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Il nipote di Beethoven

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Il nipote di Beethoven

Messaggio da Insight »

Luigi Magnani (1906-1984), grande musicologo e studioso di Ludwig van Beethoven, nel 1972 pubblicò un libro a mezza strada fra il romanzo e il saggio, intitolato Il nipote di Beethoven.
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Ricorrendo a un artificio letterario, il libro narra del tormentato rapporto fra Ludwig e il suo giovane nipote Karl, figlio di uno dei suoi fratelli minori.

Karl van Beethoven, nel 1831, già arruolato nell’esercito austriaco, parte per l’Italia, dove viene destinato il suo reggimento, per sedare i moti insurrezionali. Nella scongiurata evenienza che non dovesse far ritorno a Vienna, egli lascia all’amico Holz, secondo violino del quartetto Schuppanzig, un fascio di lettere scritte dall’illustre zio (già defunto) e, soprattutto, un manoscritto che contiene la sua lunga confessione.
La successiva scomparsa di Karl, avvenuta prematuramente, nel 1858, induce l’amico Holz a rendere pubblico il manoscritto…

Veniamo così a conoscenza di una storia tormentatissima, che ha per protagonisti i due congiunti, Ludwig e Karl. Il racconto di un sodalizio morboso e inquietante fra zio e nipote, intriso di gelosie, ricatti e vendette, nel quale i ruoli di carnefice e vittima finiscono con lo scambiarsi. Il tutto sullo sfondo di una Vienna grande capitale ottocentesca della musica e della cultura, ma anche città licenziosa e libertina…
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Karl, rimasto orfano del padre quando è ancora bambino, passa sotto la tutela dello zio, che odia la cognata ritenendola indegna di allevare suo nipote e che perciò intenta e vince una causa giudiziaria con la quale ottiene che il piccolo Karl vada a vivere nella sua dimora, e che la madre sia privata di ogni diritto nei confronti del figlio.

Ludwig van Beethoven (a quei tempi già celebratissimo compositore) intende non soltanto allevare il suo giovane nipote, ma anche plasmarne l’anima e il carattere, trasformandolo in una specie di oggetto in cui trasferire il suo ideale artistico di perfezione, ossia l’equilibrio fra l’istinto razionale e l’istinto sensibile; fra testa e cuore. Quello stesso ideale di perfezione che Ludwig celebra in maniera sublime nella sua musica, egli vuole ora vedere incarnato in un essere umano e, precisamente, in suo nipote Karl.

Il risultato è che fin dall’infanzia, e poi anche nell’adolescenza, il povero Karl è sottoposto a una rigida educazione da parte dello zio, che lo fa internare in un collegio e lo sottopone all’assillante sorveglianza di domestici e collaboratori nei periodi in cui è fuori dall’istituto. Egli pretende di essere non soltanto un educatore per il suo pupillo, ma anche il custode del suo cuore e persino delle sue pulsioni sessuali, che cerca di reprimere perché vuole che la “sua creatura” sia un perfetto “oggetto artistico”, fonte di ispirazione per la sua musica, e che stia lontano da ogni “corruzione materiale”.

Così, quando il severo tutore sorprende il giovincello Karl a compiere su se stesso un “atto impuro”, lo punisce crudelmente; quando scopre che il suo sguardo si posa su qualche fanciulla, interviene pesantemente, vietandogli ogni contatto; ed è geloso anche delle amicizie maschili del suo pupillo.
Il tutto poi, col passare del tempo, si aggrava sempre più, perché il compositore, nel silenzio in cui la crescente sordità lo immerge, ingigantisce ogni sospetto, ogni piccolo timore che il nipote sfugga al suo “benefico” influsso, fino a diventare ossessivo...
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Nel frattempo però, Karl, nonostante la rigida sorveglianza dello zio, non ha mai smesso di avere contatti con la madre, ricevendo segretamente le sue lettere e incontrandola ogni tanto di nascosto.
Per liberarsi dall’ossessivo tutore, nell’ennesima causa che la madre, questa volta, intenta al cognato, il giovane testimonia contro lo zio, raccontando ai giudici i maltrattamenti cui è sottoposto. Con grande dolore di Ludwig, il nuovo processo si conclude a favore della donna. Karl torna così dalla madre, lasciando lo zio nella disperazione.

E’ proprio quando si trova lontano dallo zio, che Karl si rende conto di essere ormai entrato in una spirale perversa, in un gioco crudele in cui la vittima, che in questa fase è lui, ha bisogno di essere tormentata dal suo carnefice. In poche parole, dopo aver tanto brigato per liberarsi dallo zio, il nipote ne sente la mancanza…
Così, nel processo di appello, Karl ritratta le accuse contro lo zio, che vince nuovamente la causa e si riprende il ragazzo.

Giunto all’età di quasi diciannove anni, Karl si trova nella condizione di dover chiedere ancora il permesso per uscire da solo e di non disporre di denaro proprio, facendoselo prestare di volta in volta dallo zio, che controlla ogni suo movimento.
Da un certo punto in poi, però, è il nipote che inizia a condurre il “gioco”, divertendosi a “torturare” lo zio, facendolo ingelosire, causandogli delle sofferenze proprio quando è ammalato e si trova spesso a letto, impossibilitato a esercitare il suo dominio.
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A un ballo mascherato, Karl conosce un certo barone August von der S., un libertino, che approfittandosi della sua ingenuità, gli giocherà un brutto scherzo. Coi suoi modi affabili, il barone seduce il ragazzo e gli propone una specie di sfida: conquistare il cuore di un’attrice di teatro, di nome Leonora, usando la giovinezza, il suo bel aspetto e tutte le armi seduttive in suo possesso. E se ciò non dovesse bastare, i soldi. Naturalmente i quattrini glieli presterà lui, il barone stesso. Ma se il giovane dovesse fallire, se non portasse la prova inconfutabile di aver conquistato il cuore di Leonora, il barone potrà esigere la restituzione dell’intera somma versata, tutta in una volta. Il ragazzo, eccitato dalla sfida, accetta.

Karl inizia così una vita piuttosto “dissoluta”, facendo disperare lo zio, che viene a sapere dai suoi informatori che il suo amato pupillo se la spassa con un’attrice e spende molti soldi presi in prestito da chissà chi. Per Ludwig, ormai ammalato e completamente sordo, è un colpo al cuore. Ma il nipote si diverte a torturarlo, prima promettendogli di tornare sulla “retta via” e, un minuto dopo, comportandosi esattamente nella maniera opposta, gettando così lo zio nello sconforto e nella sofferenza.

Alla fine, però, sarà l’ingenuo ragazzo a rimanere scottato.

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Karl si fa prestare più di tremila fiorini dal barone e li usa per coprire di regali l’attrice. Fatalmente, però, il cuore puro del ragazzo si innamora pazzamente di Leonora. Quando finalmente anche Leonora gli dichiara il suo amore, Karl, pazzo di felicità, progetta la fuga con la sua amata, contento anche di infliggere un ultimo duro colpo allo zio, che ormai odia e ama allo stesso tempo.

Ma quando tutto è pronto per la fuga dei due innamorati, il barone, che in realtà era un ex amante dell’attrice che voleva vendicarsi di lei, le rivela l’intrigo che c’era sotto al corteggiamento del ragazzo: esso non era che il frutto di una scommessa e lei era soltanto una “preda” che il giovane ha conquistato grazie ai soldi che il barone gli ha prestato. Leonora, venuta a conoscenza dell’intrigo e di essere stata in pratica l’oggetto di una scommessa fra uomini, abbandona Karl e scappa via da sola.

Proprio quando era al colmo della felicità, il giovane si ritrova solo e col cuore spezzato. Cade nello sconforto e cerca addirittura di ammazzarsi, sparandosi un colpo alla tempia. La mano però gli trema, così il proiettile lo colpisce solo di striscio provocandogli una ferita…

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Guarito sia dalla ferita alla tempia che da quella del cuore, il povero Karl torna con la coda fra le gambe dallo zio, che nonostante abbia tanto sofferto, lo perdona. Nell’ultimo periodo, lo zio e il nipote si riconciliano e si rendono conto di avere bisogno l’uno dell’altro. Karl, però, nonostante la contrarietà del suo tutore, ormai molto malato, decide di arruolarsi nell’esercito. Dopo qualche mese, quando è già sotto le armi, riceve una lettera in cui lo si informa che il suo illustre zio è passato all’altro mondo. Col cuore in tumulto, pieno di sentimenti contrastanti, il giovane torna a Vienna ad assistere, tenendosi in disparte, alle imponenti esequie e al solenne tributo che l’intera città rende a Ludwig van Beethoven, uno dei grandi geni dell’umanità.

***
Lettura suggestiva e interessante. Un “pastiche” letterario, in cui si mescolano la Storia e l’invenzione narrativa (che però trova ampio riscontro nella realtà). Forse il messaggio di quest’opera è che a certi livelli di perfezione non è più possibile scindere l’uomo dall’artista. I grandi geni artistici trasferiscono la loro arte anche nella vita, vivono la vita come se fosse un’opera d’arte. Peccato però che di questa trasfigurazione della vita in arte ne faccia soprattutto le spese un ragazzo normale, uno come tanti altri, che non ha alcuna colpa se non quella di essere il nipote di Ludwig van Beethoven.
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Re: Il nipote di Beethoven

Messaggio da Whiteshark »

Si direbbe un libro interessante. La biblioteca mi vedrà presto....
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RebekahMikaelson
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Re: Il nipote di Beethoven

Messaggio da RebekahMikaelson »

Interessante: non sapevo di questo aspetto del carattere del grande musicista, nè della storia del nipote che ha ispirato questo romanzo. Grazie per la bella (come sempre) recensione, Insight! :)
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Re: Il nipote di Beethoven

Messaggio da Insight »

Grazie a te, Rebekah :)
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