Sullo scioglimento dei “Fab Four”, le cui voci cominciarono a circolare già alla fine del 1968, molto si è detto e scritto, e continua a parlarsene ancora oggi. Alcuni attribuiscono la causa della rottura alla relazione troppo “ingombrante” tra John Lennon e Yoko Ono, la cui interferenza all’interno del gruppo finì per distruggerne l’equilibrio. Questa ipotesi, tuttavia, è stata seccamente smentita da Paul McCartney.
Altri, invece, parlano soprattutto di divergenze su interessi economici, sulla gestione della “Apple” (la società che curava gli affari dei Beatles), ma anche di una certa “crisi artistica”, di un venir meno della coesione fra i quattro (che era stata la loro vera forza), che secondo i critici musicali divenne evidente con l’uscita, nel novembre del 1968, dell’album “The Beatles”, meglio conosciuto come il “White Album”.
Probabilmente, tutti questi fattori insieme hanno concorso allo scioglimento, ai quali bisogna aggiungere, a mio parere, un naturale logoramento dei rapporti, del tutto prevedibile, fra quattro musicisti che non solo suonavano insieme, ma condividevano gran parte delle loro vite da oltre un decennio.
Nel settembre del 1969, Lennon aveva già deciso di lasciare i Beatles, il che avrebbe certamente determinato la dissoluzione del gruppo, e trovò il coraggio di annunciare la sua decisione agli altri tre membri in una riunione che si tenne negli studi della Apple, il giorno 20 di quel mese. Da parecchio tempo non si vedevano tutti e quattro e quella riunione, indetta per la stipula di un nuovo contratto con la Capitol Records, si trasformò in un’occasione per dare sfogo alle rimostranze di John nei confronti di Paul.
Lennon, prima accusò McCartney di averlo emarginato e messo in ombra, e poi gli rinfacciò di usare il nome del gruppo per sfornare la sua “musica per vecchiette”.
Vi furono scintille fra i due, ma Paul infine cercò di essere accomodante. Proprio quando il litigio sembrava rientrato e McCartney aveva cominciato a discutere sul modo in cui il gruppo avrebbe dovuto affrontare i prossimi lavori, Lennon lo interruppe seccamente, dicendogli: “Forse non hai capito, vero? Il gruppo è finito, io me ne vado via”.
Più tardi, in quella stessa giornata, John confidò a Yoko: “Con i Beatles è finita. D’ora in poi ci sei soltanto tu, ok?”. E, ancora qualche giorno dopo, disse al manager Allen Klein: “E’ semplicissimo: io ho creato la band e io l’ho sciolta”.
L’annuncio di John fu preso seriamente dagli altri tre componenti; tuttavia, in quella stessa riunione, tutti insieme decisero di non diffondere ancora la notizia, dal momento che avevano appena firmato il contratto con la Capitol, il quale non poteva essere buttato subito all’aria. Lennon si impegnò, per il momento, a non rivelare alla stampa lo scioglimento e, come vedremo, mantenne la promessa.
Possiamo dire, dunque, che mentalmente i Beatles si erano già sciolti il 20 settembre 1969, ma la notizia non era ancora stata rivelata alla stampa e quindi per il mondo il gruppo esisteva ancora.
Sei giorni dopo la riunione alla Apple, anzi, uscì l’album "Abbey Road", che fu un grande successo e diffuse tra i fans dei Beatles un’effimera scintilla di speranza che la situazione non fosse così disperata come prospettato dai giornali: la stampa inglese, infatti, in quel periodo si dilettava a pronosticare un imminente scioglimento della band.
La questione del futuro dei Beatles, dopo essere entrata in uno stato di quiescenza, anche grazie al grande successo commerciale di Abbey Road, riesplose drammaticamente in marzo dell’anno seguente. Ben quattro dischi della “famiglia” dei Beatles dovevano uscire il mese successivo: il primo album da solista di Paul, intitolato semplicemente “McCartney”, la cui uscita era stata fissata dalla EMI per il giorno 10 aprile; il disco solista di Ringo Starr, “Sentimental Journey”; una compilation per il mercato americano intitolata “Hey Jude” e, soprattutto, l’album dei Beatles “Let it be”, la cui uscita era stata fissata dalla Apple Records per il giorno 24 aprile.
Preoccupati per gli effetti deleteri, da un punto di vista commerciale, che avrebbero comportato la contemporanea presenza sul mercato di troppi prodotti di marchio Beatles e soprattutto le uscite così ravvicinate nel tempo degli album “McCartney” e “Let it be”, sia il manager Allen Klein sia gli altri tre Beatles cercarono di indurre la EMI e Paul McCartney a ritardare l’uscita del disco solista. In particolare, John Lennon e George Harrison scrissero insieme una lettera a Paul, informandolo di aver comunicato alla EMI di posticipare l’uscita dell’album McCartney a giugno, dichiarandosi certi che lui sarebbe stato d’accordo. Fecero consegnare la lettera a Ringo, che la portò a Paul nella sua casa di Londra.
Ma Paul McCartney, quando lesse la lettera, andò su tutte le furie, sbatté fuori di casa il povero Ringo e non solo lanciò sul mercato il suo album il giorno 10 aprile, come già concordato con la EMI, ma fece uscire le prime cento copie con all’interno quattro pagine in cui era riprodotta un' “intervista a se stesso”, nella quale rivelava che i Beatles erano ormai praticamente divisi su tutto e che, in sostanza, erano sciolti.
Le clamorose dichiarazioni di McCartney erano state trasmesse alla stampa già il giorno 8 aprile e pubblicate dal Daily Mirror il 9. Ma fu il giorno seguente, 10 aprile 1970, con l’uscita dell’album McCartney, che la notizia dello scioglimento venne ripresa da tutti i giornali del mondo e divenne globale.
Stando alla biografia di Philip Norman, John Lennon non si arrabbiò con Paul McCartney per aver dato per primo l’annuncio, ma se la prese piuttosto con se stesso per non essere stato altrettanto furbo e aver taciuto per tanti mesi, per spirito di squadra, la decisione che egli stesso aveva preso. Ancora una volta, infatti, il suo amico-rivale gli aveva soffiato le prime pagine dei giornali, facendo peraltro un’enorme pubblicità al suo primo album da solista.
Tempo dopo, invece, in una famosa intervista, John Lennon dichiarò: “I Beatles hanno iniziato a disgregarsi lentamente dopo la morte di Brian… (Brian Epstein, il loro primo manager, che si suicidò nell’agosto del 1967 in seguito a una crisi depressiva) … E’ una cosa naturale. Non è un terribile disastro. La gente continua a parlarne come se fosse la fine del mondo; ma è soltanto un gruppo rock che si è sciolto. Davvero nulla di così importante…”.