Pensato per gli studenti delle scuole medie e superiori, il romanzo volle essere anzitutto uno strumento per affrontare il grave problema della droga, in quegli anni divenuto ormai una piaga sociale.
L’intento fu squisitamente didattico, ma ne uscì un libro godibile e leggibilissimo da chiunque, costruito come un giallo, ambientato a Roma nei primissimi anni del decennio.
Protagonista è un ragazzo di vent’anni che ha appena finito il servizio militare ed è rientrato nella capitale. Gianni – questo è il suo nome – non sa assolutamente nulla della droga. Ma, suo malgrado, sarà il mondo della droga a irrompere improvvisamente nella sua vita svelandogli le trame oscure e drammatiche di cui si compone.
Infatti, Clara, la sorella minore di Gianni, ad appena sedici anni, muore davanti agli occhi increduli del fratello, vittima di un’overdose. La tragedia si verifica in un bar malfamato della capitale. E quando Gianni, vedendo la sorella crollargli tra le braccia, cerca di telefonare per chiamare un’ambulanza, viene aggredito e picchiato da alcuni avventori, che lo riducono all’incoscienza.
Il ragazzo si risveglia in un letto di ospedale dopo qualche giorno di coma, senza un occhio: i malviventi, infatti, lo hanno colpito al volto con una bottiglia, sfigurandolo.
A poco a poco Gianni si riprende e scopre che la sorella è morta a causa della droga. Uscito dall’ospedale, la sua unica ragione di vita diventa quella di trovare i delinquenti che hanno ceduto a Clara la dose fatale, per vendicarsi.
Inizialmente Gianni fa molta difficoltà ad accettare il fatto che Clara, la sua cara sorellina, era una tossicodipendente. Egli la considera soltanto una vittima, capitata nelle mani dei suoi carnefici per caso o per sbaglio. Il senso del libro è anche e soprattutto questo: una graduale presa di coscienza del protagonista, un viaggio nel mondo spietato della droga, dal particolare all’universale, fino alla scoperta che si tratta di un problema sociale, di portata enorme, intricato e complesso.
Improvvisatosi detective, Gianni indaga sulla vita di Clara, sulle sue amicizie e frequentazioni. La sua prima sconcertante scoperta è che la droga è dappertutto, ovunque ci sono i giovani, e dunque anche e soprattutto nelle scuole: ed è proprio a scuola che Clara ha iniziato a fumare hascisc quando aveva solo tredici anni...
Introducendosi sempre più nell’ambiente dei ragazzi, appena un po’ più giovani di lui, Gianni conosce, poco a poco, il mondo della droga. Partecipa a un’iniziazione facendo finta di drogarsi, impara il gergo dei tossicodipendenti, scopre gli “spinelli” e i “joint”, la differenza tra “droghe che fanno planare” (Marijuana, hascisc e oppio) e “droghe che fanno viaggiare” (Morfina, eroina, cocaina e anfetamine).
Scopre con amarezza che sua sorella era ormai una “genchi”, cioè irrimediabilmente intossicata, entrata a far parte del giro dell’eroina…
Con caparbietà Gianni, comportandosi come un vero e proprio infiltrato della polizia, riesce a individuare dapprima il piccolo spacciatore che ha venduto la dose fatale a Clara, per poi risalire via via la catena e scoprire il livello medio di quel mercato di morte, fino a giungere faccia a faccia con il grande importatore, un “colletto bianco”.
Ma ormai, arrivato alla fine dell’indagine, il suo desiderio personale di vendetta si spegne del tutto. Egli cercava un colpevole e invece ne ha trovati tanti, tantissimi, troppi. In primo luogo, per quanto possa essere difficile da accettare, è stata Clara stessa a uccidersi, perché la responsabilità più grande, a monte di tutto, è sempre di chi si droga.
Vi sono poi altri, diversi e molteplici, livelli di responsabilità, che si innestano inesorabilmente. Sono davvero molte le persone che hanno ucciso Clara e come lei tanti altri ragazzi e ragazze. La droga è un vero e proprio cancro della nostra società e gli uomini che procurano la morte ai ragazzi sono soltanto delle ruote - piccole, medie e grandi - di un ingranaggio immenso. Cercare le colpe singole non ha davvero senso, è questa l’ultima amara scoperta di Gianni.
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Un altro libro “settantiano”, utile ma dimenticato, su un problema mai risolto e ancora – purtroppo – attualissimo. Saranno forse cambiate – in parte – le droghe, ma i modi in cui esse circolano, i luoghi dove si consumano e i motivi per cui tanti giovani, che ormai potrebbero essere i nipoti di Clara, continuano a drogarsi e a morire, credo che siano sempre gli stessi.