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Il mare, il mare

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Il mare, il mare

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Narra lo storico e condottiero ateniese Senofonte, nella sua Anabasi, che quando egli guidò il suo esercito di mercenari greci in ritirata, dopo una spedizione nell’Impero persiano, attraverso i monti dell’Armenia e del Kurdistan, giungendo finalmente “a casa”, ossia nella città greca di Trapezunte (oggi Trebisonda, in Turchia), i primi suoi uomini che dal monte Theches videro il Mar Nero si lasciarono andare in un liberatorio grido di gioia, urlando: “Il mare! Il mare!” (“Thalatta! Thalatta!”). Era il 401 avanti Cristo…

Da questo toccante episodio, nel quale credo che tutti gli studenti del liceo classico si siano imbattuti traducendo l’Anabasi (io purtroppo ho fatto lo scientifico) trae spunto il titolo di un romanzo della scrittrice e filosofa inglese Iris Murdoch (1919-1999), che si chiama appunto Il mare, il mare (The Sea, the Sea), uscito nel 1978, vincitore in quell’anno del Booker Prize, tradotto e pubblicato in Italia molti anni dopo e oggi (purtroppo) non più in ristampa.
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Visto che questo è senz’altro il periodo giusto (e questa potrebbe anche essere la giusta lettura per questo periodo), comincerò con qualche considerazione sul mare, che il romanzo di Iris Murdoch induce a compiere.
Questo elemento naturale, che ricopre oltre il settanta per cento della superficie del nostro pianeta, dove è nata la vita più o meno due miliardi di anni fa, è una fonte inesauribile di riflessioni: il mare può essere la gioia della salvezza, come lo è stato 2.400 anni fa per l’esercito sbandato di Senofonte, ma può essere anche sofferenza e morte, come succede oggi per i disperati che cercano di emigrare verso terre più fortunate e accoglienti, e che miseramente vi affogano. Può rappresentare, più leggermente, un simbolo di divertimento, di attrazione turistica, che ci richiama le vacanze estive, ma essere anche un luogo di contemplazione, di ispirazione artistica per poeti, scrittori, pittori e musicisti. Può essere, ancora, la vita, per chi dal mare e dai suoi frutti trae i mezzi di sostentamento, oppure una più banale (e talvolta credo anche logorante) routine per chi viaggia e lavora sulle navi o sulle piattaforme…

Tutto questo e molto altro ancora può essere il mare, visto e considerato anche i molteplici e diversi aspetti con i quali esso può presentarsi: liscio come una tavola, increspato e schiumoso, burrascoso e minaccioso; e dai colori più variegati: dall’azzurro al blu intenso, dal viola all’indaco, dal verde più chiaro al verde scuro, dal marrone sabbioso al grigio plumbeo che si riflette dal cielo…

Nel libro di Iris Murdoch, il mare è soprattutto quello contemplativo. In esso, il protagonista specchia se stesso e i suoi stati d’animo, vi vede riflessa l’intera sua esistenza. Talvolta la pace e la tranquillità che egli cerca e che si illude di aver raggiunto, talaltra l’impeto travolgente che lo ributta nella mischia, che ancora lo costringe a navigare in quel mare in tempesta che può essere (che è) la vita…

Ad ogni modo, sebbene in questo lungo romanzo si sviluppi una storia densa di avvenimenti e personaggi, mai il lettore, leggendo queste pagine, dimentica il mare: esso è là, sempre presente, magari come un lieve rumore in sottofondo, ma c’è. E ti sembra quasi di sentirlo mormorare mentre leggi: il mare, il mare…
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Data la lunghezza del romanzo (646 pagine), spero che la suddivisione in paragrafi e titoli (che di solito uso solo per i saggi) agevolerà la lettura di questa mia non proprio stringata sintesi, che peraltro frammenterò in tre parti… (prossime puntate: 1 e 8 agosto).


Shruff End

Charles Arrowby, il protagonista della vicenda, è un celebre attore, commediografo e regista teatrale (più famoso come regista) inglese, che ha da poco passato i sessant’anni. Giunto al culmine della sua carriera costellata di successi, decide di ritirarsi, almeno per un periodo, in solitaria meditazione sulla propria vita. Per farlo, sceglie una sperduta località situata in riva al mare, sulle coste dell’Inghilterra. All’inizio della storia siamo nel mese di maggio e l’anno, molto probabilmente, è il 1977 (lo si capisce solo da un fugace riferimento al presidente americano Jimmy Carter).

Charles ha acquistato una casa che si trova appollaiata su un promontorio ed è circondata da rocce. Chiamata “Shruff End”, la casa si affaccia sul mare, è costruita su due piani ed è scarsamente illuminata (alla sera bisogna arrangiarsi con il lume a petrolio). Non è escluso che sia abitata anche da qualche spettro: infatti Charles ha talvolta la sensazione di essere spiato o comunque di non essere da solo in quell’affascinante dimora…

Intorno a Shruff End c’è la desolazione totale: soltanto rocce e il mare davanti. I primi centri abitati sono più all’interno, dove Charles ogni tanto deve recarsi per fare provvista di viveri. La solitudine, del resto, è proprio ciò che il famoso regista teatrale cerca. Qui, infatti, egli decide di passare il tempo a riflettere e a scrivere le proprie memorie. Crede di aver raggiunto, con l’età, finalmente un “punto di equilibrio”, una pace e tranquillità d’animo che gli consente di gettare uno sguardo sereno al proprio passato. Guarda spesso il mare sterminato davanti a lui: talvolta placido e suadente, altre volte inquieto, burrascoso. Nonostante lo abbiano sconsigliato per la pericolosità, ama farsi spesso delle belle nuotate (completamente nudo), sfidando le onde che potrebbero sommergerlo o sbatterlo contro le rocce.

Il mare di Shruff End è quello freddo del Nord, abitato (almeno così si dice, anche se Charles non le ha mai viste) persino dalle foche. Ma anche in esso c’è qualcosa di “spettrale” (d’altra parte siamo in Gran Bretagna, terra di fantasmi) come nella casa: talvolta, scrutando verso l’orizzonte, Charles ha l’impressione di vedere un mostro che sbuca fuori dall’acqua col suo collo lunghissimo oppure una specie di enorme serpente marino. Una visione che il protagonista cerca di spiegarsi attribuendola a l’unica volta in cui, diversi anni prima, egli aveva provato a fare uso dell’LSD…
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E’ inutile: per quanto Charles si sforzi, scrivendo le proprie memorie in perfetta solitudine (a parte i fantasmi e i mostri marini), di guardare con distacco al proprio passato, ecco che dai suoi stessi pensieri, ma anche da vecchie lettere riprese in mano o da nuove che egli riceve anche in quella remota dimora, riemergono i “fantasmi” (quelli veri) della propria vita trascorsa e si riaprono vecchie ferite tutt’altro che rimosse…

Soprattutto, tornano ad apparire nella sua mente gli “spettri” che lo hanno maggiormente tormentato, che sono stati croce e delizia della sua vita: le donne. Numerose, per lo più attrici, alcune amabili e affascinanti, altre insopportabili bisbetiche, “usate” solo per soddisfare la sua smania di conquista e possesso, e poi gettate via, come fanno i bambini troppo viziati con i giocattoli di cui si stancano presto…

E ora, in questo momento di solitaria meditazione, eccole riaffacciarsi tutte nella sua coscienza, più vive che mai. Sono tante, perché Charles, oltre ad essere famoso, era (ed è ancora) un uomo pieno di fascino, fisicamente attraente, un vero e proprio “sciupafemmine”. Le donne che hanno maggiormente segnato la sua vita sono:

Clement Makin: la donna che lo ha fatto crescere e trasformare in un uomo. Un’attrice che egli ha incontrato agli inizi della sua carriera, quando era un giovane attore alle prime armi, e alla quale deve molto anche in termini professionali, dal momento che essa lo ha introdotto ai livelli più alti del teatro. E’ stata anche l’amante con la quale ha finalmente perduto la propria verginità e scoperto i piaceri della carne. Molto più grande di età ed esperta di lui, gli ha insegnato tante cose dell’amore ma soprattutto del sesso. Quando iniziò la loro relazione, Charles aveva appena vent’anni e Clement quasi quaranta…

Rosina Vamburgh: una famosa attrice insieme alla quale Charles ha recitato Shakespeare innumerevoli volte. Indubbiamente, la donna più bella che abbia mai avuto (ma anche la più bisbetica). Per Rosina, Charles ha tradito Clement. Ma lei ha fatto molto di più per lui: ha abbandonato l’uomo con il quale era sposata, anche lui un attore, di nome Peregrine Arbelow (peraltro amico di Charles). E quando Charles, dopo una passione intensa ma breve, si è stancato di lei, essa è stata rifiutata dal marito con il quale voleva tornare a vivere…

Lizzie Scherer: anche lei un’attrice, ma più giovane. Charles l’ha conosciuta e diretta quando era già un affermato regista. E’ stato lui, anzi, a determinare il successo di Lizzie. La giovane attrice si è invaghita del suo regista come se fosse un Dio e lui, naturalmente, ne ha approfittato. Ma ben presto Charles si è stancato anche di lei e l’ha abbandonata…

In mezzo, tra Rosina e Lizzie (e anche dopo), ci sono state tante altre donne abbandonate presto da Charles…

In tutta la sua vita, egli ora si rende conto di averne veramente amata soltanto una, la prima in ordine di tempo: non Clement, ma una certa Mary Hartley Smith, da lui chiamata semplicemente “Hartley”. Con Hartley, Charles è cresciuto: erano compagni di scuola e si sono amati di un amore casto, platonico, dall’età di dodici anni fino ai diciotto.

Non c’è mai stato, tra Charles e Hartley, più di uno sfioramento di labbra e qualche abbraccio e carezza innocenti. Eppure, lui ricorda ancora con struggente nostalgia i pomeriggi trascorsi con la sua “fidanzata” dei tempi dell’adolescenza, pieni di poesia, di promesse e propositi per il futuro: era la vita che cominciava…

Ma giunto all’età di diciassette anni, Charles era partito per Londra, per frequentare l’Accademia di Arte Drammatica. Al suo ritorno, circa un anno dopo, purtroppo non aveva trovato Hartley ad aspettarlo. La ragazza lo aveva abbandonato spiegandogli in una lettera la sua paura, il timore che egli, così affascinante ed esuberante, non sarebbe stato l’uomo adatto per lei, specialmente se avesse intrapreso, come era suo fermo proposito, la carriera di attore teatrale…

In altre parole, Hartley temeva che Charles non sarebbe stato un amante e un marito fedele, quindi aveva preferito troncare la relazione e sparire. E per quanto Charles, avendola poi rintracciata, avesse cercato di convincerla a tornare da lui, non c’era stato modo di farle cambiare idea. La relazione era stata interrotta bruscamente e Charles, da allora, non ha più visto la ragazza che oggi, dopo tanto tempo, sogna ancora…


Le donne-fantasma

La prima donna che, anche materialmente, riemerge dal passato di Charles è Lizzie, che gli scrive una lettera avendo saputo dove si era trasferito, confessandogli di amarlo ancora e proponendogli di tornare con lei: anzi, di accoglierla nella sua nuova dimora di Shruff End. Come prova del suo amore, Lizzie adduce il fatto che dopo di lui non ha mai avuto altri uomini e che ora convive, soltanto per affetto, con Gilbert Opian, anche lui un attore, vecchio amico di Charles, ma omosessuale dichiarato.

Lizzie è ora un’attrice teatrale che si sta avvicinando ai quarant’anni e che aveva avuto una relazione col regista agli inizi della propria carriera. Charles non l’ha mai amata, ma soltanto usata come una bambolina, sebbene non abbia smesso di provare un certo affetto per lei. A causa della sua lettera di risposta ambigua (che non è un sì, ma nemmeno un netto rifiuto), Charles dopo pochi giorni si ritrova sulla porta di Shruff End la povera illusa Lizzie ed ha un bel da fare a spiegarle che non ha nessuna intenzione di rimettersi con lei…

Dopo un’appassionata discussione, Lizzie si rassegna a passare la notte nell’albergo più vicino…

Qualche sera dopo, Charles si ritrova in casa, come un fantasma, la bella Rosina, che si è introdotta abusivamente a Shruff End. Rosina è un’attrice molto famosa, che ha passato i cinquant’anni ma è ancora molto affascinante. Era anche lei innamorata di Charles e per lui aveva abbandonato il marito, Peregrine, che poi l’aveva ripudiata. Tutto l’amore di Rosina per Charles si è trasformato in odio, poiché essa ritiene che il regista le abbia rovinato la vita. Si presenta con intenzioni bellicose: venuta a sapere che lui intende rimettersi con Lizzie (che lei odia perché pensa che Charles ne sia innamorato), si ripromette di passare i giorni che le rimangono da vivere a rovinargli l’esistenza. Il colloquio con Rosina è burrascoso e a nulla servono le rassicurazioni di Charles, che non intende affatto tornare con Lizzie…

Dopo una lite furibonda, Rosina se ne va con l’automobile, rischiando quasi di investire una “misteriosa” figura di donna anziana che proprio quella sera si aggira dalle parti di Shruff End…


Hartley

Charles, che durante il burrascoso litigio ha inseguito Rosina per la strada fino alla sua automobile, inizialmente crede di aver avuto un’altra allucinazione dovuta a quella dannata pastiglia di LSD ingoiata diversi anni prima: infatti, la donna anziana che ha rischiato di venire investita dall’auto di Rosina, solo per qualche attimo illuminata dai fari della vettura, gli è sembrata proprio lei, il suo primo e unico grande amore: Mary Hartley Smith…

Qualche giorno dopo, mentre fa provviste nella cittadina più vicina a Shruff End, la sua “allucinazione” viene confermata: Charles la rivede ed è proprio lei…

Hartley e Charles si incontrano di nuovo dopo quarantadue anni che non si vedevano e proprio nel posto dove lui pensava di ritirarsi per meditare in solitudine e scrivere le sue memorie…

Anche Hartley, essendo coetanea di Charles, è una donna di sessant’anni, ma lui, nonostante il suo aspetto un po’ sciupato e trasandato, la trova ancora attraente. Anzi, da questo momento inizia per il regista un vero e proprio tormento: interpretando l’incredibile incontro come un segno del destino, egli si convince che deve riconquistare Hartley a tutti i costi e convincerla a venire a vivere con lui a Shruff End. Quell’amore, così bruscamente interrotto quando avevano diciotto anni, deve sbocciare ora, in età matura, a suggellare con gioia l’ultima fase della loro vita…
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Dopo il primo incontro con Hartley, avendo saputo che essa è sposata da molti anni e che abita in una casetta non molto distante da Shruff End, Charles, col pretesto di recapitare a mano un invito per i due coniugi a venire a prendere il tè da lui, si presenta sulla porta della loro abitazione. Molto imbarazzata, Hartley lo accoglie nel salotto e gli presenta il marito, tale Benjamin Fitch, militare in pensione ed eroe di guerra.

Durante la conversazione, cordiale ma piuttosto fredda, Charles si convince (perché gli fa comodo) che Hartley sia infelice e che durante tutti questi anni non abbia fatto altro che pensare a lui. Per il marito, ovviamente, prova un’istintiva antipatia anche se si sforza di non dimostrarla. La sottile avversione tra i due uomini, comunque, è reciproca…

Charles, inoltre, scopre che a un certo punto della loro vita, Hartley e Ben hanno adottato un bambino. Di questo figlio adottivo, che si chiama Titus e che ormai ha compiuto diciotto anni, purtroppo, però, non si sa più nulla: due anni prima egli è scappato di casa e non si sono più avute sue notizie. Titus risulta tra le persone scomparse.

Tornato da quella visita, Charles si sente il cuore in tumulto e nella sua mente inizia a costruirsi una specie di “film”: Hartley lo ama ancora e lo ha sempre amato. Senza di lui quella povera donna ha passato un’esistenza infelice con la persona detestabile che ha sposato. Ha cercato di alleviare le proprie sofferenze adottando un figlio, ma poi è stata delusa anche in questo: il ragazzo, a soli sedici anni, è scappato di casa. Evidentemente l’avrà fatto per colpa del padre adottivo…
Ora c’è una sola cosa da fare secondo Charles: liberare Hartley dalla sua prigionia…


L’ossessione

Quella di Charles diventa una vera e propria ossessione. Il regista inizia ad architettare dei piani per attirare Hartley nella sua dimora e convincerla a lasciare il marito e a mettersi con lui. E’ convinto che Hartley lo ami, ma che non abbia il coraggio di confessarglielo…

Nel frattempo, a Shruff End torna a trovarlo Rosina. Alla sua “vecchia fiamma” (una delle tante), Charles confessa il suo amore per Hartley, della quale Rosina non ha mai sentito parlare, nonché la sua intenzione di “accoglierla” a Shruff End e di passare il resto della sua vita insieme a lei.
Saputo che si tratta di una “vecchia di sessant’anni”, Rosina lo sbeffeggia, ma si sente anche piuttosto sollevata: a lei basta che Charles non si rimetta con l’odiata Lizzie (che è ancora giovane e bella).

In maniera molto inopportuna, Charles si presenta di nuovo sulla porta dei coniugi Fitch, sempre con la scusa dell’invito a prendere il tè. Questa volta, però, viene ad aprirgli Ben e non lo fa nemmeno entrare. Anzi, l’anziano militare, molto seccato, gli chiede di non farsi vedere mai più e getta a terra l’invito consegnatogli da Charles. Dopodiché gli chiude la porta in faccia. Per Charles è la prova che si tratta di un bruto e che lui deve assolutamente “liberare” Hartley…

Un altro personaggio del passato compare poi a Shruff End: Gilbert Opian, l’uomo che convive con Lizzie. Sui quarant’anni, anche lui attore, è un vecchio amico di Charles. E’ omosessuale ed è sempre stato innamorato di Charles (che però è un eterosessuale convinto). Gilbert, che ha lasciato Lizzie, chiede ospitalità a Charles. Il regista, impietosito, lo assume come “maggiordomo” …
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Una mattina, tra le rocce che contornano Shruff End, Charles vede spuntare una figura umana che sta venendo verso di lui. Osservandola col cannocchiale, scopre che si tratta di un ragazzo.

A poco a poco, il ragazzo si avvicina e Charles gli va incontro. Prima ancora che il giovane si presenti, Charles capisce di chi si tratta: è Titus, il figlio adottivo dei coniugi Fitch, scomparso da due anni…

(FINE PRIMA PARTE)
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Anni 80? No, grazie
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Re: Il mare, il mare

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Titus

Per Charles, la visita inaspettata di Titus è l’ennesimo segno del destino. Significa che egli deve assolutamente ricongiungersi con l’amore della sua adolescenza: Hartley. Per altro, il ragazzo, che viene accolto a Shruff End da Charles e dal “maggiordomo” Gilbert, gli racconta delle cose che effettivamente sembrano accordarsi perfettamente con il “film” che il regista si è creato nella sua testa.

Titus, infatti, a sedici anni è scappato di casa perché non sopportava più i suoi genitori adottivi e in particolare il padre, Ben. Hartley, purtroppo, pochi anni dopo il matrimonio, aveva commesso l’errore di parlare al marito del suo “fidanzatino” adolescenziale, Charles. L’aveva fatto un giorno, ingenuamente, perché Charles era diventato famoso: allora, Hartley non aveva potuto fare a meno di trattenersi e di confessare al marito, addirittura con una punta d’orgoglio, che lei, l’attore Charles Arrowby lo conosceva…

Da quel momento, almeno secondo il racconto di Titus, non c’era stata più pace tra i due coniugi. Tanto più che Charles diventava sempre più famoso e spesso la televisione e i giornali parlavano di lui. Era impossibile, quindi, non pensarci…

Scoppiavano delle liti furibonde. Ben era gelosissimo e convinto non solo che sua moglie fosse ancora innamorata di Arrowby, ma che i due continuassero a vedersi di nascosto.

Probabilmente, Hartley, anche per riportare un nuovo equilibrio nella vita coniugale, aveva convinto Ben ad adottare un figlio. Ma la circostanza in cui Titus, neonato, giunse in famiglia, non fece che accrescere i sospetti di Ben…
Infatti, il bambino arrivò proprio in un periodo in cui il padre adottivo, per motivi di lavoro, essendo un militare, era di stanza lontano da casa ed era mancato per circa sei mesi…

Secondo Titus, dunque, il suo padre adottivo era convinto che lui fosse il figlio naturale segreto di Charles Arrowby, frutto di una relazione clandestina con Hartley. Sua moglie gli aveva tenuta nascosta la gravidanza, facilitata dal fatto che lui era stato lontano da casa per molto tempo…

Così, la vita di Titus con i genitori adottivi, fino a sedici anni, era stata un inferno: detestato dal padre, sottoposto ad angherie e costretto anche a vedere i maltrattamenti che subiva sua madre, che secondo lui era (ed è) una stupida che non aveva (e che non ha) il coraggio di ribellarsi a quel despota di suo marito…

Cosi un giorno aveva deciso di scappare di casa… E dopo due anni in giro per il mondo, al ragazzo era venuta l’idea di andare a trovare il famoso regista-attore Charles Arrowby, per chiedergli una volta per tutte se era lui il suo padre naturale (e anche perché spera in un suo aiuto, avendo deciso di intraprendere la professione di attore)...
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Tutto, dunque, sembra combaciare e rafforzare ancora di più l’idea che si era fatto Charles. Sentendo il racconto di Titus, egli non ha più dubbi sulla necessità di “liberare” il suo amore, Hartley. Dopo aver detto al ragazzo che lui non è il suo padre naturale (ma che in un certo senso è come se lo fosse), Charles convince Titus (sulle prime piuttosto perplesso) ad attirare sua madre a Shruff End…


Il rapimento

Quello messo in atto da Charles è un vero e proprio rapimento. Usando Titus come esca, egli attira a Shruff End la sua amata Hartley. E dopo il colloquio privato tra madre e figlio, che non si vedono da due anni, impedisce alla donna di tornare dal marito, chiudendola addirittura a chiave nella camera degli ospiti…

Per la povera Hartley, inizia una vera e propria prigionia. Chiusa nella camera degli ospiti, il suo “carceriere” non le fa mancare nulla, ma più volte al giorno le fa visita e la costringe ad ascoltare dei lunghissimi monologhi (molto teatrali) in cui le dichiara e le giura amore eterno. Quell’uomo di sessant’anni suonati, che lei non vedeva da quando era un ragazzo di diciotto, si è convinto che il suo posto sia accanto a lui, per passare almeno la vecchiaia insieme, dopo che la vita li ha costretti a stare separati durante gli anni migliori…

Inutile che Hartley gli spieghi che ciò non è possibile, perché lei si sente legata per sempre all’uomo che ha sposato, nonostante tutte le difficoltà e le sofferenze del passato. E’ vero, ci sono stati dei momenti critici, dei litigi anche molto pesanti, ma tutto sommato lei ama ancora Ben e non vuole lasciarlo…

Charles però non le crede. E’ convinto che Hartley menta e che non abbia il coraggio di seguire il suo cuore. Secondo lui è solo questione di tempo: prima o poi la donna si convincerà, si renderà conto che ama e che ha sempre amato soltanto lui…
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Nel frattempo, Shruff End si trasforma in una specie di “palcoscenico” in cui entrano in scena molti dei personaggi che hanno segnato la vita di Charles, i “fantasmi” del passato…

Viena a trovarlo Peregrine, l’ex marito di Rosina, con il quale sono rimasti amici nonostante il regista gli abbia portato via la moglie. Peregrine ha sempre detto a Charles che in realtà gli aveva fatto un favore a mettersi con Rosina, perché non sapeva come liberarsi di lei…

Torna in scena anche Lizzie, che nutre ancora la speranza che Charles si decida a rimettersi con lei…

C’è già il “maggiordomo” Gilbert, amico-innamorato di Charles ed ex convivente di Lizzie…

Da ultimo, compare anche il cugino di Charles, tale James, che porta lo stesso cognome di Charles perché è suo cugino per parte paterna. Ha qualche anno meno di lui ed è un ex generale dell’esercito, che in seguito però è passato nei servizi segreti di Sua Maestà. Con James, Charles ha condiviso buona parte dell’infanzia e della giovinezza. Più che cugini, sono stati come due fratelli, finché Charles non è partito per Londra, per intraprendere la carriera teatrale. L’altro, invece, ha scelto la carriera militare, che è stata brillante come quella nel teatro di Charles, ma ovviamente meno “clamorosa”.

Oltre a tutti questi, per la casa gira anche Titus, il figlio adottivo dei coniugi Fitch, che Charles inizia a sentire come “suo”.

Al piano di sopra, chiusa nella camera degli ospiti, c’è Hartley, l’amore della sua adolescenza, che lui si è messo in testa di riconquistare dopo quarantadue anni di interruzione…

Mancano soltanto Rosina, che non può stare dove ci sono Lizzie e l’odiato ex marito Peregrine, e Clement Makin, la prima amante di Charles, morta già da diversi anni. Per il resto, i personaggi più importanti della vita di Charles Arrowby ci sono tutti sul “palcoscenico” di Shruff End, a recitare questa stranissima commedia che, purtroppo, si trasformerà in tragedia, anche se una tragedia diversa da quella che il lettore si aspetta…


Ritirata

Charles, con la casa affollata di ospiti che si arrangiano a dormire dove trovano posto, teme una reazione violenta di Ben, il marito di Hartley. Suo cugino James, ex generale dell’esercito britannico, gli ha riferito altre informazioni sul sergente maggiore Benjamin Fitch, eroe di guerra decorato da Sua Maestà. Egli, prigioniero in Germania, prima dell’arrivo degli Alleati non aveva esitato a organizzare una rivolta nel campo di prigionia e, guidando un manipolo di uomini, aveva ammazzato una quantità impressionante di tedeschi, facendo trovare alle truppe alleate in arrivo il campo già liberato…

Il sergente maggiore Fitch era stato un coraggioso soldato, ma sul suo operato, sebbene non furono mai raccolte prove sufficienti, pesa un’ombra: pare che in attesa delle truppe alleate avesse infierito su alcuni tedeschi fatti prigionieri dopo la rivolta. Diciamo, per usare un eufemismo, che non li aveva trattati secondo le convenzioni internazionali sui prigionieri di guerra…
Ma la commissione d’inchiesta, forse anche per l’intervento di qualche ufficiale che lo stimava molto, non raccolse elementi sufficienti a suo carico e il sergente venne lo stesso decorato, perché aveva liberato un campo di prigionia tedesco in pratica da solo, subendo anche una brutta ferita alla gamba…

Charles mette di sentinella il suo “maggiordomo” Gilbert, che infatti alla mattina del giorno seguente lo avvisa che si sta avvicinando a Shruff End un uomo, claudicante e “in età”, che ha tutta l’aria di essere Benjamin Fitch…

L’incontro fra il regista e l’ex militare ha luogo su un ponticello tra le rocce, sopra un’ansa a forma di imbuto col mare sul fondo. Nel mentre i due parlano, Charles teme che da un momento all’altro il suo rivale, fisicamente ancora prestante nonostante l’età e la gamba ferita durante la famosa rivolta, lo scaraventi di sotto, in quell’imbuto roccioso, dal quale, pur essendo un abile nuotatore, non avrebbe speranza di salvarsi.
Per il momento, tuttavia, Ben si limita alle minacce: sua moglie deve assolutamente tornare a casa, altrimenti lui ucciderà Charles. E da come lo dice, dal suo sguardo duro e sprezzante, si capisce che non scherza. Charles replica, mentendo, che Hartley non viene trattenuta da nessuno, ma che è lei, spontaneamente, a voler restare a Shruff End. Una bugia che il marito smaschera subito, perché se la sua Mary avesse voluto abbandonarlo si sarebbe quanto meno portata con sé una borsa con la biancheria di ricambio e qualche vestito…

Ben, tuttavia, concede ancora qualche giorno di tempo, dopodiché scatterà la sua “rappresaglia”…
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A Shruff End, intanto, tutti gli ospiti cercano di convincere Charles a rilasciare Hartley. Quella che sta facendo è una follia: non è giusto trattenere quella povera donna contro la sua volontà; si chiama, anzi, “sequestro di persona”. Lo stesso Titus, poi, comincia ad ammettere di aver esagerato nel suo racconto: è vero, c’erano spesso dei litigi e delle scenate di gelosia da parte del suo padre adottivo, ma alla fine i suoi genitori si riconciliavano sempre e non sono mancati anche lunghi momenti di serenità…

Ci vuole ancora una giornata intera per convincere Charles, che è irremovibile e continua a ripetere in maniera ossessiva che Hartley lo ama e che non ha il coraggio di ribellarsi al marito…

Alla sera del secondo giorno, quando per l’ennesima volta Hartley lo supplica di lasciarlo andare, Charles finalmente si decide a liberarla. Ciò non significa, tuttavia, che abbia rinunciato a lei. Decide infatti di “metterla alla prova”: se Hartley lo ama veramente, tornerà da lui di sua spontanea volontà. E in cuor suo è convinto (o almeno fa finta di esserlo) che andrà a finire proprio così: Hartley tornerà momentaneamente dal marito soltanto per dirgli che ha ritrovato il suo vero amore e che andrà a vivere con lui a Shruff End…

Così, dopo due giorni e una notte di prigionia, Charles fa salire Hartley sull’auto di Peregrine e insieme la accompagnano verso la sua abitazione. In un’altra auto li seguono anche James e Lizzie.

Lungo la strada incassata fra le rocce, l’auto di Peregrine viene presa a sassate e ne esce col parabrezza sfondato. Mentre tutti pensano a un agguato di Ben, uscendo sconvolti dall’auto vedono sulla vetta di un promontorio Rosina, l’ex moglie di Peregrine, che ride come un’indemoniata: è stata lei a lanciare i sassi contro il suo ex marito, che odia ancora più di Charles perché l’ha rifiutata…

Nonostante la paura e il vetro del parabrezza sfondato, Charles e i suoi amici giungono a destinazione. Bussano alla porta di casa Fitch e riconsegnano Hartley al marito. La donna scappa subito dentro e il marito richiude, non prima di aver gridato degli insulti molto pesanti sia contro Charles che contro Titus, il figlio adottivo…


La tragedia

Dopo la liberazione di Hartley, a Shruff End si respira un’aria più distesa e persino festaiola. L’unico ad essere torvo è Charles, che dentro di sé rimugina e spera e pensa che Hartley tornerà da lui: l’ossessione continua.

Nel frattempo, un altro pensiero gli attraversa la mente: vedendo l’incredibile familiarità fra Titus e suo cugino James, inizia a pensare che i due si siano già incontrati in passato da qualche parte. E pensa anche che ci sia stato “del tenero” fra loro, perché sugli orientamenti sessuali di suo cugino non è mai stato troppo sicuro…

Una sera, mentre in casa c’è baldoria e ci si ubriaca, Charles esce per respirare un po’ d’aria (anche lui ha alzato il gomito). Si incammina fino al ponticello dove aveva incontrato Ben. E qui, mentre guarda giù nell’imbuto, sente delle mani poderose che lo spingono oltre la cordicella che fa da corrimano al ponte…

Charles precipita nell’imbuto. Sbatte la testa contro la roccia e cade in acqua privo di sensi. Inghiottito dai flutti, sta per annegare. Il mare di Shruff End lo sta uccidendo…

Ma, come per miracolo, arriva qualcuno e lo salva. Charles si risveglia sul letto di casa, con tutti gli ospiti intorno. E’ ancora molto confuso e dolorante, non ricorda bene quello che gli è capitato…
______________
Quando Charles si riprende, finalmente ricorda che qualcuno lo ha spinto. E questo qualcuno non può essere che Benjamin Fitch, che aveva minacciato di ucciderlo. Gli altri, però, lo invitano a non giungere a conclusioni troppo affrettate. Perché Ben avrebbe dovuto tentare di ucciderlo, se ormai la moglie era tornata da lui? E’ più probabile che Charles sia caduto da solo dal ponte, tenendo anche conto che aveva bevuto parecchio.

Resta poco tempo per discutere di quello che è successo a Charles, perché presto si verifica a Shruff End un altro fatto, questa volta molto più tragico: il giovane Titus viene trovato morto sulle rocce della spiaggia. Il mare, dopo averlo inghiottito, ha restituito quasi subito il suo corpo. Il giovane, come racconterà poi un testimone che ha assistito alla scena da lontano, aveva cercato di sfidare le onde e si era immerso in acqua per una nuotata.
Il povero Titus, sbattuto dai flutti contro gli scogli, ha picchiato la testa ed è affogato…

E’ un duro colpo per Charles, che ormai sentiva Titus come un proprio figlio: il figlio che gli aveva dato, idealmente, la sua amata Hartley, e che aveva promesso di aiutare introducendolo nell’ambiente del Teatro…

Ma c’è qualcosa che non convince Charles: quel colpo così netto che ha sfondato la tempia al ragazzo, non può essere dovuto a un’onda che lo ha sbattuto contro la roccia. Secondo lui, Titus è stato colpito prima e gettato in acqua già morto. Deve essere la vendetta di Ben: prima ha cercato di ammazzare lui e poi ha ucciso il ragazzo…

(FINE SECONDA PARTE)
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Re: Il mare, il mare

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Il cugino James

Charles è sempre più convinto che a uccidere Titus e a spingere lui giù dal ponticello sia stato Ben, per vendicarsi del rapimento di Hartley. Parlandone con suo cugino James, si accorge che egli è altrettanto e troppo convinto che Ben non c’entri nulla né con la sua caduta dal ponte né con la morte del povero Titus. Charles, allora, inizia a sospettare proprio di suo cugino, almeno per quanto riguarda il tentato omicidio nei suoi confronti…

Ricorda come fin da ragazzini c’era stata una certa rivalità con suo cugino. James era il parente ricco (perché suo padre, cioè lo zio di Charles) aveva sposato una ricca ereditiera. E per questo, nonostante fosse più giovane di qualche anno, si comportava con lui come se fosse un fratello maggiore. Gli faceva spesso dei regali, come da “superiore a inferiore” e, almeno secondo la percezione che ne aveva Charles, era invidioso di lui per qualsiasi cosa gli riuscisse bene. Secondo Charles, suo cugino non aveva mai “digerito” il fatto che lui era diventato famoso, un personaggio pubblico intervistato da tutti i giornali del mondo e che spesso faceva parlare di sé nelle cronache mondane…Mentre James, per quanto avesse fatto una brillante carriera nell’esercito, diventando generale e poi un agente segreto, era rimasto nell’anonimato…

Charles continua a congetturare e crede di scorgere in ogni frase pronunciata da James le prove che è stato lui a tentare di ucciderlo. Ma è completamente fuori strada…

Un giorno è Peregrine, l’ex marito di Rosina, a confessargli brutalmente di essere stato lui a spingerlo dal ponte. Non che avesse premeditato di ucciderlo, ma a vederlo là quella sera, completamente ubriaco sul ponte, gli è scattato un moto di rabbia e lo ha spinto. Peregrine, infatti, non aveva mai perdonato Charles per avergli portato via la moglie, che lui amava alla follia, soltanto per un capriccio. E’ vero, gli aveva detto di essere rimasto contento di essersi sbarazzato di Rosina: ma era stata soltanto una reazione dettata dall’orgoglio. In realtà, per tutti questi anni, Peregrine ha covato un forte risentimento nei confronti di Charles e quella sera, sul ponte, ha colto l’occasione per vendicarsi, agendo in preda a un impeto improvviso: del resto anche lui aveva bevuto…

Charles rimane allibito dalla confessione di Peregrine e non ha nemmeno la forza di reagire e di arrabbiarsi. La mattina dopo, Peregrine lascia Shruff End. I due si salutano normalmente e, per quanto lo stesso Charles se ne stupisca, egli non riesce a provare del risentimento nei confronti del suo amico…
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Rimane ancora da chiarire, nella mente di Charles, chi abbia ucciso Titus, perché secondo lui è stato un omicidio. Nel frattempo, però, sono arrivati i rilievi della polizia. Un testimone afferma di aver visto, sebbene da lontano, il ragazzo che si tuffava e che poi si era trovato subito in difficoltà a causa delle onde molto alte. Per le forze dell’ordine non ci sono dubbi: Titus è morto per il forte colpo ricevuto alla tempia e per avere poi aperto la bocca sott’acqua. Se sia morto sul colpo per la botta ricevuta o se invece sia annegato dopo, è una circostanza che dovrà essere chiarita dal medico legale. Ma in fondo non ha molta importanza: il ragazzo è morto per una disgrazia e nessuno lo ha ucciso. Del resto non è la prima volta che il mare di Shruff End si porta via qualcuno…

Charles, nonostante la versione della polizia, continua ad avere dei dubbi e pensa sempre a Ben, che, la sera in cui ha riaccolto in casa Hartley, ha gridato un’offesa anche contro Titus.

Oltre a Charles, chi è molto scosso per la morte di Titus è suo cugino James: e sembra quasi che di quella morte egli si ritenga responsabile...

Da molti anni, ormai, James ha abbracciato la religione buddhista. Charles ne era a conoscenza, ma ignorava fino a quale punto suo cugino fosse giunto nelle pratiche di meditazione connesse a quel credo filosofico-religioso…

Un giorno, James si lascia andare col cugino a una sorta di “confessione”, rivelandogli una storia tragica che dopo tanto tempo ancora lo tormenta. Circa vent’anni prima, egli era andato a fare un viaggio in Tibet, una missione sulle montagne ritenuta molto pericolosa, e si era portato con lui soltanto il suo giovane attendente, un ragazzo di etnia sherpa che aveva la stessa età di Titus e al quale era molto affezionato…

Il pericolo era costituito soprattutto dal freddo che avrebbe potuto coglierli sulle montagne. Ma James contava di riuscire a sopravvivere mettendo in pratica una tecnica di meditazione: innalzando la sua temperatura corporea attraverso la concentrazione. Era convinto, addirittura, di riuscire a generare il calore corporeo sufficiente a salvare non solo lui, ma anche il ragazzo sherpa…

Ma era stato un peccato di presunzione: colti da una tormenta, nella notte, i due si erano stretti l’uno all’altro e il calore generato dal corpo di James attraverso la concentrazione mentale era stato sufficiente a far sopravvivere soltanto lui: il povero ragazzo sherpa, invece, gli era morto congelato tra le braccia…

Essendo un buddhista, James crede nella metempsicosi ed è convinto che l’anima del ragazzo sherpa si fosse reincarnata nel corpo di Titus…

Prima il ragazzo sherpa e ora Titus: tutti e due sono morti senza che lui sia riuscito a salvarli. Il primo, in fondo, morto per colpa sua, perché egli aveva confidato troppo nelle proprie capacità. E per di più, secondo lui, l’anima dei due ragazzi era la stessa…


L’ultimo atto

A poco a poco tutti se ne vanno da Shruff End e Charles rimane da solo, come all’inizio della storia. L’ultima a lasciarlo è Lizzie, col cuore spezzato perché ormai si è rassegnata all’idea che Charles non tornerà mai più a vivere con lei. Non gli serba comunque rancore e i due rimangono amici…

Un giorno, quando ormai è rimasto da solo, Charles riceve un biglietto di invito da Hartley e il suo cuore torna in subbuglio. Il “suo amore” lo invita a prendere il tè da lei. E’ evidente che vuole comunicargli qualcosa di molto importante, anche alla presenza di suo marito. Forse finalmente ha deciso di tornare da lui e vuole dirglielo ufficialmente anche davanti a Ben…

Col cuore baldanzoso, Charles si presenta dai coniugi Fitch. La conversazione, davanti alla tazza di tè e ai pasticcini, è molto cordiale. Ben sembra aver messo da parte ogni rancore. Parlano anche di Titus e naturalmente i genitori adottivi sono addolorati per quella tragedia. Non hanno dubbi, ad ogni modo, che si sia trattato di una disgrazia.

Finalmente, Ben annuncia il motivo dell’invito: insieme alla sua Mary (lui la chiama così) hanno deciso di andare a vivere in Australia e di trascorrere là gli anni della vecchiaia…

Per Charles è l’ultimo duro colpo di Hartley. Cerca di rimanere indifferente (non gli riesce difficile perché è un attore) e commenta, anzi, in maniera favorevole la decisione, ma dentro di sé sente scatenarsi una nuova tempesta…

Uscito dall’abitazione dei Fitch, Charles si convince che deve trattarsi di una menzogna. Sarà senz’altro un trucco di Ben per toglierselo dai piedi. Non andranno a vivere in Australia, ma chissà dove. Non è escluso, anzi, che rimangano là di nascosto, nella speranza che lui, credendo che Hartley sia partita, a sua volta se ne vada.

Ad ogni modo, la partenza dei Fitch non è immediata, ma dovrà avvenire fra cinque settimane. Charles, dunque, ha tutto il tempo per studiare le sue contromosse. Intanto, anche per spiazzare Ben, decide di partire per Londra e di rimanervi per un certo periodo, per vedere la reazione della coppia. Spera in cuor suo che, venuto a sapere che lui non è più a Shruff End, Ben rinunci alla partenza…
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Charles rimane a Londra per circa un mese. Siamo ormai ai primi di agosto quando ritorna a Shruff End e decide di andare subito a spiare di nascosto la casa dei Fitch. Ha con sé una lettera per Hartley che vuole, in qualche modo, far arrivare soltanto a lei e con la quale si illude di fermare la sua partenza.
Invece, vede che le persiane della casa sono abbassate. E’ tutto chiuso, i Fitch non ci sono…

Con angoscia, bussa alla porta della vicina e questa gli dà la notizia (molto brutta per lui) che i due coniugi hanno deciso di anticipare la loro partenza per l’Australia e se ne sono andati già da un paio di settimane. Hanno anche spedito una cartolina da Sydney con i saluti per lui, nel caso fosse tornato a trovarli…

Charles prende la cartolina e se ne va deluso e amareggiato. Si sente gabbato, è convinto che è stata tutta una mossa architettata da Ben: lui lo sapeva che sarebbero partiti prima e ha voluto fregarlo. Inoltre, non crede affatto che siano andati in Australia. Quella cartolina è un “falso”, è stata spedita da un altro posto oppure da qualcun altro, amico di Ben, che si trova a Sydney…

Iniziano nuovi tormenti ed elucubrazioni mentali. Charles medita persino di andare a Sydney per scoprire se i Fitch abitano davvero là…
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La mente di Charles, davanti al mare di Shruff End, è un turbine di pensieri e tormenti. Ma questa volta, a poco a poco, l’ossessione per Hartley inizia a calare…

Una notte egli si trova a ripercorrere mentalmente tutto quello che è successo da quando è arrivato a Shruff End circa tre mesi prima… Si sofferma soprattutto a pensare a quando Peregrine lo aveva spinto dal ponte…

Si rende conto soltanto adesso di essersi concentrato, finora, esclusivamente su chi lo aveva spinto, ma non sull’uomo che lo aveva salvato: ma chi era stato a salvarlo e, soprattutto, come aveva fatto a tirarlo fuori da quell’imbuto di roccia prima che annegasse?

E all’improvviso, provando un brivido, ricorda tutto: James, era stato lui a tiralo fuori dall’acqua. Si era sentito sollevare da due mani forti che lo avevano afferrato sotto le ascelle… E poi era stato come salire in un ascensore. Adesso rivede chiaramente gli occhi di suo cugino che lo fissano mentre lo tiene stretto con le mani sotto le ascelle ed è come se volassero l’uno attaccato all’altro dentro l’imbuto roccioso: James quella notte aveva levitato sopra le acque di Shruff End. Era dunque capace anche di questo attraverso la meditazione trascendentale. E, soprattutto, gli aveva salvato la vita e non glielo aveva mai detto…

Emozionato, Charles, decide, per il giorno dopo, di tornare subito a Londra dal cugino, per ringraziarlo e per dirgli che si ricorda tutto di quella notte a Shruff End…
Ora gli dispiace molto aver pensato così male di lui, aver sospettato addirittura che fosse stato lui a spingerlo…

E prova anche del rimorso per essere stato lontano da suo cugino per tutti questi anni. Quando lui era partito per Londra, a diciassette anni, James era ancora un ragazzino. E poi si erano incontrati poche volte, anche a distanza di tanto tempo, con dei lunghissimi periodi in cui non avevano avuto nessun contatto. Le volte che si erano trovati erano stati sempre incontri cordiali, ma fugaci, superficiali…Non si conoscevano, non sapevano veramente nulla l’uno dell’altro…
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Ma proprio mentre Charles si prepara per andare a trovare James, gli arriva l’ultima “tegola” sulla testa: riceve una lettera che arriva proprio da Londra. A scriverla è il medico (e amico) di suo cugino. Egli lo informa che il signor James Arrowby è deceduto per un arresto cardiaco…

Secondo lo scrivente, James avrebbe deciso lui stesso di fermare il suo cuore: infatti, egli era giunto a un livello talmente alto di meditazione trascendentale, da riuscire a controllare con la mente i battiti del suo cuore e da poter decidere anche di fermarli per sempre.

Charles lascia cadere la lettera ai suoi piedi e guarda in lacrime il mare spumeggiante di Shruff End, che ora sembra farsi beffe di lui…


Calma piatta. E la vita continua…

Dopo la notizia della morte di suo cugino, Charles ha deciso di vendere Shruff End e di tornarsene a vivere a Londra. Troppe cose sono successe in quella casa e in quel posto desolato, anche se c’è da scommettere che il mare di Shruff End continuerà ad accompagnare il resto della sua esistenza…

Ora il mare della vita è tornato ad essere calmo. Charles è andato ad abitare nell’appartamento che gli ha lasciato in eredità suo cugino. Abita là da solo, circondato da statue e statuette del Buddha di tutte le dimensioni e in tutti i materiali…

Sono passati altri mesi, siamo a novembre ormai, e Charles sta per entrare nel sessantunesimo anno di età. Finalmente egli riesce a vedere tutto con maggiore distacco e serenità. Non è più tanto sicuro che James lo abbia tratto in salvo in quel modo, levitando sopra il mare di Shruff End, dentro l’imbuto roccioso sotto il ponte. Stenta a credere anche che suo cugino abbia fermato volontariamente i battiti cardiaci. Forse il suo cuore si è fermato perché doveva essere così e basta.

Ma, soprattutto, Charles comincia a pensare che non è nemmeno tanto importante darsi una spiegazione di tutto quello che succede. Allo stesso modo, continua a non credere che Hartley sia andata a vivere in Australia: ma è davvero così importante saperlo, dal momento che Hartley non c’è più?

Veramente l’amava o piuttosto amava la propria giovinezza attraverso di lei? Mary Hartley Smith era stata davvero il suo primo e unico amore o lo era diventata dopo, ricordando e idealizzando gli anni della sua adolescenza?

Sono interrogativi a cui Charles non sa ancora trovare una risposta. Ma intanto vive...
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Vede ogni tanto e si scrive lettere con Rosina, con Lizzie, con Gilbert e anche con Peregrine. Rosina, quando ha saputo che il suo ex marito aveva tentato di uccidere Charles, ha avuto una specie di “folgorazione”. Ha capito che Peregrine la amava ancora e si è riavvicinata a lui. Così i due sono tornati a vivere insieme e si sono giurati amore eterno. Quel brutto episodio sul ponte di Shruff End almeno ha portato a qualcosa di buono e Charles ne è contento.
A dire il vero, Rosina e Peregrine, pur essendo tornati insieme, si vedono poco. Lei gira il mondo con la sua compagnia teatrale e lui ha creato un teatro tutto suo in Irlanda del Nord, dove organizza spettacoli a favore della pace fra cattolici e protestanti…

Lizzie, invece, non ha smesso di amare Charles, ma è tornata a vivere con Gilbert Opian (l’ex “maggiordomo” di Shruff End), che è la persona con la quale sta meglio in assoluto. Gilbert, peraltro, sta vivendo un incredibile momento di popolarità: passato a recitare alla televisione, è protagonista di una serie comica che sta furoreggiando in tutta l’Inghilterra. Anche di questo Charles è molto felice…

Purtroppo, nelle ultime pagine del libro gli arriva una nuova notizia molto spiacevole. Alla fine di uno spettacolo teatrale pacifista, i terroristi dell’IRA hanno teso un agguato a Peregrine Arbelow e lo hanno ucciso sparandogli addosso…

Così è il mare della vita: oggi è calma piatta, ma domani può trasformarsi in una tempesta. E non sai mai, non conosci mai i mostri, i terribili serpenti marini, i demoni, che possono essere in agguato…
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Eccoci giunti alla fine di questa lunga e strana avventura. Non sarà un capolavoro della letteratura mondiale, ma questo romanzo di Iris Murdoch, che fu un best-seller in Inghilterra quaranta anni fa, è una lettura piacevole e appassionante. Ve la consiglio: da fare possibilmente…al mare :)

Solo che il libro (sempre che non ce l’abbiate già a disposizione) dovrete procurarvelo in biblioteca come ho dovuto fare io, perché non sono riuscito a trovarlo nemmeno sul mercato dell’usato.
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Nella speranza di avervi trattenuto piacevolmente, vi saluto e vi do appuntamento a dopo Ferragosto con altri, spero almeno altrettanto avvincenti e interessanti, libri degli anni Settanta :)
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Re: Il mare, il mare

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Grazie per la sintesi che, come altre che hai pubblicato, ricorda un po' i riassunti letterari di Selezione del Reader's Digest :D e buona vacanza :)
Resta di stucco, è un barbatrucco!
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Re: Il mare, il mare

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Grazie a te, caro Barba, ho fatto delle vacanze tranquille a casa mia, ma purtroppo funestate dalle immagini che ho visto poco fa alla televisione, che mi hanno veramente impressionato e rattristato. Un pensiero a tutti i genovesi e alle persone che sono rimaste coinvolte in questa grave tragedia...
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