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Le ombre bianche

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Insight
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Iscritto il: lun 4 nov 2013, 17:20

Le ombre bianche

Messaggio da Insight »

Una delle più importanti figure della cultura italiana del Novecento, Ennio Flaiano, vincitore, peraltro, della prima edizione del Premio Strega con il tanto straordinario quanto inquietante romanzo “Tempo di uccidere”, morì il 20 novembre 1972; qualche mese prima venne pubblicata una sua raccolta di satire, che può ben essere considerata il suo testamento letterario: Le ombre bianche, prima pubblicazione: marzo 1972


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Le ombre bianche di Flaiano sono suddivise all’interno della raccolta in Storie brevi, Divertimenti e Occasioni.
Si tratta di scritti apparsi come elzeviri, principalmente sul Corriere della Sera, nei quindici anni precedenti, e che lo scrittore decise di raccogliere in un volume poco prima di andarsene per sempre.
Ciò che accomuna tutte le ombre è il loro intento profondamente satirico e pungente. La società italiana viene implacabilmente prese di mira dallo scrittore, che ne sviscera con sagacia gli aspetti più grotteschi. E’ facile, ahimè, riconoscere i vizi e i difettucci della nostra “italietta”, non solo quella dei tempi in cui Flaiano scrive, ma anche quella di oggi, leggendo questa raccolta.

Ecco qualche esempio.

Il mostro quotidiano” è la storia breve che apre la raccolta. Si tratta di un racconto fulminante in cui si prende atto che la satira è stata superata dalla realtà: la letteratura è in crisi perché la gente ormai non vuole leggere storie inventate, ma soltanto i fatti veri narrati nelle cronache: gli incidenti mortali, gli scippi, le rapine, gli omicidi “per causa d’onore”, le catastrofi…
I libri, il teatro, il cinema annoiano terribilmente i lettori e gli spettatori, che hanno bisogno di “fatti” e non di parole: ecco che, a poco a poco, è invalso l’uso, per vincere la noia durante i ricevimenti più esclusivi, di gettare nelle piscine delle ville gli invitati meno ricchi; e questi ultimi, pur di essere finalmente “dentro a un fatto”, accettano volentieri…
Ma anche le partite di calcio annoiano: la domenica i cittadini non vanno più allo stadio, ma portano i loro bambini lungo le autostrade a vedere gli incidenti del traffico e i morti sull’asfalto o quei cadaveri che restano schiacciati nelle lamiere…


Nei night – clubs il pubblico è molto annoiato dagli spettacoli di spogliarello: ecco allora che le ragazze vengono vendute agli spettatori, ogni sera alla fine dello spettacolo, come in un mercato di schiave…

Ormai anche i pappagalli, sui trespoli delle case signorili, ripetono all’infinito le parole che sentono dire ai loro padroni: “Uffa, che noia, datemi un fatto…”.
Così va a finire, in questa “società del futuro” descritta da Flaiano, che alla sera, nei teatri, gli attori che devono recitare la scena di un omicidio si sparano veramente tra di loro e il pubblico finalmente è contento…

Bellissima anche la storia breve “Il Califfo incontentabile”, che esprime in maniera grottesca una certa paura del futuro, delle invenzioni tecnologiche (in cui, ahimè, mi sono in parte riconosciuto).
Il Califfo è spaventato dalle invenzioni che gli vengono presentate da uno scienziato: la macchina per volare destinata a sostituire i tappeti volanti de “Le mille e una notte” e la “scatola magica” dentro la quale si possono vedere le ballerine (la televisione). Ma a che serve quella scatola per vedere le ballerine a distanza – pensa il Califfo – se le ballerine lui le può avere ogni sera intorno al suo letto?
E il tappeto volante, in fondo, è ben più sicuro dell’aeroplano, perché esiste solo nella fantasia dei novellieri e quindi non può mai cadere…
Alla fine il Califfo incontentabile, dopo aver ascoltato tutti i pregi delle nuove invenzioni e averli confutati con dei paradossi (che però nascondono paure reali) condanna a morte l’inventore e fa sparire i suoi ritrovati, prima che sia troppo tardi…

Forse la migliore tra queste ombre bianche è la storia breve “Tutti in piedi”, in cui ad essere sferzata dalla penna di Flaiano è l’alta borghesia italiana (romana): durante una festa in una villa sfarzosa in cui si intrattengono in futilissime conversazioni alcuni personaggi molto ricchi (forse più che “ricchi”, “arricchiti”) e grotteschi (sono in pratica delle caricature), mentre si beve champagne e si divorano le tartine del fastoso buffet, la padrona di casa si chiude nel bagno e non permette più a nessuno di usarlo (gli invitati dovranno usare il bagno di servizio), perché un anello con un brillante da dieci milioni le è caduto nel lavabo ed è rimasto nel gomito del sifone. Finché il giorno dopo non verranno gli operai a smontare tutto, non si può usare l’acqua di quel bagno e lei rimane là a fare la guardia, seduta sull’orlo della vasca, mentre la festa nella sala prosegue…

Lo spazio è nostro” è invece un divertimento in cui Flaiano, in un’ipotetica società del futuro, interplanetaria, prende di mira la volgarità chiassosa del turista italiano che detesta l’affollamento della Luna, la cattiva cucina di Giove, la scarsa ospitalità di Urano, la maleducazione dei meccanici di Marte, la noia di Plutone o di Saturno e che, naturalmente, ama soprattutto la libertà erotica di Venere…

In altri divertimenti e occasioni, Flaiano, spesso ricorrendo all’espediente della società del futuro, prende in giro, esasperandone i difetti, la società del presente: rappresentando, ad esempio, la “caccia agli anziani”, che sostituisce quella alla selvaggina nei mesi tra agosto e dicembre; i manifestanti, che decidono di bloccare il traffico durante le feste natalizie; i Timbri, che, come dei mostri spaziali, invadono pericolosamente le città e regolano la vita delle persone fino ai minimi dettagli; i giovani, che, in un clima da Arancia meccanica, vengono mandati in delle apposite scuole per studiare e imparare la “violenza legalizzata”; il vino, che si rivela un ottimo smacchiatore in tutte le famiglie, mentre col detersivo si ottiene una minestra squisita; o, ancora, i cantanti, che sono rappresentati come degli animali che vivono in un Paese che assomiglia a una riserva di caccia, chiamato “Festivalia”, non si sa se perché ha la forma di stivale o perché si tratta del “Paese delle feste…” (tra le varie “specie” di cantanti, Flaiano prende in giro gli “urlanti”, i quali, “per l’eccessiva proliferazione della specie costituiscono una seria minaccia per l’agricoltura; invadono volentieri i monumenti pubblici e li lordano… E’ persino consentito abbatterli quando se ne ravvisi la necessità…)”.
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Veramente notevole questa raccolta di Flaiano, facile e divertente da leggere, in cui vengono passati sotto una lente di ingrandimento molti difetti della nostra società, che sono ancora oggi ben visibili. Le ombre bianche fanno riflettere e divertire allo stesso tempo. Nascondono indiscutibili verità e soprattutto sono scritte con grande stile, senza mai trascendere nella volgarità.
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Anni 80? No, grazie
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