Ancora una raccolta di racconti umoristici, scritti con il consueto e brillante stile che già contraddistingue le opere precedenti (vedi in questa sezione: Manuale di conversazione e Gli asparagi e l’immortalità dell’anima).
Questa volta i racconti sono dedicati a grandi personaggi del passato: Socrate, Alessandro Magno, Archimede, Torquato Tasso, Casanova, Voltaire, Alessandro Volta, Dante Alighieri, Cornelia madre dei Gracchi, Pasteur, Alessandro Manzoni, Lord Brummel, l’immancabile Paganini e tanti altri…
Campanile scherza su alcuni famosi luoghi comuni o aneddoti intorno agli illustri personaggi che ci vengono tramandati attraverso i testi scolastici, oltre che giocando come di consueto con le parole e i paradossi linguistici.
Tra i racconti più memorabili, quello su Socrate, costruito sul noto adagio “Io so di non sapere”. Una frase che, nel racconto, il giovanissimo filosofo, da scolaro, dice e ripete con ostinazione anche ai professori che lo interrogano (i quali, ovviamente, non sono in grado di cogliere il senso troppo profondo di quella frase) e che gli costa la bocciatura: con grande costernazione del suo orgoglioso padre, che alla sera, quando prendeva fresco sui gradini del Partenone, si vantava sempre con gli amici della bravura del figlio e che ora, invece, deve nascondersi per la vergogna, avendo scoperto non solo che suo figlio è un somaro che non sa niente, ma che addirittura si vanta di sapere che non sa niente…
Quello su un anonimo generale romano, che, in ossequio alla rigorosa disciplina militare, condanna a morte il figlio-soldato che ha trasgredito un suo ordine, anche se proprio grazie a quella trasgressione la battaglia è stata vinta…
“Come padre ti abbraccio, come capo dell’esercito ti condanno a morte” dice il generale-padre al figlio-soldato disobbediente, che però disobbedendo ha causato la vittoria…
Il generale, dunque, non esita a “sdoppiarsi” e a tenere distinte le sue due qualifiche, di capo dell’esercito e di genitore, portando tale separazione alle estreme conseguenze…
Campanile si diverte poi a immaginare, attraverso un complicato gioco di parentele, che cosa sarebbe accaduto se il generale fosse stato, oltre che padre, contemporaneamente anche zio, cognato, cugino e addirittura suocero di quel giovane soldato disobbediente; e, infine, oltre che capo dell’esercito, anche capo dello Stato…
Lo sconcertante risultato è che il giovane soldato non avrebbe avuto alcun santo a cui votarsi per ottenere la grazia, dal momento che a chiunque egli si fosse rivolto, si sarebbe trattato sempre della medesima persona, la quale non avrebbe potuto fare altro che abbracciarlo e condannarlo allo stesso tempo…
Famosissimo, poi, il racconto dedicato a Torquato Tasso, intitolato La quercia del Tasso e costruito su alcune confusioni linguistiche fra Tasso il poeta, “tasso” l’animale, “tasso” l’albero delle alpi e “tasso” misura percentuale; nonché sulla rima fra “tasso” e “barbasso” (un’altra pianta) e, ancora, sulla confusione tra le parole “quercia” e “guercia” …
Per cui, in un crescendo di combinazioni esilaranti, si arriva dalla semplice “quercia del Tasso” alla “quercia del tasso del Tasso”, al “tasso del Tasso della quercia del Tasso”, alla “guercia del Tasso della quercia” e “alla quercia del Tasso della guercia”; per finire con il “tasso del tasso del tasso del Tasso” e il “tasso del tasso del tasso barbasso del Tasso” …
Un giorno, ad esempio, una signora si presentò a una festa col suo anziano marito e con un vecchio amico di famiglia, spiegando a tutti gli invitati con orgoglio: “Sono i miei pendenti” ….
…E quello su Lord Brummel (noto dandy della Londra previttoriana), convinto che la vera eleganza consistesse nel non farsi notare… Al punto che questo stile di vita divenne per lui una vera ossessione, che lo spingeva a nascondersi sotto i tavoli durante i ricevimenti o a travestirsi da accattone...
Infine, il dandy, anche per battere la concorrenza di tutti quelli che cercavano di imitarlo facendo a gara per passare inosservati, decise di non uscire più di casa e di rimanere sepolto sotto le coperte del letto: tutto pur di non farsi notare…
Molto divertente, infine, anche il racconto su Alessandro Volta, il cui cognome diede luogo a numerosi equivoci: per esempio presso la comunità scientifica, che non sapeva mai se quella in fondo alla pagina degli scritti presentati dal famoso inventore della pila elettrica fosse la sua firma oppure se bisognasse girare il foglio…