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L'ultima partita di Pasolini

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L'ultima partita di Pasolini

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L’ultima partita di Pasolini. Trapani, 4 maggio 1975 è il titolo di un mini-libro in formato tascabile, di sole trentuno pagine, pubblicato nel 2013 dalle edizioni “Stampa alternativa”, e scritto e realizzato (anche con fotografie) da Salvatore Mugno, scrittore trapanese nato nel 1962.
Mugno, quella domenica 4 maggio 1975, aveva dodici anni e mezzo ed era allo stadio comunale di Trapani insieme a suo padre, per assistere a una partita della rappresentativa di attori, cantanti, artisti e uomini di spettacolo, organizzata a scopo di beneficenza. Tutti e specialmente le donne e le ragazze erano accorse allo stadio per vedere il loro idolo di quegli anni: Franco Gasparri, il protagonista dei fotoromanzi che spopolava tra il pubblico femminile. Un altro beniamino della folla di spettatori avrebbe dovuto essere Franco Franchi. Ma né l’una né l’altra delle due star arrivò allo stadio quel giorno. Inizialmente fu una grande delusione per tutti, soprattutto per le donne, insolitamente presenti in gran numero allo stadio del Trapani. Ma dopo, quando si cominciò a giocare, incredibilmente, il pubblico fu conquistato da un altro giocatore famoso della rappresentativa degli artisti: il regista Pier Paolo Pasolini, che correva su e giù per il campo come un indemoniato nonostante avesse già più di cinquant’anni, dribblava, scartava, faceva tiri potenti da lontano e si arrabbiava perché per fermarlo i giocatori della squadra avversaria lo dovevano atterrare…

Quella fu l’ultima partita di Pasolini con la rappresentativa “Attori e Cantanti”. Tanti anni dopo, Mugno ha deciso di rievocare quel lontano evento ormai dimenticato, quasi cancellato dal tempo: con molta fatica, raccogliendo testimonianze, fotografie, e consultando le cronache assai scarne che i giornali locali dedicarono alla partita.
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La squadra arrivò con un volo da Roma all’aeroporto di Birgi, verso le ore 14 di sabato 3 maggio. Quel giorno, il Giornale di Sicilia, il maggiore quotidiano dell’isola, annunciava l’avvenimento in un articoletto in fondo alle pagine sportive intitolato: “Arriva oggi lo squadrone di Pasolini”.

Lo “squadrone” era composto, oltre che dal regista-capitano, da attori del cinema (soprattutto caratteristi) e da cantanti. Alcuni di essi oggi sono pressoché dimenticati. Ninetto Davoli, Franco Citti, Enzo Cerusico, Antonio Sabàto, Michele Walmack, Sergio Leonardi, Marcello Verziera, Don Backy, Gianni Nazzaro, Bruno Filippini, Danilo e Claudio Croce e altri. Franco Gasparri e Franco Franchi, i più attesi dal pubblico, pur annunciati dalla stampa e dagli organizzatori della partita, non vennero.

I giocatori furono ricevuti in aeroporto dal sindaco di Trapani, Natale Tartamella, dagli organizzatori dell’evento e da un gruppo di giornalisti sportivi locali. Fatti salire su un pullman, vennero portati a fare un breve giro turistico nella zona delle saline di Paceco-Nubia. Giunsero poi a Erice-vetta, dove si fermarono a pranzare al ristorante “Il Ciclope”, mangiando su una terrazza con una spettacolare vista panoramica. Nel tardo pomeriggio, vennero accompagnati all’Hotel Tirreno di Pizzolungo, dove alloggiarono.

Dopo l’insediamento nelle camere, vennero invitati a scendere nella hall per un breve incontro con i giornalisti. I cronisti del Giornale di Sicilia intervistarono Pasolini. Soffermandosi a parlare soprattutto di Trapani, il regista disse che “il nuovo e il buono” possono arrivare soltanto dalla provincia, che è un “crogiuolo di originalità”, e non dalle metropoli e dai grandi centri urbani.

In poco tempo, si scatenò una ressa incredibile nella hall. Oltre alle ragazzine accorse per vedere Gasparri (che rimasero molto deluse), c’erano tanti giovanissimi, giovani e adulti; studenti, ma anche operai e muratori, che volevano avvicinare Pasolini. Molti avevano in mano un foglietto con il loro recapito e il numero di telefono, e cercavano di allungarglielo. Volevano avere un incontro privato con lui, un “provino” per entrare nel mondo del cinema e dello spettacolo. Il regista però appariva schivo, imbarazzato e distante.

Alla cena, pantagruelica, parteciparono circa cento persone tra uomini politici e giornalisti locali con le loro famiglie al seguito, e gli organizzatori della partita. A tavola, Pasolini era scostante, non si espose né come regista né come scrittore. Molti dei commensali provarono a sollecitarlo con delle domande, ma lui si schermiva, evitava i discorsi. Riuscirono a strappargli solo qualche accenno al gergo delle borgate romane. Era visibilmente a disagio, se ne stava in disparte, sembrava quasi impaurito. Parlava poco e soltanto di calcio.

Più tardi, tutti si trasferirono al dancing “Giardino dell’Eden”, a 15 chilometri dall’Hotel Tirreno, dove era stata organizzata una festa, una “serata danzante” con il complesso dei Cugini di campagna. Il locale fu invaso da centinaia di persone, venute per vedere il gruppo musicale, ma anche per avvicinare i “divi” della rappresentativa Attori e Cantanti.

Poi accadde un episodio curioso, buffo ma anche un po’ increscioso. A un certo punto, Pasolini e Ninetto Davoli, che erano venuti anche loro al dancing, sparirono. Si seppe dopo, che si erano fatti prestare da qualcuno una macchina e se ne erano andati a fare un giretto nei dintorni. Senonché, dopo appena due chilometri, incapparono in una pattuglia dei carabinieri che fermò la loro auto per un controllo. Tutti e due avevano lasciato i documenti, compresa la patente, in albergo. I carabinieri, non si sa se lo fecero apposta o se erano in buona fede, non riconobbero i due e non credettero sulla parola alle loro identità. Così, scortarono l’automobile fino all’Hotel Tirreno e solo quando videro i rispettivi documenti si convinsero che si trattava veramente del regista Pier Paolo Pasolini e dell’attore Ninetto Davoli.
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Nell’assolata mattinata di domenica 4 maggio, ci fu finalmente la partita. Lo stadio comunale era pieno come quando giocava il Trapani. Unica differenza, era che tra gli spettatori c’erano molte donne, giovanissime e meno giovani, tutte venute per vedere il loro idolo dei fotoromanzi, Franco Gasparri. Constatata la sua assenza, la delusione fu enorme e prima dell’inizio della partita risuonavano tra le gradinate le voci indignate delle studentesse e delle massaie: “Che fregatura!”, “Fanno sempre così!”, “E’ una propaganda per allocchi!”. Molti erano delusi anche per l’assenza dell’altro beniamino, l’amato Franco Franchi.

Mentre gli artisti erano esattamente in undici e non avevano nessuno in panchina, la squadra avversaria, allestita per l’occasione, contava di una nutrita schiera di ex calciatori del Trapani e del Marsala, di giornalisti e di uomini politici locali, assessori e consiglieri comunali. Nella squadra c’era anche il sindaco di Trapani. Erano tanti e dovevano ruotare per poter giocare tutti.

Poco dopo il fischio di inizio, l’attenzione, soprattutto del pubblico maschile, maggiormente intenditore di calcio, si focalizzò su Pasolini. A dire il vero, soprattutto inizialmente, i commenti di ammirazione per il suo gioco si mescolavano con altri offensivi: quello era un “finocchio”, un “frocio”, un “arricchiuni”, un “arrusu”, un “puppu”, mormoravano i ragazzi e gli uomini adulti. Dicevano che “se la faceva con quel Ninetto” e che la notte precedente avevano dormito insieme in una camera matrimoniale all’Hotel Tirreno. Che, addirittura, più tardi li aveva raggiunti un altro ragazzo venuto da Roma e che avevano dormito in tre nello stesso letto…

Salvatore Mugno, allora dodicenne, era vicino a suo padre e sentiva, intorno, tutti i commenti offensivi e sarcastici su Pasolini. Tante altre volte aveva udito anche il suo babbo parlare con disprezzo degli omosessuali, ma quel giorno, invece, egli non disse nulla contro Pasolini; disse, anzi: “E’ un grande regista”.
Lui, Salvatore, a quei tempi aveva sentito parlare del Pasolini regista, poeta e scrittore; ma il suo Pasolini preferito e a lui più familiare era Renzo, il motociclista, morto tragicamente in un incidente in pista due anni prima.

Ad ogni modo, fu subito chiaro a tutti che Pasolini era di gran lunga il migliore in campo, se non altro per l’impegno che ci metteva. Pareva che quella partita fosse la cosa più importante della sua vita. Faceva impressione vederlo, aveva una faccia da vecchio e un fisico da ragazzino, senza un filo di grasso. Era l’unico che correva continuamente lungo la fascia, si smarcava e arrivava puntuale su tutti i palloni. In una delle prime azioni, una “vecchia gloria” del Trapani lo fermò con una scorrettezza, e lui si rialzò, scattante come una molla, urlando dietro al suo falloso avversario: “Disgraziato!”.

Il pubblicò cominciò ad applaudire soprattutto lui, anche se non riusciva a fare gol perché lo marcavano molto stretto, e il clima teso dell’inizio si stemperò a poco a poco: divenne un bellissimo spettacolo. Le due squadre, alla fine del primo tempo, andarono negli spogliatoi in parità, uno a uno. Era passata in vantaggio prima la squadra dei locali grazie a un rigore, poi gli artisti erano riusciti a pareggiare con un gol di Don Backy.

Durante l’intervallo, visto che la partita era fino a quel momento molto equilibrata, Pasolini e il capitano della squadra avversaria si accordarono per aiutare a vincere la rappresentativa degli artisti, onde favorire la causa della beneficenza. Se gli artisti avessero iniziato a perdere le partite, infatti, ci sarebbe stato il rischio che la gente non venisse più a vederli. In realtà, alcuni insinuarono che quella fu una trovata del regista, che non ci stava a perdere…
L’aiuto, comunque, consistette semplicemente nel far giocare nel secondo tempo i politici e i giornalisti al posto degli ex calciatori professionisti. Così, nella ripresa, il livello di gioco si abbassò e gli artisti passarono in vantaggio con un gol di Bruno Filippini. Vinsero così la partita per due a uno.

Dopo l’incontro, il clima era festoso, tutta la tensione dell’inizio era svanita. Il pubblico invase il campo di gioco e salutò affettuosamente “i divi”, chiedendo e ottenendo magliette e autografi, e facendosi fotografare con loro.
La squadra andò a pranzo in un ristornate vicino allo stadio e alle 17 venne riaccompagnata all’aeroporto per fare ritorno a Roma. L’incasso, ragguardevole visto che gli spettatori paganti erano più di cinquemila, fu interamente devoluto in beneficenza.
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Pasolini amava molto il calcio e quella domenica lo dimostrò ampiamente. Era un grande tifoso del Bologna; ma, soprattutto, gli piaceva giocare. In un’intervista a Enzo Biagi, sulla Stampa, nel 1973, aveva dichiarato che il calcio, dopo la letteratura e l’Eros, era la sua più grande passione.
Assassinato sei mesi dopo quell’ultima partita, venne poi seppellito con addosso la maglietta della “Nazionale Attori e Cantanti”, di cui era stato tra i fondatori qualche anno prima.

Anche Franco Gasparri, che avrebbe dovuto essere la star di quella partita, ebbe un destino tragico: nel 1980 fu vittima di un grave incidente con la moto, che lo immobilizzò per il resto dei suoi anni. Ne aveva appena trentadue. Morì a cinquanta, nel 1999.
Ultima modifica di Insight il sab 3 nov 2018, 18:12, modificato 1 volta in totale.
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lisa jean
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Re: L'ultima partita di Pasolini

Messaggio da lisa jean »

Però...sai che non avevo mai sentito di questa partita? Davvero interessante.
Grazie per avermela fatta conoscere, Ins!
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Re: L'ultima partita di Pasolini

Messaggio da Insight »

Grazie a te, Lisa :) Sinceramente anch'io non lo sapevo prima di scoprire questo bel libricino...
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Whiteshark
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Re: L'ultima partita di Pasolini

Messaggio da Whiteshark »

Neppure io sapevo nulla di questo incontro, mentre ero a conoscenza del tragico destino di "Mark il poliziotto" Franco Gasparri, idolo delle ragazzine, rimasto paraplegico dopo un terribile incidente sul GRA con la sua Kawasaki 900 il 4 giugno 1980.
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lespaul
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Re: L'ultima partita di Pasolini

Messaggio da lespaul »

Il soprannome che gli affibbiarono i compagni di gioco in gioventù, a Casarsa, era stukas: pare infatti che fosse un'insidiosissima e fantasiosa ala destra, che poi, con il tempo, si spostò a sinistra.
Interessante la sua visione del calcio che definiva come "l'ultima rappresentazione del Sacro" della modernità.
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Re: L'ultima partita di Pasolini

Messaggio da Insight »

Non ha mai scritto però una poesia sul calcio, come fece invece Umberto Saba, che dedicò dei versi all'emozione del goal e ai "rossoalabardati" della Triestina :)
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