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Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

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Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

Messaggio da Insight »

Il 19 maggio 1974, Valéry Giscard d’Estaing si aggiudicò il ballottaggio alle elezioni presidenziali contro il suo rivale Francois Mitterrand e divenne il ventesimo Presidente della Repubblica francese.
Uomo di Destra, già ministro dell’Economia e delle Finanze, nella seconda metà degli anni Sessanta Giscard si staccò dalle posizioni troppo autoritarie di De Gaulle e si presentò alle elezioni presidenziali del ’74, dopo la morte del Presidente Pompidou avvenuta in corso di mandato, come candidato dello schieramento liberale, ma estraneo alle idee golliste.

Memorabile il suo faccia a faccia “all’americana” con il socialista Mitterrand alla vigilia del ballottaggio, durante il quale pronunciò all’improvviso, come una stoccata che lasciò secco il suo avversario, la frase che forse gli valse la vittoria: “Monsieur Mitterrand, lei non ha il monopolio del cuore”.
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Insediatosi all’Eliseo a soli 48 anni (il più giovane Presidente prima che arrivasse Macron), forse proprio per differenziarsi da De Gaulle adottò una serie di provvedimenti di stampo progressista, come la legalizzazione dell’aborto e della contraccezione, la depenalizzazione dell’adulterio, l’allargamento delle possibilità di chiedere il divorzio, l’abbassamento della maggiore età e del diritto di voto da 21 a 18 anni, il potenziamento dei poteri del Parlamento, l’unificazione degli studi medi, la riforma carceraria, l’istituzione della carica di sindaco e il freno alla vertiginosa urbanizzazione di Parigi (una città in cui praticamente non c’è verde).

Anche in economia, i governi da lui nominati adottarono una linea che piacque molto alla Sinistra, cioè piuttosto statalista e dirigista, che verso la fine del suo mandato, tuttavia, Giscard dovette mutare a causa della crisi internazionale petrolifera, tornando alla sua vecchia impronta di stampo liberista.

In politica estera fu un acceso sostenitore dell’Unione europea: fece introdurre il suffragio universale per il Parlamento europeo e fu tra i primi sostenitori, insieme al tedesco Helmut Schmidt, della moneta unica europea. E’ considerato uno dei padri dell’ECU, la moneta unica per gli scambi commerciali (per l’Euro era ancora presto).
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Il suo settennato è caratterizzato anche da alcune ombre: il misterioso suicidio del suo ministro del lavoro Robert Boulin e l’omicidio di due ex ministri, di cui uno imparentato con sua moglie; il grave attentato, nel 1980, alla sinagoga della rue Copernic a Parigi e il fatto che lui, da Presidente, non andò nemmeno a visitare il luogo della strage. E, infine, le tre esecuzioni capitali, mediante ghigliottinamento, che avvennero durante il suo settennato, le ultime per fortuna. Inspiegabilmente, Giscard, pur avendo dichiarato pubblicamente più volte di essere contrario alla pena di morte, rifiutò le domande di grazia presentate dai legali dei condannati.

Politico fine, intelligente, mediatore, grande diplomatico (anche grazie alla sua ottima padronanza di diverse lingue straniere, soprattutto del tedesco), elegante e raffinato nello stile ma talvolta anche stravagante (gli piaceva ogni tanto “rompere i protocolli”, come quando, ad esempio, guidò personalmente l’elicottero presidenziale), fu (ed è ancora, essendo vivente alla bella età di 92 anni) un europeista convinto. Non è certo un caso, infatti, se molti anni dopo il suo settennato, nel 2002, quando l’Unione aveva fatto molti passi avanti, venne chiamato alla presidenza della Convezione europea e ricevette il compito di scrivere la Costituzione europea. Costituzione che, pur essendo formalmente naufragata, è stata in gran parte recepita, nella sostanza, dal Trattato di Lisbona del 2007.
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Whiteshark
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Re: Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

Messaggio da Whiteshark »

Un classico "uomo di destra" come siamo abituati (o abituato) ad immaginarlo, elegante, colto, educato e signorile, anni luce lontano dai Berlusconi e dai Salvini e dai loro "collaboratori". Persona equilibrata e capace, per certi versi rappresenta nei modi e nei gesti il mio ideale di politico di una destra democratica, ma certo quell'affaire con i diamanti di Bokassa non depone a suo favore. La cosa divertente fu che l'allora giovane ed inesperto Chirac cavalcò a spada tratta la polemica, convinto di vincere a mani basse la corsa per la presidenza, e fu invece bastonato e ridicolizzato dalla vecchia volpe Mitterand, che negli anni precedenti aveva fatto ricorso a tutte le armi allo scopo di indebolire i propri avversari: compresa la nascita della tv privata La Cinq (con la diretta partecipazione proprio di Berlusconi) e compresa la riforma del sistema elettorale per il rinnovo dell’Assemblea nazionale, col passaggio dal maggioritario al proporzionale, che "sparpagliando" i voti a destra da Giscard ai gollisti fino a Le Pen padre ebbe come risultato la vittoria socialista.
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Guszti
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Re: Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

Messaggio da Guszti »

Un'altra ombra sulla sua presidenza, nonché sulla sua fama di europeista liberale, è stata la guerra del vino, da lui iniziata nel 1974 con una serie di ostacoli alle importazioni dall'Italia. Anche se Trump era lontano, questo ha creato un clima di sospetto tra i due versanti delle Alpi, sfociato poi negli agguati dei viticultori francesi contro i mezzi che trasportavano vino italiano, qualche anno dopo. E anche questo è un modo di fare vicino a quelli messi in atto da Macron.
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Re: Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

Messaggio da Whiteshark »

Questa non me la ricordavo..... complimenti all'amico Guszti. em_ok2
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Re: Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

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Poi noi ci siamo vendicati alla grande, esportando anche in Francia il vino al metanolo...
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Re: Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

Messaggio da Whiteshark »

Sui vini, Giscard è sempre stato molto nazionalista, e sotto la sua presidenza la cantina dell'Eliseo si arricchì di molti bordolesi di gran pregio. Posso solo immaginare che faccia fece l'ex presidente quando François Hollande, visti i conti in rosso (non nel senso del vino ma del passivo) della struttura presidenziale fu costretto a mettere all'asta 1200 bottiglie, ricavandone 300 mila euro: impiegati in parte per acquistare vini più modesti e per il rimanente utilizzati per la manutenzione della "casa" del presidente.
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Re: Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

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Quello delle tendenze scioviniste è un po' il difetto di tutti i francesi.
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Re: Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

Messaggio da Whiteshark »

Meglio sciovinisti che esterofili come gli italiani :)
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Re: Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

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Forse l'italiano di Destra che si è avvicinato di più a Giscard, se non altro nello stile e nella signorilità, è stato Gianfranco Fini, dopo la "svolta" di Fiuggi. A me Fini, umanamente e come intelligenza politica, non dispiaceva affatto, avrei voluto averlo dalla nostra parte.

Ma purtroppo non è mai riuscito a liberarsi dai fantasmi del passato... Le celebrazioni della Marcia su Roma, i pellegrinaggi a Predappio, i saluti romani alla folla... Hai voglia, dopo, ad andare in Israele e a dire che il fascismo è il male assoluto... Non sarebbe mai stato credibile, con quel passato ingombrante alle spalle.

Imperdonabile, poi, per un liberaldemocratico di Destra, è stata la sua alleanza col signor B (all'epoca non era ancora "Faccia di Plastica" :) ).

E poi, sempre mi ricorderò una volta, nel 1994, quando Fini aveva già "cambiato volto", che se ne uscì con una frasaccia che suonava più o meno così: "La libertà non è un valore assoluto...". Frase che Giscard non avrebbe mai pronunciato e che ricordo che fece arrabbiare molto il senatore a vita Leo Valiani, uno che da giovane per la libertà aveva combattuto e rischiato la pelle.

Peccato, però, pur essendo io di Sinistra, mi sarebbe piaciuto avere nella scena politica del mio Paese un vero Giscard, anche nella sostanza e non solo nella forma...
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Re: Valéry Giscard d'Estaing all'Eliseo

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Perdonate l'OT, ma a sentire l'amico Insight innalzare un "mezzo panegirico" a Fini mi viene spontaneo citare Totò ed il suo "Ma mi faccia il piacere !!". Avendolo votato più volte, sono stato doppiamente deluso, da uomo di destra democratica quale ritengo e cerco di essere, da quello che, partito indubbiamente bene, si è rivelato poi, tra le varie letture, un monarca assoluto che esigeva fedeltà assoluta da chi era disposto a fargli da zerbino, assecondando le sue giravolte umorali più che politiche. In premio ai sudditi che quotidianamente lo osannavano facendogli credere che fosse il più intelligente leader del secolo, contando anche sulla rete di discutibili alleanze che si era procurato, distribuiva incarichi in aziende pubbliche e private nonché seggi alla Camera e al Senato. Garantendo ai suoi sudditi lauti stipendi, privilegi, vitalizi. Fini quale assicurazione per la vita, per la vecchiaia. Lo strapotere di Fini è aumentato a dismisura quando la destra è divenuta “destra di governo”. Ciò gli ha permesso di fare nominare ministri suoi amici, anche se inadatti o incapaci di ricoprire l’incarico assegnato ( l’investitura dell’ex sbardelliano Andrea Ronchi, ad esempio, alle Politiche comunitarie, oggetto di sghignazzi e caricature anche pesanti quando parlava in Parlamento o quando appariva in televisione ), oppure di piazzare in ogni regione suoi sodali in collegi sicuri ( come i "romani de Roma” Claudio Barbaro nelle Marche, Marco Martinelli e Flavia Perina (terrificante scendiletto ai tempi di FLI) in Toscana, il citato Ronchi in Lombardia, penalizzando militanti ed esponenti locali che avevano fatto il mazzo per far crescere il partito nel proprio territorio), nonché di compilare le liste per le elezioni regionali e comunali, ponendo il veto a chi, pur rivestendo incarichi locali, si era permesso di criticarlo o di ostacolare le sue manovre. A suo merito avere trovato un’ occupazione parlamentare a chi gli aveva portato la borsa (portaborse e segretari particolari sono necessari), curato le scartoffie, a chi lo aveva portato a caccia, o lo aveva accompagnato nelle immersioni subacquee

Di lui ricordo, dopo averlo letto sul libro di Vespa, la cacciata di Maurizio Gasparri da ministro delle Comunicazioni il 15 luglio 2005 (imposta a Berlusconi) quando Il Tempo aveva riportato una chiacchierata al bar romano “la Caffettiera” tra Altero Matteoli, Ignazio La Russa e Gasparri dove gli ultimi due, con frasi sarcastiche, avevano messo in dubbio la capacità del presidente di potere continuare a gestire il partito. L’indomani Fini aveva revocato loro gli incarichi fiduciari e sostituito tutti i coordinatori regionali legati alla corrente Destra protagonista. Al posto di Gasparri aveva fatto nominare il povero Mario Landolfi (suo amico) che, arrivato al ministero delle Comunicazioni non sapeva che pesci prendere. Risultato: scarse apparizioni al dicastero, e la distruzione di tutto ciò che di buono era stato fatto fino allora: la Commissione per l’assetto radiotelevisivo di cui facevano parte Rai, Mediaset, tutte le altre emittenti televisive nazionali (13) e locali (1610) oltre a 600 emittenti radiofoniche, i rappresentanti delle Regioni, il Consiglio delle Comunicazioni, gioiello di efficienza e fiore all’occhiello del ministero, attorno al quale ruotavano l’Osservatorio “Sguardo giovane” (composto da una elite di giovani laureati, esperti in comunicazioni), il Centro per gli studi economici collegato alla Fondazione Bordoni, il Comitato di controllo sulle televendite, il Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione per la tutela dei minori in tv (presieduto dall’ex direttore del Tg 1, Emilio Rossi), il Comitato di garanzia del Codice di autotoregolamentazione internet e minori (presieduto dal prof. Danilo Bruschi). Ronchi alle Politiche comunitarie al posto di Adriana Poli Bortone, Landolfi alle Comunicazioni in sostituzione di Gasparri: frutto di meschine vendette, ripicche, calcoli personali, manifestazioni di onnipotenza a chi non si prostrava ai suoi piedi. A discapito dell’efficienza, della produttività, della rappresentatività. Un vero pessimo, un vero, pessimo, FASCISTA, non alla Balbo, ma alla Starace o alla Farinacci. Fine OT.
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