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Il pretore di Cuvio

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Il pretore di Cuvio

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Romanzo di Piero Chiara che fu un bestseller nel 1973.

Ambientato nei primi anni Trenta, ha come protagonisti principali il pretore Augusto Vanghetta, la moglie Evelina Andreoletti e l’antagonista del pretore, Mario Landriani, giovane amante di Evelina.

Augusto Vanghetta è un uomo assai mediocre per virtù e intelligenza, e anche nell’aspetto fisico: basso, tarchiato, grassoccio, trasandato e poco pulito. Dopo essere stato uno studente svogliato, è diventato pretore soltanto grazie a una legge che consente ai laureati in Giurisprudenza che abbiano svolto la pratica notarile di assumere la carica presentando una semplice domanda. Nel 1930, dopo aver presieduto altre sedi in Piemonte e in Lombardia, si insedia nella pretura di Cuvio, un piccolo comune in provincia di Varese.

Essendo vicino ai cinquant’anni e non nutrendo alcuna ambizione professionale, il Vanghetta spera di non muoversi dalla sua nuova sede, dove può condurre una vita più che tranquilla fino al pensionamento, occupandosi di controversie bagatellari e sfruttando la sua posizione e il prestigio della carica pretorile in una piccola comunità come quella di Cuvio, usando il suo potere anche e soprattutto con le donne, che sono sempre state la sua vera e unica passione.

Sposato da dieci anni con una donna molto più giovane di lui, di nome Evelina Andreoletti, il pretore, nonostante il suo aspetto poco attraente, ha sempre avuto numerose amanti ed è un assiduo frequentatore di bordelli.

Sua moglie Evelina, che quando si è sposata era una bella ragazza, vicino a lui, che le ha fatto fare una vita grama, è sfiorita in poco tempo, perdendo sempre più peso e non riuscendo ad avere figli. Il che ha scatenato ancora di più le torbide pulsioni del Vanghetta, che arrivato a Cuvio ha addirittura allestito un’alcova nella stanza attigua allo studio pretorile, dove riceve le sue amanti; mentre in casa, con Evelina, non ha più rapporti da molto tempo e dorme da solo in un’altra stanza.
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Per poter essere più libero di ricevere le sue amanti, il Vanghetta a un certo punto assume come praticante un giovane appena laureato, di nome Mario Landriani. Di carattere mite, riservato e di bell’aspetto, il Landriani è anche capace e volenteroso. In poco tempo, il Vanghetta lo fa conseguire la carica di vicepretore e gli scarica tutto il lavoro.

Volendo conquistare una contessa che è molto restia a concederglisi, il Vanghetta, che grazie al lavoro svolto dal Landriani dispone di molto tempo libero, si mette a scrivere una commedia teatrale, facendo assumere alla nobildonna la parte della protagonista principale.

Sempre più preso da questo progetto, pavoneggiandosi con la contessa e illudendosi di essere un grande drammaturgo, il Vanghetta non solo scrive la commedia (che in realtà è una pessima e melliflua storiella d’amore), ma allestisce anche lo spettacolo, in un teatro estivo all’aperto, nelle campagne intorno a Cuvio.

Lo spettacolo fallisce miseramente e in tragedia, perché durante la recita si scatena una bufera che travolge il palcoscenico e il pubblico, causando addirittura due morti e numerosi feriti tra gli spettatori.

Proprio nel giorno del disastro, inoltre, si consuma il primo incontro d’amore tra Evelina e il giovane Landriani, che diventano segretamente amanti. Il Vanghetta, che ripone la massima fiducia nel suo collaboratore, non sospetta minimamente della tresca, anche perché ritiene che il ragazzo sia una specie di scemotto tutto preso soltanto dal lavoro. Un giorno, per poterlo sfruttare al meglio e togliersi ogni seccatura lavorativa, il pretore gli assegna addirittura un alloggio dentro la sua villetta, proprio in una camera vicina a quella della moglie…
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Mentre il Vanghetta è sempre più coinvolto nella relazione con la contessa e persino si indebita per farle regali costosissimi, il Landriani ed Evelina si incontrano ogni notte nella camera da letto di lei e la donna in poco tempo rifiorisce, tornando a diventare attraente.

Un giorno, finalmente, il marito si accorge del cambiamento e comincia ad interessarsi di nuovo alla moglie, volendo avere un rapporto con lei dopo tanto tempo. A quel punto, però, Evelina è ormai diventata forte dentro di sé e trova il coraggio per respingere le goffe attenzioni del marito, comunicandogli inoltre in modo sprezzante di essere incinta e rifiutando di rivelargli l’identità del padre del bambino che sta aspettando.

Il Vanghetta, inorridito perché ovviamente lui non può avere le corna, inizia a svolgere delle vere e proprie indagini per scoprire il responsabile del “grave delitto”. Ha dei sospetti anche sul Landriani, che però subito allontana, non ritenendo il giovane capace di un simile gesto.
Per evitare lo scandalo, il pretore decide tuttavia di riconoscere il nascituro e di fingere in pubblico e con tutti di essere lui il padre.

Dovendo far fronte ai debiti sempre più ingenti (provocati dalla contessa che gli prosciuga le sostanze), il Vanghetta decide di dimettersi dalla carica di pretore e di intraprendere la più redditizia professione di avvocato, coinvolgendo nel progetto il Landriani, per sfruttare anche in questo campo le sue capacità.

Assunto l’importante incarico di difesa di un ingegnere accusato di aver provocato un disastro ferroviario, il Vanghetta subisce l’ennesimo scacco, perdendo la causa e ricevendo la revoca del mandato dal suo prestigioso cliente.

Nel frattempo, la gravidanza di Evelina avanza. Il Vanghetta non si dà pace e cerca di scoprire l’identità del padre. Un giorno, per puro caso, mentre si apparta in campagna per espletare un urgente bisogno fisiologico, l’ex pretore scopre nell’erba una spilla che aveva regalato alla moglie molti anni prima: il ritrovamento avviene a pochi passi dalla cascina che il Landriani utilizza per la caccia, l’unico suo hobby.

A questo punto, siamo nella primavera del 1933, il Vanghetta ha in mano la prova che il padre del bambino che sta per nascere è proprio il suo insospettabile e valente collaboratore. Tuttavia, per meschina convenienza e per mancanza di coraggio, egli decide di non fare niente: nasconde la spilla in un cassetto e continua a recitare la commedia…

Poco dopo Evelina dà alla luce il bambino, un maschio; ma purtroppo durante il parto sorgono delle complicazioni e la madre muore. Sia il Vanghetta sia il Landriani accusano il duro colpo e lasciano ambedue Cuvio. Le loro strade si separano.
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Il Vanghetta, dopo aver lasciato Cuvio, tenta ancora la strada dell’avvocatura a Milano, ma inanella un insuccesso dopo l’altro. Va in rovina, frequenta i bordelli e le osterie, e un giorno, ubriaco fradicio, finisce schiacciato sotto le ruote di un tram. Muore così a cinquantasei anni, nel 1939. Il quotidiano milanese gli dedica un trafiletto di sette righe nelle ultime pagine di cronaca. Il Landriani, invece, morirà sul fronte greco-albanese nel 1941.

Molti anni dopo, un uomo giunge a Cuvio presentandosi come commesso viaggiatore e chiedendo notizie di un certo Augusto Vanghetta, ritenendolo un personaggio famoso del passato. Quasi nessuno, a distanza di quarant’anni, si ricorda di lui. Soltanto un vecchio paesano riesce in parte a soddisfare la curiosità del forestiero, raccontandogli a grandi linee e in maniera un po’ edulcorata la storia dello sfortunato Vanghetta, che un tempo fu pretore lì a Cuvio.

Poco dopo in paese arrivano i carabinieri, che sono sulle tracce di un pericoloso pluripregiudicato latitante. Tale ricercato è proprio il sedicente commesso viaggiatore, che in realtà risponde al nome di Ramiro Vanghetta, nato a Cuvio il 21 aprile 1933, figlio di Evelina (morta poco dopo il parto) e di Augusto Vanghetta (in realtà, come sappiamo, figlio di Mario Landriani).

Il criminale, che nel frattempo se ne è andato da Cuvio, avrà vita breve: le ultime righe del romanzo, infatti, pur non svelandolo in maniera compiuta, preannunciano anche per lui un imminente tragico destino.

***
Romanzo tragicomico, in stile realistico, abbastanza avvincente, che critica in maniera impietosa una certa piccola borghesia provinciale, tipica del ventennio fascista, incarnandone i vizi negli sventurati protagonisti e in special modo nello squallido pretore.
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Re: Il pretore di Cuvio

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Di Piero Chiara, autore prolifico e molto presente nel nostro decennio, in questa sezione vedi anche:

La stanza del vescovo

viewtopic.php?f=43&t=1033&p=16656#p16656


Una spina nel cuore

viewtopic.php?f=43&t=1304&p=22052#p22052


Il cappotto di astrakan

viewtopic.php?f=43&t=1526


I giovedì della signora Giulia

viewtopic.php?f=43&t=2052
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Re: Il pretore di Cuvio

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Sembra una lettura interessante. Quando le bioblioteche riapriranno vedrò di reperirlo.
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Re: Il pretore di Cuvio

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Re: Il pretore di Cuvio

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Si', piacevole, ma il mio preferito di Chiara rimane "Vedro' Singapore?", del 1981.
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