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Il caso Moro, diario dei 55 giorni

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Whiteshark
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Re: Il caso Moro, diario dei 55 giorni

Messaggio da Whiteshark »

Purtroppo sono evidentemente ancora in tanti (o forse troppi) ad avere interesse che tutti i casi insoluti restino in quella "zona del crepuscolo" in cui accusando tutti si riesce a non accusare nessuno.
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Gimli Il Nano
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Re: Il caso Moro, diario dei 55 giorni

Messaggio da Gimli Il Nano »

Questa poi!
Questa poi!
Il caso Moro e la pista cinese (!?)
Dal sito Totalitarismo
Il caso Moro, tra le tante cose, ci permette anche di riscoprire un pregevole esempio delle tecniche di disinformatsia utilizzate dal Cremlino per lanciare messaggi a nemici e alleati. Come afferma infatti il trafiletto de “La Stampa” riportato qui sotto, una rivista sovietica pochi giorni dopo il rapimento del leader democristiano fece comparire dal nulla una enigmatica “pista cinese”…
Terrorismo in Italia: “Tempi nuovi” (Urss) accusa agenti cinesi
(“La Stampa”, sabato 25 marzo 1978)
Mosca, 24 marzo.
«La rivista “Tempi nuovi” afferma oggi che c’è un collegamento, diretto o indiretto, tra il rapimento dell’on. Moro e Pechino. Sarebbe Pechino che impartirebbe “istruzioni” ai terroristi italiani, rossi e neri, attraverso “uffici di collegamento camuffati”. E’ la prima volta che un organo di stampa sovietico sostiene una tesi del genere, ma data la viscerale rivalità tra le due potenze comuniste, il fatto non ha meravigliato gli osservatori occidentali.[....]
Accuse simili erano state formulate anni addietro (“La Stampa“, 29 marzo 1970), sempre nel contesto delle frizioni tra Mosca e Pechino:
Aspro attacco di Mosca a Pechino
L’accusa è pubblicata da “Sovetskaja Rossija” che elenca numerosi esempi di attività anti-socialiste dei maoisti in tutto il mondo
«E’ “storicamente inevitabile”. che la Cina torni “sulla via del socialismo scientifico, dell’unità con il sistema socialista mondiale… con tutte le forze anti-imperialistiche contemporanee”, ma per il momento i maoisti aiutano, secondo “Sovetskaja Rossija”, le forze di destra in una serie di Paesi. Il giornale, pubblica un lungo elenco di accuse in questo senso nei confronti di Pechino, in modo più specifico del solito.
Ad esempio: “Gli agenti maoisti svolgono fin dal 1964 una campagna ostile contro il partito popolare marxista leninista di Panama. Victor Avila, capo della federazione studentesca e leader del movimento anti-imperialistico nel 1964, fu ferito da un seguace di Mao. Non era l’unico caso in cui i maoisti avessero sparato contro esponenti della gioventù comunista di Panama”.
Altro paese in cui i cinesi si battono a favore dell'”imperialismo” sarebbe il Sud Africa, dove, scrive “Sovetskaja Rossija”, “gli agenti di Pechino non lesinano mezzi per appoggiare un gruppetto di rinnegati di destra, a proposito dei quali vi sono prove documentate secondo cui essi operano per conto della Cia americana”.
Un appoggio alle forze di destra verrebbe dato anche in via indiretta con l’opposizione armata dei maoisti a “forze democratico-rivoluzionarie”, che siano al potere. “I comandi di Pechino — scrive il giornale — prescrivono ai comunisti birmani di agire contro il governo Ne Win che sta adottando una serie di provvedimenti progressisti nel paese”. [....]
Il giornale ripete poi le vecchie accuse riguardanti l’annientamento dei comunisti indonesiani: “Il corso avventuriero di Pechino — si legge — facilitò alla reazione indonesiana e alle forze dell’imperialismo internazionale la distruzione del partito comunista, l’insediamento del regime di terrore sanguinoso che costò la vita a centinaia di migliaia di uomini d’avanguardia dell’Indonesia”. I maoisti poi “avevano fomentato senza sesta scontri tra Pakistan e India”, nel quadro della loro politica di divisione delle “forze anti-imperialistiche” e quando l’Urss regolò nel 1966 “con mediazione energica” la disputa, i dirigenti cinesi accolsero la conferenza di Tashkent “con le maledizioni più accanite”.
“Sovetskaja Rossija riferisce poi alcuni particolari inediti o poco noti circa l’assistenza militare ed economica prestata a suo tempo alla Cina dall’Unione Sovietica. Il comando sovietico consegnò all’armata popolare cinese “gli armamenti giapponesi del Kwangtung, dopo la capitolazione di questa”; l’aviazione sovietica fece “cielo pulito” a Shanghai martoriata dalle incursioni delle fortezze volanti dei nazionalisti. Tutto questo, nelle ultime fasi della guerra che portarono al potere le forze di Mao Tsetung. Venne poi la guerra coreana in cui “fu l’aviazione sovietica a fornire copertura sicura al Nord-Est cinese e alla parte settentrionale della Corea del Nord”.
L’articolo, concludendo, afferma: “Si assiste in realtà ad un secondo fronte aperto contro i Paesi socialisti, fronte che conviene combattere risolutamente”. Di secondo fronte riguardo alla Cina di Mao i sovietici avevano parlato nel periodo degli scontri dell’Ussuri e del Kazakhistan, e della conferenza mondiale dei partiti comunisti e operai, ma non nella fase attenuata della polemica seguita al vertice Kossighin-Ciu En-lai dell’11 settembre 1969».
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Re: Il caso Moro, diario dei 55 giorni

Messaggio da Insight »

Non mi meraviglia, si sa che l'Urss faceva di tutto per screditare la Cina... La Cina, del resto, dopo la guerra del Vietnam, a partire dal 1973, si era avvicinata diplomaticamente agli Stati Uniti... Lo si è visto bene un anno dopo questo articolo, quando scoppiò il breve conflitto sino-vietnamita, con Cina e Usa da una parte e Vietnam e Urss dall'altra...
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Re: Il caso Moro, diario dei 55 giorni

Messaggio da franz75 »

Tutto giusto Insight...la cosa rimase talmente clamorosa che una quindicina di anni più tardi un grande compositore americano, Philip Glass, ci scrisse sopra perfino un'opera lirica, molto interessante ancorché sui generis ("Nixon in China").
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Re: Il caso Moro, diario dei 55 giorni

Messaggio da avvocato »

Whiteshark ha scritto:Questa agiografia di Moro mi ha veramente stancato. E sono completamente d'accordo con l'amico Insight sull'assurda definizione di "statista". Un soggetto che, come d'altronde avremmo fatto tutti, anteponeva la propria pelle alla capitolazione dello Stato non può essere definito tale. E non posso che, a distanza di quarant'anni, approvare in toto le parole di Sandro Pertini: "Non voglio andare al funerale di Moro, ma non posso andare a quello della Repubblica".

Sei molto ingeneroso, caro White, con la memoria di Aldo Moro. Credo che cercasse molto umanamente, in quelle lettere e in quegli umanissimi appelli, di salvare la propria vita per sè e per i suoi cari. Chiunque, come correttamente rilevi, al suo posto avrebbe fatto lo stesso.

Poi la realtà contro cui cozzava era un fatto invincibile: l'impossibilità oggettiva a trattare con i responsabili della mattanza di via Fani, pena la degenerazione "messicana" di questo Paese, che del Messico di suo aveva, ed ha, già tanto.
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Re: Il caso Moro, diario dei 55 giorni

Messaggio da Insight »

Le lettere di Moro non contengono soltanto appelli umanitari, ma anche messaggi politici, disquisizioni, anatemi...e sostengono con valide argomentazioni la linea della trattativa e l'insensatezza della "ragion di Stato". Trattare si poteva e si doveva, come ormai sostengono i più, anche coloro che a quei tempi si erano espressi per la linea della fermezza.
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Re: Il caso Moro, diario dei 55 giorni

Messaggio da Whiteshark »

avvocato ha scritto:
Whiteshark ha scritto:Questa agiografia di Moro mi ha veramente stancato. E sono completamente d'accordo con l'amico Insight sull'assurda definizione di "statista". Un soggetto che, come d'altronde avremmo fatto tutti, anteponeva la propria pelle alla capitolazione dello Stato non può essere definito tale. E non posso che, a distanza di quarant'anni, approvare in toto le parole di Sandro Pertini: "Non voglio andare al funerale di Moro, ma non posso andare a quello della Repubblica".

Sei molto ingeneroso, caro White, con la memoria di Aldo Moro. Credo che cercasse molto umanamente, in quelle lettere e in quegli umanissimi appelli, di salvare la propria vita per sè e per i suoi cari. Chiunque, come correttamente rilevi, al suo posto avrebbe fatto lo stesso.

Poi la realtà contro cui cozzava era un fatto invincibile: l'impossibilità oggettiva a trattare con i responsabili della mattanza di via Fani, pena la degenerazione "messicana" di questo Paese, che del Messico di suo aveva, ed ha, già tanto.
Mah, caro Avvocato (sempre un piacere rivederti !), ribadisco (e tu lo hai evidenziato) che tutti noi avremmo fatto quel che fece Moro, ossia chiedere pietà per mezzo delle sue lettere. Ma pur avendole lette tutte non sono riuscito a trovare un solo cenno ai cinque uomini della sua scorta trucidati. E questo, almeno per il Maresciallo Leonardi, lo trovo davvero poco accettabile.
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Re: Il caso Moro, diario dei 55 giorni

Messaggio da Insight »

Non ha mai chiesto pieta' per se', ma semmai ha fatto leva sulla sua famiglia. La maggior parte delle sue lettere non contiene appelli pietosi, ma argomentazioni sulla necessità della trattativa.

Mi domando se davvero le avete lette...e se l'avete fatto, perche' trovate gusto a infangare la sua memoria.

E come possiate pensare che a Moro non dispiacesse dell'uccisione degli agenti che lo proteggevano. Li conosceva benissimo, li vedeva ogni giorno, era amico personale del Maresciallo Leonardi e voi pensate che non gliene fregasse niente?

Se non ne parla nelle lettere e' per un calcolo preciso, perche' sarebbe stato controproducente tirare fuori i morti della scorta mentre chiedeva di trattare per la sua liberazione.
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Re: Il caso Moro, diario dei 55 giorni

Messaggio da Gimli Il Nano »

Insight ha scritto:Non ha mai chiesto pieta' per se', ma semmai ha fatto leva sulla sua famiglia. [...] .

E come possiate pensare che a Moro non dispiacesse dell'uccisione degli agenti che lo proteggevano. Li conosceva benissimo, li vedeva ogni giorno, era amico personale del Maresciallo Leonardi e voi pensate che non gliene fregasse niente?
.
C'è un generale dei carabinieri in pensione che sostiene una tesi sulla mancata menzione della sorte della scorta, tesi da far accapponare la pelle. Ovvero che Moro NON ne ERA A CONOSCENZA. Cioè il sequestro si sarebbe svolto secondo una meccanica molto diversa da quella che ci mostrano dal 1978. Qualcuno di cui il Maresciallo Leonardi si fidava, si sarebbe presentato da lui e gli avrebbe chiesto di affidargli Moro, dato che era giunta la soffiata sulla possibilità di un rapimento, e se ne sarebbero andati per un'altra strada, mentre la scorta si sarebbe diretta lungo gli itinerari già fissati.
G.K. Chesterton : "Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate".
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Re: Il caso Moro, diario dei 55 giorni

Messaggio da Gimli Il Nano »

avvocato ha scritto:
Whiteshark ha scritto:Questa agiografia di Moro mi ha veramente stancato. E sono completamente d'accordo con l'amico Insight sull'assurda definizione di "statista"[...]

Poi la realtà contro cui cozzava era un fatto invincibile: l'impossibilità oggettiva a trattare con i responsabili della mattanza di via Fani, pena la degenerazione "messicana" di questo Paese, che del Messico di suo aveva, ed ha, già tanto.
Anni dopo COSSIGA riconobbe ai brigatisti "l'onore delle armi". Il "Presentat 'Arm" che una volta si faceva al nemico valoroso, una volta che lo si era sconfitto. Disse mi sembra a Franceschini : "Nel Caso Moro (ed anche in altri) l'unica cosa che davvero volevate, era anche l'unica cosa con non vi potevamo concedere. Ovvero accreditarvi come interlocutore politico dello Stato. Adesso, una volta che vi abbiamo sconfitti, lo posso anche ammettere. Ci sono stati dei momenti in cui voi lo eravate per davvero. Davvero si trattava di prendere atto della realtà, cioè del fatto che una parte dell'opione pubblica si riconsceva in voi. Proprio per tale motivo, non potevamo ammetterlo. Adesso, che quella fase è superata e siete sconfitti, è un'altra cosa"
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