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Il cappotto di astrakan

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Insight
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Il cappotto di astrakan

Messaggio da Insight »

A detta di molti, “Il cappotto di astrakan”, pubblicato nel 1978, dopo il grande successo de “La stanza del Vescovo” e un anno prima de “Una spina nel cuore”, è il miglior romanzo del grande narratore Piero Chiara.
Effettivamente è un libro che si legge tutto d’un fiato, che prende per mano il lettore dalla prima all’ultima pagina, regalandogli una storia emozionante, divertente e ricca di colpi di scena, come soltanto un grande maestro della narrazione è in grado di fare.

Siamo nel 1950. Protagonista, come al solito, è il narratore medesimo, ossia un alter ego dello stesso Chiara, che questa volta (rispetto alle due opere succitate) si trova in un’età più matura, sulla soglia dei quarant’anni o quasi, e che decide di rompere, almeno per un certo periodo, con la vita monotona che conduce a Luino, sul Lago Maggiore, dove passa il tempo nell’ozio, a giocare a carte e a chiacchierare con gli amici ai tavolini dei caffè, e di intraprendere, naturalmente da solo, un viaggio a Parigi, in cerca di avventure…

Dopo essersi abbandonato, durante il viaggio, ai ricordi della sua vita trascorsa, il narratore ci catapulta subito, con l’incredibile forza del suo stile avvolgente, descrittivo ma ritmato, mai noioso, nella frizzante atmosfera parigina, facendoci conoscere (insieme a lui) il primo personaggio della sua avventura d’oltralpe: la vedova Lenormand, una signora attempata, dal fisico elefantesco, con un basco perennemente in testa e col petto costellato delle decorazioni del marito morto in guerra…

La Lenormand, che ha un caratteraccio ma che si scoprirà in seguito non essere affatto cattiva, ospita il nostro protagonista nel suo piccolo ma dignitoso appartamento in rue de Fleuers, poco lontano da Montparnasse, affittandogli una stanza per pochi soldi.
Egli, tuttavia, sarà costretto a “dividere” la piccola camera con il gatto Domitien, un grosso felino che la vedova tratta come il re della casa (anzi, come un imperatore, visto il suo nome) e che impedirà costantemente al nostro protagonista, suo malgrado, di sedersi sull’unica poltrona disponibile, occupata sempre da lui che vi sta acciambellato tutto il giorno, costringendo l’ospite umano a rimanere sempre confinato sul letto…

Oltre alla bizzarra vedova e al suo gatto un po’ prepotente (ma che riesce simpatico al lettore), il protagonista, girando per le vie di Parigi, conosce ben presto Valentine, una stupenda ragazza bruna che gli fa girare subito la testa e che egli inizia a corteggiare sfoderando tutte le sue doti di grande seduttore.
Con molta perseveranza, nonostante una certa ritrosia (e diffidenza verso gli italiani) della ragazza francese, riuscirà poco a poco a conquistarla…

Ma c’è fin da subito anche un terzo misterioso personaggio, che in verità c’è ma non si vede, e che è Maurice, il figlio della vedova, scappato due anni prima in Indocina, senza lasciar detto nulla né alla madre né a nessun altro, con una ragazza orientale di cui si è follemente innamorato e per la quale ha lasciato tutto ciò che aveva: una splendida fidanzata, un ottimo impiego in banca, gli amici…

La Lenormand a poco a poco si apre col protagonista, parlandogli sempre più spesso del figlio, che oltretutto gli assomiglia molto fisicamente: ed è proprio per questa notevole somiglianza che la vedova ha accettato di affittargli la camera, che una volta era occupata dal suo amato Maurice…

Il narratore, sempre più incuriosito dalla strana storia del suo sosia, comincia a leggere, nelle ore in cui rimane nella stanza affittata, sempre stando seduto o disteso sul letto (perché la poltrona è occupata da Domitien), i quaderni, gli appunti, le lettere d’amore, le poesie che scriveva Maurice, e i libri che egli leggeva e di cui sottolineava i passi preferiti, scoprendo così i suoi interessi, le passioni, la sua particolare visione del mondo…

Con l’approssimarsi dell’inverno, il narratore decide di tornare, per le vacanze di Natale, a Luino, per poi venire a riprendersi la bella Valentine, con la quale ha ormai instaurato una solida relazione.
Proprio il giorno dell’ultimo appuntamento con la ragazza prima della sua partenza, la Lenormand, ormai affezionatasi a lui, gli regala uno stupendo cappotto di astrakan che apparteneva a Maurice…

A questo punto c’è una vera e propria svolta nella vicenda, che vedrà il nostro protagonista coinvolto in una rocambolesca e pericolosa avventura, della quale, tutto sommato, avrebbe fatto volentieri a meno…

Da qui in poi, trattandosi, come sempre per i romanzi di Piero Chiara, di un libro squisitamente fondato sull’intreccio degli accadimenti e sui colpi di scena, non svelerò altro, lasciando ai potenziali nuovi lettori il piacere della scoperta :)
Ultima modifica di Insight il sab 22 dic 2018, 17:40, modificato 2 volte in totale.
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RebekahMikaelson
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Re: Il cappotto di astrakan

Messaggio da RebekahMikaelson »

La trama ha stuzzicato la mia curiosità e anche per il fatto che dici che è uno di quei libri che è difficile smettere di leggere quando si sono iniziati penso che appena ne avrò l'occasione lo leggerò :)
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barbatrucco
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Re: Il cappotto di astrakan

Messaggio da barbatrucco »

Due anni dopo ne fu tratto anche un film con Johnny Dorelli nel ruolo del protagonista.
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Re: Il cappotto di astrakan

Messaggio da Insight »

Non ho mai visto il film, però tempo fa ho visto nelle tue segnalazioni che lo programmavano... Chissà, forse un giorno ricapita e lo guarderò :)
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Re: Il cappotto di astrakan

Messaggio da barbatrucco »

Lo ricordo piuttosto carino, lo vidi trenta e più anni fa, una sola volta. Il libro, che lessi poi incuriosito dalla pellicola, è inevitabilmente superiore e mi stai anzi facendo venir voglia di procuramelo ancora.
Infatti ho letto solo in parte la tua recensione perché, pur ricordando a grandi linee la trama, mi piacerebbe rileggerlo con quel gusto particolare che ha la mescolanza tra reminiscenza e oblio, obliato dalla riscoperta, di qualcosa che si è apprezzato in passato :)
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Re: Il cappotto di astrakan

Messaggio da Gimli Il Nano »

barbatrucco ha scritto:Due anni dopo ne fu tratto anche un film con Johnny Dorelli nel ruolo del protagonista.
Il film mi sembra un po' diverso. Quel che mi colpì è l'accenno, tra le carte del fuggitivo, a certe sue fisime, tipo "I numeri MAIUSCOLI". Poi ho conosciuto per davvero un tizio che li aveva inventati. Mi sembra che, nel film, non era il figlio della "vedova", ad essere sparito, ma il marito (che, pertanto, vedova non era, bensì abbandonata). E che prima del regalo del cappotto, il protagonista e la sua padrona di casa, facciano l'amore.
Non SPOILERIZZO i particolari rocamboleschi (che, oltre tutto, ricordo malissimo).
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Re: Il cappotto di astrakan

Messaggio da barbatrucco »

Ricordo le situazioni che descrivi, mi sembra che nel film lei fosse una splendida Carol Bouquet em_emozione
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Re: Il cappotto di astrakan

Messaggio da Insight »

La persona scomparsa (Maurice) è il figlio della vedova (che è la padrona di casa del protagonista-narratore, ossia la signora Lenormand) e contemporaneamente (ma questo lo si scopre dopo) anche il fidanzato di Valentine. Figlio della vedova e fidanzato sono dunque la stessa persona :)
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Whiteshark
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Re: Il cappotto di astrakan

Messaggio da Whiteshark »

Libro da leggere e rileggere. Davvero bello.
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