Gianfranco Lombardi, livornese, per tutti "Dado", scomparso qualche giorno fa a 79 anni, era un gran personaggio sportivo, nell'ambito della pallacanestro. Prima ottimo giocatore (nazionale), negli anni Cinquanta e Sessanta, e poi grande allenatore, fino all'inizio degli anni Duemila.
__________
A Trieste, come allenatore, arrivò nel 1976. Rilevò una squadra, che era più una "squadretta" che una squadra vera, senza sponsor e ferma da anni nelle serie inferiori, che in quell'anno militava in A2 con il solo obiettivo non facile di rimanerci; era composta da ragazzi che andavano agli allenamenti alla sera dopo il lavoro, nel senso che non ce la facevano a vivere giocando a pallacanestro (a parte l'americano della squadra). Alla domenica, in palazzetto, andava a seguirli alle partite un manipolo di appassionati... Diciamo pure che a Trieste, in quegli anni, la pallacanestro non esisteva, almeno per il grande pubblico.
Con l'arrivo di Dado, tutto cambiò. Giunse insieme a lui anche un importante sponsor: la casa di profumi Hurlingham. E dopo un paio d'anni arrivò anche un fortissimo giocatore americano, Rich Laurel.
Lombardi trasformò la "squadretta" in uno squadrone di "leoni" e la portò a conquistare la promozione in A1, nel campionato 1979/80, dopo quasi vent'anni di assenza dalla massima serie.
Accadde in pratica una specie di "miracolo". Come ricordato molti anni dopo in un'intervista dallo stesso Lombardi, si verificò che "una società, uno sponsor, una squadra e una città divennero una cosa sola".
Fu proprio così: in pochi anni a Trieste tutti scoprirono il basket e ci fu il boom di iscritti nelle società giovanili. Io stesso, proprio sull'onda dell'Hurlingham, nel 1980 divenni un piccolo grande appassionato (avevo undici anni, allora) e cominciai a seguire questo sport e a praticarlo, fino a entrare in una squadra giovanile, dal 1982 al 1984.
Impossibile non notare a passeggio per le vie della città, già alla fine degli anni Settanta, Dado Lombardi: un signore sempre vestito in maniera impeccabile, in giacca e cravatta, ma di mole notevole. Non era proprio altissimo, era sotto i due metri, ma di corporatura molto robusta (da cui il suo soprannome che divenne, in pratica, il nome). A me che ero piccolino, poi, sembrava un gigante...
Molto ci sarebbe da dire anche sul suo carattere burrascoso. Esigente in maniera ossessiva con i suoi giocatori, spesso tanto duro da sembrare spietato; ma in fondo anche una specie di padre per loro. Un burbero, ma dal cuore d'oro... Erano tempi in cui gli allenatori erano un esempio per i giocatori anche dal punto di vista umano. Da molti anni, ormai, non seguo più il basket e sono fuori da qualsiasi ambiente sportivo. Ma qualcosa mi dice che allenatori dello stampo di Dado ormai non ce ne sono più...
____________
Nel 1982, prima di andarsene dalla città, in maniera un po' rocambolesca ci regalò un'altra promozione in A1, dopo che l'Hurlingham, l'anno prima, era di nuovo retrocessa. Ma quella più mitica, che rimarrà sempre nella storia, è quella del '79-80...Grazie, Dado