Nato nel 1902 in una famiglia di modeste condizioni, Khomeini rimase presto orfano di entrambi i genitori e fu allevato dal fratello maggiore, che gli fece studiare il Corano. Nella città di Qom, proseguì gli studi di religione e filosofia e aderì al Partito religioso islamico, meglio conosciuto come “Movimento dei Talebani”, che ambiva a instaurare un potere teocratico in Persia. Sotto il regime dello scià Reza Pahlavi, negli anni Venti, fu costretto alla clandestinità e insieme al suo partito organizzò diversi attentati contro il regime.
Divenuto scià Mohammad Reza Pahlavi, Kohmeini cessò la clandestinità, continuò gli studi religiosi e raggiunse il massimo grado della gerarchia sciita, diventando Ayatollah. Continuò anche la sua opposizione al governo dello scià, colpevole ai suoi occhi di aver “venduto l’Iran agli occidentali”. Nel 1963, fu costretto ad andare in esilio a Parigi e da qui continuò a organizzare l’opposizione, divenendo già allora una guida spirituale per i ribelli, che compivano attentati e venivano arrestati, torturati e uccisi in massa dalle guardie dello scià.
Nel gennaio del 1979, scoppiò una grande rivolta popolare e lo scià Mohammad Reza Pahlavi fu costretto a fuggire e a trovare riparo negli Stati Uniti. Dopo quasi sedici anni, il 1 febbraio, Khomeini tornò in patria dall’esilio francese, accolto dal popolo in festa.
Tra le prime leggi promulgate, il divieto di divorzio e di aborto, la condanna a morte per l’adulterio e la bestemmia, e l’abbassamento dell’età in cui la donna poteva contrarre matrimonio a nove anni.
In politica interna, potenziò lo Stato sociale, costruendo scuole e ospedali, dando impulso agli studi e alle università, e attuando misure di sostegno per i poveri. Impose alle donne di portare pubblicamente il velo, tuttavia le incoraggiò a studiare e a lavorare e abbassò a 15 anni l’età in cui potevano esercitare il diritto di voto. Ma soprattutto si occupò della “moralizzazione” delle masse, facendo entrare il Corano in tutte le case e in tutte le famiglie, risvegliando e alimentando una forte spiritualità nel popolo persiano.
In politica estera, fu acerrimo nemico degli Stati Uniti (che considerava una manifestazione di Satana) e “naturalmente” di Israele. Con gli USA ruppe ogni tipo di rapporto, sia diplomatico che commerciale, e conseguentemente si avvicinò all’Urss.
Da novembre del 1979 fino a gennaio del 1981, si rese protagonista della “Crisi degli ostaggi” avendo appoggiato gli studenti che “spontaneamente” (a suo dire) avevano sequestrato i dipendenti dell’ambasciata americana (vedi più sotto, in questa sezione).
Dal 1980 al 1988 combatté una guerra estenuante contro il vicino Iraq (appoggiato dagli USA), che aveva aggredito il suo Paese. La guerra si concluse con un nulla di fatto, anche se l’Iran può considerarsi il “vincitore morale” di quel lungo e inutile conflitto.
Ruhollah Khomeini morì il 3 giugno 1989 a ottantasette anni. Ai suoi funerali a Teheran parteciparono 3 milioni e mezzo di persone.