Opera visionaria, ai margini della fantascienza, le Memorie sono raccontate da una voce femminile che appartiene a una donna di mezza età, testimone di un’indefinibile “catastrofe” che, in un futuro non tanto lontano nel tempo, sta disgregando il tessuto sociale della grande città in cui essa vive.
Anche se la metropoli in cui si svolge la storia non viene mai nominata, verosimilmente si tratta di Londra. La “sopravvissuta” abita da sola in un quartiere della periferia, mentre l’intera città si sta gradualmente svuotando a causa di un “pericolo imminente”, che non è precisato e che persino i notiziari radiofonici evitano di menzionare.
I generi alimentari, la benzina e l’energia elettrica scarseggiano e vengono razionati dalle Autorità. I mezzi di trasporto pubblici sono paralizzati. Quasi tutte le scuole hanno smesso di insegnare (rimangono aperte solo quelle per i figli di famiglie molto ricche). Ogni giorno, masse sempre più consistenti di popolazione emigrano dalla città. Ma quel che è peggio, è che vi sono delle bande di nomadi che si spostano in continuazione e che bivaccano dovunque trovino posto, alla ricerca di cibo e di generi di prima necessità: magari sono in procinto di partire, ma intanto si fermano e assediano interi quartieri, anche occupando le case che trovano vuote, i cortili, le scale e gli ingressi dei palazzi condominiali…
Spesso, in questo scenario apocalittico, si scatena la violenza. Le orde si scontrano tra loro e con le forze dell’ordine, e aggrediscono i passanti. I bollettini della radio (i televisori sono pressoché scomparsi) parlano anche di centinaia di morti in una sola giornata, ma lo dicono come se la cosa fosse ormai divenuta normale e cercando di non diffondere il panico nella popolazione. Talvolta i radiogiornali cercano di sviare l’attenzione degli ascoltatori e di concentrarla su avvenimenti, non certo meno gravi, ma che sono “di contorno” rispetto alla catastrofe che sta colpendo la città, come la sparizione di un singolo bambino (mentre ci sono stati, ad esempio, in quella stessa giornata, decine e decine di morti, tra i quali anche molti bambini).
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La “sopravvissuta” passa la maggior parte del tempo a osservare dalla finestra del suo appartamento condominiale la situazione esterna, scrutando le orde di nomadi che giungono sempre più numerose a bivaccare in strada. Uscire è diventato sempre più rischioso, ma lei deve farlo tutte le mattine per procurarsi da mangiare e quant’altro le occorre per vivere. Ci sono ancora piccoli negozi, botteghe che vendono un po’ di tutto, e funziona bene il baratto con altre persone o famiglie: le poche che ormai sono rimaste, visto che il palazzo e anche le altre abitazioni nei dintorni sono quasi completamente vuoti…Se questa è la dimensione “reale”, raccontata e già vissuta dalla narratrice (che infatti parla al passato), vi è poi fin dalle prime pagine del romanzo un’altra dimensione, “parallela” a quella reale, che potremmo definire “onirica” o “visionaria”: ogni tanto, infatti, la narratrice attraversa l’ampia parete del suo soggiorno, come se lei fosse un fantasma o come se la parete all’improvviso non avesse più consistenza materiale, e si trova ad esplorare l’appartamento vicino al suo, ormai abbandonato…
Inizialmente, le stanze dell’appartamento attiguo sono completamente vuote; nelle successive “incursioni” della “sopravvissuta”, invece, esse le appariranno ammobiliate e sempre più vaste, fino a scoprire anche un magnifico giardino.
Ma un altro importante avvenimento presto irrompe nella vita reale della narratrice: un giorno compare nel suo salotto un uomo di statura imponente che le affida una ragazzina di dodici anni di nome Emily, dicendole che da quel momento lei ne sarà la “responsabile” e svanendo poi nel nulla.
Da quel momento in poi, la vita della “sopravvissuta” è divisa tra la realtà che le impone di accudire la ragazzina nel suo appartamento e la dimensione “onirica” che si svolge oltre la parete del soggiorno, che lei ogni tanto attraversa…
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Emily è una ragazzina piuttosto difficile. Educata, riservata, ma anche molto matura per la sua età e dotata di un senso critico e di una certa malizia che la fanno sembrare già adulta e che spesso disorientano la narratrice, che non sa mai se trattarla come una ragazzina o come una donna. E’ anche parecchio indolente, passa le giornate mangiando e stando alla finestra e sempre in compagnia del suo stranissimo animale, di nome Hugo. Si tratta di una specie di incrocio fra un cane e un gatto: il corpo è tozzo come quello di un bulldog e anche le zampe sono corte; ma il muso, gli occhi, i baffi e la coda sono quelli di un gatto. Il pelo è giallo e ispido, simile a quello di un cane di piccola taglia, ma il suo incedere felpato e l’atteggiamento discreto e silenzioso sono tipici del felino domestico. Hugo, nel complesso, è piuttosto brutto e sgraziato, ma anche docilissimo e dotato di una straordinaria sensibilità e intelligenza. Affezionato a Emily, amerà anche la “sopravvissuta” e sarà testimone insieme a lei del sempre più drammatico svolgersi degli avvenimenti.
Dopo l’arrivo della ragazzina, durante le incursioni oltre la parete del soggiorno, la narratrice assiste, nelle stanze dell’appartamento disabitato, a scene dell’infanzia di Emily. Scopre così che la sua giovane ospite, cresciuta in una famiglia benestante, è stata trascurata, maltrattata e anche umiliata dai suoi genitori, che, ad esempio, davano molta più attenzione al fratellino più piccolo, o la punivano ingiustamente, la insultavano e le negavano affetto, fino in pratica ad abbandonarla perché non potevano più occuparsi di lei, con la scusa che era una bambina troppo capricciosa e loro non avevano tempo…
La scoperta del recente passato della ragazzina, spinge ancora di più la narratrice ad amare Emily e ad occuparsi della sua educazione. Ma l’impresa non è facile, perché Emily, pur nella sua svogliatezza, si dimostra molto indipendente e sicura di sé. E soprattutto cresce a vista d’occhio. Dopo poche settimane, ha già il corpo sviluppato di una donna e inizia ad avventurarsi fuori dall’appartamento. La narratrice decide di lasciarla libera, ma se ne sta sempre in apprensione alla finestra, talvolta in compagnia di quella strana creatura che è Hugo, che pare preoccupato quanto lei…
Le uscite di Emily si fanno sempre più frequenti e lunghe, talvolta se ne sta via tutta la giornata. Attratta da un gruppo di nomadi che staziona sotto il condominio, decide di unirsi a loro (senza però mai abbandonare la casa della “sopravvissuta”) e si innamora del capo: un certo Gerald, che ha già più di vent’anni…
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Nel frattempo, la situazione in città si fa sempre più critica: scontri sempre più violenti con la polizia e l’esercito, esodi di massa e turbe di vandali che assaltano le abitazioni e i negozi. Il cibo e la merce di ogni genere, anche il vestiario, scarseggiano sempre di più. Molti girano vestiti con pellicce assurde o abiti raffazzonati. Anche Emily, ormai divenuta la compagna di Gerald, è vestita con una pelle di capra.La “sopravvissuta”, sempre più spesso in compagnia del cane-gatto Hugo, diventa una mera spettatrice della vita della ragazzina, una presenza “discreta” che si limita ad accogliere in casa la sua ospite quando rientra dalle sue scorribande e a darle qualche consiglio: così i rapporti tra loro due migliorano.
Gerald non è un personaggio negativo. E’ un leader che si dimostra sensibile al problema dei bambini e ragazzini che, sempre più numerosi, abbandonano o sono abbandonati dalle famiglie e si costituiscono in bande. Egli cerca, così, con l’aiuto di Emily, di creare una specie di “comune” in un albergo abbandonato per raccogliere i giovanissimi nomadi…
Nella comune creata da Gerald fa poi la sua comparsa una bambina di undici anni di nome June, proveniente da un’agiata famiglia irlandese, che si affeziona a Emily ma che allo stesso tempo è anche innamorata di Gerald. Nascono così le gelosie…
Nella comune, a dire il vero, non esistono regole in fatto di amore e sesso: ognuno è libero ed Emily, nonostante sia gelosa, deve rassegnarsi a dividere Gerald con altre ragazzine…
Un giorno, June se ne va insieme a un nuovo gruppo di bambine-ragazzine che decide di lasciare la città, facendo soffrire molto Emily, che si sentiva legata a lei e che viene consolata dalla narratrice e da Hugo.
Alla fine, gli eventi precipitano. I bambini-ragazzini si sciolgono dalla comune e riprendono il loro vagabondaggio, Gerald non riesce più a trattenerli. Sono centinaia e i più piccoli sono addirittura di otto, di sei e persino di quattro anni.
Quest’orda di giovanissimi finisce per assediare il condominio dove abitano la “sopravvissuta”, Emily e Hugo, e anche altri palazzi della zona. I bambini-ragazzini si comportano come dei selvaggi: prendono quello che trovano, rubano, aggrediscono i passanti, fanno i loro bisogni ovunque capiti, sono armati di bastoni, coltelli, archi, frecce, lance appuntite, e hanno a disposizione anche due fucili con munizioni.
In un crescendo di tensione, mentre ci si aspetta da un momento all’altro la tragedia, la “sopravvissuta” trova una via di fuga: conduce Emily, Gerald, Hugo e un piccolo gruppo di bambini oltre la parete del soggiorno, dove trovano ad attenderli una “splendida figura femminile”, quasi una specie di Madonna, che a sua volta li accompagna verso la salvezza, verso un mondo “nuovo e purificato”.
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Lettura senza dubbio interessante, ma anche piuttosto criptica, ricca peraltro di simboli e significati allegorici di non facile interpretazione. Pervase da un senso di angoscia, oppressione e catastrofe imminente, queste Memorie si concludono tuttavia con un finale liberatorio e speranzoso, ossia con la fuga verso un mondo migliore dei protagonisti. Fra le tematiche toccate, considerando anche gli anni in cui il romanzo è stato scritto, mi sembrano abbastanza in evidenza quelle dei giovani, della loro alienazione dentro la metropoli e della crisi dei nuclei familiari che, nella catastrofe, si dissolvono lasciando i figli, giovani e giovanissimi, allo sbando, senza più alcun riferimento affettivo ed etico. E’ forse questo un pericolo che l’Autrice sentiva imminente nei primi anni Settanta: se le famiglie si disgregano, se le istituzioni latitano, se i giovani non hanno più riferimenti etici, se la società non si prende cura di loro, che ne sarà un domani dei nostri figli?