Pol Pot, nato in Cambogia nella città di Prek Sbauv nel 1925, dopo aver studiato sia nel suo Paese che in Francia ed avere abbracciato l’ideologia marxista (appresa soprattutto attraverso l’interpretazione di Jean Paul Sartre), fu tra i fondatori, negli anni Sessanta, del Partito comunista rivoluzionario dei Khmer Rossi.
Dopo il ritiro dei francesi dall’Indocina, nel 1954, la Cambogia divenne uno Stato indipendente, governato da Norodom Sihanouk, che avviò una campagna di repressione di tutte le formazioni comuniste della Cambogia. I Khmer Rossi, che inizialmente erano una fazione abbastanza insignificante, appoggiati dalla Cina di Mao, crebbero di numero e di importanza, fino ad organizzare un’opposizione armata contro il governo di Sihanouk.
Scoppiata la guerra del Vietnam con gli Stati Uniti, furono gli americani stessi, nel 1970, a rovesciare Shianouk, sospettato di fiancheggiare i Viet Cong, e a mettere al suo posto il generale Lon Nol. Shianouk, per tutta risposta, si schierò con Pol Pot, rinforzando ulteriormente il partito dei Khmer Rossi. Quello stesso anno, inoltre, gli americani invasero la Cambogia, considerata un’ “enclave” dei Viet Cong.
Dopo il ritiro delle truppe statunitensi, nel 1973, Pol Pot continuò la guerra a fianco di Sihanouk contro il governo del generale Lon Nol, fino a rovesciarlo due anni più tardi. Nel 1975 tornò così al potere Sihanouk.
Un anno dopo, Pol Pot si sbarazzò del suo alleato “moderato” Sihanouk e portò i Khmer Rossi al potere da soli.
Divenuto Primo Ministro (mentre il Presidente era Khieu Samphan), Pol Pot iniziò il suo “programma di riforme” di ispirazione comunista (specialmente maoista), da lui stesso denominato “Il Super Grande Balzo in avanti”, che aveva lo scopo di “azzerare tutto” e di instaurare, dopo aver fatto tabula rasa, una nuova società comunista.
La proprietà venne collettivizzata e la popolazione cambogiana – compresi bambini, donne e anziani – di conseguenza, fu costretta dai Khmer Rossi ad abbandonare le città e a raggiungere le campagne per dedicarsi forzosamente all’agricoltura, lavorando duramente, come degli schiavi, all’interno di “fattorie comuni”.
Mentre le città si svuotavano e iniziavano le deportazioni di massa, Pol Pot avviò contemporaneamente una spietata repressione contro quelli che considerava i suoi oppositori, facendoli imprigionare e sottoporre a terribili torture prima di eliminarli. Si scatenò nel Paese una vera e propria caccia alle streghe e chiunque fosse sospettato di essere un “intellettuale”, magari solo perché portava gli occhiali per la lettura, veniva imprigionato, sottoposto ad abominevoli torture e infine ucciso.
Chi morì durante le deportazioni di fame, di stenti, di malattia; chi venne imprigionato, torturato e ucciso; chi venne fucilato e gettato nelle numerose fosse comuni…
I Khmer Rossi, guidati e ispirati da Pol Pot, tra il 1976 e il 1979, diedero vita a uno dei più feroci regimi totalitari della Storia. La Cambogia fu quasi svuotata: più di un terzo della popolazione venne sterminato. E’ impossibile stabilire il numero esatto delle vittime, ma le stime più attendibili indicano una cifra di circa un milione e mezzo di morti, considerando che gli eccidi di massa iniziarono in realtà già nel 1975…
Verso la fine del 1978, la Cambogia venne invasa dalle truppe vietnamite (il Vietnam infatti rivendicava da sempre la Cambogia) e Pol Pot fu costretto a fuggire in Thailandia. I vietnamiti instaurarono un governo composto sempre da Khmer Rossi, ma tuttavia “filosovietici”.
All’inizio del 1979, la Cina, che aveva sempre appoggiato Pol Pot, invase il Vietnam proprio per la “questione cambogiana” e diede luogo al breve conflitto “sino-vietnamita” (vedi più indietro in questa sezione).
Siccome Pol Pot a sua volta era sempre stato un “nemico” dell’Unione Sovietica, in questa fase egli ottenne l’appoggio non solo della Cina, ma anche degli Stati Uniti e riuscì così a ricostituire una propria “enclave” e a combattere un’ennesima guerra civile contro il governo instaurato dai vietnamiti.