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1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

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1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

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Il primo premio Nobel per la letteratura del decennio fu assegnato allo scrittore russo Aleksandr Isaevič Solženicyn, con la seguente motivazione: “Per la forza etica con la quale ha perseguito l’indispensabile tradizione della letteratura russa”. Lo scrittore ritirò il premio soltanto nel 1974, quando venne espulso dall'Urss.
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Nato a Kislovodsk nel 1918 in una famiglia di origine cosacco-ucraina, Solženicyn perse il padre ancora prima di venire al mondo e visse in povertà con la madre, che lavorava come macchinista nella periferia di Rostov e che riuscì a mantenerlo negli studi, sia letterari sia scientifici (il giovane Solženicyn si laureò in matematica a Rostov nel 1941, seguendo tuttavia per corrispondenza da Mosca anche le lezioni di letteratura e filosofia).

Nonostante il regime sovietico avesse perseguitato la sua famiglia, confiscando tutte le proprietà e arrestando il nonno materno (che non tornò dalla prigionia), Solženicyn fu in gioventù un fedele discepolo dell’ideologia bolscevica e dopo l’invasione tedesca, nella Seconda guerra mondiale, partì volontario nell’Armata rossa e si guadagnò sul campo i gradi di capitano e due decorazioni al valore.

Proprio negli anni della guerra, tuttavia, egli maturò una forte coscienza critica contro il regime stalinista e nel gennaio del 1945 venne arrestato per aver scritto una lettera ad un amico (intercettata dalla polizia segreta) nella quale criticava apertamente il tiranno.

Condannato a otto anni di lavori forzati nei gulag, nel 1953, dopo aver scontato la pena, fu mandato in esilio in uno sperduto villaggio del Kazakistan. L’anno seguente, avendo contratto un tumore, gli fu consentito di curarsi in un ospedale; esperienza quest’ultima che trasfuse in uno dei suoi più famosi romanzi più tardi pubblicati: “Padiglione cancro”.

Tornato nella Russia europea a metà degli anni Cinquanta, Solženicyn - che nel frattempo, durante la lunga esperienza del gulag e dell’esilio, aveva abiurato l’ideologia marxista - si dedicò all’insegnamento e alla scrittura; ma soltanto nel 1962, con l’approvazione di Krusciov, riuscì a far pubblicare il suo primo romanzo, intitolato “Una giornata di Ivan Denisovič”.
Il romanzo, dove per la prima volta si parla dei gulag, suscitò molte reazioni sia in Occidente sia in Unione Sovietica.

Dopo la morte di Krusciov, Solženicyn fu nuovamente perseguitato dal regime sovietico, subì il sequestro di molti manoscritti, arresti, interrogatori e un tentativo di omicidio mediante avvelenamento. Nel frattempo, però, i suoi libri furono pubblicati all’estero, in Occidente, e gli valsero un’enorme popolarità, nonché l’assegnazione del Nobel che non poté nemmeno andare a ritirare a Stoccolma.

Ormai inviso al regime sovietico, Solženicyn fu espulso dalla sua patria e mandato esule in Germania Ovest nel 1974. Negli anni successivi egli emigrò prima in Svizzera e poi negli Stati Uniti, dove acquisì la cittadinanza americana. Soltanto nel 1994 tornò in Russia, dove venne accolto con onori e visse fino alla sua morte, avvenuta nel 2008, a quasi novant’anni.
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Numerosi i libri, sia romanzi sia saggi, pubblicati da Solženicyn oltre la Cortina di ferro, dove divenne un simbolo dell’opposizione al regime sovietico. Il suo nome è legato soprattutto ad "Arcipelago Gulag", un’opera monumentale - saggio di inchiesta narrativa in tre volumi - pubblicata in Italia per la prima volta nel 1974, dove Solženicyn descrive con linguaggio realistico l’universo dei campi di lavoro e di prigionia russi, partendo dalle origini zariste fino ai giorni di Stalin, attingendo dai suoi studi e dalle sue ricerche, dall’esperienza diretta e dal racconto di centinaia di testimoni, svelando così per la prima volta al mondo occidentale l’orrore dei gulag.
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Altri premi Nobel per la letteratura nel Forum:

1975: Eugenio Montale
viewtopic.php?f=43&t=262&p=3054#p3054

1976: Saul Bellow
viewtopic.php?f=43&t=1506

1977: Vicente Aleixandre
viewtopic.php?f=43&t=1930

1978: I.B. Singer
viewtopic.php?f=43&t=2435

1979: Odisseas Elitis
viewtopic.php?f=43&t=2702
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Gimli Il Nano
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Re: 1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

Messaggio da Gimli Il Nano »

In ricordo di Aleksandr Solzenytsin (+ 3 agosto 2008), dissidente sovietico ma anche (forse più) critico della pseudo-modernità e del sistema liberale
«Libertà, dunque, è la “libertà” di sporcare con rifiuti commerciali le cassette della posta, gli occhi, le orecchie, i cervelli degli uomini e le trasmissioni televisive, al punto che è impossibile vederne una dall’inizio alla fine senza interruzioni. “Libertà” di sputare pubblicità e propaganda sugli occhi e sulle orecchie dei pedoni e degli automobilisti. “Libertà” degli editori di riviste e dei produttori di cinema di portare sulla strada sbagliata le nuove generazioni con immagini provocanti ed equivoche. “Libertà” dei giovani fra i quattordici ed i diciotto anni, che stanno crescendo, di abbandonarsi all’ozio e ai piaceri fatui, invece di imboccare la via del vero impegno e della crescita morale. “Libertà” delle persone giovani e sane di dedicarsi a nessun lavoro e di vivere alle spalle della società. “Libertà” degli scioperanti di usurpare diritti e di privare il resto dei cittadini di una vita normale, del lavoro, dei mezzi di trasporto e persino dell’acqua e degli alimenti. “Libertà” di presentare in tribunale testimoni di comodo anche quando l’avvocato sa che il proprio assistito è colpevole. “Libertà” di interpretare in modo così estremistico le regole assicurative da trasformare in usura persino l’azione di un samaritano. “Libertà” di volgari scrittorelli d’occasione, irresponsabilmente portati a trattare in modo superficiale i problemi, formando così l’opinione pubblica in modo frettoloso. “Libertà” del fabbricante di pettegolezzi, che riesce ad impedire al giornalista, per calcolo egoistico, di avere pietà del suo prossimo e della sua patria. “Libertà” di divulgare i segreti militari e di sicurezza del proprio paese al fine di perseguire fini personali. “Libertà” dell’uomo d’affari nelle transazioni commerciali, insensibile al numero di esseri umani che potrebbero essere pregiudicati dalle stesse e al danno che potrebbe arrecare alla patria. “Libertà” del politico di parlare irriflessivamente di ciò che piace ai lettori di oggi, senza curarsi della loro sicurezza e del loro benessere futuri. “Libertà” dei terroristi che sfuggono alla pena, il che significa che la pietà nei loro confronti si trasforma in una sentenza di morte nei riguardi della società. “Libertà” di restare indifferenti dinnanzi ad una libertà lontana, straniera, che sia stata calpestata. “Libertà” di non difendere neppure la propria libertà: “che siano gli altri a rischiare la pelle”.

* Aleksandr Isaevič Solženicyn (scrittore russo – 1918/2008) - (tratto dal “Discorso pronunciato il 1° giugno 1976” presso la Hoover Institution in occasione del conferimento dell’American Friendship Award)
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Re: 1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

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Affermazioni in larga parte condivisibili, ma frutto di un'intransigenza morale che portarono Solženicyn, nell'ultimo periodo della sua esistenza, ad invocare addirittura la pena di morte per i terroristi ceceni...
Un liberale sui generis, dunque, con tendenze liberticide, poiché togliere la vita a un uomo rappresenta la massima negazione della libertà, della più importante di tutte le libertà che è quella di vivere.
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Re: 1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

Messaggio da Gimli Il Nano »

Non hai letto il testo. "Liberale" Solženicyn?
Se fosse al mondo, a sentirsi dare del liberale, si sarebbe offeso a morte .
Ultima modifica di Gimli Il Nano il dom 4 apr 2021, 18:02, modificato 1 volta in totale.
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Re: 1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

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Non l'ho letto, ma so che aveva un rapporto difficile anche col liberalismo e con le democrazie occidentali oltre che con l'Urss... Comunque, insomma, da qualche parte bisogna pur collocarlo e vista anche la sua storia personale, sicuramente era più liberale che comunista o socialista.
L'ho definito liberale "sui generis" proprio per rendere l'idea di quanto gli stesse stretta l'etichetta di "liberale". Il passo successivo sarebbe stato "fascista", ma mi sembrava un po' troppo...
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Re: 1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

Messaggio da Whiteshark »

Gimli Il Nano ha scritto:In ricordo di Aleksandr Solzenytsin (+ 3 agosto 2008), dissidente sovietico ma anche (forse più) critico della pseudo-modernità e del sistema liberale
«Libertà, dunque, è la “libertà” di sporcare con rifiuti commerciali le cassette della posta, gli occhi, le orecchie, i cervelli degli uomini e le trasmissioni televisive, al punto che è impossibile vederne una dall’inizio alla fine senza interruzioni. “Libertà” di sputare pubblicità e propaganda sugli occhi e sulle orecchie dei pedoni e degli automobilisti. “Libertà” degli editori di riviste e dei produttori di cinema di portare sulla strada sbagliata le nuove generazioni con immagini provocanti ed equivoche. “Libertà” dei giovani fra i quattordici ed i diciotto anni, che stanno crescendo, di abbandonarsi all’ozio e ai piaceri fatui, invece di imboccare la via del vero impegno e della crescita morale. “Libertà” delle persone giovani e sane di dedicarsi a nessun lavoro e di vivere alle spalle della società. “Libertà” degli scioperanti di usurpare diritti e di privare il resto dei cittadini di una vita normale, del lavoro, dei mezzi di trasporto e persino dell’acqua e degli alimenti. “Libertà” di presentare in tribunale testimoni di comodo anche quando l’avvocato sa che il proprio assistito è colpevole. “Libertà” di interpretare in modo così estremistico le regole assicurative da trasformare in usura persino l’azione di un samaritano. “Libertà” di volgari scrittorelli d’occasione, irresponsabilmente portati a trattare in modo superficiale i problemi, formando così l’opinione pubblica in modo frettoloso. “Libertà” del fabbricante di pettegolezzi, che riesce ad impedire al giornalista, per calcolo egoistico, di avere pietà del suo prossimo e della sua patria. “Libertà” di divulgare i segreti militari e di sicurezza del proprio paese al fine di perseguire fini personali. “Libertà” dell’uomo d’affari nelle transazioni commerciali, insensibile al numero di esseri umani che potrebbero essere pregiudicati dalle stesse e al danno che potrebbe arrecare alla patria. “Libertà” del politico di parlare irriflessivamente di ciò che piace ai lettori di oggi, senza curarsi della loro sicurezza e del loro benessere futuri. “Libertà” dei terroristi che sfuggono alla pena, il che significa che la pietà nei loro confronti si trasforma in una sentenza di morte nei riguardi della società. “Libertà” di restare indifferenti dinnanzi ad una libertà lontana, straniera, che sia stata calpestata. “Libertà” di non difendere neppure la propria libertà: “che siano gli altri a rischiare la pelle”.

* Aleksandr Isaevič Solženicyn (scrittore russo – 1918/2008) - (tratto dal “Discorso pronunciato il 1° giugno 1976” presso la Hoover Institution in occasione del conferimento dell’American Friendship Award)
Ringrazio l'amico Gimli per questa testimonianza della quale non ero a conoscenza. Devo dire che su molte cose, a cominciare dagli scioperanti e dai terroristi per finire ai politici, il mio pensiero coincide con quello del grande scrittore russo.
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Gimli Il Nano
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Re: 1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

Messaggio da Gimli Il Nano »

Vi porgo i miei più fervidi e sinceri AUGURI di una BUONA & SANTA PASQUA. Mi permetto di farlo allegando a detti auguri un piccolo regalo.

Per Pasqua, ecco dei brani del famoso discorso di Aleksandr Isaevič Solženicyn a Templeton nel 1983.

Quando ero bambino la gente diceva che era stato dimenticare Dio che portò alla Rivoluzione Russa del 1917. Ora nel 1983 sono un uomo e quell’unica frase dice ancora tutto. Riassume l’intero XX secolo con tutti i suoi crimini, a partire dalla Prima Guerra Mondiale, che non sarebbe stata possibile (come ad esempio utilizzare il gas velenoso come arma) se i leader europei non avessero abbandonato Dio. Allo stesso modo la Seconda Guerra Mondiale. L’Europa è distrutta. La pace si fonda su cuori coraggiosi, non sulle bombe nucleari. Ci siamo fin troppo abituati all’Apocalisse. Dostoyevsky diceva che i grandi eventi ci hanno colti impreparati e che solo dopo che il mondo sarà stato posseduto dai demoni sarà possibile salvarlo di nuovo.

Nel frattempo il Diavolo sta trionfando, in tutto il mondo. Nel 1917 la fede religiosa si era estinta nella classe dirigente russa ed era minacciata nella classe operaia. Eppure una volta nella Russia trionfava il Cristianesimo Ortodosso. La pietà, e non il materialismo, aveva plasmato il pensiero e la personalità dei Russi. Ma uno scisma nel XVII secolo e le riforme di Pietro il Grande indebolirono la fede, il Secolarismo del XIX secolo avvelenò la classe dirigente, così che nel 1917 la religione fu paralizzata.

La Rivoluzione inizia sempre con l’ateismo, dice Dostoevskij, ma mai l’ateismo è stato così maligno come nel caso del Comunismo. Negli anni ‘20 in Russia ci fu un incalcolabile strage di Cristiani, sia religiosi che laici, e innumerevoli bambini furono strappati ai loro genitori e da ogni religione. Si dovette attendere la Guerra, per avere da Stalin un allentamento della persecuzione religiosa. E solo per rilanciare il patriottismo Russo contro Hitler, e Brezhnev finse di essere religioso per ingannare l’Occidente, ma Krushchev rivelò quanto profondamente antireligioso fossero il Comunismo e tutti i successori del delirante Lenin. Tuttavia, nessuno di questi indemoniati persecutori di Cristo aveva previsto quanto accadde: sotto lo schiaccia sassi e ossa Comunista, la fede in Dio è riemersa e ha rinondato la terra Russa. Carri armati e razzi non potranno mai sconfiggere il Cristianesimo.

In Occidente, la religione è minacciata più dall'interno che dall'esterno. [...] Il Secolarismo nacque dall'interno, ancor più pericoloso dei carri armati o dei razzi. Il suo ideale non vola più in alto della vita, della libertà e della ricerca della propria felicità. Il bene e il male sono oggetto di scherno. Il cuore umano è solo un organo. Il risultato è il male tutto intorno. L’Occidente sta degradando continuamente, perdendo la sua giovinezza. I media bestemmiano Gesù e Maria. Arrivati a questo punto, quale motivo ho per trattenermi dal fare ciò che mi piace e pare? Perché non odiare la società, come mi si insegna a fare? Ma le debolezze del capitalismo non corrispondono alle debolezze della natura umana? Ad esempio la ricerca del denaro per il peccato capitale dell’avidità? Il capitalismo si vanta di instaurare la libertà. Ma non è questa "libertà" privata di valori spirituali, forse la peggiore schiavitù? [...] La salvezza non verrà mai dal denaro o dai beni materiali.

Senza amore, la vita e l’arte periscono. In Occidente ciò avviene volontariamente per mano di uomini che vogliono prendere il posto di Dio. Sia l’Oriente che l’Occidente hanno dimenticato Dio. Eppure la chiave di tutta la nostra esistenza è la scelta quotidiana che ogni singolo cuore umano deve fare tra il bene e il male. E sebbene le moderne teorie antropocentriche e materialistiche abbiano fallito, ad oggi non le abbiamo ancora abbandonate. E se non torniamo a Dio, non troveremo mai la via d’uscita dai nostri problemi. [...] Siamo noi i nostri boia.
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Re: 1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

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Ricorda molto il Tolstoj del "dopo conversione", senza pero' avere lo stesso fervore intellettuale.
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Whiteshark
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Re: 1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

Messaggio da Whiteshark »

Bellissimo discorso. Sono sempre stato un appassionato lettore della letteratura russa, e certo per cultura e tradizione trovo che sia molto più europea della Turchia. Invece noi europei continuiamo a baciare i piedi ad Erdogan, ed a sanzionare Putin. Mah.....
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Re: 1970: premio Nobel a Aleksandr Isaevič Solženicyn

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L'eterno dilemma: meglio Tolstoj o Dostoevskij? :)
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