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Diario segreto di Pasolini

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Insight
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Iscritto il: lun 4 nov 2013, 17:20

Diario segreto di Pasolini

Messaggio da Insight »

Pasolini, al contrario di tanti altri grandi scrittori, non ha mai tenuto un diario. Hanno provato a immaginare come sarebbe stato un suo diario, limitato al periodo dell’infanzia e della giovinezza, Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini, autori di una “graphic novel” pubblicata nel 2015 dall’editore Becco Giallo e intitolata “Diario segreto di Pasolini”. Sottotitolo: “La vita di Pier Paolo Pasolini prima di diventare Pasolini”.

Un libro dalle pagine a righe come quelle di un quaderno, che alterna brevi passi di scrittura in corsivo (una scrittura infantile e ordinatissima) e disegni, schizzi, fumetti, che via via illustrano gli episodi più importanti della vita di Pasolini prima che diventasse famoso.

Un lavoro tutt’altro che facile, visto che in questo Diario segreto non c’è nulla di inventato: ogni sua pagina, al contrario, attinge dalle lettere private, dalle interviste, dagli articoli, dai documentari e dai film.

Gli Autori scavano nell’intimo dello scrittore, poeta e regista, partendo da quando è ancora nella pancia della mamma…

Arrivando poi alla sua nascita a Bologna nel 1922 e ai primi anni di vita: pare che Pasolini riuscisse a risalire con la memoria fino a quando aveva poco più di un anno, ricordando ad esempio la tenda della sua cameretta, la finestra, il rumore degli zoccoli delle carrozze che passavano in strada che gli metteva paura…

Per seguirlo poi nei suoi continui spostamenti, soprattutto in Veneto e in Friuli, dovuti alla carriera del padre, che era un ufficiale dell’esercito…

Ampio spazio è dedicato al suo rapporto con i genitori. Inizialmente Pasolini sentiva un forte legame con il padre, che vedeva come un modello da seguire. Voleva diventare anche lui da grande un ufficiale, mentre il padre voleva che diventasse un poeta, una specie di “nuovo Vate”: non certo per amore della poesia, però, ma piuttosto per il ruolo, per l’immagine sociale che la parola “poeta” a quei tempi rifletteva…

Dal padre - autoritario, egoista e tiranno - crescendo, Pasolini si allontana, pur non riuscendo mai ad odiarlo (gli dedica, anzi, il suo primo libro di poesie), sentendosi sempre più legato alla madre, Susanna, una bravissima maestra di scuola elementare.

La madre, da lui amata “senza esitazione”, diventa a un certo punto la prima protagonista del suo diario intimo…
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Si ripercorrono nel Diario gli anni formativi di Casarsa: i primi giochi, i compagni, le prime poesie, la scoperta del calcio…

I primissimi turbamenti erotici, causati dalla vista dell’incavo delle ginocchia dei ragazzi più grandi che giocano a pallone, da lui segretamente osservati, e dall’illustrazione esotica di una réclame che raffigura una tigre nell’atto di divorare un bambino…

Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, individuato nel dodicesimo anno di vita: i dodici anni sono la “vecchiaia” dell’infanzia…

Sullo sfondo, negli anni dell’infanzia e della giovinezza, c’è il fascismo: anzi, il fascismo è visto come una “sostanza liquida” nella quale il giovane Pasolini è immerso senza rendersene conto, proprio come un pesce che non si accorge del mare in cui nuota…

E poi gli anni del liceo e dell’Università a Bologna e la scoperta della letteratura…

Fino alla guerra e alla tragica morte del fratello minore Guido, partigiano bianco ucciso dai rossi nella Malga di Porzus, in Friuli, nel febbraio del 1945: l’episodio che segna la fine della giovinezza di Pasolini e chiude il suo Diario segreto.
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Emerge da queste pagine scritte e disegnate - intense ma che si lasciano leggere e guardare con facilità - il ritratto di un bambino molto educato e rispettoso, diligente, bravissimo a scuola, precoce per molti aspetti. Ma anche introverso e ipersensibile, un bambino che preferisce mettersi in disparte a osservare gli altri piuttosto che “buttarsi nella mischia”…

E poi la figura di un ragazzo che sente già di essere un poeta e che cerca di vivere intensamente la propria giovinezza (da lui definita, in anni più maturi, un “pulviscolo d’oro”).

Un ragazzo, tuttavia, molto fragile e insicuro, che a ventitré anni non ha ancora deciso quale sarà la sua strada nella vita: tutto a quei tempi gli sembra incerto e possibile. Del resto, più tardi egli dichiarera': “La vita acquista un senso quando è finita: prima di quel momento non ne ha, il suo senso è sospeso e pertanto ambiguo”.
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Un’ottima lettura per ricordare Pasolini a 44 anni dal suo assassinio e per capire la sua figura, e come e perché egli sia poi diventato Pasolini, uno degli intellettuali più importanti (e scomodi) del Novecento, nonché grande protagonista della prima parte del nostro decennio.
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Anni 80? No, grazie
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