Nato a Ravenna nel 1912, Zaccagnini compì gli studi di Medicina e si specializzò in Pediatria. Esercitò la professione di pediatra fino all’8 settembre del 1943, data in cui i drammatici avvenimenti politici lo indussero a prendere parte attiva alle vicende del Paese. Di profonda fede cattolica, fu tra i fondatori del partito della Democrazia Cristiana e partecipò alla Resistenza nelle file partigiane della Brigata Garibaldi “Ravenna”. Il suo nome di battaglia fu Tommaso Moro.
Nel 1946 fu eletto nell’Assemblea Costituente e successivamente, per tutte le legislature, deputato alla Camera, nelle file scudocrociate.
Fece parte di numerose commissioni parlamentari, fu capo gruppo alla Camera del suo partito e vicepresidente della Camera. Negli anni Sessanta fu ministro del Lavoro e ministro dei Lavori pubblici.
Da sempre “aperto a Sinistra”, nel 1968 aderì alla corrente dei “morotei”, che aveva in Aldo Moro la figura di riferimento e che era favorevole alla formula politica del centrosinistra.
______________
Zaccagnini arrivò alla segreteria del partito in un momento molto delicato, quando il PCI aveva ottenuto un notevole risultato alle elezioni regionali del 1975 (oltre il 35 %) e si temeva, per l’anno successivo, il sorpasso alle elezioni politiche.Confermato alla segreteria dal Congresso del marzo del 1976, l’ “onesto Zac” guidò il partito alle temute elezioni del 20 giugno. La Democrazia Cristiana, con lui al timone, ottenne un importante risultato, sfiorando il 39 % dei consensi, con un incremento di quasi quattro punti rispetto alle regionali dell’anno precedente. Nonostante l’eccellente risultato del PCI (che arrivò al 34, 4 %) il temuto sorpasso non ci fu.
Fu sostenitore, insieme a Moro, della necessità di un accordo per far entrare nel governo il PCI; ma il “compromesso storico”, rilanciato da Berlinguer proprio dopo le elezioni del ’76, com’è noto naufragò due anni più tardi, soprattutto a causa del rapimento e dell’uccisione dello stesso Moro da parte dei terroristi delle Brigate rosse.
Proprio durante i giorni del sequestro Moro, Zaccagnini visse il momento più drammatico di tutta la sua carriera politica, essendo sostenitore della “linea della fermezza”, ma umanamente molto attaccato a Moro. Uscì assai provato da quell’esperienza, anche perché nelle lettere che il presidente del partito (stavolta non scrivo “statista” ) scrisse dalla prigionia, egli, nel suo ruolo di segretario (e di amico personale), fu tra i più criticati e attaccati (“moralmente sei tu al mio posto”, “il mio sangue ricadrà su di te”, “Zaccagnini è il più fragile segretario che abbia mai avuto la DC“, ecc, ecc.).
Dopo la vicenda Moro, in effetti, Zaccagnini si eclissò politicamente. Sostituito alla segreteria nel 1980, non accettò più incarichi nel suo partito. Nel 1984 fu eletto al Parlamento europeo. Morì nel 1989.
________________
Antifascista, democratico, onesto (l’ “onesto Zac” era il suo soprannome: e già il fatto che all’interno di un partito uno venga soprannominato “onesto”, la dice lunga su tutti gli altri…), Zaccagnini era un bravo politico, moderato e leale. Incline al compromesso come Moro, ma meno sottile e cavilloso rispetto a quest’ultimo. Caratterialmente introverso, ma educato e gentile. Un “signore” (soprattutto rispetto ai politici di oggi), che mi piace ricordare come uno dei “pochi buoni” del suo partito. Questo secondo me, naturalmente.