Regia di Pietro Nelli. Soggetto di Francesco Serantini. Sceneggiatura di Rina Macrelli. Costumi di Luciano Calosso. Interpreti principali: Luigi Diberti (il Passatore), Roberto Bisacco (Monsignor Bedini), Tina Aumont (Venusta), Pierre Santini (Capitano Zambelli), Maria Carta (Vedova di e'Gnaf), Adolfo Lastretti (Farina), Manfred Freyberger (Pekker), Nanni Saturno (Migliarini).
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Evaso dal carcere negli anni Quaranta dell'Ottocento, il Pelloni si diede alla macchia e costituì una banda di briganti che divenne sempre più numerosa e potente, e mise a dura prova lo Stato Pontificio, allora padrone delle terre di Romagna.Spietato e sanguinario, sparse il terrore nei piccoli paesi romagnoli: Bagnaria di Romagna, Cotignola, Castel Guelfo, Brisighella, Forlimpopoli, ecc.
Nonostante le sue efferatezze (rapine, omicidi, saccheggi, stupri, atroce mutilazione delle vittime, ecc) si conquistò una certa fama di "nobile bandito" che combatteva a favore dei poveri, un po' come Robin Hood. Probabilmente perché qualche volta ricompensava con una parte del bottino la popolazione con lui connivente, che a sua volta gli elargiva aiuti, soprattutto informazioni... Pare infatti che il Passatore avesse molti infiltrati, addirittura nelle forze dell'ordine...
Il suo soprannome gli derivava dal mestiere del padre, che faceva il traghettatore sul fiume Lamone, che scorre in Toscana e in Romagna.
Compiuti i suoi misfatti, era solito "firmarli" gridando il suo nome: "Stuvanèn d'ê Pasadôr" (Stefano, figlio del Passatore).
Venne infine fatto secco dalla gendarmeria pontificia il 23 marzo 1851. Il suo cadavere, adagiato su un carro, fu portato in giro per tutta la Romagna, prima di essere seppellito, come monito per il popolo e per far sapere a tutti che il brigante "difensore degli oppressi" era stato tolto di mezzo.
Il Passatore entrò così nella leggenda...