Siamo nel giugno del 1972. Un diplomatico italiano, che sta scrivendo un libro storico su Sofia di Marbois, Duchessa di Piacenza, decide di ritirarsi per un periodo presso la sede consolare dell’isola di Rodi, portandosi con sé gli appunti del suo lavoro.
Partendo da Roma, dove normalmente vive e lavora, il diplomatico mette in valigia, oltre al manoscritto del libro in lavorazione, anche una lettera della moglie, che si chiama Alessandra e che non vede da dieci anni (non è specificato il perché), pur avendo conservato con essa un rapporto epistolare.
Dalle sue riflessioni, pare che egli non abbia mai smesso di amare la moglie ed è talmente emozionato che non ha mai il coraggio di aprire la busta della lettera, trovando sempre una scusa per ritardare il momento.
Quando finalmente, negli alloggi del consolato, si decide a leggere la lettera, scopre che Alessandra lo sta per raggiungere, provenendo da Odessa, dove era andata ad assistere a un congresso internazionale di cardiologi.
L’emozione del protagonista all’idea di rivedere la moglie dopo tanti anni è fortissima. Inizia così una dolce e allo stesso tempo sofferta attesa che dura qualche giorno. E’ un po’ come se egli avesse paura di rivedere la moglie per non rovinare il bel ricordo che conserva di lei.
Nei pochi giorni trascorsi a Rodi prima che arrivi Alessandra, il diplomatico fa allestire una camera per la moglie dentro il consolato. Lavora un po’ sul libro, andando nelle biblioteche e seguendo le tracce della Duchessa Sofia, e visita il cimitero cattolico.
Avendo rinvenuto nella sede del consolato delle cassette che contengono le ossa di soldati italiani caduti durante l’ultima guerra, le fa portare dentro il cimitero per una degna sepoltura.
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Finalmente arriva Alessandra. Intravedendola mentre cammina oltre la barriera doganale dell’aeroporto, al protagonista sembra che la moglie si sia conservata giovane nell’aspetto, ancora col viso fresco di un’adolescente. Tuttavia, egli nota qualcosa di strano nella sua andatura, che non è più quella “libera e felice di un tempo”, ma sembra invece “impacciata come un motore che perda colpi”.La coppia, che si ritrova dopo dieci anni, trascorre qualche giorno sull’isola scambiandosi dei teneri affetti. Tuttavia, il protagonista avverte sempre un’ombra che li separa e sente la moglie “assente”, confondendola continuamente col ricordo che ha di lei e accorgendosi che l’Alessandra di un tempo non esiste più.
La donna gli rivela poi di essere gravemente ammalata di cuore e di avere i giorni contati. L’ “ombra” che il protagonista avvertiva diventa così quella della morte, nonostante egli cerchi di curare la moglie, facendola prima visitare da un medico e poi chiamando un cardiologo.
Alessandra però ha già accettato la morte e in realtà è venuta a trovare suo marito solo per dirgli addio e per ricordargli di una promessa che un giorno lui le aveva fatto: di far cremare il suo corpo e di riporre le ceneri in un’urna interrata su una spiaggia di fronte al mare splendido della Grecia.
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Libro dalle atmosfere cupe (nonostante la bellezza dei posti), intrise di morte, e in cui si respirano molto sia la cultura greca sia quella turca, che a Rodi sono a stretto contatto e quasi si confondono. A questo proposito, la cosa che certamente ricorderò di più di questo romanzo è un antico e affascinante proverbio dei marinai della costa anatolica (che si trova non molto distante dall'isola di Rodi): “La solitudine corrode come la salsedine”.