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Monte Mario

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Monte Mario

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Romanzo di Carlo Cassola pubblicato nel 1973.

Ambientato a Roma all’inizio della primavera del 1972 nelle vicinanze del suggestivo promontorio di Monte Mario, il romanzo racconta la storia di un amore che non sboccia tra i due protagonisti, troppo diversi l’uno dall’altra.

Lui è Mario Ravallo, neopromosso capitano dei carabinieri all’età di trentasei anni. Di origini triestine, si è trasferito a Roma dopo la morte del padre alla fine degli anni Cinquanta, insieme alla madre e alle sorelle più giovani, per iniziare l’Accademia dei Carabinieri.

Lei è Elena Raicevic, ventiseienne orfana di madre, di origini istriane, profuga a Roma insieme ai genitori quando aveva solo un anno, dopo l’annessione iugoslava dell’Istria.
Il padre a Roma è diventato un imprenditore e si è arricchito, ora vive in una villetta insieme alla sua seconda moglie, molto più giovane di lui, e alla figlia Elena.
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Mario, da buon ufficiale dei carabinieri, è un rigido conservatore. Ritiene che un uomo “debba farsi le sue esperienze con le donne”, ma che giunto alla sua età è giusto che si sposi e che metta su famiglia. Ha diverse amanti, ma sarebbe pronto a sposare Elena, della quale è rimasto subito invaghito, non appena ha avuto occasione di conoscerla.

Si è adattato perfettamente alla vita militare. Lavora in caserma dove addestra le reclute, ma abita da solo in un piccolo alloggio che l’Arma gli mette a disposizione, che usa anche come garconnier per ricevere le sue amanti. Un giovane attendente viene a fargli le pulizie e a cucinargli il pranzo e la cena. Non legge libri perché pensa che siano inutili, ma segue attentamente la politica leggendo ogni giorno “Il Tempo”. Pur senza essere un fanatico, ha simpatie per il fascismo, che però ricorda vagamente avendolo vissuto soltanto da bambino.

In realtà, Mario è un uomo molto meno sicuro di sé di quanto possa apparire. In caserma è sempre preoccupato di conquistarsi la stima e il consenso degli inferiori di grado. Con le donne, con le quali va spesso, teme di “fare cilecca” e sta in guardia come se dovesse affrontare una battaglia. Nei confronti di Elena prova un leggero senso di inferiorità, perché lei è ricca e anche perché la ritiene più intelligente di lui: e anche questo lo affascina e lo attrae…

Elena, invece, è la classica “figlia di papà”. Ribelle, insofferente, non ha ancora trovato la sua strada. E’ iscritta a Lettere ma è molto indietro con gli esami. Si è messa a lavorare part-time per un giornale, ma non è molto appassionata del lavoro. Ha idee vagamente progressiste, ma non è impegnata politicamente ed è anzi piuttosto frivola.

C’è qualcosa di misterioso in lei, che lei stessa non sa spiegarsi e che la fa soffrire. Elena, a ventisei anni, nel 1972, in piena “rivoluzione sessuale”, è ancora vergine. Non vuole vivere una “vita sessuale libera”, ma neppure essere una “brava ragazza”, innamorarsi di un uomo, sposarsi e fare figli. Sente che questo destino, che è quello comune a molte donne, le sta stretto. Il problema è che non ha ancora deciso che cosa vuole dalla vita…
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Elena e Mario si erano conosciuti occasionalmente due anni prima a casa di lei, alla presenza del padre e della matrigna. Dopodiché, avevano iniziato a frequentarsi e si erano fidanzati, anche se non ufficialmente. La relazione era durata un anno e si era mantenuta piuttosto casta: non si erano mai spinti oltre al bacio (solo con le labbra) e a qualche carezza. Il tutto per volere di lei. Mario, naturalmente, da galantuomo, l’aveva rispettata e tutto sommato, viste le sue idee tradizionaliste, non gli dispiaceva che Elena si mantenesse “pura” fino al matrimonio: ovviamente, durante il “fidanzamento” non aveva mai smesso di avere incontri occasionali con altre donne e Elena lo sapeva, anche se faceva finta di niente…

Quando Mario ormai era convinto che il matrimonio fosse imminente, Elena, inspiegabilmente, si era allontanata. Trascorso un anno dalla rottura – e qui in pratica inizia il romanzo – Elena un giorno si presenta a casa di Mario con una valigia, chiedendogli ospitalità: ha litigato col padre ed è scappata di casa.

Mario, che proprio in quei giorni ha ricevuto la promozione da tenente a capitano e si trova quindi in un momento molto felice, rimane sorpreso, ma tutto sommato contento. Accoglie Elena, anche se questa improvvisa venuta gli sconvolge le abitudini, ossia gli incontri con le amanti; e inoltre lo mette in difficoltà anche nell’ambiente dell’Arma, visto che i carabinieri devono avere una condotta esemplare anche nella vita privata…

Dopo aver tranquillizzato il padre di lei, che la sta cercando, telefonandogli, Mario inizia una nuova relazione di convivenza con Elena, facendosi promettere che non durerà molto e che lei si cercherà presto un’altra sistemazione.

Elena, nonostante la promessa, comincia a comportarsi come se con lui dovesse abitare in pianta stabile, facendo sostanzialmente delle “prove di convivenza”. Fa amicizia con il giovane attendente, in pratica lavorando insieme a lui, e qualche volta, anzi, liberandolo e mandandolo via. Governa l’alloggio, prepara i pranzi e le cene e aspetta Mario quando torna dalla caserma.

Mario è confuso e accetta passivamente questi nuovi “capricci” di Elena, sperando sotto sotto che lei decida finalmente di sposarlo. I due, però, stringono una sorta di patto: niente rapporti fisici, dormono separati e creano persino una zona confinata dove dorme Elena, che non si fa mai vedere svestita. Questa situazione, col passare dei giorni, diventa sempre più pesante per Mario, che oltretutto si astiene in questo periodo dall’incontrare altre donne e quindi entra in forte sofferenza.

Spesso, alla mattina, approfittando del fatto che Elena ha il sonno pesante e dorme fino a tardi, Mario entra silenziosamente nella parte confinata dell’alloggio e la guarda mentre dorme, sempre raggomitolata in posizioni stranissime e qualche volta mezza scoperta. Si ferma a osservarla struggendosi per diversi minuti, ha la tentazione di accarezzarla, di scoprirla ancora di più…Riesce, tuttavia, sempre a resistere ed esce di casa ancora in preda all’eccitazione…
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La strana convivenza prosegue tra continui battibecchi e qualche scambio di dolcezze. Mario dichiara a Elena il suo amore e si dice pronto a sposarla. Elena tergiversa, non gli risponde né sì né no e spesso lo provoca rinfacciandogli le sue amanti. Lui sopporta tutto pazientemente, sempre sperando che lei finisca per cedere e accetti di sposarlo. Discutono anche della famiglia, delle donne, della società in genere e non vanno d’accordo praticamente su nulla.

Una sera, dopo ormai tre settimane di convivenza, su insistenza di Elena, escono insieme e vanno a cenare in un ristorante. Per caso si siedono vicini a una lunga tavolata di persone tra le quali c’è anche Nino Benvenuti, l’ex campione del mondo di pugilato. Elena, incuriosita e affascinata, passa gran parte del tempo voltata verso la tavolata e tira l’orecchio per sentire i discorsi del famoso ex pugile, che peraltro è un suo conterraneo, anche lui di origini istriane. Mario si sente a disagio, si infastidisce e tiene il muso. Lei poi si diverte a provocarlo, prendendolo in giro perché è geloso.

Ma una volta saliti in auto all’uscita dal ristorante, Elena, forse anche per scusarsi del suo comportamento, si lascia andare e appoggia dolcemente la testa sulla spalla di Mario prima che lui metta in moto. Mario, allora, la abbraccia e per la prima volta i due si scambiano dei lunghi e profondi baci.

Dopo quanto successo in macchina, Mario è convinto che ormai sia arrivato il momento di fare l’amore con Elena. La sera successiva, dopo cena in salotto, inizia ad abbracciarla e a baciarla sui capelli e sul collo. Elena sulle prime lo lascia fare, ma quando lui inizia a metterci troppa foga, lo respinge e cerca di allontanarlo. In un crescendo di eccitazione, Mario perde la testa e la rovescia sul divano. Comincia a frugarle la veste e a toccarla. Elena grida e con una forza incredibile riesce a respingerlo. Si alza e prende in mano un pesante portacenere minacciando di scagliarglielo addosso. Mario, sconvolto, le chiede scusa e si ritira nella sua parte dell’alloggio.

Nei giorni successivi, il capitano decide di aspettare che la situazione sbollisca un po’ e poi di tornare all’attacco. Intanto scarica i nervi in caserma sui suoi sottoposti, rimproverandoli e punendoli per ogni piccolezza.

Dopo una settimana dal brutto episodio, una sera, tornato prima dalla caserma, Mario vede che Elena non è in casa. Decide allora di preparare lui la cena e di riprovare a conquistarla, questa volta usando maniere dolci. Soltanto quando l’ora si fa tarda e Elena non si è ancora fatta vedere, Mario scopre un biglietto piegato e appoggiato su un comodino e nota che la valigia non c’è più. Apre il biglietto e legge il messaggio di addio e di scuse di Elena.

Sulle prime, Mario precipita nello sconforto, ma poco dopo si convince che in fondo è meglio che Elena se ne sia andata e non si mette neppure a cercarla.
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Dopo l’ennesima separazione, Mario scivola in una specie di ovattato cinismo. Non crede più molto nemmeno nel suo lavoro e nell’Arma, e comincia a pensare che essere onesti e fare il proprio dovere non paghi. Anche la sua antica simpatia per il fascismo inizia a scricchiolare e tende a lasciare il posto a una sorta di rassegnato qualunquismo.

Verso la fine dell’estate, dopo circa quattro mesi dalla fuga di Elena, i due casualmente si incontrano per strada. Fanno una breve passeggiata, poi Mario le dà un passaggio verso casa. Prima di lasciarsi, in macchina hanno un’ultima discussione durante la quale Elena scoppia in lacrime confessandogli di essere disperata perché non riesce ad essere come le altre ragazze.
Mario, però, non si lascia impietosire e anzi si rende conto che ormai non la ama più.
***
Un buon romanzo, perfettamente immerso nel suo tempo, anche se leggermente sotto tono e troppo ricco di dialoghi interminabili.

Credo che ambedue i protagonisti alla fine siano vittime di rigidi schemi sociali. Lui, prigioniero della sua concezione tradizionalista, non sa “far sognare” la donna che vorrebbe sposare, non sa prospettarle altro che il ruolo stereotipato della donna madre e casalinga. Lei, a sua volta, sembra una vittima confusa di un trend sociale di segno opposto, che impone di essere originali e “ribelli” a tutti i costi. A meno che il disagio di lei non nasconda altre problematiche di natura psichica; ma questo aspetto nel libro viene appena adombrato, lasciando il lettore nel dubbio.
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Di Carlo Cassola vedi anche:

L'antagonista
viewtopic.php?f=43&t=1707

Il superstite
viewtopic.php?f=43&t=2530

Il paradiso degli animali
viewtopic.php?f=43&t=2803
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Re: Monte Mario

Messaggio da Insight »

E così il pugile Benvenuti, anche se per poche righe, e' finito in un romanzo di Cassola....Chissa' se Cassola lo aveva avvisato prima, se gli aveva chiesto una sorta di "permesso", oppure se e' stata una sorpresa per lui...
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Re: Monte Mario

Messaggio da Whiteshark »

Da giovane "odiavo" Cassola perchè si era apertamente schierato contro le corse di Formula 1 (dopo la tragedia di Peterson a Monza) e avevo giurato che non avrei mai letto un suo libro, giuramento mantenuto sino ad ora. Ma visto che ormai neppure io guardo più la formula 1 magari è ora di cambiare idea, magari iniziando da questo...
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Re: Monte Mario

Messaggio da hal9000 »

curioso, mi rendo conto di non aver mail letto nulla di Cassola, mi avete fatto venir voglia di leggerlo
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Re: Monte Mario

Messaggio da Insight »

Non sapevo questa cosa della Formula 1, grazie White :)
Comunque non mi sorprende perche' ce l'aveva un po' fissa col progresso tecnologico che finisce per distruggere l'uomo...Quindi credo che bisogna leggere in questa chiave il suo odio per le gare automobilistiche...

Era uno scrittore abbastanza "sui generis"; pur essendo indubbiamente di Sinistra a un certo punto fu emarginato dai suoi stessi colleghi, perche' scriveva in uno stile considerato "vecchio" e superato...soprattutto gli avanguardisti di Sanguineti, che avevano fondato il famoso "Gruppo 63", lo dileggiavano chiamandolo "Liala 63", alludendo al fatto che nei suoi romanzi spesso ci sono delle storielle d'amore che possono ricordare un po' la famosa scrittrice di romanzi rosa Liala, appunto... :)

Comunque, la sua opera considerata migliore e' senz'altro "La ragazza di Bube", che fu anche premio Strega; non male anche "Fausto e Anna", e poi a me piace molto "Il superstite", forse il mio preferito...Mentre questo e' così così, non e' brutto ma si puo' anche farne a meno :mrgreen:
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