I vostri ricordi più "arcaici"

[galerius]

Chiarisco subito cosa intendo : non parlo del vostro ricordo più antico, ma di qualcosa che vi accadde di vivere o vedere nel Decennio e che vi colpì per la sua aura di 'arcaicità', appunto. Un qualcosa che vi parve fuori dal tempo, sopravvissuto a epoche precedenti.
Non valgono le visite ad edifici antichi, la vista di opere d'arte nei musei eccetera...sarebbe troppo ovvio. No, ci vuole qualcosa di più personale e particolare : una persona, un'atmosfera, una consuetudine in cui ci sia capitato di imbatterci.

Nei primi anni '70 andavamo per l'estate a Castiglione Tinella, il paese natale di mia madre, nelle Langhe. Accanto alla casa dove alloggiavamo passava una strada in forte pendenza, che portava fuori dall'abitato.
E su questa strada vedevo spesso arrancare una donna vecchissima, vestita di nero con un fazzoletto in testa, scalza, immancabilmente curva sotto una fascina che recava sulle spalle. Maggiorina si chiamava, ricordo.
Era una visione straniante e al tempo stesso affascinante, in qualche modo. Sembrava di vedere una figura uscita da un quadro dei Macchiaioli, o di pittori come Michetti, Ferroni...capitata nel Ventesimo secolo per qualche strana ragione...

[Insight]

Mica facile, eh

Io credo che questa sensazione "d'antico", a torto o a ragione, l'ho provata abbastanza intensamente nell'estate del 1975, quando un vecchio amico della mia nonna paterna, che aveva una decina di anni più di lei (quindi era nato verso il 1895), era venuto a trovarla dopo cinquantacinque anni che non si vedevano. Costui era tra l'altro un superstite della battaglia del Podgora, che in quell'anno venne richiamato da quelle parti per la celebrazione del sessantesimo anniversario della battaglia (ecco perché passò a Trieste a trovare mia nonna ) ...

In occasione della sua visita ero presento anch'io (con i miei genitori e mio fratello); avevo solo sei anni e credo che non dissi assolutamente nulla, probabilmente soltanto il mio nome al momento delle presentazioni. Però ricordo ancora il suo racconto molto dettagliato della battaglia (parlò quasi soltanto di quello) e del modo in cui si salvò, rimanendo immobile sotto un cumulo di morti (praticamente, fingendosi morto)....

Io non sapevo ancora collocare esattamente nel tempo quel suo ricordo (ora so che parlava del 19 luglio 1915), però il solo sentirlo parlare mi evocava qualcosa di molto, molto lontano; forse anche più, nella mia immaginazione di bambino, di quanto in realtà fosse: in fondo parlava solo di sessant'anni prima...

[galerius]

Esatto, questo è proprio ciò che intendevo, non deve trattarsi necessariamente di una cosa o una persona ma può essere anche una sensazione, come nel tuo caso.
Il tuo racconto fa un po' il paio con quello che provavo io da bambino, sentendo certi ricordi del tempo di guerra di mia madre.

[Insight]

Mi sono poi ricordato di un personaggio eccentrico (a Trieste ve n'erano e ve ne sono parecchi ) che girava per la città negli anni Settanta e Ottanta....era una signora che si vestiva come una dama dell'Ottocento, con vestiti stupendi, probabilmente utilizzati per il teatro, oppure se li faceva confezionare...Si vedeva, insomma, che non erano dei semplici costumi da Carnevale...
Era sempre da sola e soprattutto la domenica mattina passeggiava nelle vie del centro... Spesso aveva l'ombrellino per il sole e sempre dei cappelli spettacolari...La gonna lunga fino a terra e larghissima con dei ricami molto elaborati. Sempre colori sgargianti...raso rosso o giallo o viola...Sembrava una dama di un quadro di Monet. Tutti si fermavano a guardarla e una volta una rivista settimanale locale, che si chiamava Il Meridiano, le dedicò la copertina....
A me però faceva una certa tristezza, vederla trasmetteva una sensazione d'antico ma non era una bella sensazione, almeno per me.

[galerius]

Be', devo dire che anche a me, il più delle volte, l'eccentricità fa un effetto malinconico...mi suggerisce situazioni di solitudine, di persone che si rifugiano in un loro mondo, magari anche oggetto di facile derisione eccetera...
...però questa signora mi sarebbe piaciuto vederla

[Insight]

Infatti, i più la deridevano, dicendo che era una matta. Si vociferava anche che era ricchissima... Comunque aveva una cura notevole anche per i minimi dettagli... Ad esempio, a un carnevale mi ricordo che si era fermata in una galleria dove ci sono negozi e caffè a farsi ammirare dai bambini, e teneva davanti al viso una mascherina di pizzo attaccata a una lunga bacchetta... Praticamente non aveva la mascherina aderente al viso, ma la teneva mobile su questa bacchetta e ogni tanto si copriva il volto...

[galerius]

Tutto ciò mi ricorda un po' quel telefilm di Rex, dove una ragazza si abbigliava come l'imperatrice Sissi e girava nottetempo in carrozza per Vienna...anche se nel nostro caso la cosa non aveva esiti drammatici...
( scommetto, fra l'altro, che questa signora avrebbe affascinato una nostra compagna di forum )

Un altro momento 'arcaico', quanto a sensazioni provate, fu quando mia madre mi accennò una volta al fatto che per percorrere il passo del Bracco, fra le province di Genova e La Spezia, si organizzassero convogli di automobili, data la presenza di banditi che assalivano gli automobilisti solitari. Mi sembrò una cosa quasi surreale, da epoca delle diligenze...eppure erano cose risalenti al dopoguerra, quindi non così lontane nel tempo, tutto sommato.

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Gli ultimi epigoni del Passatore

[lisa jean]

I miei ricordi più "arcaici" sono senza dubbio quelli legati all'immagine di alcune donne anziane che vedevo, in chiesa, coperte di un velo sul capo: quel velo leggero, di pizzo credo, mi colpiva, soprattutto perché lo vedevo comparire di colpo, e subito sparire all'uscita. Era una consuetudine che sembrava provenire da un'altra epoca ( l'avevo vista anche in film italiani degli anni Cinquanta), già decisamente in declino nel nostro decennio.

[galerius]

Eh sì...anch'io ho fatto in tempo a vederne ancora qualcuna a messa. Accessorio caratteristico, adibito in pratica solo a quell'uso e poi scomparso del tutto, almeno qui. Nelle Langhe la chiamavano 'cuefa'. "Bette 'a cuefa !", mettiti la cuffia...( ricordo non mio ma di mia madre )