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Il Genocidio Armeno.

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Gimli Il Nano
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Il Genocidio Armeno.

Messaggio da Gimli Il Nano »

24 Aprile 1915, si consuma ciò che sarà chiamato IL GRANDE MALE, il genocidio ARMENO





Ils sont tombés
Ils sont tombés, sans trop savoir pourquoi
Hommes, femmes, et enfants qui ne voulaient que vivre
Avec des gestes lourds comme des hommes ivres
Mutilés, massacrés, les yeux ouverts d’effroi.

Ils sont tombés en invoquant leur Dieu
Au seuil de leur église ou au pas de leur porte
En troupeau de désert, titubant, en cohorte
Terrassés par la soif, la faim, le fer, le feu.

Nul n’éleva la voix dans un monde euphorique
Tandis que croupissait un peuple dans son sang
L’Europe découvrait le jazz et sa musique
Les plaintes des trompettes couvraient les cris d’enfants.

Ils sont tombés pudiquement, sans bruit,
Par milliers, par millions, sans que le monde bouge,
Devenant un instant, minuscules fleurs rouges
Recouverts par un vent de sable et puis d’oubli.

Ils sont tombés, les yeux pleins de soleil,
Comme un oiseau qu’en vol une balle fracasse
Pour mourir n’importe où et sans laisser de traces,
Ignorés, oubliés dans leur dernier sommeil.

Ils sont tombés en croyant, ingénus,
Que leurs enfants pourraient continuer leur enfance,
Qu’un jour ils fouleraient des terres d’espérance
Dans des pays ouverts d’hommes aux mains tendues.

Moi je suis de ce peuple qui dort sans sépulture
Qui choisit de mourir sans abdiquer sa foi,
Qui n’a jamais baisser la tête sous l’injure,
Qui survit malgré tout et qui ne se plaint pas.

Ils sont tombés pour entrer dans la nuit
Eternelle des temps, au bout de leur courage
La mort les a frappés sans demander leur âge
Puisqu’ils étaient fautifs d’être enfants d’Arménie.

Sono caduti
Sono caduti, senza sapere veramente il perché
Uomini, donne e bambini che volevano solo vivere
con gesti pesanti come gli uomini ubriachi
mutilati, massacrati, con gli occhi spalancati dallo spavento.

Sono caduti invocando Iddio
sulla soglia della Chiesa o della loro porta
a greggi da deserto, titubando, a coorti
stremati dalla sete, la fame, il ferro, il fuoco.

Nessuno alzo’ la voce in un mondo euforico
mentre un popolo ristagnava nel proprio sangue
L’Europa scopriva il jazz con la sua musica
i lamenti delle trombe coprivano le grida dei fanciulli.

Sono caduti pudichi, senza rumore,
a migliaia, a milioni, senza che nessuno si muovesse,
diventando per un istante, minuscoli fiori rossi
ricoperti da un vento di sabbia e di oblio.

Sono caduti, con gli occhi pieni di sole,
come un uccello che una pallottola trafigge in volo
per morire in un qualunque posto e senza lasciare nessuna traccia
ignorati, dimenticati nel loro ultimo sonno.

Sono caduti credendo con ingenuità
che l’infanzia dei propri figli sarebbe potuta continuare,
che un giorno avrebbero calcato terre di speranza
in paesi aperti di uomini dalle mani tese.

Io sono di questo popolo che dorme senza sepoltura
che sceglie di morire senza abdicare la propria fede,
che non ha mai abbassato la testa sotto l’ingiuria,
che sopravvive nonostante tutto e non si lamenta.

Sono caduti per entrare nella notte
eterna dei tempi, agli estremi del loro coraggio
la morte li ha colpiti senza chiedere loro l’età
poiché erano colpevoli di essere figli di Armenia.
C. AZNAVOUR

I “giovani turchi”, la massoneria, gli armeni. Le ragioni dell’odio
Il genocidio armeno — oltre un milione e mezzo di donne, uomini, anziani, bimbi — ha motivazioni profonde e terribili. L’origine del “grande male”, come gli armeni chiamano il disastro del 1915 ha radici e motivi storicamente chiari ma, per tanti motivi, misconosciuti. Dimenticati. Rimossi.
Per cercare di capire le ragioni di questa terribile “pulizia etnica” dobbiamo tornare alla fine dell’Ottocento. Sul Bosforo. Negli ultimi caotici anni dell’impero ottomano, il “grande malato”.
Nell’ultimo decennio del secolo del XIX secolo gran parte dei quadri dell’esercito del sultano — per lo più affiliati alla massoneria d’osservanza filo francese, ma anche a logge britanniche e italiane – si organizzarono clandestinamente in opposizione al regime di Abdulhamid II. Centro particolarmente attivo dell’opposizione fu la piazzaforte di Salonicco. Qui nel 1906 i cospiratori costituirono la Othmânli Hürriyet Cemiyyeti (Associazione ottomana della libertà) cui aderirono ben presto vari ufficiali superiori, come Mehmet Tal’at, Cemal Bey e Enver Bey. Da quest’iniziativa risale la nascita del movimento dei “Giovani turchi”.
Nel 1907 il gruppo di Salonicco prese contatto con gli oppositori in esilio in Europa per dar luogo a una fusione formale nel Comitato di unione e progresso, il fatidico CUP.
Obiettivo dei “Giovani turchi” era apparentemente il ripristino della costituzione del 1876, da tempo sospesa. Quando Abdulhamid — uomo diffidente, arcigno ma non stupido — decise di fermare gli ufficiali coinvolti, le truppe di Salonicco minacciarono (luglio 1908) una marcia su Istanbul.
Molto malvolentieri il sultano fu costretto a ripristinare la costituzione. Le elezioni del 1908 portarono in parlamento una maggioranza appoggiata dal Comitato. Ma in concomitanza con le votazioni, l’impero fu scosso dalla dichiarazione d’indipendenza della Bulgaria (che si annetté la Rumelia orientale), dalla rivolta di Creta, che fu annessa alla Grecia, e dall’annessione di Bosnia ed Erzegovina nell’impero austroungarico. I Giovani turchi vennero accusati di aver perduto in men di un anno più territori di quanti Abdulhamid ne aveva perso in tutto il suo regno. Non minori erano le difficoltà interne: la maggioranza si sgretolò quando il parlamento e il governo dovettero affrontare i problemi finanziari e amministrativi. Il sultano tentò una controrivoluzione (13 marzo 1909), subito stroncata dal comando militare di Salonicco.
Deposto l’iroso monarca, subito sostituito dal più docile Mehmet V, i “Giovani turchi” assunsero dirette responsabilità di governo e con un ulteriore colpo di stato insediarono un triumvirato dittatoriale che, sotto l’impulso di Enver, strinse ulteriormente i legami con la Germania di Guglielmo II.
L’armata ottomana fu riorganizzata con l’aiuto di missioni militari tedesche, supervisionate dal generale Otto Liman von Sanders. Ambiguamente, la Marina ottomana rimase, invece, sino alla vigilia della guerra sotto il controllo dei britannici. Al comando delle navi del sultano si susseguirono gli inglesi Gamble (1909-1910), Williams (1910-1911), Limpus (1911-1914). La nascente aeronautica ottomana rimase un affare francese (industriale e militare) sino al novembre del 1914.
In ogni caso, l’alleanza — seppur opaca e contraddittoria — con una grande potenza “infedele” poneva a Costantinopoli gravi problemi ideologici e, soprattutto, religiosi che si cercarono di superare mediante un’ulteriore esaltazione del nazionalismo turco. Nel 1912 fu fondata l’associazione dei Türk Ocaklarï (Focolari turchi), destinata a ridestare l’orgoglio patriottico, e cominciarono a diffondersi più vasti ideali panturanici, miranti ad unificare culturalmente e politicamente tutti i popoli d’origine turca in un impero esteso dall’Albania e dall'Ungheria sino all'India ed alla Cina.
I “Giovani turchi” lanciarono una visione politica forte, ma inevitabilmente escludente. Le consistenti minoranze etnico-linguistiche e/o religiose — armeni, curdi, arabi, maroniti, greci, israeliti, circassi, etc. — che componevano il grande impero si sentirono emarginate e discriminate. Un dato inevitabile.
Forte sui Giovani turchi fu l’influenza della massoneria: Tal’at Pasha era stato dal 1909 al 1912 Gran Maestro del Grande Oriente Ottomano della massoneria, un’obbedienza legata al laicissimo Grande Oriente di Francia, e in tutti i gradi della catena di comando del regime giovane-turco durante la Prima guerra mondiale dominava una corrente massonica di impronta positivista e anti-religiosa.
Su queste coordinate fu promossa una politica di laicizzazione radicale dello Stato, ripresa poi pienamente e con maggior determinazione attuata dalla repubblica di Ataturk; fu fondata una Banca nazionale destinata a finanziare lo sviluppo interno e si incoraggiarono le iniziative imprenditoriali dei turchi disposti a sostituirsi ai membri delle minoranze armene, greche, curde, ed israelitiche, alle quali venivano drasticamente ridotte le tradizionali autonomie.
Lo scoppio della Grande Guerra nel 1914 fornì il pretesto per il massacro della folta comunità armena, considerata una “quinta colonna” — in quanto cristiana e benestante — della Russia ortodossa e zarista (sull’argomento vedi Taner Akcam Nazionalismo turco e genocidio armeno. Dall’impero ottomano alla Repubblica, Guerini e Associati, 2006), e la repressione delle altre minoranze non islamiche (e/o non turcofone). I germanici e gli austriaci, va dato loro atto, tentarono di opporsi alla ventata xenofoba del CUP e cercarono di tutelare le popolazioni cristiane e israelitiche. Purtroppo, con pochi risultati. In ogni caso i due kaiser furono gli unici ad agire e a frenare, dove possibile, la deriva di Costantinopoli. Parigi e Londra rimasero indifferenti.
Alla fine della prima guerra mondiale le potenze vincitrici costrinsero il governo turco a processare, per crimini di guerra, i leader del CUP, responsabili dello sterminio dei cristiani armeni e siriaci (un capitolo questo ancora non indagato…). Retorica. Un tribunale militare turco condannò i capi del CUP alla pena capitale quando già avevano lasciato il Paese.
Sulla via dell’esilio, gli antichi padroni della Turchia trovarono tutti la morte per mano di giustizieri armeni. Il 15 marzo del 1921 lo studente Soghomon Tehlirian assassinò a Berlino Tal’at Pascià.. Processato da un tribunale tedesco, fu poi assolto. Analoga sorte toccò a Cemal Bej, il secondo dei “triumviri” autori del genocidio, raggiunto e giustiziato a Tbilisi, in Georgia, da un altro giovane armeno. E armeno era pure il comandante del reparto bolscevico che il 4 luglio 1922 uccise Enver Pascià, che capeggiava un’impossibile rivolta turco-islamico-cosacca contro i bolscevichi nella regione di Buhara.
24 aprile 2019
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Re: Il Genocidio Armeno.

Messaggio da Whiteshark »

Grazie a Gimli per questa testimonianza su uno dei più incredibili massacri dimenticati della storia (un pò come per i curdi, guarda caso anche loro vittime dei turchi). La cosa più allucinante che trovo in questa questione è la pervicace negazione da parte della Turchia di quanto commesso, un pò come se i tedeschi rifiutassero l'Olocausto. Forti della loro posizione geografica e dell'essere un "tappo" alle migrazioni da est, Erdogan e soci si "permettono" di invitare gli ambasciatori dei paesi europei e "sgridarli" perchè enfatizzano qualcosa che per i Turchi (ma solo per loro) non è mai esistita. Su una cosa però il premier turco ha ragione: la famosa foto delle presunte donne armene crocifisse è in effetti un falso. Chiunque conosca un minimo di rudimenti nei comportamenti dei soldati turchi saprebbe che le donne e gli uomini da mettere a morte non venivano crocefissi (usanza romana e cristiana), bensì impalati.
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Re: Il Genocidio Armeno.

Messaggio da Gimli Il Nano »

Nuovo libro sul genocidio armeno:
https://www.ilmessaggero.it/libri/anton ... 51385.html

Un nuovo libro di Antonia Arslan sul genocidio armeno

Recensione de “Il destino di Aghavnì”, un nuovo romanzo di Antonia Arslan, la scrittrice d’origini armene di fede cattolica autrice de “La masseria delle Allodole”.

Antonia Arslan, un libro sulla sua storia famigliare di sopravvissuti al genocidio armeno

«Non grida, non piange, rimane pietrificata a guardare». Ha un nome poetico, Aghavnì e un cuore frantumato per via di quello che ha visto compiersi nel suo villaggio armeno dai soldati turchi. Tutti sapevano che prima o poi sarebbe accaduto il peggio, che la tragedia immane del genocidio del 1915 si stava materializzando, eppure il destino avanzava implacabile e gli armeni in fondo erano ciechi. La giovane Aghavnì ripercorre quei giorni terrificanti attraverso la penna immaginifica di Antonia Arslan, autrice del best seller «La Masseria delle allodole», il libro sulla sua famiglia armena che la ha consacrata tra i più grandi scrittori italiani contemporanei.

Ora riprende quel filo interrotto e ha dato alle stampe un'altra opera piena di passione, intitolata «Il destino di Aghavnì» (edizioni Ares, pagine 120, euro 15) in cui fa affiorare da un cassetto pieno di ricordi ingialliti la vita intrecciata e misteriosa di una sua parente sopravvissuta allo sterminio costato la vita a quasi due milioni di cristiani armeni che, all’epoca, vivevano sotto l’Impero Ottomano.

Dalla fotografia di questa bimbetta, sorella di suo nonno, ritrovata a casa di un cugino che oggi vive in America la Arslan ne ha tratto uno spaccato storico ricco di colpi di scena ma pieno di poesia, dove il dolore che affiora dalle pagine si mescola alla speranza, il coraggio si avvicina alla rinascita e al riscatto del cuore.

Sopravvivere non è mai facile specie se il peso della memoria si trascina nel silenzio fino a immaginare il resto degli eventi. Aghavnì aveva 23 anni quando uscì di casa con i suoi bambini e da allora nessuno seppe più nulla di lei. Eppure l’amore di chi è sopravvissuto allo sterminio ha attraversato oltre un secolo fino a farla rivivere in un immaginario presepe, nel giorno di Natale. «E fu così che il Bambino arrivò, atteso e festeggiato anche nel solitario villaggio sulla montagna». Arslan si concede un resoconto fiabesco a riprova che l’amore per la vita prevale sul buio della notte del cuore e traccia sovente disegni impensabili.

L’ultima pagina del romanzo storico è incorniciata in un fotografia nella quale appare una coppia di benestanti signori ottocenteschi. Lui ha un paio di vistosi baffoni, veste un completo austero mentre lei indossa un elegante modello di sartoria lungo fino ai piedi e chiuso al collo, secondo la moda di quel periodo. Sotto appare la scritta: Noemi e Levon Arslanian, fratello minore di Aghavnì. 1912.
G.K. Chesterton : "Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate".
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Re: Il Genocidio Armeno.

Messaggio da Gimli Il Nano »

Se oggi fosse stato al mondo Aznvuor !
G.K. Chesterton : "Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate".
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Re: Il Genocidio Armeno.

Messaggio da Gimli Il Nano »

LO SCRISSI NEL 2016
SI CHIUDE DEFINITIVAMENTE IL '900
"Storicamente e culturalmente la Turchia ha poco da spartire con l'Europa: perciò sarebbe un errore grande inglobarla nell'Unione Europea. Meglio sarebbe se la Turchia facesse da ponte tra Europa e mondo arabo oppure formasse un suo continente culturale insieme con esso. [...] Perciò l'ingresso della Turchia nell’UE sarebbe antistorico”. (CARD. RATZINGER, 2004)
Una volta fu chiesto al grande scienziato, nonché scrittore di SF Isaac Asimov (1920-1992) quale era stata la più solenne cantonata che aveva preso. Rispose che, alla vigilia della scalata dell'Everest, aveva scritto una novella in cui narrava che, tale scalata non era possibile, poiché, in cima a quel monte c'era una base aliena. Forse sto per correre lo stesso rischio, ovvero quello di essere subito smentito dagli eventi. Non so se temerlo o sperarlo.
Se avessi scritto un articolo sulla Turchia non più di una settimana fa, avrei cominciato con il riferire un particolare che rende tale paese anomalo e difficile da comprendere, per chiunque non sia turco. Avrei cominciato scrivendo che, di tutti i dittatori del XX Secolo, siano essi definiti di "sinistra" (Lenin; Stalin, Ceausescu, Hoxa, Mao – la Cina di oggi è molto diversa, da ciò che era anche solo 10 anni fa- et.) o siano definiti di "destra" (Hitler; Mussolini, Franco, Cayetano, Peron, i colonnelli greci, etc), l'unico che era riuscito a creare un sistema socio-politico duraturo, che ancora esiste e funziona, più o meno come lo aveva costruito e' stato solo Mustafa Kemal Atatürk (1881–1938). A modo suo, in maniera originale e tipicamente turca, ha realizzato un regime che adatta alla realtà turca tanto il fascismo, quanto il liberalismo ed il comunismo. Fu Kemal a gestire la dissoluzione dell'impero ottomano in seguito alla sconfitta. Massone d'alto rango (e forse discendente dei Dumhen, quegli Ebrei che riconobbero come messia Sabbatai Zevi nel XVII Secolo e, quando quest'ultimo si convertì all'islam, lo seguirono, riuscendo malvisti sia agli Ebrei, che ai musulmani) quando abolì il califfato, fu festeggiato con enfasi dalle massonerie di tutto il mondo. Scrissero allora i massoni, che una festa più grande di quella la avrebbero fatto solo quando sarebbe stato abolito il papato. NE ABBIAMO PARLATO nel 2002, nell'articolo "Misteri e morte dell'ultimo califfo a Sanremo". Scrisse anche dei poemi pieni di irriverenze (per dir poco) verso l'islam. Proclamò la repubblica e si diede con impegno ad occidentalizzare e laicizzare la Turchia. Vietò il velo per le donne (nuovamente permesso solo negli anni '90; oggi le donne turche si possono vedere in giro in tutti i gli abbigliamenti: da quelle avvolte in veli e camicioni a quelle fin troppo scoperte. Non dimentichiamo che i Turchi sono stati gli inventori della "Danza del Ventre"), le diede la parità dei diritti civili con l'uomo, il diritto di voto, mentre sottomise al controllo statale tutte le religioni, islam prima e più di tutte le altre. Vietò l'uso degli alfabeti arabo, armeno, cirillico, greco e georgiano, prescrivendo l'uso esclusivo dei caratteri latini. Vietò l'uso pubblico di ogni tipo di abito religioso: dalla talare cattolica, allo stricarico degli ortodossi a, ovviamente il fez dei musulmani. Copiò leggi dai codici tedeschi e svizzeri e le rese uniche leggi dello Stato. Promulgò una costituzione in cui l'esercito era incaricato esplicitamente, di fare il custode della Costituzione, in specie dei principi di laicità posti a base della stessa. Pertanto diede all'esercito il compito di attuare colpi di Stato, per impedire la vittoria alla elezioni di partiti religiosi. E l'esercito turco lo ha fatto tre volte, l'ultima nel 1980. Stava per rifarlo nel corrente anno 2016. Chissà se sapremo mai come davvero si sono svolti i fatti. Sembra che tutto cominciò qualche settimana prima. Erdogan, il presidente turco islamista, si riconcilia con Israele e con la Russia. Israele si scusa per l'attacco alle navi turche dannegiate qualche anno fa, e risarcisce i danni. Quasi nello stesso momento, Erdogan ammette di aver abbattutto lui l'aereo russo lo scorso anno, si scusa sua volta e lo risarcisce. Secondo fonti egiziane ed iraniane, i russi lo avvisano di un complotto contro di lui. Il 9 luglio i magistrati pro Erdogan riaprono un vecchio caso di spionaggio chiuso a febbraio con l'assoluzione di 357 alti ufficiali. Questa è la prima risposta. Scatta così il tentativo di contropiede guidato dal generale Akin Ozturk, un ex comandante dell'aviazione che ha mal digerito il pensionamento e punta ad auto-proclamarsi nuovo capo di stato maggiore e forse Capo dello Stato. Con lui ci sono il generale Metin Iyidil, responsabile dell'addestramento delle forze di terra di Ankara, il comandante del Terzo corpo d'armata e il generale Adem Huduti responsabile di quel Secondo corpo d'armata da cui dipende l'offensiva contro i curdi del Pkk ordinata da Erdogan nell'estate 2015. Ai golpisti manca però l'appoggio del capo di stato maggiore Hulusi Akar, del suo vice generale Yasar Guler e dei comandanti di esercito aviazione, marina e gendarmeria tutti perfettamente allineati con Erdogan. I congiurati decidono di puntare su un Erdogan in vacanza al Grand Yazici Club Turban, un hotel a alla periferia di Marmaris sul mar Egeo. Poco prima delle 21.00 di venerdì 40 uomini delle forze speciali vengono spediti a Marmarisi a bordo di tre elicotteri con l'ordine di catturare o uccidere il presidente. A salvare Erdogan ci pensa il comandante del primo corpo d'armata Umit Dundar che lo chiama e lo invita a volare ad Istanbul per mettersi sotto la sua protezione. Così quando le Forze Speciali fanno irruzione nel Grand Yazici Club scontrandosi con la Guardia Presidenziale Erdogan è già su un jet Gulfstream in volo per Istanbul. Neanche lassù però sono rose e fiori. Mentre all'hotel si combatte e si muore un terrorizzato pilota annuncia al presidente che il Gulfstream è stato «illuminato» dai radar di due F16 pronti ad abbatterlo a colpi di missili. Scatta però anche l'imprevisto che mette fine all'avventura golpista. Per qualche misteriosa ragione i missili non partono e l'aereo di Erdogan è libero di atterrare a Istanbul. Invece, ad Ankara, è stato bombardato il parlamento. Forte dell'appoggio del generale Dundar Erdogan può giocare la carta del video messaggio lanciato con il telefonino e lasciare l'aeroporto. Rispondono i barbuti dalle campagne richiamati dalle moschee. Nei giorni seguenti inizia la grande e sanguinosa epurazione. Epurazione che, giustamente, ci fa orrore, ma che, in caso di vottoria dei golpisti, presumibilmente non sarebbe stata meno sanguinosa. Forse non tutti sanno che la Guerra di Corea negli anni '50, non coinvolse solo gli USA. Le forze Occidentali, operavano sotto bandiera ONU. Le truppe operanti sul terreno erano in massima parte americane, ma non erano solo americane. Anche l'Italia partecipò con un ospedale da campo e relativo personale ed un manipolo di Carabinieri, incariti di sorvegliarlo.La Turchia partecipò con un battaglione. Fu il battaglione turco, che decise le sorti di quel conflitto. Gli Occidentali erano in rotta, di fronte ai carri armati cinesi. Il comandante turco fece un discorsetto ai suoi soldati del tipo :"Volete che si dica che siete scappati davanti ai coltivatori di cavoli"? Gli altri Asiatici, in specie i Turchi, disprezzano i Cinesi. I soldati Turchi contrattacarono. Fu una carneficina, ma i Cinesi furono costretti alla ritirata. Quattro giorni dopo il tentativo di golpe Erdogan ha annunciato che voleva risolvere le controversie con i vicini della Turchia. Ha fatto una telefonata cordiale al presidente iraniano Hassan Rouhani Ha accusato i generali golpisti di essere i veri colpevoli dell’abbattimento del Sukhoi russo un anno fa, dicendo non controllava quei personaggi che l’hanno messo nei guai con Mosca, e che, fino ad ora, non poteva sconfessarli: I russi ci credono (o almeno fanno finta di crederci). Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha annunciato che Putin e Erdogan si incontreranno ai primi di agosto. Come andrà a finire? Stiamo assistendo alla fine dell'ultimo regime nato nel '900? Per chi avremmo dovuto "fare il tifo"? C'è chi parla di una Turchia che si "fascistizza"allineandosi con le monarchie del Golfo Persico. Ora, a parte che elementi di fascismo (ma anche di comunismo) c'erano nella struttura statale attuale e che le monarchie del golfo sono stati medievali, non certo fascisti, mettiamo in chiaro che lo scontro kemalisti (cioè quasi certamente massoni, se non di grembiulino, certamente di mentalità) contro islamisti non è la nostra battaglia. Chiunque alla fine prevalga in Turchia è meglio che il Paese stia fuori dall'Europa. Europa di cui non ha mai fatto parte. Anzi, gran parte delle persone residenti nella EU vuole uscire da questa istituzione che percepisce ormai come una gabbia (l'uscita della Gran Bretagna è una prima concretizzazione di questo desiderio). Un'ultima precisazione. I governanti europei hanno stabilito che, se sarà ripristinata la pena di morte, le trattive con la Turchia subiranno uno stop. Viene da chiedersi, questo stop, si estenderà o no anche ai 3 miliardi di Euro europei, erogazione di fondi decisa per far sì che la Turchia blocchi i flussi di migranti? Come mai, poi, i nostri governanti non hanno scrupoli nello stipulare trattati con paesi, quali la Cina, l'Arabia Saudita e gli stessi USA, dove la pena capitale è applicata tranquillamente? Per non parlare che, nell'Unione Europea, la pena di morte vige. Non per i delinquenti, ma per gli innocenti più innocenti fra gli innocenti in quanto totalmente indifesi: i bambini nel ventre delle loro madri che vengono quotidianamente abortiti Questa pena di morte è comminata senza processo e coloro che cercano di ostacolare gli aborti sono esposti al pubblico ludibrio, quando non perseguitati.
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Re: Il Genocidio Armeno.

Messaggio da Gimli Il Nano »

Nel giugno del 2018 la Knesset ha sospeso l’annunciato riconoscimento dello sterminio degli armeni come genocidio. Le relazioni diplomatiche con la Turchia sono state giudicate più importante rispetto ad un atto che molti israeliani volevano.
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Guszti
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Re: Il Genocidio Armeno.

Messaggio da Guszti »

Forse si preparavano spritualmente per la distruzione del protettorato armeno a Gerusalemme di pochi giorni fa.

https://www.asianews.it/notizie-it/Geru ... 59580.html
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Re: Il Genocidio Armeno.

Messaggio da Gimli Il Nano »

Guszti ha scritto:Forse si preparavano spritualmente per la distruzione del protettorato armeno a Gerusalemme di pochi giorni fa.

https://www.asianews.it/notizie-it/Geru ... 59580.html
Purtroppo anche la parrcchia latina sembra minacciata:

https://www.centrostudifederici.org/lo- ... o-baratro/
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