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Due giorni con Chiara

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Due giorni con Chiara

Messaggio da Insight »

Romanzo dello scrittore veneto Luciano Marigo, scomparso alla fine dell’anno scorso alla bella età di ottantasei anni, pubblicato nel 1978.
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Ambientato nell’ottobre del 1972 in una cittadina della provincia veneta, probabilmente Vicenza (anche se il luogo non viene mai nominato), il romanzo affronta il tema della religiosità e in particolare del ruolo e dell’impegno dei cattolici nella società civile e in politica.
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L’inquieto protagonista si chiama Paolo ed è un ragazzo di diciannove anni. Figlio di un noto e stimato medico, appartiene alla classe borghese, è ricco, svogliato e annoiato. Purtroppo ha da poco perso la mamma; frequenta il liceo classico e a luglio è stato bocciato agli esami di maturità. Il papà, per consolarlo dalla bocciatura, gli ha regalato una “mini” (piuttosto scassata, ma è la sua prima macchina).

Alla ripresa dell’anno scolastico (dovendo ripetere l’ultimo anno di liceo), il protagonista vive una situazione interiore non facile, sentendosi “vuoto dentro” e incapace di trovare nuovi punti di riferimento dopo aver perduto la fede ed essersi allontanato dalla Chiesa quando aveva sedici anni. Convinto di vivere nell’era “post-religiosa”, dove il materialismo e il consumismo hanno divorato ogni dimensione spirituale e ideale, non crede nemmeno nell’impegno politico degli studenti di Sinistra e allo stesso tempo gli fa orrore la borghesia, cui sente irrimediabilmente di appartenere.

Ha un difficilissimo rapporto col padre, che sembra incapace di dargli affetto: il genitore vive la sua vita ed è lontano e distaccato, e rappresenta, nella mente del giovane protagonista, il mondo falso, perbenista e materialista dal quale egli vorrebbe fuggire. Il fatto che il padre, poi, dopo soltanto pochi mesi da quando è rimasto vedovo, pensi già a risposarsi e per giunta con una ragazza di appena ventotto anni (mentre lui ha superato abbondantemente i quaranta) riempie il figlio di indignazione.

Il giovane sente che tutto il mondo intorno a lui è falso. Falsa la Chiesa, che è soltanto una vuota istituzione borghese, una delle tante facce del potere; falsa la religiosità delle persone che vivono intorno a lui, che non è altro che una mera abitudine, un vuoto ripetersi di rituali compiuti senza alcuna autentica partecipazione spirituale, ma solo perché “si è sempre fatto così”. Falso l’impegno del movimento studentesco, vissuto come una moda, e che spesso nasconde abilmente opportunismo e qualunquismo.

Incapace tuttavia di ribellarsi, egli vive apaticamente la sua esistenza di annoiato borghese, passando i pomeriggi al “bar Fogazzaro” con gli amici, a chiacchierare e spettegolare, e talvolta in compagnia di una ragazza – la Renata – con la quale trascina avanti un rapporto ormai stanco e logoro, senza mai decidersi a troncarlo…
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In tutto questo squallore, c’è però una ragazza della scuola che stuzzica la sua curiosità. L’anno precedente era stata tra le animatrici della protesta studentesca e lui se ne era tenuto alla larga. Quest’anno, arrivata anche lei all’ultima classe, gli sembra più matura e cambiata, anche nel modo di vestire (anche se i suoi amici gli fanno notare che ha soltanto cambiato maglione). Questa ragazza si chiama Chiara, ma tutti la conoscono come “la cattolica”. Paolo non sa niente di lei e chiede allora ad un suo compagno di scuola, a sua volta soprannominato burlescamente “il Che” perché è un noto qualunquista e menefreghista, di prendere le opportune informazioni sul suo conto.

Detto fatto, il Che il giorno dopo gli consegna addirittura una “scheda informativa” su Chiara B., detta “la cattolica”. Ha diciotto anni, è di famiglia economicamente modesta, figlia di un operaio “socialista vecchio stampo” e di una casalinga “apolitica”. Nonostante il padre sia un noto anticlericale, Chiara all’età di quindici anni ha incontrato la fede e ora appartiene a un movimento cattolico che contesta la Chiesa ufficiale e che tiene le sue riunioni serali in “via delle Schiave”. Da quel che si sa, non ha mai avuto un ragazzo. In tanti hanno provato a conquistarla, ma non ci sono riusciti. Oltre a guidare la contestazione degli studenti del liceo lo scorso anno, si è resa animatrice anche di una protesta dentro la sua parrocchia, facendo per qualche giorno persino lo sciopero della fame (per protestare contro il trasferimento di un sacerdote ritenuto troppo “progressista” dalla Curia vescovile). Tra i suoi “cavalli di battaglia”, l’abolizione dell’ora di religione obbligatoria nelle scuole: la religione non deve essere imposta o costituire una mera abitudine da subire passivamente, ma piuttosto, e al contrario, deve essere il frutto di una scelta spontanea, consapevole e partecipata. E’ una ragazza seria, intelligente, preparatissima e studiosa. Insomma, una “tosta”. E sembra che, addirittura, abbia deciso di non iscriversi all’università come tutti dopo la maturità, ma di andare a lavorare in fabbrica, a fare l’operaia…

Queste notizie turbano e scuotono il protagonista dal suo torpore e anche se non vuole darlo a vedere agli amici, Chiara diventa subito il centro dei suoi pensieri. Decide così di partecipare qualche giorno dopo a un festa organizzata da uno studente della scuola, nella speranza che vi arrivi anche lei, Chiara. La fortuna in effetti lo aiuta…
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Durante la festa, che come tante altre si svolge ascoltando dischi, ballando, bevendo whisky e facendo dei giochi un po’ maliziosi, a sfondo vagamente erotico, Paolo ha il suo primo incontro con Chiara, che arriva in ritardo e naturalmente si tiene piuttosto defilata dagli altri invitati.

Paolo la vuole conquistare, ma sbaglia tattica. Assume un’aria da “maledetto”, da cinico, dicendole di essere stato fino a sedici anni molto vicino alla Chiesa, ma poi di essersene staccato con disgusto. Parte col suo discorso sull’ “era del materialismo”, dove non c’è più posto per la religione. Per impressionare la ragazza, si inventa la storiella di aver capito che non esiste nessun Dio quando una sua cara amica è morta in un incidente automobilistico a nemmeno vent’anni…

Ma invece è Chiara a turbarlo con le sue risposte (e soprattutto con le sue domande) pungenti e precise, che vanno a scoprire un nervo aperto del ragazzo. La sua “crisi” è personale e non riguarda la religione. Lui dice di non avere più fede, ma con che altro l’ha sostituita? Chi si allontana da Dio, normalmente lo fa perché ritiene di averlo superato, di non avere più bisogno di lui. Ma Paolo, invece? E’ sicuro che il suo allontanamento dalla Chiesa sia stato un arricchimento e non una perdita? Se adesso nella sua vita non c’è più Dio, che cos’altro c’è?
Le parole di Chiara mettono Paolo, che naturalmente finge di non essere stato colpito, inesorabilmente da solo davanti a se stesso. Ed è proprio vero: da quando si è allontanato dalla religione non è più riuscito a trovare nulla che la sostituisca, nessuna ragione valida per vivere…
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Turbato dalle parole di Chiara (oltre che dalla sua bellezza e dal suo fascino), Paolo cerca quasi di dimenticarla andandosene di cattivo umore dalla festa e passando la serata con la sua “vecchia fiamma”, Renata. Sapendo che il padre è partito per Padova, dove si fermerà più giorni per un convegno tra medici, decide di portarsi la ragazza nello chalet che la famiglia possiede sui colli intorno alla città.

Raggiunta a tarda ora la casetta di villeggiatura, quando i due si sono già messi comodi in salotto, c’è una sgradita sorpresa. Il padre, che non è affatto partito per Padova come aveva detto, esce in pigiama dalla camera da letto e Paolo, sbirciando dentro, vede che sotto le coperte del letto matrimoniale c’è la ragazza ventottenne, nuova “fidanzata di papà”. Anche se sapeva di questa relazione, per lui è uno shock. Insulta il padre, prende per mano la Renata e scappa via con la mini. Riporta a casa la povera ragazza (che voleva soltanto usare come “scaccia-pensieri”). Rimasto solo, vaga nella notte e poi, in preda a una specie di confusione mentale, telefona a Chiara svegliandola alle due del mattino e scoppiando in lacrime non appena sente la sua voce. Come se non bastasse, riattacca subito la cornetta, senza nemmeno aspettare che la ragazza, assonnata, risponda ai suoi lamenti confusi…

Il giorno dopo non va a scuola e contatta telefonicamente uno zio, fratello del padre, dal quale riesce a farsi strappare la promessa di pagargli un affitto in un appartamentino: non vuole più stare a casa col papà.

Nel pomeriggio si fa viva Chiara, che era preoccupata per lui e che avendo udito la sua voce sconvolta al telefono e non avendolo poi visto a scuola, temeva addirittura che Paolo avesse commesso “qualche stupidaggine”.
Anziché chiedergli spiegazioni, come Paolo temeva, Chiara gli domanda un favore: lo accompagnerebbe con la sua mini a Padova, visto che lei non ha ancora la patente e non c’è nessun altro disposto a darle un passaggio?

Naturalmente, Paolo accetta di buon grado di accompagnare Chiara (della quale è già “cotto”) in macchina a Padova. La ragazza deve andare a prelevare una persona e riportarla in città in tempo per farla partecipare a una riunione della “Chiesa sotterranea” in via delle Schiave. Durante il tragitto, Paolo si diverte a provocare amichevolmente Chiara, con qualche battutina, ma intanto sente crescere il suo sentimento per lei e avverte anche da parte della ragazza una certa benevolenza.

A pochi chilometri da Padova, la mini resta in panne. Paolo riesce a raggiungere un meccanico. Chiara prosegue il suo viaggio in autostop, mentre il ragazzo rimane in officina. Dopo un’ora circa, Chiara ritorna, sempre in autostop, insieme all’amico prelevato a Padova, un attivista della “Chiesa sotterranea”. Purtroppo la mini, che ha un grave guasto al carburatore, non è ancora pronta. Se i due non vogliono arrivare in ritardo alla riunione in via delle Schiave, devono proseguire il viaggio con l’automobilista che si offre di accompagnarli. Questi inconvenienti, mentre Paolo è piuttosto preoccupato per la “figuraccia”, non fanno che accrescere la simpatia di Chiara per lui. Essa sente che il ragazzo, un po’ imbranato e disorientato, sotto quella scorza dura, quell’aria da “finto cinico”, ha in realtà un gran cuore. E così lo invita a raggiungerla in via delle Schiave non appena l’auto sarà riparata.
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Alla riunione, che ricorda quelle “catacombali” dei primi Cristiani, partecipano molti giovani laici, ma anche diversi sacerdoti e persino il padre di Chiara, il “socialista all’antica”, come osservatore. Paolo vi giunge ormai verso la fine, avendo dovuto aspettare la riparazione della macchina; tuttavia fa in tempo ad assistere agli ultimi interventi, tra cui proprio quello di Chiara. Sentendola parlare, ne rimane definitivamente conquistato. Non solo è innamorato di lei, ma anche delle sue idee.

La fede non è qualcosa di “monolitico”, che deve essere accettato in blocco, acriticamente, ma è anzi un “continuo rinnovarsi”, un mettere il proprio credo e anche contemporaneamente se stessi in continua discussione. Gli adepti di questa “Chiesa sotterranea” non vogliono creare una Chiesa cattolica che sia “contro quella tradizionale”, ma piuttosto rinnovare dall’interno la vecchia Chiesa ormai “agonizzante”, riscoprendo l’alleanza fra Dio e il popolo, coinvolgendo i cattolici nella lotta di classe, nel cambiamento. La rivoluzione, insomma, si fa col Vangelo e non col Capitale di Marx…

Paolo, accolto benevolmente da Chiara, che è molto felice di vederlo, sente per la prima volta, da quando si era allontanato dalla “Chiesa ufficiale”, risvegliarsi qualcosa dentro di lui. Dopo tanto tempo, finalmente, il ragazzo “sa dove andare”.

Non sappiamo poi come andrà a finire, ma è certo che il protagonista esce dalla crisi e ritrova in Chiara e nelle sue idee una nuova ragione di vita, un nuovo modo di intendere la religiosità. In pratica, Paolo ritrova sicuramente la fede e tutto lascia pensare, inoltre, anche se ciò viene lasciato nel dubbio, che abbia trovato per la prima volta nella sua vita anche il vero amore.
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Lettura interessante, che tuttavia poteva, a mio parere, essere resa molto meglio, anzitutto con un ritmo narrativo più vivace e spedito, ma anche e soprattutto con un maggiore realismo e con più semplicità. Infatti, i discorsi, le riflessioni e i dialoghi fra i protagonisti sono troppo artificiosi e infarciti di un rigido intellettualismo: talvolta sembrano dei piccoli trattati in materia di religione, filosofia e politica, calati dall’esterno (dall’alto) dentro la cornice di una storia che tutto sommato è molto semplice. L’impressione, insomma, è che l’Autore si sia lasciato prendere un po’ la mano e che ci abbia messo troppo del suo, dimenticando che i protagonisti, dopotutto, sono due ragazzi del liceo.
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Anni 80? No, grazie
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Whiteshark
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Re: Due giorni con Chiara

Messaggio da Whiteshark »

In effetti come libro mi sembra piuttosto leggerino..... Andiamo in biblioteca ed iniziamolo, poi vedremo.... :)
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Re: Due giorni con Chiara

Messaggio da Insight »

Infatti :) Tra gli ultimi libri che ho postato è meglio Pontificale in San Marco, se posso permettermi un consiglio...per quanto sia pure abbastanza complesso nel linguaggio, però è affascinante. Diciamo che questi romanzi italiani degli anni Settanta non brillavano per semplicità e leggerezza... :)
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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