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1977: il punk arriva in Italia

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lisa jean
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1977: il punk arriva in Italia

Messaggio da lisa jean »

Dopo essermi chiesta a lungo se postare l'argomento nella sezione "Musica" o in quella dedicata alla moda, eccomi qua... :D Ho pensato che, in fondo, fosse giusto parlarne qui, dal momento che, probabilmente, questo fenomeno da noi ebbe un grande impatto, ma forse più a livello di "immagine", per il rinnovamento del costume (o, forse meglio, per la rappresentazione mentale di esso), che nella produzione musicale. Dei punk, correggetemi se sbaglio, si fece un gran parlare nel '77. Ricordo un servizio di "Odeon" (trasmissione che seguivo con grande interesse) sull'argomento: certo che vedere quei giovani dagli abiti e dalle pettinature a dir poco inconsuete colpiva molto una bambina di dieci anni (e sicuramente anche tutti gli altri :lol: )! Insomma, pareva che, per essere al passo coi tempi, dovessero conciarsi tutti così. Di lì a poco, cominciai a vedere ragazzuoli con giubotti di pelle, spille e ciocche variopinte di capelli, ma niente di più. Un po' dopo, nel periodo delle medie, qualche compagna più grande esibiva un trucco molto pesante. Ricordo questo pezzo divertente, che ho ritrovato in rete


Non mi pare che siamo dalle parti dei Clash o dei Sex pistols... :lol:

Divertente anche Andrea Mingardi, con questo disco del '78

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galerius
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Re: 1977: il punk arriva in Italia

Messaggio da galerius »

Qui in zona non ricordo un"esplosione" punk ; niente creste o ciocche colorate, niente trucco pesante...l'unica manifestazione esteriore di ribellismo, molto superficiale e modaiola peraltro, fu per qualche tempo l'adozione da parte di certi ragazzini del cosiddetto chiodo, il giubbotto nero di pelle tipo "biker" pieno di borchie, tra i '70 e gli '80. Non so però se fosse collegabile al movimento punk o a qualche altra tribù giovanile...in ogni caso gli anni erano quelli.
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galerius
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Re: 1977: il punk arriva in Italia

Messaggio da galerius »

Qui in zona non ricordo un"esplosione" punk ; niente creste o ciocche colorate, niente trucco pesante...l'unica manifestazione esteriore di ribellismo, molto superficiale e modaiola peraltro, fu per qualche tempo l'adozione da parte di certi ragazzini del cosiddetto chiodo, il giubbotto nero di pelle tipo "biker" pieno di borchie, tra i '70 e gli '80. Non so però se la cosa fosse da collegare al movimento punk o a qualche altra tendenza giovanile ( revival dei '50, Grease... ). In ogni caso gli anni erano quelli.
Attento, Black Jack, perché adesso ti tingo...sarebbe "ti tengo", ma è per far rima con...GRINGO...!
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Re: 1977: il punk arriva in Italia

Messaggio da Insight »

Anch'io ricordo la trasmissione di Odeon...Qui da me, a Trieste, c'è stato un certo fenomeno "punk", che ha avuto inizio tra il 1978 e il 1979...Poi è cresciuto abbastanza ed è confluito, nei primi anni Ottanta, nel cosiddetto "dark"... Nel senso che molti di quelli che prima erano "punk", poi sono diventati "dark".

Il "punk" è così rimasto un fenomeno piuttosto di "nicchia", mentre i "dark" si sono moltiplicati e hanno continuato ad esistere almeno fino a metà degli anni Ottanta.
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Re: 1977: il punk arriva in Italia

Messaggio da lisa jean »

Ricordo anche la giovanissima Anna Oxa, a Sanremo nel '78, in abiti punk (ma la canzone era piuttosto tradizionale... :D )
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Re: 1977: il punk arriva in Italia

Messaggio da Insight »

Ah, sì...Anch'io ricordo la prima Anna Oxa...Aveva quindici o sedici anni :) Qualche anno dopo arrivò anche Alberto Camerini che si presentava con un "look" da punk, cantando però delle canzonette...
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Re: 1977: il punk arriva in Italia

Messaggio da andrea12 »

Insight ha scritto:Ah, sì...Anch'io ricordo la prima Anna Oxa...Aveva quindici o sedici anni :) Qualche anno dopo arrivò anche Alberto Camerini che si presentava con un "look" da punk, cantando però delle canzonette...

Alberto Camerini era relativamente famoso alcuni anni prima del debutto a San Remo della OXA..
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Re: 1977: il punk arriva in Italia

Messaggio da barbatrucco »

Sì, ricordo che Camerini si fece conoscere nei settori meno consueti del pop italiano gravitando nella Cramps, l'etichetta alternativa per eccellenza in Italia, con la quale infatti pubblicò i primi lavori a metà Decennio (e per la quale incidevano, fra l'altro, amici-colleghi nei suoi primi complessi adolescenziali, ad esempio Eugenio Finardi)).

Si tratta di inizi molto interessanti caratterizzati, non di rado, da sonorità brasiliane che appartengono alle radici dell'artista, nato in quelle terre da una famiglia di emigranti. Tuttavia, con Comici Cosmetici del 1978, forse il disco più "noto" di questa prima fase e l'ultimo inciso per la Cramps, flirta qua e là proprio col punk: può darsi che da questo momento abbia abbozzato l'idea del personaggio che lo avrebbe portato al successo negli anni '80, musicalmente più orientato a un techno-pop in salsa nostrana.
Ultima modifica di barbatrucco il mar 28 mag 2019, 1:38, modificato 1 volta in totale.
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Re: 1977: il punk arriva in Italia

Messaggio da Guszti »

Il punk vero e proprio , almeno musicalmente, è durato o spazio di un mattino in anche Albione, poi c'è che è andato a fondo (Sex Pistols) e chi ha cambiato strada (Clash).

Pure qui, che si è messo a fare altro ben presto - Skiantos, Mingardi, Gaznevada, Jo Squillo che presto ha sciolto le sue Kandeggina Gang, Decibel ecc. - almeno un po' è sopravvissuto, chi si ostinava col punk faceva la fine dei pur interessanti Take Four Doses, spariti da un giorno all'altro.
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Re: 1977: il punk arriva in Italia

Messaggio da barbatrucco »

Fra l'altro, rifacendomi al messaggio iniziale e al modo in cui fu percepito il punk in Italia, è evidente, e d'altra parte inevitabile, che nell'immediato e su un piano di massa ne furono colti gli aspetti più esteriori e provocatori. Infatti i due brani lì postati, che ricordo bene, fanno quasi pensare al "rock demenziale" coniato in quegli stessi anni dagli Skiantos, chiaramente influenzati dal punk loro stessi.

Del resto, il brano di Mingardi vuole essere una divertente parodia, ben riuscita anche in qualche piccolo ammiccamento strumentale alla new wave della prima ora che fu una compagna di strada del punk (e non bisogna dimenticare che il Mingardi degli anni '70, periodo in cui iniziò a farsi conoscere nonostante fosse in giro già da un po', tendeva a una certa goliardia: basterebbe citare la famigerata Funky Funky).
A sua volte il pezzo de "Gli Incesti", che se non sbaglio pubblicarono anche un album, suona fin dal titolo (Punk Rock) come un'operazione preparata a tavolino (che lo sia stata o meno) e quasi sul filo del "demenziale" (consapevole o no) allo scopo (reale o meno) di capitalizzare l'effetto oltraggioso che dovette fare il fenomeno quando arrivò da noi: persino le imprecisioni esecutive sembrano fin troppo "studiate", c'è anche il richiamo al rock n'roll classico che parte del movimento voleva recuperare e che fu certamente tra le ispirazioni del nuovo filone; ma forse l'impressione di "artefatto" è puramente a posteriori, visto pure il nome del gruppo non tanto spendibile sul piano commerciale, a meno che non si tentò il tutto per tutto battendo il ferro finché era caldo.
E qui, probabilmente, ha ragione Guszti nel fare le brevi considerazioni del messaggio precedente: se pochissimi anni dopo ragazzi come i Gaznevada, influenzati anche dalla new wave, facevano indubbiamente sul serio, altri ci giocarono alla grande e specialmente i Decibel di Enrico Rugger, che di punk in senso stretto avevano poco...
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