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Sussurri e grida (1973)

Film, cast, attori e registi
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Insight
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Sussurri e grida (1973)

Messaggio da Insight »

Continuiamo col cinema d'Autore. "Sussurri e grida" del maestro svedese Ingmar Bergman. Uscito in anteprima a New York nel dicembre del 1972, ma nel resto del mondo nel 1973.


Ambientato a Stoccolma, è un dramma familiare, dove però la famiglia è una metafora dell'intera società. Questo film pare essere una grande accusa contro l'egoismo e l'individualismo, che sopravvive anche dentro le famiglie.

Due sorelle, Karin e Maria, arrivano nella loro villa di famiglia perché Agnes, la terza sorella, è gravemente ammalata.
Ma la malattia, anziché ricompattare la famiglia, mette a nudo i difficili rapporti tra le sorelle. Sia Karen che Maria dimostrano un glaciale distacco tra loro stesse e anche nei confronti della sorella ammalata.

Ambedue sono molto concentrate su loro stesse. Karin, in particolare, è una donna anafettiva, che vive distaccata da tutti e che addirittura disprezza ogni contatto fisico. Maria, a sua volta, è preoccupata soltanto del suo aspetto esteriore, della propria bellezza.

Unica figura positiva è la governate Anna, che si prende amorevolmente cura dell'ammalata come ha sempre fatto fin da quando era bambina.

Agnes muore, infine, tra le braccia di Anna, la governante. E nemmeno la sua morte, come tutto lasciava sperare dopo una breve illusione, servirà a riavvicinare le due sorelle.

Un film cupo e davvero senza speranza :(

Ma, d'altra parte, io credo ancora meno nella famiglia "del Mulino Bianco"...

"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Whiteshark
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Re: Sussurri e grida (1973)

Messaggio da Whiteshark »

ci sono tre protagonisti non interpretati da esseri umani in questo film in cui Bergman torna invece sulla perfezione del numero 4 (4 donne protagoniste e 4 uomini come personaggi minori). Si tratta del tempo, del suono e del colore. La dimensione temporale viene segnalata dal succedersi di orologi in apertura. Il divenire che conduce a una morte al di là della quale Bergman dubita ci sia un dio ad attendere Agnes, si intreccia con quello che riemerge nei flussi di coscienza che rinviano a un passato in parte rimosso e in parte sempre presente.

Il suono e la sua assenza giocano, a partire dal titolo, un ruolo importante che condividono con una musica che esplicita la sua funzione espressiva con i brani di Chopin e Bach. C'è poi il colore rosso che non si limita ad essere presente ovunque nella scenografia ma che invade più volte, con la sua forza simbolica, il fotogramma.

Il motivo dominante è comunque il peso che il passato impone alla vita di ognuno. Qui si tratta di un vissuto che torna a premere sul presente non solo come substrato psichico ma anche con una sua presenza che sta tra il fantasmatico e il carnale. Che cos'è la morte di Agnes se non l'occasione per rivisitare da parte delle sorelle Karin e Maria un passato fatto di tensioni sotterranee destinate a deflagrare? Ma di quella deflagrazione farà parte anche un disperato "ritorno in vita" di Agnes che trova finalmente pace nelle cure della domestica Anna (Fonte: MYMOVIES)
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