compare un coltello, dalla lama scintillante, nelle mani del cattivo che pensa in tal modo di avere ragione del suo avversario. Ma ecco il nobile Chen fare perno sulla gamba sinistra, compiere una giravolta e colpire col piede destro il polso dello sgherro. Il coltello vola in alto e ricade lontano.
Mentre afferro una manica del giubbotto sbilanciandomi con mezzo busto dentro il cassonetto, sento che qualcuno mi prende per le gambe da sotto. I miei compagni sono tornati e ora mi sollevano in alto fino a rovesciarmi dentro al cassone delle immondizie. Atterro con la schiena sulle buste di plastica piene di rifiuti. Il coperchio si richiude pesantemente sopra di me. Rimango al buio, in un fetore tremendo. Manca l’aria; cerco di girarmi, di mettere giù i piedi per toccare…”terra”, ma sprofondo dentro i rifiuti. Comincio a urlare.
Finalmente Chen spicca un balzo e atterra con un piede sul petto del suo avversario, che stramazza al suolo e non si rialza più. La battaglia di Chen è finita.
Per fortuna interviene qualcuno, un adulto, aprono il cassonetto e mi tirano fuori. Sono in lacrime e questo mi dà maggiormente fastidio; mi dà fastidio piangere come un bambino a tredici anni e mezzo. I miei pantaloni si sono sporcati: un liquido fetido, fuoriuscito da una busta di plastica me li ha imbrattati. La cosa, naturalmente, fa divertire tutti i miei compagni di classe, nel frattempo accorsi numerosi a vedere lo spettacolo.
Chen riprende il suo cammino sicuro verso il luogo dell’appuntamento. Là lo attende l’ultimo scontro, la resa dei conti col maestro-rivale. Nessun dubbio lo sfiora su come andrà a finire la sua storia.
Io mi rimetto il giubbotto e mi asciugo le lacrime, mentre tutti intorno ridono. La mia “vendetta” sarà questa sera, quando riempirò altre pagine del mio quaderno segreto e farò morire un’altra volta tutti i miei compagni di classe.
e grazie a te per aver aperto un topic che ci voleva 
Kung Fu, anche se Bruce ne fu tagliato fuori, ebbe questo merito, se pensiamo che il nostro, nella serie comunque godibile de Il Calabrone Verde, era di fatto un "servo muto" dell'eroe omonimo, anche se picchiava come un fabbro compiendo straordinarie acrobazie; ma di lì a poco sarebbe riuscito ad assumere quel ruolo e per di più assisitito da uomini e mezzi dell'Oriente!
