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Goldrake avanti !
- cyke67
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Re: Goldrake avanti !
Già, ogni volta che la sento istintivamente alzo gli occhi verso la tv solo per restare deluso.
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Re: Goldrake avanti !
Tra poco più di un'ora da adesso in cui inserisco il messaggio, ma di 39 anni fa, andava in onda la prima puntata di Atlas Ufo Robot
- Mauro Tozzi
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Re: Goldrake avanti !
Una delle tante pubblicità dell'epoca che sfruttavano l'immagine di Goldrake, questa è dell'Ovomaltina.
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Occhi di gatto, un altro colpo è stato fatto!
Per far vincere i cattivi, basta che i buoni non facciano niente.
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Re: Goldrake avanti !
Un libro di 664 pagine completamente dedicato al Robottone per antonomasia.
La rivoluzione di Goldrake. Il robot che cambiò l’Italia, La storia della serie animata più amata e discussa di sempre
https://www.cronacaqui.it/rubriche/libr ... talia.html
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- galerius
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Re: Goldrake avanti !
All'anima del nerdismo !andromeda57 ha scritto:Un libro di 664 pagine completamente dedicato al Robottone per antonomasia.
Be', davanti a notizie come questa subito subito vien da sorridere ; poi uno pensa alle sue passioni ( se uscisse un libro di 600 e pussa pagine su Carl Barks o Montague Rhodes James a 24 euro lo prenderei al volo ) e non gli sembrano più così strambe.
Certo che per creare un volume con quel numero di pagine devi essere molto, ma proprio molto appassionato.
Attento, Black Jack, perché adesso ti tingo...sarebbe "ti tengo", ma è per far rima con...GRINGO...!
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Re: Goldrake avanti !
Grazie per l'informazione, non è escluso che lo comprerò
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Anni 80? No, grazie-
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Re: Goldrake avanti !
Figurati che ne sono venuto a conoscenza proprio perché uno dei miei colleghi lo ha acquistato e me ne ha parlatoInsight ha scritto:Grazie per l'informazione, non è escluso che lo comprerò
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Re: Goldrake avanti !
E oggi grande anniversario
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Re: Goldrake avanti !
Copio qua l'articolo apparso su La Stampa
Era il 4 aprile 1978. Quel giorno debuttò il cartone animato giapponese che stregò i bambini, trasformando la tv italiana. Avventura, dramma, amore e morte non si erano mai visti nei programmi per ragazzi
Come i popoli precolombiani. Quando alle 18.45 di martedì 4 aprile 1978 sulla allora Rete 2 (l’attuale Rai Due) viene messa in onda la prima puntata del cartone animato giapponese (anime) Atlas Ufo Robot i bambini degli Anni ’70 diventano come gli Aztechi, i Maya e gli Incas di fronte ai Conquistadores spagnoli. In preda a uno shock culturale.
Atlas Ufo Robot è ispirato al fumetto manga di Go Nagai, ed è collegato alle serie (sempre create da Nagai) di Mazinga e Mazinga Z, precedenti, ma arrivate dopo in Italia. Il protagonista, Duke Fleed (Actarus da noi), è un alieno rifugiato sulla terra che combatte i robot mandati dal malvagio re Vega che, dopo aver distrutto il pianeta di Fleed, vuole anche il nostro. L’unica speranza della terra è il robot guidato da Actarus, Goldrake. Ed è l’incontro con un altro mondo.
Shock culturale
Non si erano mai visti cartoni animati di questo tipo: avventura, dramma, amore e morte nella TV dei ragazzi. «È stato uno shock culturale» ricorda Federico Memola, (creatore del personaggio di Jonathan Steele). «Non solo per me, ma per tutta la mia generazione. Non era solo qualcosa di nuovo e diverso, era inaspettato. All’epoca, senza Internet e la copertura mediatica di oggi, non avevamo avuto alcuna avvisaglia dei robottoni e della narrativa avventurosa tipica dei cartoni animati giapponesi».
«Fino a quel momento i cartoni animati in tv erano quelli di Hanna & Barbera, semplici e ripetitivi», racconta Antonio Serra, sceneggiatore di fumetti (creatore con Michele Medda e Bepi Vigna del personaggio fantascientifico di Nathan Never). «Quando ho visto il primo episodio di Goldrake sono rimasto allibito. Aveva ritmo, regia, montaggio e inquadrature speciali. I personaggi si muovevano in modo dinamico. Cose che per l’epoca erano evolutissime».
Goldrake è la testa di ponte dell’invasione degli anime in Italia: nasce quella che il sociologo Marco Pellitteri (classe 1974, ne fa parte anche lui) ha definito la Goldrake-generation nel suo fondamentale saggio del 1999 «Mazinga Nostalgia. Storia, valori e linguaggi della Goldrake-generation dal 1978 al nuovo secolo». È uscita (da Tunuè, la prima edizione era da Castelvecchi) la quarta edizione, riveduta e ampliata (ben due tomi di quasi 1600 pagine).
Nel saggio Pellitteri metteva a confronto l’immaginario nipponico con quello occidentale (letterario, cinematografico, fumettistico, televisivo) che lo aveva preceduto o che ne era contemporaneo: Il Corsaro Nero di Emilio Salgari con il fantascientifico pirata Capitan Harlock di Leiji Matsumoto, la fantascienza ottimista e di Star Trek con gli scenari più pessimisti di Mazinga Z e Atlas Ufo Robot, il didascalismo della Storia d’Italia a fumetti curata da Enzo Biagi con il romanzo storico in animazione della Francia di Lady Oscar. Arrivò presto la reazione di genitori contro i cartoni animati giapponesi. Mal capiti da subito. Perché «Atlas Ufo Robot» e non «Ufo Robot Goldrake»? Grazie all’ignoranza di qualche dipendente Rai: il titolo veniva dal fascicolo francese che illustrava le caratteristiche tecniche della serie, cioè, letteralmente, «Bibbia della serie Ufo Robot».
La reazione degli adulti
Vedere i cartoni animati giapponesi era diventato trasgressivo. « E gli adulti reagirono in modo quasi isterico», commenta Memola. «Secondo quanto si diceva allora la mia dovrebbe essere una generazione di teppisti e criminali degni di Arancia Meccanica a causa dei cartoni animati giapponesi!».«L’astio nasceva da una quasi totale incomprensione del fatto che il gusto infantile prende sempre strade proprie». suggerisce Pellitteri. «Le anime giapponesi nei tardi Anni ’70 e primi Anni ’80 erano l’inedito, l’inconcepibile. Bambini, ragazzi, ragazze che si trasformavano in cyborg e poi in esseri meccanici, o entravano nella testa di enormi giganti metallici... una pazzia».
Malinconie
Nella nuova edizione di Mazinga Nostalgia Pellitteri osserva che la generazione Goldrake si sta immalinconendo. I ventenni del 1999 sono diventati quarantenni che guardano i cartoni di ieri con nostalgia.
«Una parte di loro preferisce pensare a un passato in cui tutto era bello e colorato invece che a un presente grigio e difficile e a un futuro imperscrutabile», Ma la Goldrake-generation può essere ancora gioiosa.
Ed è con questo spirito che stasera Memola alle 21 presenterà l’evento online Quarant’anni di Goldrake.
Era il 4 aprile 1978. Quel giorno debuttò il cartone animato giapponese che stregò i bambini, trasformando la tv italiana. Avventura, dramma, amore e morte non si erano mai visti nei programmi per ragazzi
Come i popoli precolombiani. Quando alle 18.45 di martedì 4 aprile 1978 sulla allora Rete 2 (l’attuale Rai Due) viene messa in onda la prima puntata del cartone animato giapponese (anime) Atlas Ufo Robot i bambini degli Anni ’70 diventano come gli Aztechi, i Maya e gli Incas di fronte ai Conquistadores spagnoli. In preda a uno shock culturale.
Atlas Ufo Robot è ispirato al fumetto manga di Go Nagai, ed è collegato alle serie (sempre create da Nagai) di Mazinga e Mazinga Z, precedenti, ma arrivate dopo in Italia. Il protagonista, Duke Fleed (Actarus da noi), è un alieno rifugiato sulla terra che combatte i robot mandati dal malvagio re Vega che, dopo aver distrutto il pianeta di Fleed, vuole anche il nostro. L’unica speranza della terra è il robot guidato da Actarus, Goldrake. Ed è l’incontro con un altro mondo.
Shock culturale
Non si erano mai visti cartoni animati di questo tipo: avventura, dramma, amore e morte nella TV dei ragazzi. «È stato uno shock culturale» ricorda Federico Memola, (creatore del personaggio di Jonathan Steele). «Non solo per me, ma per tutta la mia generazione. Non era solo qualcosa di nuovo e diverso, era inaspettato. All’epoca, senza Internet e la copertura mediatica di oggi, non avevamo avuto alcuna avvisaglia dei robottoni e della narrativa avventurosa tipica dei cartoni animati giapponesi».
«Fino a quel momento i cartoni animati in tv erano quelli di Hanna & Barbera, semplici e ripetitivi», racconta Antonio Serra, sceneggiatore di fumetti (creatore con Michele Medda e Bepi Vigna del personaggio fantascientifico di Nathan Never). «Quando ho visto il primo episodio di Goldrake sono rimasto allibito. Aveva ritmo, regia, montaggio e inquadrature speciali. I personaggi si muovevano in modo dinamico. Cose che per l’epoca erano evolutissime».
Goldrake è la testa di ponte dell’invasione degli anime in Italia: nasce quella che il sociologo Marco Pellitteri (classe 1974, ne fa parte anche lui) ha definito la Goldrake-generation nel suo fondamentale saggio del 1999 «Mazinga Nostalgia. Storia, valori e linguaggi della Goldrake-generation dal 1978 al nuovo secolo». È uscita (da Tunuè, la prima edizione era da Castelvecchi) la quarta edizione, riveduta e ampliata (ben due tomi di quasi 1600 pagine).
Nel saggio Pellitteri metteva a confronto l’immaginario nipponico con quello occidentale (letterario, cinematografico, fumettistico, televisivo) che lo aveva preceduto o che ne era contemporaneo: Il Corsaro Nero di Emilio Salgari con il fantascientifico pirata Capitan Harlock di Leiji Matsumoto, la fantascienza ottimista e di Star Trek con gli scenari più pessimisti di Mazinga Z e Atlas Ufo Robot, il didascalismo della Storia d’Italia a fumetti curata da Enzo Biagi con il romanzo storico in animazione della Francia di Lady Oscar. Arrivò presto la reazione di genitori contro i cartoni animati giapponesi. Mal capiti da subito. Perché «Atlas Ufo Robot» e non «Ufo Robot Goldrake»? Grazie all’ignoranza di qualche dipendente Rai: il titolo veniva dal fascicolo francese che illustrava le caratteristiche tecniche della serie, cioè, letteralmente, «Bibbia della serie Ufo Robot».
La reazione degli adulti
Vedere i cartoni animati giapponesi era diventato trasgressivo. « E gli adulti reagirono in modo quasi isterico», commenta Memola. «Secondo quanto si diceva allora la mia dovrebbe essere una generazione di teppisti e criminali degni di Arancia Meccanica a causa dei cartoni animati giapponesi!».«L’astio nasceva da una quasi totale incomprensione del fatto che il gusto infantile prende sempre strade proprie». suggerisce Pellitteri. «Le anime giapponesi nei tardi Anni ’70 e primi Anni ’80 erano l’inedito, l’inconcepibile. Bambini, ragazzi, ragazze che si trasformavano in cyborg e poi in esseri meccanici, o entravano nella testa di enormi giganti metallici... una pazzia».
Malinconie
Nella nuova edizione di Mazinga Nostalgia Pellitteri osserva che la generazione Goldrake si sta immalinconendo. I ventenni del 1999 sono diventati quarantenni che guardano i cartoni di ieri con nostalgia.
«Una parte di loro preferisce pensare a un passato in cui tutto era bello e colorato invece che a un presente grigio e difficile e a un futuro imperscrutabile», Ma la Goldrake-generation può essere ancora gioiosa.
Ed è con questo spirito che stasera Memola alle 21 presenterà l’evento online Quarant’anni di Goldrake.
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Re: Goldrake avanti !
A mio parere, però - visto che sto leggendo parecchie cose su questo anniversario, dico la mia - almeno noi bambini del 1978 non eravamo tanto (o forse per niente) colpiti dai contenuti, dalle storie...Non ci importava molto che fosse il primo o uno dei primi cartoni animati in cui si parlava di morte, di guerre, di sofferenze varie...
Noi eravamo colpiti dagli effetti speciali, dalle scene spettacolari, dai colori vivacissimi (per chi aveva la tv a colori), per il resto non è che stavamo lì a fare confronti coi cartoni di Hanna e Barbera e Disney che comunque hanno continuato a piacerci... Poi, lo schema dell'eroe o super-eroe che combatte contro il male, non è che fosse una grande novità...Magari non l'avevamo visto nei cartoni animati, ma lo conoscevamo già, da libri, giornalini, telefilm, ecc...
La grande forza di Goldrake, per me, è stata puramente estetica.
Noi eravamo colpiti dagli effetti speciali, dalle scene spettacolari, dai colori vivacissimi (per chi aveva la tv a colori), per il resto non è che stavamo lì a fare confronti coi cartoni di Hanna e Barbera e Disney che comunque hanno continuato a piacerci... Poi, lo schema dell'eroe o super-eroe che combatte contro il male, non è che fosse una grande novità...Magari non l'avevamo visto nei cartoni animati, ma lo conoscevamo già, da libri, giornalini, telefilm, ecc...
La grande forza di Goldrake, per me, è stata puramente estetica.
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Anni 80? No, grazie