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La gloria

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Insight
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La gloria

Messaggio da Insight »

Nel 1978, il famoso scrittore Giuseppe Berto pubblicò forse la sua opera più alta: il romanzo La gloria, un’appassionata e inquietante “requisitoria” proveniente da una voce maledetta, che arriva dalla parte più profonda della Tenebra, direttamente dalla bocca di Lucifero. Il narratore in prima persona è infatti Giuda, l’Apostolo traditore.

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Giuda di Simone Iscariota, l’uomo più maledetto della Storia, in queste memorabili pagine rivendica in maniera lucida e disperata l’importanza fondamentale del suo ruolo: senza di lui non si sarebbe compiuta la Profezia e realizzato il sacrificio sul Golgota, il più prezioso avvenimento di tutta la storia umana. Anch'egli, sebbene condannato per sempre come simbolo di infamia e perdizione, è stato voluto e scelto dall’Eterno…
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Nato e cresciuto a Gerusalemme, “all’ombra del Tempio”, Giuda fu senz’altro il più colto e il più “impegnato” tra i discepoli di Gesù di Nazareth. Anche lui, come tanti altri giovani giudei, prima che gli avvenimenti iniziassero a prendere il corso ineffabile che sappiamo, aspettava l’Unto, il Messia, l’Atteso. E in una notte calda e delirante, guardando le stelle infuocate sopra di sé, più volte aveva invocato l’Eterno, chiedendogli se non fosse proprio lui, Giuda – che si sentiva bruciare l’anima e le membra di un ardore così profondo e inesplicabile – il Prescelto, il Messia, l’Unto. “Signore, sono io l’Atteso? Sono io il Messia?”, aveva gridato una notte il giovane Iscariota con voce tremante, guardando le stelle che brillavano implacabili in cielo.
Come risposta aveva ottenuto soltanto il silenzio: un silenzio assordante, spaventoso, terribile, opprimente. Che significava molto. Anzi, quel silenzio significava tutto. Ma il giovane Iscariota a quei tempi non poteva ancora comprenderlo…

Eppure, una parte nel grande disegno dell’Eterno doveva averla anche lui: questo, Giuda lo sentiva, lo sapeva. E certamente non fu un caso che egli divenne il primo dei discepoli che si unì a Gesù e che decise, senza nemmeno essere invitato, di seguirlo. Accadde quando il “Rabbi” (così tutti chiamavano il nazzareno) tornò dal deserto, dopo quaranta giorni di digiuno. Fu allora che Giuda, senza essere chiamato, si avvicinò per primo e gli offrì la propria vita, dicendogli che sarebbe stato disposto a combattere e a morire per Lui. Gesù, che fino a quel momento non lo aveva mai guardato negli occhi in mezzo al piccolo gruppo dei presenti, gli rivolse per la prima volta la parola e non gli disse né sì né no. Non gli disse “Seguimi”, come più tardi avrebbe fatto con Pietro e con tutti gli altri; le parole del Rabbi per Giuda, il primo dei suoi Apostoli, furono scarne e inquietanti. Furono parole di morte: “Non immagini neanche la croce che dovrai portare. Quando avrò bisogno di morte, lo farò sapere”.

La morte, era questa la forza misteriosa che attirava Giuda al Rabbi e lo costringeva a seguirlo. E lui, sempre defilato, in disparte dagli altri quando le fila dei discepoli si infittirono, era normalmente ignorato dal Rabbi, quasi come se non ci fosse stato e non fosse addirittura stato il primo dei Dodici. Solo quando Gesù si rattristava e si metteva a parlare di morte, cercava fugacemente, per qualche istante, lo sguardo di Giuda, come per controllare se fosse sempre là, al suo posto. Era come se avesse voluto dirgli con lo sguardo: “Verrà, verrà anche il tuo momento”.

Ma qual era l’oscuro destino che l’Eterno aveva in serbo per lui?
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Quale fosse la sua parte nella storia che si stava per compiere, Giuda lo capì a poco a poco, senza che Gesù chiaramente glielo dicesse. Il Rabbi, anzi, si esprimeva sempre per enigmi e le sue parole quasi mai venivano comprese dagli Apostoli. Erano spesso parole ambigue, aspre, che seminavano inquietudine. Una volta gli chiesero di chi fosse la colpa se un uomo era nato cieco: dell’uomo stesso o dei suoi genitori? La risposta del Rabbi fu che non avevano peccato né lui né i suoi genitori, ma che era necessario che in quell’uomo si manifestasse la potenza del Signore: e subito donò la vista a quello sventurato.
Ecco, allora, il punto: il male è necessario. All’origine dei prodigi c’è sempre il male. Una resurrezione deve essere preceduta da morte. Anche la resurrezione di Lazzaro, il miracolo più prodigioso, ebbe uno scopo preciso: mostrare la potenza dell’Eterno al di sopra della morte.

E così, anche perché si compisse la Redenzione del mondo era necessario il male: l’estremo sacrificio della Crocefissione e, prima ancora, il tradimento di Giuda. Nemmeno questo gli altri Apostoli furono in grado di capire. Forse soltanto il diletto Giovanni, il più giovane e amato da Gesù, lo intuì durante l’Ultima Cena, allorché il Rabbi, molto turbato, passò il boccone di pane intinto nel piatto proprio a Giuda e questi lo prese e lo mangiò: fu allora, scriverà Giovanni nel suo Vangelo, che Satana entrò nell’anima dell’Iscariota e si impossessò di lui.

Giuda, invece, già da tempo, prima di ingoiare quel boccone, aveva capito che cosa l’Eterno voleva da lui e qual era il suo compito supremo, che lo avrebbe fatto precipitare nella dannazione più profonda. “Quello che devi fare, fallo presto” gli disse il Rabbi subito dopo avergli passato il boccone. Infine, dopo aver ingoiato, Giuda uscì dal cenacolo. Anche allora Pietro e gli altri non capirono. Pensarono, siccome lui teneva la borsa con tutti i loro averi, che il Rabbi l’avesse mandato a fare l’elemosina a qualche povero. Non capirono che, invece, in quel momento si giocò il destino di tutti gli uomini.

L’Apostolo traditore eseguì alla perfezione il suo compito, consegnando il Rabbi alle guardie del Sinedrio quella notte stessa. Dei trenta denari non gli importava nulla, ma dovette accettare anche quelli per essere ricordato con maggiore infamia…
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Per amore, ecco perché lo fece. Perché amava Gesù più di tutti gli altri Apostoli e ne fu l’unico vero complice. Infatti morì quasi insieme a Lui, poco distante da Lui. Anche il suo fu un sacrifico estremo, fu l’altra faccia – oscura, ma necessaria e indispensabile – della Gloria.
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Anni 80? No, grazie
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galerius
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Re: La gloria

Messaggio da galerius »

Singolare la coincidenza di temi col successivo - del '77 - Io, Giuda, di Taylor Caldwell.
Attento, Black Jack, perché adesso ti tingo...sarebbe "ti tengo", ma è per far rima con...GRINGO...!
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