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23 Novembre 1980: Terremoto dell'Irpinia

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Re: 23 Novembre 1980: Terremoto dell'Irpinia

Messaggio da Insight »

Ho letto con grande interesse tutti i vostri interventi, specialmente quelli che recano una testimonianza diretta. Infatti, per quanto i giornali e i servizi televisivi ti possano coinvolgere, sono pur sempre "fredda cronaca". Leggere una testimonianza diretta è tutta un'altra cosa per me.
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Realpower
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Re: 23 Novembre 1980: Terremoto dell'Irpinia

Messaggio da Realpower »

Il giorno prima del terremoto era il compleanno della mia fidanzata per cui ci riunimmo ed andammo fuori a cena,la nostra meta preferita erano dei ristoranti che si trovavano sul "Valico Di Chiunzi"un passo che taglia la montagna che divide Angri dalla Costiera Amalfitana,quella sera, vista col senno di poi,aveva in se tutti i prodromi di quello che si sarebbe scatenato l'indomani,una sorta di nebbia rossastra,un'aria "Elettrica"ed un certo senso d'inquietudine (Mai sentito tanti cani abbaiare tutti insieme).Il giorno fatidico ero di servizio all'Accademia di Pozzuoli,dove svolgevo il mio servizio militare,di solito nel pomeriggio si sgattaiolava sempre fuori,ma quella volta mi addormentai e quindi chiamai la mia ragazza per dirle che non sarei andato da lei perchè era tardi.Scesi al circolo e mi accomodai in poltrona per vedere la partita,(Piccola premessa, il circolo aveva delle grandi porte a vetri che davano su di un terrazzo,quando si apriva o chiudeva la porta d'ingresso con una certa violenza queste sbattevano e vibravano )Mentre guardavo la TV le grandi porte cominciarono a sbattere con violenza,mi girai di scatto verso l'ingresso con la voglia di dire "Ma che diavolo,fate attenzione" quando incrociai lo sguardo del Carabiniere di servizio che con gli occhi sgranati esclamò "E' il terremoto" ci precipitammo tutti fuori e raggiungemmo il piazzale d'ingresso,ora i cancelli d'ingresso dell'Accademia sono sormontati da due ali stilizzate in cemento che pareva stessero per spiccare il volo.A quel punto cercammo di correre al telefono a gettoni che avevamo a disposizione ma non c'era verso di prendere la linea,qualcuno tirò fuori una radiolina e cercammo notizie ad un certo punto lo speaker disse che c'era stato un crollo dalle parti del cinema "Corallo" e che un palazzo era crollato a "Poggioreale".Pensai con sgomento che abitavo proprio in mezzo a quei luoghi.Presi l'auto e corsi alla palazzina comando,dove si stava svolgendo una,delle tante,feste che si davano in Accademia,erano tutti sul piazzale,col coraggio della paura (O l'incoscienza dei 20 anni)affrontai il comandante in seconda dell'Accademia raccontandogli quello che sapevo e dicendogli: "Devo andare",come se stessi parlando con un commilitone,lui che forse era sotto shock come me mi disse "Va bene però vada piano".Corsi via e presi la Tangenziale che era spettrale,non camminava nessuno e c'erano molte macchine incocciate nei guard-rail o raggruppate in tamponamenti,ma nessuno a bordo, al casello volevo pagare ma l'impiegato mi fece cenno di andare,con sollievo giunto nella mia zona notai che apparentemente era tutto a posto addirittura i miei non erano neanche scesi di casa.L'arco sotto il quale si era protetto mio Padre era l'unico lesionato e sul muro c'erano i segni del lampadario che essendo metallico vorticando aveva urtato più volte.Ritornai in Accademia tranquillizzando i miei camerati,quello che ancora non sapevamo era lo sfacelo che aveva subito l'Avellinese......... :(
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Gaetano Hardy 59
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Re: 23 Novembre 1980: Terremoto dell'Irpinia

Messaggio da Gaetano Hardy 59 »

Ecco cosa scrissi in occasione del ventennale:
Il terremoto del 23 XI 1980
L'Italia meridionale è zona sismica. La Campania, dal canto suo, lo è
ancora di più.
I nostri paesi portavano le ferite ben
visibili del sisma dell'agosto 1962, quando ebbe luogo il disastroso
terremoto del 1980. Non per rubare l'intercalare al nostro amico e
collaboratore Carmine B. ma ricordo perfettamente quel momento. Erano
le 19,30 circa. La mattina c'era stata l'inaugurazione di una nuova agenzia
dell'Universo Assicurazioni. La mia dirimpettaia, la signora Rosa B.
aveva espresso commenti sul tempo e, in particolare sull'insolita mitezza
del clima.
La sera, come larga parte dei teen -agers di allora, ero impegnato nel
tipico passatempo domenicale: la passeggiata per il corso principale del
paese.
Stavo parlando con un amico, quando, all'improvviso, avvertii una strana
sensazione, come una sorta di folata d'aria caldo-umida che mi colpì il
braccio. In effetti, proprio di questo si trattava. L'umidità dei balconi
che è la prima cosa a cadere. Non me n'ero ancora reso ben conto, quando
avvertimmo (il corso era affollatissimo) il moto del suolo e la luce andò
via, per tornare subito dopo. Stranamente per un attimo ci fu un allibito
silenzio di tomba. Silenzio che fu, però, subito squarciato da una voce (che
poi si rivelerà essere quella del mio amico Nicola S.) che, con quanto
fiato aveva in gola (Nicola è stato cantante e batterista) gridò: "ARET' O
CINEMA!". Tutta la folla scattò come un sol uomo. Alle spalle del Cinema c'è
un largo piazzale. Moltissimi si diressero in quella direzione. Altri, non
meno velocemente, scattarono verso le rispettive case. Io e l'allora mia
fidanzata (attuale moglie), non per attribuirci flemme britanniche che non
abbiamo (Nicola, al contrario è un flemmatico che non perde la testa di
fronte a nulla), ma decidemmo che correre era un rimedio peggiore del male.
Chi avrebbe avuto la malaugurata sorte di inciampare, si sarebbe trovato a
mal partito, dato che la folla lo avrebbe calpestato. Pertanto ci dirigemmo
a passo svelto, ma senza correre verso l'incrocio detto "delle gassose"
(perché faceva angolo con un venditore di bibite) che era una sorta di
"confine naturale" tra il mio ed il suo Rione. Ci salutammo e ciascuno di
noi si diresse verso l'abitazione della rispettiva famiglia. Tanto per
incominciare, vidi mio padre, con il cappotto addosso. Era la prima e l'
ultima, che io ricordi, che lo indossava. C'era ben motivo. Tutto il
paese, difatti, dormì fuori quella notte. Veramente non tutto. Gli anziani
coniugi Giovannino D. ed Assunta M., come loro solito erano
andati a letto presto. Non s'accorsero di nulla! Dormirono placidamente
tutta la notte a casa loro. Vi lascio immaginare con quali aggettivi
definirono i loro dieci figli, quando, il mattino dopo, chiesero in giro i
perché di tanta agitazione.
Nel mio paese, la tragedia del sisma del 1980, prese anche i colori della
farsa.
Facciamo un piccolo salto avanti. Alcuni mesi fa, captai involontariamente
una conversazione tra alcuni impiegati comunali che commentavano un
microscopico trafiletto di un quotidiano locale del Friuli, che parlava
della morte di un tizio di quei paraggi, presentato come una personalità
controversa, in cui non si capiva dove terminava il buontempone di paese e
dove iniziava il truffatore.
Torniamo al 1980. Molte case avevano riportato qualche danno, tanto tra le
nuove, dove erano state particolarmente colpite le coperture, quanto fra i
vicoli profondi della parte più antica del centro storico. Giova dire che lì
molte case erano già inagibili, a seguito dei danni tanto del precedente
terremoto, quanto, in alcuni casi, ancora della guerra.
A questo punto, inizia la farsa. Un bel giorno si presenta sul Comune un
signore, sul cui nome non ho potuto trovare notizie più precise, ma che, ben
presto, tutti conosceranno come : "Zamberletti". Si presenta come delegato
della regione Friuli- Venezia Giulia presso il commissariato speciale per i
soccorsi ai paesi terremotati (commissariato diretto all'epoca dal
sottosegretario alla protezione civile Giuseppe Zamberletti). S'insedia sul
Comune. Nessuno, dicasi nessuno, né tra i politici di maggioranza, né tra
quelli d'opposizione, né tra i dipendenti comunali (anzi! Facevano a gara a
chi più lo incensava) si preoccupa più di tanto
di controllarne le credenziali. L'unica voce critica che si levò, che io
ricordi, fu quella di un vecchio contadino, il mio pro-prozio Antonio
C. (la sua ancora oggi arzilla moglie, 98 anni, -è deceduta a 103-è cugina di
primo grado
del mio bisnonno paterno, deceduto nel 1946), cui sembrava un tipo
sfuggente.
Dà disposizioni, immediatamente eseguite, di radere al suolo le case
inagibili del centro antico. Nonostante la loro situazione non tutte erano
disabitate. Alcune famiglie si ostinavano a viverci. Furono sistemate in
alcune roulottes e containers situati nei pressi del vecchio campo sportivo,
sino allora meta di coppiette. E sono rimaste in tali alloggi di "fortuna" fino ad oltre la metà
degli anni '90. L'ultimo occupante, uno zitellone un po' esaurito, che non
aveva avuto mai una casa propria, quando sentì correre voci su un prossimo
smantellamento del campo si uccise. Tale triste evento risale al 1996.
Torniamo ai primi vagiti degli anni '80. Misteriosamente com'era venuto,
altrettanto misteriosamente, non appena ebbe il sentore che l'allora
maresciallo della locale stazione dei carabinieri stava per chiedere notizie
sul suo conto "Zamberletti" sparì. Circa un anno dopo, un trafiletto del
"Mattino" dava notizia dell'arresto a Portici di un friulano ricercato per
bigamia, preso in flagrante, mentre stava per sposarsi per la terza volta.
Indovinate di chi si trattava? Bravi! Proprio del nostro signor
"Zamberletti"
La cosa che lasciava tutti perplessi è che: tanto per incominciare, quando
telefonava al Commiliter o ai ministeri, veramente gli davano retta e lo
accontentavano. Ma la cosa più strana è che, in tutta questa storia, non
sembra che ci abbia guadagnato nulla.
Misteri che si è portato nella tomba!.
A S
"Quando troverò chi mi darà ragione, MI SORGERA' IL DUBBIO DI AVERE TORTO" (W.A.)
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Re: 23 Novembre 1980: Terremoto dell'Irpinia

Messaggio da Insight »

Una specie di Cagliostro del nord... Se non ci fosse di mezzo una tragedia, ci sarebbe da ridere.
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Gimli Il Nano
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Re: 23 Novembre 1980: Terremoto dell'Irpinia

Messaggio da Gimli Il Nano »

Gaetano Hardy 59 ha scritto:Ecco cosa scrissi in occasione del ventennale:
Il terremoto del 23 XI 1980
L'Italia meridionale è zona sismica. La Campania, dal canto suo, lo è
ancora di più.
I nostri paesi portavano le ferite ben
visibili del sisma dell'agosto 1962, quando ebbe luogo il disastroso
terremoto del 1980. Non per rubare l'intercalare al nostro amico e
collaboratore Carmine B. ma ricordo perfettamente quel momento. Erano
le 19,30 circa. La mattina c'era stata l'inaugurazione di una nuova agenzia
dell'Universo Assicurazioni. La mia dirimpettaia, la signora Rosa B.
aveva espresso commenti sul tempo e, in particolare sull'insolita mitezza
del clima.
La sera, come larga parte dei teen -agers di allora, ero impegnato nel
tipico passatempo domenicale: la passeggiata per il corso principale del
paese.
Stavo parlando con un amico, quando, all'improvviso, avvertii una strana
sensazione, come una sorta di folata d'aria caldo-umida che mi colpì il
braccio. In effetti, proprio di questo si trattava. L'umidità dei balconi
che è la prima cosa a cadere. Non me n'ero ancora reso ben conto, quando
avvertimmo (il corso era affollatissimo) il moto del suolo e la luce andò
via, per tornare subito dopo. Stranamente per un attimo ci fu un allibito
silenzio di tomba. Silenzio che fu, però, subito squarciato da una voce (che
poi si rivelerà essere quella del mio amico Nicola S.) che, con quanto
fiato aveva in gola (Nicola è stato cantante e batterista) gridò: "ARET' O
CINEMA!". Tutta la folla scattò come un sol uomo. Alle spalle del Cinema c'è
un largo piazzale. Moltissimi si diressero in quella direzione. Altri, non
meno velocemente, scattarono verso le rispettive case. Io e l'allora mia
fidanzata (attuale moglie), non per attribuirci flemme britanniche che non
abbiamo (Nicola, al contrario è un flemmatico che non perde la testa di
fronte a nulla), ma decidemmo che correre era un rimedio peggiore del male.
Chi avrebbe avuto la malaugurata sorte di inciampare, si sarebbe trovato a
mal partito, dato che la folla lo avrebbe calpestato. Pertanto ci dirigemmo
a passo svelto, ma senza correre verso l'incrocio detto "delle gassose"
(perché faceva angolo con un venditore di bibite) che era una sorta di
"confine naturale" tra il mio ed il suo Rione. Ci salutammo e ciascuno di
noi si diresse verso l'abitazione della rispettiva famiglia. Tanto per
incominciare, vidi mio padre, con il cappotto addosso. Era la prima e l'
ultima, che io ricordi, che lo indossava. C'era ben motivo. Tutto il
paese, difatti, dormì fuori quella notte. Veramente non tutto. Gli anziani
coniugi Giovannino D. ed Assunta M., come loro solito erano
andati a letto presto. Non s'accorsero di nulla! Dormirono placidamente
tutta la notte a casa loro. Vi lascio immaginare con quali aggettivi
definirono i loro dieci figli, quando, il mattino dopo, chiesero in giro i
perché di tanta agitazione.
Nel mio paese, la tragedia del sisma del 1980, prese anche i colori della
farsa.
Facciamo un piccolo salto avanti. Alcuni mesi fa, captai involontariamente
una conversazione tra alcuni impiegati comunali che commentavano un
microscopico trafiletto di un quotidiano locale del Friuli, che parlava
della morte di un tizio di quei paraggi, presentato come una personalità
controversa, in cui non si capiva dove terminava il buontempone di paese e
dove iniziava il truffatore.
Torniamo al 1980. Molte case avevano riportato qualche danno, tanto tra le
nuove, dove erano state particolarmente colpite le coperture, quanto fra i
vicoli profondi della parte più antica del centro storico. Giova dire che lì
molte case erano già inagibili, a seguito dei danni tanto del precedente
terremoto, quanto, in alcuni casi, ancora della guerra.
A questo punto, inizia la farsa. Un bel giorno si presenta sul Comune un
signore, sul cui nome non ho potuto trovare notizie più precise, ma che, ben
presto, tutti conosceranno come : "Zamberletti". Si presenta come delegato
della regione Friuli- Venezia Giulia presso il commissariato speciale per i
soccorsi ai paesi terremotati (commissariato diretto all'epoca dal
sottosegretario alla protezione civile Giuseppe Zamberletti). S'insedia sul
Comune. Nessuno, dicasi nessuno, né tra i politici di maggioranza, né tra
quelli d'opposizione, né tra i dipendenti comunali (anzi! Facevano a gara a
chi più lo incensava) si preoccupa più di tanto
di controllarne le credenziali. L'unica voce critica che si levò, che io
ricordi, fu quella di un vecchio contadino, il mio pro-prozio Antonio
C. (la sua ancora oggi arzilla moglie, 98 anni, -è deceduta a 103-è cugina di
primo grado
del mio bisnonno paterno, deceduto nel 1946), cui sembrava un tipo
sfuggente.
Dà disposizioni, immediatamente eseguite, di radere al suolo le case
inagibili del centro antico. Nonostante la loro situazione non tutte erano
disabitate. Alcune famiglie si ostinavano a viverci. Furono sistemate in
alcune roulottes e containers situati nei pressi del vecchio campo sportivo,
sino allora meta di coppiette. E sono rimaste in tali alloggi di "fortuna" fino ad oltre la metà
degli anni '90. L'ultimo occupante, uno zitellone un po' esaurito, che non
aveva avuto mai una casa propria, quando sentì correre voci su un prossimo
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Torniamo ai primi vagiti degli anni '80. Misteriosamente com'era venuto,
altrettanto misteriosamente, non appena ebbe il sentore che l'allora
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sul suo conto "Zamberletti" sparì. Circa un anno dopo, un trafiletto del
"Mattino" dava notizia dell'arresto a Portici di un friulano ricercato per
bigamia, preso in flagrante, mentre stava per sposarsi per la terza volta.
Indovinate di chi si trattava? Bravi! Proprio del nostro signor
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La cosa che lasciava tutti perplessi è che: tanto per incominciare, quando
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Merita di essere riportato all'attenzione .
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Whiteshark
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Re: 23 Novembre 1980: Terremoto dell'Irpinia

Messaggio da Whiteshark »

Serve solo a dimostrare che siamo, per certe cose, una barzelletta di Paese.
Remember:

Cheap and fast is not reliable
Cheap and reliable is not fast
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