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Elementi di critica omosessuale

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Elementi di critica omosessuale

Messaggio da Insight »

Mario Mieli (1952-1983), considerato tra i fondatori del Movimento di liberazione omosessuale in Italia, nel 1977 pubblicò per l’editore Einaudi la sua tesi di laurea, con qualche aggiunta e modifica (soprattutto per quanto riguarda il linguaggio, decisamente più “libero” e “colorito” di quanto non potesse esserlo nella tesi), dando così vita a un saggio intitolato Elementi di critica omosessuale, che fece molto discutere e che divenne un vero e proprio Manifesto della lotta per i diritti degli omosessuali.
Tesi centrale di questo saggio è che tutti, indistintamente, sia maschi che femmine, sono anche omosessuali, ma la maggior parte delle persone (cioè gli eterosessuali, quelli che la società considera “normali”) hanno represso e rimosso la propria omosessualità, concentrando l’Eros esclusivamente nei confronti delle persone di sesso opposto: ciò è avvenuto a causa dell’educazione repressiva, da Mieli chiamata “educastrazione”, che non tollera l’omosessualità e costringe sia gli uomini che le donne a conformarsi alla norma eterosessuale.

Se questa è la tesi di fondo, vi sono poi tanti altri argomenti che da questa si sviluppano, dando vita ad un libro ricchissimo e approfondito. Cercherò qui, col solito metodo dei capitoli di sintesi da me elaborati dopo la lettura, di esporre (soltanto) i contenuti principali.


Il polimorfismo perverso, l’universalità del desiderio omosessuale e l’educastrazione

Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi, definì il bambino nella primissima fase dell’infanzia con il termine di “perverso polimorfo”: significa che in esso sono inizialmente presenti tutte - indistintamente e confuse tra loro - le tendenze dell’Eros, comprese quelle considerate “perversioni” dalla società degli adulti. Non ne manca proprio nessuna: dall’esibizionismo al voyerismo, dal sadismo al masochismo alla coprofilia e, naturalmente, c’è anche l’omosessualità, ossia l’attrazione erotica verso individui del suo stesso sesso. Il bambino nel suo primissimo periodo di vita è invariabilmente attratto sessualmente sia dal padre che dalla madre. In una seconda fase, invece, i maschi si sentono attratti dalla madre e le femmine dal padre (complesso edipico). Dopodiché, solitamente durante la fase puberale o poco prima, avviene che il maschio, nella maggior parte dei casi, concentra la propria attrazione sessuale esclusivamente nei confronti delle femmine, e le femmine esclusivamente nei confronti dei maschi. Questa però, secondo Mieli, è una scelta solo apparentemente libera e “naturale”: si tratta, al contrario, di un’adesione non spontanea alla norma sociale, che impone l’eterosessualità costringendo gli individui a rimuovere il proprio desiderio omosessuale e anche tutte le altre libere tendenze dell’Eros. Purtroppo la società considera “normale” soltanto l’eterosessualità e di conseguenza agisce in maniera repressiva, attraverso quella che Mieli chiama l’“educastrazione”, cancellando dalla sfera cosciente, nella maggior parte degli individui, i naturali impulsi omoerotici.

L’educastrazione fa anche di più: non solo reprime l’omosessualità negli eterosessuali, ma fa anche in modo che gli omosessuali a loro volta rimuovano (talvolta completamente, in altri casi solo parzialmente) il loro naturale desiderio erotico eterosessuale.
In definitiva, noi non nasciamo né etero né omosessuali, ma siamo in origine dotati di un’amplissima “disponibilità erotica”, rivolta verso tutti gli altri, indipendentemente dal loro sesso. E poi, a causa dell’educastrazione, “diventiamo” o eterosessuali o omosessuali, rimuovendo nel primo caso gli impulsi omoerotici e nel secondo caso quelli eterosessuali. Mentre quelli che si definiscono “bisessuali”, in realtà non sono una categoria a sé stante, ma sono piuttosto omosessuali che non hanno completamente rimosso il desiderio eterosessuale o eterosessuali che non hanno ben rimosso il loro desiderio omoerotico, a seconda di quale sia in essi la tendenza erotica prevalente.


Il falso dogma della procreazione

Lo strumento più potente e falso di cui si serve la società educastrante per l’imposizione della norma eterosessuale è quello della procreazione: l’eterosessualità è considerata “normale” perché la si ritiene collegata alla procreazione. Gli eterosessuali procreano e quindi consentono il perpetuarsi della specie umana, perciò sono i “normali”. Nulla di più falso: considerare la sessualità come finalizzata alla procreazione significa applicare una categoria interpretativa teleologico-eterosessuale, e quindi riduttiva, al complesso molteplice delle funzioni libidiche nell’esistenza. Non v’è chi non veda come in natura l’istinto della libido sia completamente sganciato dalla procreazione: gli animali maschi cercano la femmina non perché hanno il desiderio di procreare, ma perché devono soddisfare la propria libido. Stessa cosa accade per le femmine di ogni specie animale: esse non hanno in sé l’istinto della procreazione, ma quello della libido sessuale. La procreazione è soltanto un effetto collaterale e peraltro meramente eventuale della libido. Basterà considerare che dei ventimila ovuli atti a venire fecondati, di cui una bambina è dotata alla nascita, all’epoca della pubertà ne rimangono solo poche centinaia, e di questi, nel migliore dei casi, solo una dozzina vengono effettivamente fecondati. E dei molti milioni di spermatozoi di cui è dotato il maschio, ne muoiono schiere infinite senza neppure raggiungere un grembo femminile.

La procreazione procede da un atto sessuale che è lungi dall’esaurire in sé tutta la vasta portata del desiderio, tutta l’ampia gamma delle sue sfumature. Come scrisse André Gide: “Lungi dall’essere l’unico naturale, l’atto procreativo in natura il più delle volte non è che un caso fortuito. La voluttà che l’atto di fecondazione porta con sé, nell’un sesso e nell’altro, non è necessariamente legata a quest’atto. Non è la fecondazione che l’animale cerca, è semplicemente la voluttà. Cerca la voluttà e trova la fecondazione per caso fortuito”.

Dunque in natura il sesso non è esclusivamente adibito alla procreazione: altrimenti, perché presso tante specie animali le femmine andrebbero in calore per brevi periodi all’anno, mentre i maschi non conoscono pausa? Del resto, è già stato osservato che proprio nei periodi in cui sono in calore, le femmine si danno frequentemente all’omosessualità: la scrofa fa da “verro”, la giumenta fa da “stallone”, la mucca da "toro”, montando altre femmine e talvolta, come è stato osservato dai naturalisti, zoologi ed etologi, persino altri maschi.

Considerare il sesso come legato alla procreazione e da qui far discendere l’equazione eterosessuali = normali, non è che una delle tante forme di pregiudizio di cui si serve la società repressiva educastrante. Significa mistificare il desiderio eterosessuale attribuendogli una finalità metafisica del tutto artificiosa e, contemporaneamente, disconoscere il piacere fine a se stesso della soddisfazione sessuale. E negare il piacere che è alla base della libido sessuale significa essere ipocriti.


Perché “si diventa” eterosessuali o omosessuali

Considerato che tutti nasciamo sia eterosessuali che omosessuali e che in seguito “diventiamo” o l’uno o l’altro a seconda di come l’educastrazione agisce su di noi, rimane da capire perché la maggior parte di noi rimuova gli impulsi omoerotici e una minoranza, invece, quelli eterosessuali.

Freud ha risolto tutto con il complesso edipico. Nella fase prepuberale, il maschio sente un’attrazione erotica verso la madre, la femmina verso il padre. Più o meno al momento della pubertà (chi prima, chi durante, chi poco dopo), nella maggior parte dei casi, il maschio “risolve il complesso edipico” (cioè l’attrazione erotica verso la propria madre) identificandosi col padre e quindi sostituendo alla madre, quale oggetto del proprio desiderio sessuale, altri individui di sesso opposto al suo. In pratica, il bambino o ragazzino “capisce” che la madre è riservata al padre, smette di essere “geloso” della madre e sostituisce altre femmine come oggetto della propria libido. Stessa cosa, a sessi invertiti, fa la femmina, che risolve il proprio complesso edipico (cioè l’attrazione per il padre) identificandosi con la madre e rinunciando al padre quale oggetto del proprio desiderio, capendo che esso è riservato alla madre e sostituendo, quindi, altri maschi quali oggetto di desiderio erotico.

Sempre secondo Freud, l’individuo omosessuale risolve il complesso edipico in senso inverso: il maschio, a un certo punto della sua crescita, anziché identificarsi col padre, si identifica con la madre e sostituisce nel proprio desiderio sessuale altre persone da amare allo stesso modo in cui la madre amava lui, ossia individui del suo stesso sesso. In pratica, come la madre ama il bambino maschio, così il bambino che diventa omosessuale, volendo essere come la propria madre, ricerca altri individui maschi come oggetto della propria libido. Stessa cosa fanno le femmine che a un certo punto diventano omosessuali: esse si identificano col padre anziché con la madre e conseguentemente sostituiscono nel proprio desiderio sessuale altre persone da amare come il padre amava loro quando erano bambine.

Mieli non accetta l’impostazione freudiana, considerandola, anzi, piuttosto contraddittoria. Infatti, Freud stesso aveva definito il bambino un “perverso polimorfo”, ossia un individuo in cui sono presenti, alla nascita e nei primi anni di vita, tutte le tendenze erotiche, compresa l’omosessualità e l’eterosessualità. Se tutti i bambini, dunque, sono sia eterosessuali che omosessuali, non ha molto senso chiedersi perché alcuni “diventano” omosessuali e altri “eterosessuali”. In realtà, tutti gli individui sono e rimangono sia omosessuali che eterosessuali, solo che alcuni, a un certo punto, per effetto dell’educastrazione, reprimono il desiderio omosessuale, altri, invece, quello eterosessuale.

Dunque, la domanda che correttamente occorre porsi, secondo l’Autore di questo saggio, non è perché “si diventa” omosessuali o eterosessuali, ma piuttosto perché si reprime l’una o l’altra delle tendenze dell’Eros che originariamente sono tutte presenti e indifferenziate dentro di noi.
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Ebbene, per gli eterosessuali, che sono la maggior parte, la risposta è piuttosto semplice: perché la società educastrante, attraverso le proprie istituzioni (in primis attraverso la famiglia), impone il proprio modello di vita, soprattutto morale, presentando come “normale” l’eterosessualità; e l’omosessualità non solo come “anormale”, ma come moralmente sbagliata, deviante, innaturale, perversa, ecc.
Dunque l’individuo eterosessuale non fa altro che adattarsi a ciò che la società gli impone e lo fa naturalmente, senza rendersene conto, così come il pesce non si accorge dell’acqua in cui nuota.

Molto più difficile è spiegare perché alcuni individui, al contrario, anziché subire gli effetti “normali” dell’educastrazione, ne subiscono quelli “collaterali” e rimuovono anziché le tendenze omoerotiche, quelle eterosessuali.

Si potrebbe ipotizzare, secondo Mieli, la seguente causa: gli individui che non hanno rimosso la loro omosessualità sono quelli che nella loro infanzia hanno trovato una certa rispondenza nel loro naturale desiderio erotico verso il genitore del proprio stesso sesso. Sono i soggetti che da bambini, se maschi, non hanno subito una repressione immediata del loro desiderio sessuale nei confronti del padre e, se femmine, non sono state subito represse nel loro desiderio erotico nei confronti della madre. Come e perché questo sia avvenuto è ancora avvolto nel mistero, anche perché si tratta di azioni e reazioni che avvengono e si sviluppano tutte a livello inconscio e che spesso non coincidono con i comportamenti esteriori delle persone. Non è detto, ad esempio, che un padre molto autoritario non sia proprio tra quelli nei cui confronti il bambino maschio sia riuscito a conservare la propria attrazione sessuale. Stessa cosa si può dire di una madre autoritaria nei confronti della figlia femmina.
Non è chiaro il come e il perché, ma è probabile che negli omosessuali non repressi sia avvenuto proprio questo: essi, a differenza degli eterosessuali, non hanno visto reprimere, a un certo punto della loro crescita, il loro desiderio sessuale nei confronti del padre o della madre, a seconda che si tratti di maschi o di femmine, e di conseguenza, non potendo soddisfare il loro desiderio sessuale col proprio genitore, dal momento che l’incesto è normalmente vietato, hanno focalizzato il loro desiderio su persone del loro stesso sesso, che vanno direttamente a sostituire, a livello inconscio, il padre o la madre.

Ultimo tassello del mosaico: spiegare perché gli omosessuali hanno invece rimosso il loro normale desiderio eterosessuale, visto che tutti al momento della nascita sono anche eterosessuali.
Questo, secondo Mieli, è un altro effetto (collaterale o indiretto) dell’educastrazione: siccome la società educastrante condanna l’omosessualità, l’omosessuale consapevole di esserlo e che non ha represso la propria tendenza omoerotica, tende a considerare una colpa la propria omosessualità e di conseguenza a non sentirsi degno di soddisfare anche il proprio desiderio eterosessuale.
In pratica, l’omosessuale è un soggetto che ha represso e rimosso il proprio normale istinto eterosessuale perché si sente in colpa verso la società e non si ritiene degno di soddisfare anche quel desiderio, che è riservato agli altri, a quelli che la società considera “normali”. Anche questo, naturalmente, avviene a livello inconscio, senza che l’individuo omosessuale se ne renda conto.


I sintomi dell’omosessualità repressa

Tutti gli uomini e tutte le donne sono anche omosessuali. Quelli che si considerano eterosessuali tout court, non sono altro che persone in cui la repressione ha fatto tabula rasa e che a livello cosciente hanno rimosso completamente il loro naturale desiderio omosessuale. A parte il fatto, poi, che non mancano i casi di eterosessuali ipocriti, che in realtà sono ben coscienti di avere anche delle tendenze omosessuali ma le reprimono volontariamente; ma al di là di questo vi sono numerosi sintomi nei quali si rivela in ogni individuo, anche nel più accanito e convinto eterosessuale, la presenza di un’omosessualità repressa o latente, ma che comunque è presente a livello inconscio.

Ecco alcuni di questi sintomi: in ambito sportivo, pensiamo alle frequenti “manifestazioni di affetto” o vere e proprie “effusioni” tra compagni di squadra, ad esempio agli abbracci e ai baci tra i calciatori quando segnano un gol, oppure alla “disinvoltura” con la quale gli sportivi stanno normalmente tutti insieme completamente nudi nello spogliatoio (e spesso vanno tutti insieme anche sotto la doccia). Lo stesso accade anche tra le sportive donne.

Pensiamo, poi, al cosiddetto “cameratismo” tipicamente maschile, ma talvolta presente anche nelle femmine, che si riscontra in vari ambienti, non solo in quello sportivo o militare, ma anche a scuola e praticamente ovunque ci sia un gruppo di persone affiatate dello stesso sesso. Sovente assistiamo a chiari sintomi di omosessualità latente, che possono andare dal “buffetto” sulla guancia, alla carezza, al pizzicotto, al bacetto, alla manata e persino alla “scherzosa” strizzatina ai testicoli tra ragazzi. Per non parlare del linguaggio cameratesco fra maschi, in cui l’organo e gli attributi sessuali maschili la fanno da padroni assoluti…

Pensiamo ai bambini e ai ragazzini, a quante volte nei loro giochi cercano il contatto fisico coi loro amici dello stesso sesso, a quante volte, sia tra maschi che tra femmine, si scelgono gli amici o le amiche anche in base al loro aspetto fisico. A quante volte, per non dire sempre, il “migliore amico” o la “migliore amica”, anche se non ce ne rendiamo conto o non vogliamo ammetterlo o confessarlo a noi stessi, ci piacciono anche fisicamente.

Nel mondo dello spettacolo, poi, quante volte i maschi si innamorano di un attore o di un cantante o di un campione sportivo anche perché lo vedono “bello”? Stessa cosa per le donne che amano un’attrice, una cantante o una qualunque persona famosa che sia femmina.

Specialmente in campo musicale, poi, negli anni Settanta abbiamo assistito a una vera e propria tendenza all’omosessualità maschile: pensiamo a tutti i gruppi rock che celebrano la transessualità, presentandosi con un look effeminato o androgino, facendo un uso smodato di trucchi e di abiti e acconciature più femminili che maschili. Pensiamo, per fare solo un esempio, al David Bowie dei primi anni del decennio…

Le forme femminili che spesso sono le più gradite ai maschi che si considerano eterosessuali al cento per cento, non sono poi certamente quelle flaccide, molli e cascanti, ma piuttosto quelle sode, rigide e leggermente appuntite: che cosa nasconde l’attrazione maschile per i seni “belli turgidi” delle ragazze che appaiano sulle pagine delle riviste erotiche, se non una rimossa e latente attrazione nei confronti del membro virile?

Anche la gelosia secondo Mieli, si spiega come sintomo dell’omosessualità repressa: l’uomo non vuole che la “sua” donna vada con un altro uomo, perché, a livello subcosciente, egli prova invidia per la donna che può liberamente congiungersi col suo “rivale”. Inconsciamente, infatti, ciò che egli desidera è proprio di potersi anche lui congiungere liberamente con un uomo, di poter soddisfare il suo desiderio sessuale anche con un maschio, desiderio che egli ha rimosso per colpa della società educastrante. Stessa cosa, a sessi invertiti, si avvera nel subconscio delle donne che sono gelose per la presenza di un’altra donna.
Del fatto che la gelosia sia in realtà un sintomo di omosessualità repressa, si conserva una traccia anche a livello linguistico. Infatti, normalmente si dice: “sono geloso di te perché hai una bella macchina” (o qualunque altra cosa). Lo stesso, allora, si dovrebbe dire quando si tratti di uomini o donne. Un maschio, se non avesse represso la propria omosessualità, coerentemente dovrebbe dire: “Sono geloso di te perché te la fai con un altro”. E la donna dovrebbe dire: “Sono gelosa di te perché vai con un'altra”. La gelosia, dunque, non è altro che un’invidia mascherata. Così come si invidia l’amico perché possiede una bella automobile, si invidia la moglie perché va a letto con un altro uomo o il marito perché va a letto con un’altra donna.

Infine, un altro clamoroso e tristissimo sintomo di omosessualità repressa è sicuramente quello dell’omofobia, presente in molti maschi (ma anche in certe femmine) eterosessuali. Dal momento che la società condanna l’omosessualità ed ha costruito il mito del maschio virile, l’omosessuale è disprezzato e fatto oggetto di scherno. Chi odia gli omosessuali lo fa perché teme (il più delle volte a livello inconscio, ma talvolta anche a livello conscio) di riconoscere se stesso nell’omosessuale. L’omofobo riconosce e “scopre” nell’omosessuale che ha di fronte la propria omosessualità repressa: vede se stesso come riflesso in uno specchio segreto, senza più maschere; e quindi, con una violenza pari all’orrore che la scoperta gli rivela, egli respinge e tende a distruggere l’omosessuale.


Origini del tabù antiomosessuale

Nel mondo antico l’omosessualità era ampliamente tollerata e praticata da tutti i popoli: tra gli Scandinavi, i Greci, i Celti, i Sumeri, nonché nella “culla della civiltà”, la valle del Tigri e dell’Eufrate, così come nella valle del Nilo e in tutto il bacino del Mediterraneo. La profonda considerazione in cui era allora tenuto l’amore fra persone dello stesso sesso, sovente esaltato, trova continue testimonianze nell’arte e nella letteratura dei popoli antichi.

Il tabù antiomosessuale, che invece caratterizza la nostra civiltà occidentale, è di origine ebraica: gli antichi Ebrei furono i primi nella Storia a condannare l’omosessualità. Nella Bibbia vi sono due famosi episodi di omosessualità collettiva: quello di Sodoma e Gomorra (in Genesi XX) e quello dei Gabaiti e dei Beniamiti (in Giudici XIX, XX). In ambedue i casi il Signore colpisce nel modo più terribile gli omosessuali: Sodoma e Gomorra sono distrutte da una pioggia di fuoco che si riversa su di esse dal cielo, mentre i Gabaiti e i Beniamiti sono affrontati e annientati in una battaglia dalle altre tribù di Israele per ordine del Signore: le loro città sono date alle fiamme e i superstiti passati a fil di spada.
Le leggi di Mosè, poi, condannano aspramente l’omosessualità, prevedendo la pena di morte “per combustione” di chiunque si abbandoni al “vizio” di congiungersi carnalmente con un individuo del suo stesso sesso.
Secondo gli storici, il motivo per cui gli Ebrei in antichità condannarono l’omosessualità come un crimine tra i più gravi, fu la loro necessità di distinguersi dagli altri popoli che la praticavano usualmente e che erano tutti, al contrario degli Ebrei, dei popoli “politeisti”. Gli Ebrei, che sono il primo famoso popolo monoteista della Storia, finirono con l’identificare le pratiche omosessuali con le religioni e i costumi dei pagani, e quindi esse andavano combattute e represse anche per una questione di sopravvivenza della propria religione e cultura.

Dagli Ebrei, la condanna dell’omosessualità giunse fino a noi attraverso il Cristianesimo. Sebbene nel Vangelo non si trovino esplicite condanne contro l’omosessualità, la tradizione giudaico-cristiana ha portato avanti il tabù anti-omosessuale finendo con l’accostare l’omosessualità a una delle tante manifestazioni del demonio.


La persecuzione degli omosessuali nella Storia

Sebbene il tabù antiomosessuale nella nostra civiltà abbia chiare origini giudaico-cristiane, bisogna dire che il Cristianesimo, che poi si diffuse nell’Impero romano, trovò un terreno già fertile, dal momento che a Roma, già in età tardo-repubblicana, troviamo una “Lex Scantinia” che reprime gli “abusi maschili” di carattere sessuale con la multa di 10.000 sesterzi. Ma è proprio quando a Roma si afferma il Cristianesimo, che scatta la repressione antiomosessuale: fino ad allora, infatti, l’omosessualità era ampliamente tollerata ed erano repressi più che altro gli “abusi”.
Un decreto dell’Imperatore Costanzo II, del 342, impose la pena capitale per il “reato di sodomia” e, più tardi, alcune “costituzioni” degli Imperatori Teodosio, Valentiniano e Arcadio condannarono gli omosessuali ad essere arsi vivi in piazza.
Nel 538, l’Imperatore Giustiniano prescrisse la tortura, la mutilazione e la castrazione per gli omosessuali e, infine, la decapitazione con la spada. Nella pratica, tuttavia, una volta che l’omosessuale fosse stato “scoperto”, gli si consentiva una prima volta di pentirsi e di ravvedersi. Ma se egli in seguito dimostrava di aver persistito nel diabolico vizio, si procedeva con torture, castrazione e decapitazione nella pubblica piazza.

Leggi non meno crudeli furono emanate durante tutto il medioevo, in tutti gli Stati. Volendo limitarsi all’Italia, ad esempio, a Milano nel Quattrocento gli omosessuali venivano marchiati a fuoco sulla fronte. A causa di ciò, coloro che in seguito portavano una frangia che copriva la fronte venivano chiamati “sodoma” e la frangia “copriculo”.

In Toscana, si distingueva tra “omosessuale attivo” e “passivo”. Il “passivo”, considerato una “vittima”, veniva condannato a pene minori. Per l’ “attivo”, invece, c’era la tortura e in caso di recidiva la pena di morte “per combustione”.
Leggi repressive, anche se non prevedevano più la pena di morte o la tortura per gli omosessuali, ma la prigione e i lavori forzati, continuarono ad essere emanate anche nei secoli successivi in tutta Europa. Il primo che abolì il reato di sodomia e che non considerò più un reato l’omosessualità fu Napoleone: a partire dal 1810 nei Paesi in cui vigeva il Codice napoleonico, tra i quali l’Italia, l’omosessualità venne legalizzata. Ciò accadde anche perché si vocifera che il ministro che suggerì questa legge a Napoleone (di nome Cambacérès) fosse omosessuale.

Caduto Napoleone, in Italia la repressione in parte continuò: il Codice sardo del 1859, ad esempio, prevedeva l’omosessualità come reato, qualora concorressero la “violenza” oppure lo “scandalo”.

Sotto il fascismo, l’omosessualità non venne considerata reato solo perché si pensava (erroneamente) che in Italia l’omosessualità non fosse tanto diffusa. Nella Relazione al Codice Rocco del 1930, infatti, si legge che “…il turpe vizio dell’omosessualità non è così diffuso in Italia da richiedere l’intervento della legge penale”.
Ciononostante, durante il ventennio fascista una sezione dell’isola di Ventotene venne adibita, tra l’altro, a luogo di confino per gli omosessuali.

Con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, almeno formalmente, la repressione dell’omosessualità in Italia risulta cessata. Non possiamo dimenticare, tuttavia, i numerosi tentativi di reintrodurre il reato di omosessualità. Il più recente, rispetto all’epoca in cui questo saggio è stato scritto, risale al 1972, quando su iniziativa del Cis (Centro italiano di sessuologia) vennero raccolte delle firme per presentare una proposta di legge volta a reprimere penalmente l’omosessualità, che in caso di successo (e il numero legale non fu raggiunto per poco) sarebbe stata presentata e patrocinata in Parlamento (udite udite) non dal Msi, ma addirittura dal Partito Socialdemocratico Italiano.


La situazione negli altri Paesi

In Italia, complessivamente, a parte i pregiudizi e le repressioni poliziesche, a livello legislativo va molto meglio che in altri Paesi. Il saggio di Mieli è aggiornato al 1976, e fino a quel momento la situazione nel mondo era la seguente:

In Francia, dopo che il regime di Vichy negli anni 1940-44 aveva perseguitato gli omosessuali imprigionandoli e deportandoli, il nuovo Codice penale del 1945, quindi emanato dopo la Liberazione, continuava a prevedere come reato l’omosessualità, tuttavia solo se commessa con una persona minore degli anni ventuno. La pena era della reclusione fino a tre anni. Una legge fatta approvare da De Gaulle nel 1960, poi, prevedeva come ipotesi più grave del reato di “Oltraggio al pubblico pudore”, quella dell’oltraggio perpetrato mediante un “atto contro natura”.

A tutto il 1976, dunque, l’omosessualità era considerata un reato dai nostri cugini d’oltralpe.

In Germania, dopo le tristissime e ferocissime persecuzioni hitleriane (ricordiamo i famosi “triangoli rosa” cuciti sulle squallide divise dei prigionieri omosessuali dei lager) che sterminarono diverse centinaia di migliaia di “invertiti” (non è possibile fare una stima esatta), l’omosessualità ha cessato di essere considerata reato, nella Repubblica Federale Tedesca, soltanto nel 1969.

In Austria, l’omosessualità non è più reato solo dal 1971.

In Inghilterra e nel Galles la legalizzazione è avvenuta negli anni Sessanta, mentre a tutto il 1976, leggi che reprimono penalmente l’omosessualità erano ancora in vigore in Scozia e in Irlanda del Nord.

In Europa, nel 1976, l’omosessualità era ancora prevista come reato, oltre che in Francia, in Scozia e in Irlanda del Nord, anche in Spagna, in Belgio, in Grecia e in Portogallo.

Nei Paesi Scandinavi e in Olanda, l’omosessualità nel XX secolo non è mai stata repressa penalmente, tuttavia gli omosessuali negli anni Settanta erano praticamente concentrati in dei “ghetti”, che erano anche protetti dalla polizia, dove gli omosessuali potevano vivere liberamente la propria sessualità (appositi bar, locali, saune, piscine, discoteche, ecc, ecc.).

Negli Stati Uniti, nel 1976, l’omosessualità era legale solo nei seguenti Stati dell’Unione: Illinois, Connecticut, Hawaii, Oregon, Delawere, Texas, Nord Dakota e California. In tutti gli altri Stati, l’omosessualità era prevista come reato e in alcuni Stati del Sud si arrivava addirittura a prevedere la pena di dieci anni di reclusione.

L’omosessualità era reato, negli anni Settanta, anche in tutti i Paesi arabi e in Israele. In Israele, nel 1971, alcuni deputati del Partito Socialista e del Partito Liberale presentarono in Parlamento un disegno di legge per abolire il reato di omosessualità, ma il progetto venne bocciato dall’Assemblea legislativa a maggioranza.

In Unione Sovietica e in tutti i Paesi socialisti, compresa Cuba, l’omosessualità ancora negli anni Settanta era considerata un reato grave. A Cuba esistevano anche dei “campi correzionali” voluti da Fidel Castro per “curare” gli omosessuali. E’ noto, inoltre, il personale disprezzo del “Che” per i “maricones” (dispregiativo in uso a Cuba per indicare gli omosessuali).

In tutti gli altri Paesi del blocco sovietico era prevista la pena della reclusione.
In Urss, a dire il vero, ai tempi di Lenin, l’omosessualità non era repressa come reato. Nel 1917, anzi, Lenin aveva abolito con un decreto le leggi zariste persecutorie nei confronti degli omosessuali, che prevedevano la condanna ai lavori forzati. Nel 1934, per contro, con un decreto cui mise mano diretta Stalin, fu reintrodotto il reato di omosessualità, prevedendo la pena fino a otto anni di reclusione. Ma a parte questa legge, Stalin negli anni Trenta scatenò una vera e propria campagna persecutoria contro gli omosessuali, che furono deportati in gran massa in Siberia, e anche contro l’omosessualità nell’arte e nella letteratura. Tutte le opere artistiche a sfondo omoerotico furono messe al bando, le rappresentazioni teatrali o cinematografiche che rappresentavano anche velatamente l'omosessualità furono censurate o vietate e i libri di scrittori omosessuali ritirati dal commercio e bruciati.

Il Paese assolutamente più tollerante, fino al 1976 compreso, era senza dubbio il Giappone, dove la legge si limitava a stabilire l’età del “consenso” necessaria per poter compiere atti sessuali, fissandola addirittura a soli tredici anni e senza distinguere tra atti eterosessuali o omosessuali.


Perché il tabù antiomosessuale continua ad esistere (e a resistere)

Legislazione a parte, anche dove l’omosessualità è legale sono ancora fortissimi il pregiudizio e la condanna “morale” contro gli omosessuali, nonché la repressione poliziesca, che li colpisce in special modo, incriminandoli per “Atti osceni” o per “Oltraggio al pudore”, qualora essi siano sorpresi a scambiarsi effusioni in luogo pubblico, mentre se lo stesso reato è commesso da una coppia eterosessuale la polizia è assai più tollerante.

Ciò è dovuto, oltre che alle già illustrate ragioni storiche, anche alla fase di capitalismo avanzato che la nostra civiltà sta vivendo. La società consumistica, infatti, ha elevato la coppia eterosessuale a uno dei soggetti privilegiati del “consumo”. Il maschio e la femmina eterosessuali sono dei modelli perfetti di consumatori, come si vede ampliamente anche nelle pubblicità (come, in un altro senso, altri grandi consumatori sono i bambini). Di conseguenza, tutto ciò che si discosta da tali modelli imposti dalla società consumistica va isolato e represso. Nella società capitalistica post industriale, il maschio deve essere maschio e la femmina femmina, e non vi sono spazi per i “diversi”, che anzi sono visti come elementi di disturbo, come “cattivi consumatori”.

Del resto, il comunismo non ha fatto meglio, elevando a figura quasi “mitologica” il maschio-operaio, e quindi assolutamente virile. Anche i movimenti di Sinistra libertaria, come ad esempio Lotta continua, vedono negli omosessuali un elemento di disturbo. Per quasi tutti i militanti dei gruppi di Sinistra extraparlamentare, la questione omosessuale è un problema di secondaria importanza, “sovrastrutturale”, che riguarda una minoranza. E la posizione del militante di Sinistra può riassumersi, brutalmente ma efficacemente, più o meno così: “Bisogna tollerare gli omosessuali, perché non vengano a romperci i coglioni mettendo in discussione la nostra eterosessualità e pretendendo che si vada a dare via il culo anche noi”.

Del resto, per capire quanto anche la Sinistra sia intollerante e a volte anche omofoba (della Destra già lo si sa e non ci si stupisce), basterà ricordarsi di quanto diffuso fosse lo slogan scandito durante i cortei sessantottini: “Basta, basta, col clero pederasta!”, oppure constatare quanto diffuse siano le offese a sfondo omofobo riservate dai sedicenti “rivoluzionari” ai leaders democristiani, in particolare a Rumor e a Colombo, che vengono sempre additati come “froci” dai “compagni” di provata fede rivoluzionaria.

In conclusione, se l’antifascismo riunisce in un solo mazzo democristiani, comunisti, socialisti, socialdemocratici, liberali, radicali, repubblicani ed extraparlamentari di Sinistra, il fronte comune contro l’omosessualità fa davvero molto di più, riuscendo a conciliare veramente gli “opposti estremismi”, riunendo nella “causa comune” contro i “froci” anche i fascisti, gli ultrafascisti e i neonazisti.

Da tutto ciò, dunque, e non può essere diversamente stando così le cose, discendono l’educastrazione e la conseguente repressione dell’omosessualità…


La liberazione dell’Eros: verso un “gaio” comunismo

Mario Mieli abbraccia (anzi, “abbracciava”, perché purtroppo non c’è più) la dottrina marxista, tuttavia sfrondandola dall’interpretazione leninista, gramsciana e maoista, e recuperando il Marx delle origini. Credendo, quindi, che la liberazione dal dominio reale del capitale sarà un necessario momento dialettico della Storia, che farà prevalere il proletariato (perché come aveva “predetto” Marx, la borghesia si annienterà da sola e il capitalismo crollerà dopo aver raggiunto la sua massima espansione).

Ma di pari passo con la liberazione degli oppressi, ci dovrà essere anche la liberazione degli omosessuali e degli eterosessuali, cioè in pratica la liberazione dell’Eros che è stato represso dalla società capitalistica e consumistica. Liberazione dell’Eros, significa che gli omosessuali non solo vivranno finalmente la loro omosessualità liberi da ogni senso di colpa, ma riscopriranno anche la loro eterosessualità. Stessa cosa succederà inevitabilmente agli eterosessuali, che finalmente liberi dall’educastrazione, avranno anche rapporti omosessuali.

Perché ciò accada, tuttavia, come Marx aveva detto che i proletari devono acquisire una coscienza di classe e riunirsi, lo stesso devono fare gli omosessuali. Devono uscire allo scoperto, dappertutto, iniziando dai luoghi di lavoro, nelle famiglie e nelle scuole, e dichiarare apertamente la loro omosessualità, esserne, anzi, fieri e orgogliosi, e costituirsi in gruppi e movimenti, così come hanno già fatto le donne. E laddove siano già “dichiarati”, devono assolutamente uscire dai “ghetti” che la società capitalistica fintamente tollerante ha preparato per loro.

Il futuro, dunque, sarà un “gaio” comunismo, in cui non si distinguerà più tra omosessuali ed eterosessuali, ma si ritornerà all’Eros “indistinto” delle origini. Tutte quelle che la società educastrante chiama “perversioni sessuali” saranno liberamente e naturalmente praticate, nessuna esclusa, e anche i bambini, ai quali oggi è negata la possibilità di esprimere il loro erotismo, potranno finalmente liberare la sessualità repressa, amare ed essere amati, e cresceranno gioiosamente liberi da complessi e sensi di colpa.
***
Libro interessantissimo, militante e provocatorio, del quale si può, ovviamente, anche non condividere i contenuti opinabili (io personalmente li condivido in larga parte), ma di cui, a mio avviso, non si può non apprezzare un certo fervore intellettuale, una voglia di “riscrivere i massimi sistemi” che era tipica di quegli anni, soprattutto del 1977 e dintorni. Una “creatività” viva e palpitante, insomma, che oggi a mio parere non esiste più, in nessun campo, e che non possiamo che rimpiangere, in qualsiasi modo la pensiamo.
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Re: Elementi di critica omosessuale

Messaggio da Insight »

Caro Franz 75, se c'è qualcosa che non ti piace di questo libro o del suo Autore, puoi liberamente e legittimamente dissentire, ma ti pregherei di farlo qua, utilizzando questo apposito spazio e soprattutto di farlo senza insultare la memoria di chi non c'è più, [rimosso dall'amministratore, perché rimossa la frase originaria].

E ti pregherei anche di non scrivere più da nessuna parte che l'omosessualità è un vizio, perché cosi facendo offendi tutti gli omosessuali. Non è un vizio né una malattia, ma semplicemente un altro modo di vivere e di esprimere la sessualità. Gli omosessuali si amano, si baciano, si accarezzano e fanno sesso esattamente come gli eterosessuali. Non c'è niente di sbagliato o di vizioso nel fare l'amore con una persona dello stesso sesso.
Ultima modifica di Sua Eccellenza il ven 27 apr 2018, 9:44, modificato 2 volte in totale.
Motivazione: Rimossa piccola frase riportante una parte di altra discussione, che a propria volta è stata rimossa.
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Re: Elementi di critica omosessuale

Messaggio da Whiteshark »

L'amico Franz a volte va sopra le righe, ma è un amico e come è detto in "Un mercoledì da leoni", gli amici servono se hai torto. :)
Personalmente ho il massimo rispetto di chiunque, perchè credo che solo così si abbia il diritto di pretendere rispetto dagli altri. Quel che non condivido, perlomeno negli ultimi anni, sono queste "crociate" antiomofobia che, perlomeno in Italia e in Europa, sono quantomeno fuoritempo. Che invece non rispetto nel senso più totale del termine solo quelle per me disgustose "parate" che vanno sotto l'egida "gay pride", con carri allegorici popolati da individui con seni finti, parruccone e altre buffonate. L'omosessualità è uno stato dell'essere, come l'eterosessualità. Si accetta e deve essere accettata, senza "orgogli" da sbandierare.
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Re: Elementi di critica omosessuale

Messaggio da Insight »

Le "crociate", come le chiami tu, sono più che giustificate dai numerosissimi casi di omofobia, anche e soprattutto nelle scuole, che hanno portato persino a dei casi di suicidio. Più che le "crociate" ci vorrebbe una legge seria.

Le "parate" servono e serviranno finché ci sarà gente in giro che scrive an passant, senza vergogna, che l'omosessualità è un vizio e poi non si preoccupa neanche di chiedere scusa.
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Re: Elementi di critica omosessuale

Messaggio da Sua Eccellenza »

Insight ha scritto:Caro Franz 75 ...
Come sempre, chiedo moderazione qui e nell'altra discussione di vostra conoscenza.

Provvedo a mia discrezione a rimuovere ciò che ritengo eccessivo e travalicante lo spirito ed il regolamento del forum.

Non mi aspetto repliche per cortesia, e grazie della comprensione.
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Re: Elementi di critica omosessuale

Messaggio da Whiteshark »

Bisogna anche riconoscere che parlando del "caso Mieli" è difficile che i toni non si accendano, anche perchè alcuni dei suoi passaggi su necrofilia, coprofagia e pedofilia sono ASSOLUTAMENTE INACCETTABILI. Personalmente preferisco tener per me quel che penso di lui come filosofo (ma immagino si capiscano i miei pensieri), e mi "limito" a guardare divertito il famoso siparietto al Parco Lambro in "difesa" di Ivan Cattaneo che, reo di aver dichiarato sul palco dove si esibiva il suo amore per un uomo, stava per essere linciato dai membri della FGCI al grido di "morte al degenerato". Il suo “Amor ch’a nullo amato amar perdona/io sono una grande culattona”, mi fa ancora ridere.
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Re: Elementi di critica omosessuale

Messaggio da Insight »

Io invece quei passaggi tanto incriminati, li accetto e li condivido, perché li comprendo e so contestualizzarli nel pensiero di Mario Mieli. Quelle "perversioni" non sono altro che l'effetto della liberazione dell'Eros da lui teorizzata e sono già tutte presenti in tutti gli esseri umani fin dal momento della nascita. Quando l'Eros sarà finalmente libero, allora tutti potranno liberare la loro sessualità repressa, comprese quelle manifestazioni che sono state represse dall' "educastrazione". Tutto qua. E' un pensiero come un altro, che si può condividere o meno, senza bisogno di stracciarsi le vesti e insultare.
Mario Mieli, uno dei padri fondatori del Movimento di Liberazione Omosessuale
Ultima modifica di Insight il lun 6 lug 2020, 14:32, modificato 1 volta in totale.
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Re: Elementi di critica omosessuale

Messaggio da Whiteshark »

Io non mi straccio le vesti e non insulto. Semplicemente quando leggo testualmente "Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro" mi vengono i brividi.
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Re: Elementi di critica omosessuale

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Perché continui a ragionare secondo gli schemi della società educastrante. Se invece ti ponessi nell'ottica della teoria della liberazione dell'Eros - ed è ciò che bisogna necessariamente fare per apprezzare questo libro - scopriresti che quelle in realtà sono parole d'amore. Quello è proprio il passo conclusivo del libro, quindi ci si arriva dopo un lungo percorso. E personalmente lo trovo uno dei passi più belli.
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Re: Elementi di critica omosessuale

Messaggio da Whiteshark »

Libero di avere le tue opinioni, caro Insight, come io ho le mie. La democrazia ed il confronto sono insuperabili mezzi di crescita, anche se in questo caso, magari dopo aver letto la sentenza di Mieli "La pederastia è una freccia di libidine scagliata verso il feto. Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini (...) Non per nulla siamo gay, siamo folles; e, per un mondo migliore, penso davvero che l’”educazione” dei piccoli dovrebbe essere affidata alle checche e alle lesbiche: lasciate che i pargoli vengano a noi!", la sola cosa che mi viene a mente, da felicissimo "educastrato", è "Ma perchè non ha messo qualche anno prima la testa nel forno ?"
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