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L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

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L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

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L’11 febbraio 1979, l’Ayatollah Ruhollah Khomeini assunse il ruolo di capo supremo e guida spirituale del suo Paese, l’Iran.

Nato nel 1902 in una famiglia di modeste condizioni, Khomeini rimase presto orfano di entrambi i genitori e fu allevato dal fratello maggiore, che gli fece studiare il Corano. Nella città di Qom, proseguì gli studi di religione e filosofia e aderì al Partito religioso islamico, meglio conosciuto come “Movimento dei Talebani”, che ambiva a instaurare un potere teocratico in Persia. Sotto il regime dello scià Reza Pahlavi, negli anni Venti, fu costretto alla clandestinità e insieme al suo partito organizzò diversi attentati contro il regime.

Divenuto scià Mohammad Reza Pahlavi, Kohmeini cessò la clandestinità, continuò gli studi religiosi e raggiunse il massimo grado della gerarchia sciita, diventando Ayatollah. Continuò anche la sua opposizione al governo dello scià, colpevole ai suoi occhi di aver “venduto l’Iran agli occidentali”. Nel 1963, fu costretto ad andare in esilio a Parigi e da qui continuò a organizzare l’opposizione, divenendo già allora una guida spirituale per i ribelli, che compivano attentati e venivano arrestati, torturati e uccisi in massa dalle guardie dello scià.

Nel gennaio del 1979, scoppiò una grande rivolta popolare e lo scià Mohammad Reza Pahlavi fu costretto a fuggire e a trovare riparo negli Stati Uniti. Dopo quasi sedici anni, il 1 febbraio, Khomeini tornò in patria dall’esilio francese, accolto dal popolo in festa.
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Instaurata una “Repubblica Islamica”, Khomeini attuò una dura repressione contro i collaborazionisti dello scià, facendoli imprigionare e condannare a morte dopo processi sommari o costringendoli all’esilio, e avviò il processo di trasformazione del suo Paese, che aveva l’obiettivo di riportare l’Iran alle proprie tradizioni religiose sciite, liberandolo dalla sudditanza degli occidentali, in particolare degli Stati Uniti.

Tra le prime leggi promulgate, il divieto di divorzio e di aborto, la condanna a morte per l’adulterio e la bestemmia, e l’abbassamento dell’età in cui la donna poteva contrarre matrimonio a nove anni.

In politica interna, potenziò lo Stato sociale, costruendo scuole e ospedali, dando impulso agli studi e alle università, e attuando misure di sostegno per i poveri. Impose alle donne di portare pubblicamente il velo, tuttavia le incoraggiò a studiare e a lavorare e abbassò a 15 anni l’età in cui potevano esercitare il diritto di voto. Ma soprattutto si occupò della “moralizzazione” delle masse, facendo entrare il Corano in tutte le case e in tutte le famiglie, risvegliando e alimentando una forte spiritualità nel popolo persiano.

In politica estera, fu acerrimo nemico degli Stati Uniti (che considerava una manifestazione di Satana) e “naturalmente” di Israele. Con gli USA ruppe ogni tipo di rapporto, sia diplomatico che commerciale, e conseguentemente si avvicinò all’Urss.

Da novembre del 1979 fino a gennaio del 1981, si rese protagonista della “Crisi degli ostaggi” avendo appoggiato gli studenti che “spontaneamente” (a suo dire) avevano sequestrato i dipendenti dell’ambasciata americana (vedi più sotto, in questa sezione).

Dal 1980 al 1988 combatté una guerra estenuante contro il vicino Iraq (appoggiato dagli USA), che aveva aggredito il suo Paese. La guerra si concluse con un nulla di fatto, anche se l’Iran può considerarsi il “vincitore morale” di quel lungo e inutile conflitto.
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Tra le ombre che pesano di più sul suo operato, la famosa “Fatwa” (condanna a morte) pronunciata contro lo scrittore Salman Rushdie, autore, nel 1988, del romanzo “I versi satanici”, un libro ritenuto blasfemo dai fondamentalisti islamici. A seguito di quella condanna, lo scrittore indiano fu costretto a rifugiarsi in Inghilterra e a vivere sotto protezione per molti anni. Il traduttore giapponese del libro fu ucciso a Tokyo da un gruppo di fondamentalisti, mentre il traduttore italiano e l’editore norvegese furono feriti in un attentato.

Ruhollah Khomeini morì il 3 giugno 1989 a ottantasette anni. Ai suoi funerali a Teheran parteciparono 3 milioni e mezzo di persone.
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Re: L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

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Qualcuno ha poi letto il romanzo di Rushdie? Io sì, lo lessi a suo tempo e rimasi assai deluso... Mi aspettavo chissà che, invece mi sembrò un romanzetto piuttosto mediocre...Forse però dovrei rileggerlo, sono passati più di vent'anni ormai, quasi ventiquattro anzi...
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Whiteshark
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Re: L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

Messaggio da Whiteshark »

Libero di farlo. Io risparmierei tempo e diottrie. Quel libro è una boiata spaventosa, e Rushdie dovrebbe ringraziare Khomeini per averne fatto un bestseller. Quanto all'ayatollah, mi limito a dire che mi secca molto che il mondo occidentale debba pagare un conto salatissimo alle demenziali idee di Mitterand di usargli tutti i riguardi.
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Re: L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

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Anche a me è parso proprio una "boiata" quando lo lessi :)
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Re: L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

Messaggio da Whiteshark »

I versi Satanici è stato il più grande successo della Viking Penguins. Nel maggio del 1989 aveva già venduto 750 mila copie, che negli anni successivi diventarono diversi milioni. Mentre le vendite aumentavano e il caso attirava un’attenzione crescente in tutto il mondo, aumentavano anche le minacce da parte dell’Iran. Diverse istituzioni religiose misero una taglia sulla testa di Rushdie, aumentandola poi diverse volte, e alcuni uomini d’affari iraniani arrivarono ad offrire personalmente ulteriori ricompense.

Movimenti terroristici legati all’Iran, come il gruppo libanese Hezbollah, risposero all’appello di Khomeini promettendo di farsi carico dell’assassinio. Nel maggio del 1989, ad esempio, alcuni cittadini britannici vennero presti in ostaggio in Libano: vennero liberati dopo alcuni mesi di trattative, ma i rapitori promisero che ci sarebbero state altre rappresaglie contro Rushdie e chi lo proteggeva. Nonostante la retorica fiammeggiante, nel corso degli anni, le autorità iraniane hanno più volte lasciato intendere la possibilità di perdonare Rushdie, anche se hanno sempre finito col rimangiarsela.

L’attuale guida suprema dell’Iran Alì Khamenei, all’epoca braccio destro di Khomeini, già il 17 febbraio del 1989 (pochi giorni dopo la fatwa) disse che in caso di scuse la condanna a morte avrebbe potuto essere ritirata. Rushdie si scusò due giorni dopo, ma non servì a nulla: il 19 febbraio Khomeini disse che non avrebbe mai potuto essere perdonato. Nonostante questo Rushdie provò diverse altre volte a scusarsi e nel 1990 arrivò a professare pubblicamente in un articolo la sua fede musulmana e a chiedere alla sua casa editrice di smettere di vendere il libro.

Non servì a molto nemmeno questo. Nel 1998 il governo iraniano dichiarò che non avrebbe mai appoggiato un tentativo di assassinio nei confronti di Rushdie, ma la fatwa non venne comunque ritirata. Nel 2005 Khamenei ripetè che la fatwa era ancora in vigore, poiché soltanto l’autore ha l’autorità per ritirare una fatwa che lui stesso ha emesso. Khomeini morì nel giurno del 1989, senza ritirare la sua sentenza.

Venticinque anni dopo la sua condanna a morte, Rushdie e gli addetti alla sua sorveglianza ritengono che le minacce nei suoi confronti siano diventate molto meno pressanti. La sua vita è divenuta più facile, anche se è sottoposto ancora a molti controlli (nel marzo 2013 ha partecipato in Italia ad una puntata della trasmissione Che tempo che fa, dove è stato intervistato da Roberto Saviano). Nonostante le minacce di morte siano diventate meno pericolose, Rushdie racconta che tuttora, ogni anno, il 14 febbraio, riceve una “specie di cartolina di San Valentino” in cui il regime iraniano gli ricorda che ha ancora intenzione di ucciderlo, ma, dice Rushdie: «Siamo arrivati al punto in cui più che una minaccia reale, è uno sfoggio di retorica».

FONTE: IL POST
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Re: L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

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Poveretto, però...Dover vivere come un recluso solo per aver scritto un libro... :(
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Re: L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

Messaggio da Whiteshark »

Doveva scriverlo ai tempi dello scià.....non avrebbe avuto problemi :)
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sundance76
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Re: L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

Messaggio da sundance76 »

L'Iran, sin dalla Rivoluzione costituzionale del 1906, si stava progressivamente avviando a diventare una monarchia parlamentare di stampo liberale, pur tra ostacoli di vario genere.
Reza Shah Pahlavi prese il potere nel 1921, e cercò di occidentalizzare il Paese, uno dei pochi Paesi extraeuropei a non essere stato soggetto al dominio coloniale europeo.
Le potenze europee (e quella russa) comunque spesso e volentieri si intromettevano nella politica interna dell'Iran, addirittura invadendolo militarmente per motivi di strategia (nella Prima e nella Seconda guerra mondiale), cosa che di certo influì sul sentimento nazionale persiano.

Nel '41 Inghilterra e Stati Uniti, adducendo presunte simpatie naziste di Reza Shah Pahlavi, ne imposero l'abdicazione in favore del figlio Mohammed Reza Pahlavi.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, il Primo Ministro Mossadeq, proveniente dall'area nazionalista laica, decise che alla scadenza delle concessioni petrolifere inglesi, esse non sarebbero state rinnovate, nazionalizzando l'industria petrolifera.
Naturalmente le multinazionali fecero pressioni politiche, e la Gran Bretagna chiese l'intervento degli Stati Uniti.
Lo Scià, messo sul trono da inglesi e americani, non poteva soffrire il suo Primo Ministro, e fu messo al corrente di un imminente colpo di stato per dargli tutti i poteri. Il sovrano allora se ne andò a Roma, "lasciando che a scegliere fosse il popolo iraniano".
In realtà lasciò che a scegliere fosse la CIA, con l'ormai famosa operazione Ajax, che si studia ancora nei corsi di formazione dell'intelligence americana.
Gli Usa mandarono Kermit Roosevelt e un manipolo di agenti della CIA in Iran, con una valigetta di 5 milioni di dollari, per orchestrare la caduta di Mossadeq, portata a termine in una settimana.

Mohammed Reza Pahlavi potè tornare in Iran, esautorare da ogni incarico l'odiato Mossadeq (ma amatissimo dal popolo), confinandolo ai domiciliari per il resto della vita, e concentrando nelle proprie mani tutto il potere, col Parlamento ridotto a una finzione.
La famigerata Savakh, la polizia segreta, torturò e mise a morte migliaia di oppositori.

La politica dello Scià, di modernizzazione forzata, favorì le classi agiate degli ambienti vicini alla Corte, ma non poteva funzionare senza stadi intermedi. La corruzione salì alle stelle, il popolo non aveva accesso ai proventi del petrolio, la Polizia segreta era un incubo, nelle campagne e poi anche nelle città la gente si riuniva nelle moschee, dove le autorità laiche non avevano accesso.

Khomeini non era tutto sommato l'elemento numericamente maggioritario nella rivoluzione del '78-'79, perché gran parte della sollevazione fu dovuta all'apporto delle sinistre (compreso il Tudeh, il partito di ispirazione comunista messo fuorilegge dallo Scià), ma le sue prediche introdotte clandestinamente in Iran su musicassette furono comunque il detonatore della rivolta contro il regime autoritario dello Scià, che si manteneva al potere soltanto grazie al decisivo aiuto americano, visto che gli Usa avevano bisogno di un loro avamposto nell'area petrolifera.
Il guaio fu che la componente religiosa estremista, quella "khomeinista", nel corso del 1980 prese progressivamente tutto il potere esautorando i partiti di sinistra, contro cui venne scatenata una vera caccia all'uomo, con condanne a morte e arresti.

Il resto è (forse) noto.
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." (Gianni Cancellieri)
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sundance76
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Re: L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

Messaggio da sundance76 »

L'Iran, sin dalla Rivoluzione costituzionale del 1906, si stava progressivamente avviando a diventare una monarchia parlamentare di stampo liberale, pur tra ostacoli di vario genere.
Reza Shah Pahlavi prese il potere nel 1921, e cercò di occidentalizzare il Paese, uno dei pochi Paesi extraeuropei a non essere stato soggetto al dominio coloniale europeo.
Le potenze europee (e quella russa) comunque spesso e volentieri si intromettevano nella politica interna dell'Iran, addirittura invadendolo militarmente per motivi di strategia (nella Prima e nella Seconda guerra mondiale), cosa che di certo influì sul sentimento nazionale persiano.

Nel '41 Inghilterra e Stati Uniti, adducendo presunte simpatie naziste di Reza Shah Pahlavi, ne imposero l'abdicazione in favore del figlio Mohammed Reza Pahlavi.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, il Primo Ministro Mossadeq, proveniente dall'area nazionalista laica, decise che alla scadenza delle concessioni petrolifere inglesi, esse non sarebbero state rinnovate, nazionalizzando l'industria petrolifera.
Naturalmente le multinazionali fecero pressioni politiche, e la Gran Bretagna chiese l'intervento degli Stati Uniti.
Lo Scià, messo sul trono da inglesi e americani, non poteva soffrire il suo Primo Ministro, e fu messo al corrente di un imminente colpo di stato per dargli tutti i poteri. Il sovrano allora se ne andò a Roma, "lasciando che a scegliere fosse il popolo iraniano".
In realtà lasciò che a scegliere fosse la CIA, con l'ormai famosa operazione Ajax, che si studia ancora nei corsi di formazione dell'intelligence americana.
Gli Usa mandarono Kermit Roosevelt e un manipolo di agenti della CIA in Iran, con una valigetta di 5 milioni di dollari, per orchestrare la caduta di Mossadeq, portata a termine in una settimana.

Mohammed Reza Pahlavi potè tornare in Iran, esautorare da ogni incarico l'odiato Mossadeq (ma amatissimo dal popolo), confinandolo ai domiciliari per il resto della vita, e concentrando nelle proprie mani tutto il potere, col Parlamento ridotto a una finzione.
La famigerata Savakh, la polizia segreta, torturò e mise a morte migliaia di oppositori.

La politica dello Scià, di modernizzazione forzata, favorì le classi agiate degli ambienti vicini alla Corte, ma non poteva funzionare senza stadi intermedi. La corruzione salì alle stelle, il popolo non aveva accesso ai proventi del petrolio, la Polizia segreta era un incubo, nelle campagne e poi anche nelle città la gente si riuniva nelle moschee, dove le autorità laiche non avevano accesso.

Khomeini non era tutto sommato l'elemento numericamente maggioritario nella rivoluzione del '78-'79, perché gran parte della sollevazione fu dovuta all'apporto delle sinistre (compreso il Tudeh, il partito di ispirazione comunista messo fuorilegge dallo Scià), ma le sue prediche introdotte clandestinamente in Iran su musicassette furono comunque il detonatore della rivolta contro il regime autoritario dello Scià, che si manteneva al potere soltanto grazie al decisivo aiuto americano, visto che gli Usa avevano bisogno di un loro avamposto nell'area petrolifera.
Il guaio fu che la componente religiosa estremista, quella "khomeinista", nel corso del 1980 prese progressivamente tutto il potere esautorando i partiti di sinistra, contro cui venne scatenata una vera caccia all'uomo, con condanne a morte e arresti.

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Re: L'Ayatollah Khomeini al potere in Iran

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Cos'è quell'anello che aveva sul mignolo? Vuol dire che era fidanzato? :)
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