L’assassino, dopo aver sparato cinque colpi contro la Fiat 127 ferma in una radura e aver ucciso subito il ragazzo, estrasse dalla vettura la ragazza, gravemente ferita ma ancora viva, la adagiò a terra e la uccise con tre coltellate all’addome. Dopodiché, infierì brutalmente sulle sue parti intime. Infine, prima di lasciare il luogo del delitto, colpì con cinque coltellate al fegato anche il corpo di Pasquale Gentilcore, già morto.
Fu il secondo degli otto duplici omicidi attribuiti al “Mostro di Firenze”, che insanguinarono le campagne nei dintorni del capoluogo toscano per ben diciassette anni, tra il 1968 e il 1985.
A sparare contro i due ragazzi, la notte del 14 settembre 1974, fu la stessa arma che aveva ucciso, nell’agosto del 1968, un’altra coppia che si era appartata in campagna (una Beretta calibro 22). Fu, tuttavia, la prima volta che l’assassino infierì sul corpo della vittima di sesso femminile, lasciando quindi pensare a un delitto maniacale.
In seguito il “Mostro” colpirà altre sei volte, tra il 1981 e il 1985, più o meno con le stesse modalità, scegliendo sempre coppie che si erano appartate in macchina o in tenda, prima uccidendole con la pistola e poi infierendo con armi da taglio sul corpo della donna, anche mutilando e asportando le sue parti intime.
Nel corso degli anni, durante le lunghe indagini condotte dalle Procure di Firenze e Perugia, con la creazione anche di un apposito “pool” di investigatori per il “Mostro”, altre persone furono indagate, anche arrestate, e poi furono scagionate o morirono. La pista del delitto maniacale, inoltre, non fu l’unica seguita, ma emerse anche quella “esoterica”, con dei possibili mandanti rimasti ignoti, che avrebbero commissionato gli omicidi per scopi “satanistici”.
Ormai, per fortuna, sul “Mostro” o sui “Mostri” di Firenze è calato il sipario da molti anni, ma la verità su chi sia stato a volere e a compiere quegli atroci delitti, non è mai stata completamente chiarita.