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Margaret Thatcher diventa Premier

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Margaret Thatcher diventa Premier

Messaggio da Insight »

Il 4 maggio 1979, Margaret Thatcher giunse al numero 10 di Downing Street e divenne la prima donna della storia della Gran Bretagna ad assumere la carica di Primo Ministro.
Leader del Partito Conservatore e accanita sostenitrice del liberismo in economia, la Thatcher inaugurò un corso politico che indubbiamente, nel corso degli anni, risollevò l’Inghilterra dalla forte recessione economica, ma al tempo stesso fece quadruplicare la disoccupazione e aumentò fortemente il divario tra le classi sociali.

In applicazione della “ricetta liberista”, la Thatcher ridusse le tasse alle grandi imprese, sostenne fortemente la privatizzazione, fece una politica di contenimento dell’inflazione e introdusse la “deregolamentazione” nei mercati finanziari e nel mondo del lavoro.

Fu acerrima nemica dei sindacati (che uscirono praticamente distrutti alla fine del suo terzo mandato) e negli anni Ottanta condusse un’aspra e lunga battaglia contro i minatori e i portuali, non cedendo alle loro rivendicazioni e usando anche la forza pubblica per sedare le loro proteste.
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In politica estera fu grande sostenitrice e ammiratrice del Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan. Trasmise all’Inghilterra una forte ondata di patriottismo e si dimostrò ferma e intransigente al punto di meritarsi l’appellativo di “Iron Lady”.

Nel 1980, gestì in prima persona l’operazione contro l’assedio da parte di terroristi islamici dell’ambasciata iraniana a Londra, ordinando un’irruzione delle forze dell’ordine che provocò la liberazione dei 26 ostaggi, ma anche la morte di 5 terroristi.

Nella primavera del 1982, intraprese la “Guerra delle Falkland”, ordinando alla flotta inglese di riprendere con la forza le Isole Malvinas (chiamate Falkland dagli inglesi), a largo dell’Argentina, che erano state occupate per ordine della giunta militare del generale Galtieri. Ne seguì un breve ma cruento conflitto, che si concluse con la vittoria della task force britannica. Le Falkand rimasero così territorio inglese, nonostante si trovassero dall’altra parte del globo terrestre.

Rispetto all’Unione europea, poi, definirla “euroscettica” con un termine che si usa oggi, sarebbe eufemistico: infatti si oppose fermamente alle politiche di integrazione e si dimostrò particolarmente avversa alla “moneta unica europea”. Ma i tempi dell’Euro erano ancora lontani…
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Margaret Thatcher fu nominata Premier altre due volte (nel 1983 e nel 1987) e concluse anzitempo il suo terzo mandato, nel novembre del 1990.

Donna e politica di fortissima personalità, il suo operato è ancora oggi molto discusso, essendo le opinioni nettamente divise fra i suoi numerosi estimatori e fra gli altrettanti detrattori. I primi evidenziano la ripresa economica, l’“impennata d’orgoglio patriottico” e la crescita di prestigio della Gran Bretagna nel mondo. I secondi, riferendosi al suo operato, parlano di “macelleria sociale” e sottolineano l’aumento della disoccupazione, l’ulteriore impoverimento dei ceti sociali più bassi e il forte indebolimento dei sindacati.

Non ci sono vie di mezzo, insomma: la Thatcher o si ama o si odia.
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Whiteshark
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Re: Margaret Thatcher diventa Premier

Messaggio da Whiteshark »

Io, ovviamente, la amo quasi quanto amo Roberta Capua :lol: . Non è possibile condensare in poche righe i successi dell’unica donna che abbia mai regnato a Downing Street. Ma alcune cose fondamentali possono essere ricordate senza difficoltà.

Il primo e basilare merito storico di Margaret Thatcher è stato certamente quello di aver invertito il declino del Regno Unito, che era iniziato all’indomani stesso della vittoria del 1945 culminando nell’umiliazione del prestito richiesto nel 1976 da Londra al Fondo Monetario Internazionale. Quando rilevò dal laburista James Callaghan le redini del potere, la Gran Bretagna era considerata il grande malato d’Europa. Al momento in cui, il 22 novembre 1990, una congiura di partito ordita dal suo grigio rivale interno, Michael Heseltine, la costrinse a passare la mano al suo cancelliere dello scacchiere, John Major, senza mai esser stata elettoralmente sconfitta, il Tesoro britannico vantava attivi di bilancio che gli permettevano di rimborsare ingenti parti del debito pubblico della nazione. Un patrimonio che il Labour avrebbe poi gradualmente dissipato.

Alla Lady di Ferro i notabili Conservatori rimproveravano una crisi di consensi che attribuivano agli effetti di un’odiosa tassa locale, la poll tax, ma che invece dipendeva soprattutto dal rapido rialzo dei tassi d’interesse deciso dalla Bank of England per mantenere un obiettivo di cambio non dichiarato con il marco tedesco.

Margaret Thatcher, che aveva faticato non poco ad imporsi tra i Tory in ragione delle sue origini popolari, nutriva una fiducia incondizionata nelle virtù del mercato e nelle potenzialità del settore privato. La ricostruzione del Regno Unito che seppe promuovere fu però innanzitutto morale, centrata com’era sulla riaffermazione del primato etico della responsabilità individuale, per lei vera origine di ogni realizzazione e fallimento. Riuscì nei propri intenti, che erano radicali e rivoluzionari, anche perché nell’attuazione del suo programma la signora primo ministro rimase gradualista, evitando di coagulare contro di sé e le proprie politiche cartelli troppo potenti di forze avverse.

Iniziò a risanare l’economia britannica con un coraggioso esperimento monetarista, il cui architrave furono le Strategie finanziarie di medio termine, con le quali dopo anni di incontrollata frenesia monetaria fu posto un argine alla creazione di circolante, mentre si riducevano le tasse sul reddito e si elevavano quelle indirette. A questa svolta macroeconomica ne seguì una seconda, quella della deregulation, che permise a Londra ed alla finanza della City di recuperare una centralità che si era creduta persa per sempre.

I suoi primi anni di governo coincisero certamente con una crisi severa, forse la più dolorosa sperimentata dal Regno Unito dalla fine della Seconda Guerra Mondiale a quel momento. Chiusero molte aziende decotte, ma furono gettati i semi di una riconversione produttiva di proporzioni straordinarie.

È diffusa sensazione che senza il conflitto per le isole Falkland l’esperienza governativa della Thatcher si sarebbe conclusa prematuramente. Di qui, l’importanza della guerra combattuta nel 1982, che si rivelò effettivamente decisiva nel restituire agli inglesi la fiducia in se stessi. Fu un capolavoro ed al tempo stesso un mezzo miracolo, perché alla Royal Navy, che si dibatteva all’epoca in gravi difficoltà di bilancio, fu chiesto di andare a riconquistare un arcipelago che giaceva a migliaia di miglia dalle proprie basi e pochi chilometri di distanza dal territorio della potenza attaccante, la cupa Argentina del generale Leopoldo Galtieri.

Non fu operetta, ma scontro vero, con ampia sperimentazione di sistemi d’arma innovativi. La Marina britannica perse un significativo numero di navi – tra le altre, i cacciatorpediniere Coventry e Sheffield e le fregate Ardent ed Antelope, colpite dagli Exocet francesi in dotazione all’Aviazione di Buenos Aires; anche sul suolo delle isole contese non mancarono le battaglie sanguinose e le perdite. Morirono 649 argentini e 255 inglesi.

Alla fine, poco prima che le condizioni climatiche rendessero impossibile la prosecuzione delle operazioni, le forze dell’Ammiraglio Sandy Woodward ebbero la meglio, ristabilendo la sovranità di Londra su Port Stanley, per la gioia dei suoi abitanti, che hanno da poco confermato plebiscitariamente di voler rimanere sotto la corona britannica.

Il successo permise alla Thatcher si proseguire sulla via delle riforme, in particolare con le privatizzazioni, che dilatarono enormemente il numero dei cittadini britannici possessori di azioni. “Capitalismo popolare”, lo chiamava lei, che voleva fare degli inglesi una nazione di proprietari ed imprenditori.

La parte più controversa dell’azione politica della Lady di Ferro è quella concernente l’Europa, in ragione della crociata intrapresa per ridurre i contributi di Londra al bilancio comunitario – I want my money back! – ma sarebbe un errore di prospettiva attribuire alla Thatcher l’esclusiva di un pregiudizio contro il processo d’integrazione in realtà dipendente dalla posizione insulare del suo paese, dai vincoli che legavano il ciclo economico inglese a quello americano e dal tradizionale realismo della cultura geopolitica britannica. Furono più o meno gli stessi fattori a dettarle anche il meno fortunato tentativo di arrestare la riunificazione della Germania, condotto in extremis con François Mitterand

Tuttavia, ad un più attento scrutinio, oggi si scopre come parte delle argomentazioni con le quali la signora primo ministro giustificava il proprio euro-scetticismo avessero fondamenta insospettabilmente solide.

Le pagine dedicate all’euro dalla baronessa appena scomparsa nel suo ultimo volume – Statecraft, ovvero “l’arte di governare”, pubblicato nel 2002, dedicato al presidente Reagan e purtroppo mai tradotto in italiano – non piacquero, ricche com’erano di provocazioni intellettuali e confutazioni del mainstream: esercizi con i quali lei certo non temeva di misurarsi.

La Thatcher vi sottolineò come le modalità di creazione della divisa unica contenessero il germe di future divisioni e risentimenti che avrebbero finito per enfatizzare le contrapposizioni tra gli europei, invece di contribuire alla loro attenuazione.

Fu criticata, come sempre: ma, rilette oggi, queste parole assumono un significato profetico.

Spero sempre che in Italia, dopo i Berlusconi, i Renzi, i Di Maio, i Salvini, le Boldrini, le Meloni ci siano dieci anni di una Thatcher.
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Antonio68
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Re: Margaret Thatcher diventa Premier

Messaggio da Antonio68 »

Spero sempre che in Italia, dopo i Berlusconi, i Renzi, i Di Maio, i Salvini, le Boldrini, le Meloni ci siano dieci anni di una Thatcher.[/quote]

Concordo in pieno, ed aggiungo che si debba anche a lei la quasi totale soluzione della piaga hooligans che ebbe i due picchi nelle stragi di Bruxelles ('85) e Hillsborough ('89), quest'ultima con immagini davvero rabbrividenti. Non che isolati episodi di violenza non si verifichino ancora, ma assistere alla partita ad un metro dal campo e senza barriere... in Italia ci vorranno secoli (a voler essere ottimisti)
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Re: Margaret Thatcher diventa Premier

Messaggio da Insight »

Non entro nel merito di quanto scritto (molto bene) dall'amico White, perché gli amori non si discutono :)

Piuttosto, qualcuno ha visto il film abbastanza recente "Margaret"? Com'era?
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Whiteshark
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Re: Margaret Thatcher diventa Premier

Messaggio da Whiteshark »

Io non l'ho visto, ma nella rete ho trovato questo bell'articolo sui film imperniati sulla "Iron Lady":

La lady di celluloide: tutti i film sulla Thatcher
Cinema & Storia
di Stefano Ciavatta
8 Aprile 2013

C’era una volta un filone, quello del cinema thatcheriano, o più giustamente antithatcheriano, che vedeva nella Lady di Ferro la responsabile di dure riforme economiche e sociali e del peggioramento delle condizioni di vita della classe operaia. Era quindi un genere duro, sgradevole, sarcastico arrabbiato, dichiaratamente di parte. Filone che è andato accumulando storie e denunce di pari passo con i governi conservatori, per poi sbocciare armato come Minerva, riuscendo a imporsi nell’immaginario del pubblico anche dopo la fine della leadership della Thatcher (1990). “Punk Britain, gay Britain, Thatcher’s Britain” sentenziava Derek Jarman, uno degli artisti inglesi che più ha incarnato la reazione britannica al conservatorismo della Lady di Ferro e prima di tutti compose “The Last of England” (1987), grande poema epico in super8 e video con cui Jarman “denunciava la violenza, l’ingiustizia, la crudeltà dell’Inghilterra thatcheriana, aggressiva e omofobica” (Irene Bignardi).

Ultima ma blanda eco del filone è stata la produzione di recenti biopic, a conti fatti senza grandi risultati. Sul grande schermo non ha infatti ricevuto consensi dalla critica l’atteso “The Iron Lady”, secondo molti un’occasione sprecata di fare un bilancio dei trionfi dell’ex primo ministro inglese, non però per Meryl Streep che con il ruolo della vecchia e malata signora è finalmente tornata a rivincere un’Oscar nel 2011. Per Mariarosa Mancuso nel film “la Margaret Thatcher trionfante, decisa a ridisegnare l’Inghilterra e il Partito conservatore a sua immagine e somiglianza appare in poche scene […] mentre il resto racconta una vecchietta che si aggira per casa in vestaglia di flanella”. Alla televizione britannica le interpretazioni di Lindsay Duncan, Greta Scacchi e Patricia Hodgenon non hanno fatto parlare molto di sé, la sola Andrea Riseborough è stata premiata ai Bafta. Due anni fa è morta anche Janet Brown l’attrice comica scozzese che era diventata famosa per l’imitazione della Thatcher al The Yarwood Mike Show e che nel 1981 aveva ottenuto per il finto primo ministro un cameo finale nel film di James Bond “Agente 007, solo per i tuoi occhi”.

Per farsi un’idea del cinema thatcheriano bisogna tornare agli anni Novanta quando erano zero gli omaggi e tanti gli sberleffi dedicati alla Iron Lady, evocata esplicitamente o maledetta come una minaccia che aleggia nell’oscurità. L’Inghilterra semplice e proletaria rappresentata al cinema viveva un profondo disagio sociale ma non intendeva mortificare oltre la propria vitallità, e così come era pronta a denunciare il trauma della perdita del lavoro e delle difficoltà economiche, era anche disposta subito a rimboccarsi le maniche per uscirne in qualche modo. Campione di questo orgoglio antithatcheriano è stato il regista socialista Ken Loach, con latrilogia arrabbiata composta da “Riff-Raff” (1990), “Piovono pietre” (1993 e premio speciale della giuria a Cannes) e “Ladybird Ladybird” (1994), tre storie universali, che non hanno mai perso lo smalto a distanza di tempo.

Da quel momento è stato un fiorire di film di successo, applauditi dal pubblico e apprezzati dalla critica. Nel 1997 escono due film diversi: il primo è l’esplicito fin dal titolo “Grazie signora thatcher” di Mark Herman (1997) con l’ex trainspotting Ewan McGregor e un commovente Pete Postlethwaite protagonisti della storia di una gloriosa banda musicale composta da minatori disoccupati che rinuncia al trofeo nazionale dopo averlo vinto clamorosamente per denunciare la chiusura della miniera voluta dal governo. Il secondo, “’Full Monty” (1997) di Peter Cattaneo, molto ironico ma non meno efficace, è incentrato su un gruppo sgangherato di disoccupati non più giovanissimi che preferiscono inventarsi uno spettacolo di spogliarello per uscire dalla disoccupazione e dalla depressione.

Oltre il disagio vissuto dagli adulti c’è spazio anche per le storie incentrate sui ragazzi. “Billy Elliot” (2000) di Stephen Daldry racconta la vicenza di un bambino che prova a diventare ballerino per avere un futuro migliore del padre e del fratello minatori con il lavoro a rischio. “This is egland” (2006) di Shane Meadows, premiato al Festival di Roma, narra invece la storia di un dodicenne, orfano di padre soldato nella guerra delle Falkland, che entra a far parte di un gruppo di skinhead per non rimanere da solo a sopportare le prese in giro dei coetanei. Meadows è esplicito nel criticare “un Paese dove si cresce in fretta e si diventa adulti senza grosse prospettive” (Mattia Nicoletti).
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Re: Margaret Thatcher diventa Premier

Messaggio da Insight »

Grazie per queste ricchissime segnalazioni... Ho visto qualche film di Ken Loach e mi sono piaciuti molto. Appunto per questo, cioè anche per questo, non riesco a capire come si possa ammirare tanto la Thatcher...

Ho visto anche Billy Elliot, che mi è sembrato più una "storiella", dalla quale l'anti-thatcherismo emerge un po' sullo sfondo... Ma appunto emerge anche là, soprattutto la drammatica situazione dei minatori... :(
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Re: Margaret Thatcher diventa Premier

Messaggio da Whiteshark »

La Thatcher si ama sopratutto perchè si è italiani. Ed essendo italiani è impossibile, magari dopo aver ascoltato Salvini ("Abolire la Fornero !! I soldi ci sono...."), Berlusconi ("Pensioni a 1000 euro per tutti, ed anche alle mamme !! I soldi ci sono...."), DI Maio ("Reddito di cittadinanza subito !! I soldi ci sono....") e Renzi ("Bonus 18 anni, REI, Detrazioni doppie !! I soldi ci sono..."), non amare un soggetto che appena arrivato a Downing Street disse "I soldi NON ci sono. Per cui questo paese deve diventare brutto, sporco e cattivo. E se perdo consenso non mi frega nulla (la frase corretta pare fu "Mi ci pulisco il c."), sono qui per il bene del mio paese, e non per il mio consenso".
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Re: Margaret Thatcher diventa Premier

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Hmm... però come giustamente hai scritto anche tu, anche lei non esitò addirittura a fare una guerra per riconquistare i "consensi". Sul fatto che i nostri politici vanno avanti a promesse e slogan non posso che darti ragione. Un altro slogan vuoto, che non significa nulla ed è insopportabile per me, è "Prima gli italiani".
Da questo punto di vista, i politici inglesi sono di un'altra scuola e di un'altra levatura, basta pensare a Churchill, che promise "lacrime, sudore e sangue" agli inglesi...
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Re: Margaret Thatcher diventa Premier

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All'estero i politici che perdono dicono "Ho sbagliato io, me ne vado". Proprio come da noi....
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lespaul
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Re: Margaret Thatcher diventa Premier

Messaggio da lespaul »

Dico la mia e poi chiudo, perché di politica proprio non amo parlare e non voglio assolutamente entrare in polemica con alcuno, ma una che esordisce con: "Non esiste la società, esistono solo gli individui", non ha la mia simpatia.
Se poi posso dare una testimonianza diretta, dico solo che nel 90 mi trasferii a Londra, dove vidi la vera povertà, cose che in Italia, almeno in quella che conoscevo io, non si vedevano da un pezzo. Si affittavano anche i televisori che andavano a gettoni e sto parlando del 1990.
Quando faccio una cosa, mi piace farlO bene!
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