Film di genere "commedia surrealistica", diretto dal regista spagnolo Luis Buñuel, considerato il suo capolavoro, che si aggiudicò l'Oscar per il miglior film straniero. L'intento, chiaramente satirico, è quello di rappresentare in chiave comico-grottesca i peggiori difetti della classe alto borghese.
La storia è destrutturata, costituita da tanti piccoli episodi indipendenti, anche se collegati da un filo conduttore unico.
Un gruppo di amici, tutti appartenenti all'alta borghesia, costituito da due coppie parigine (i signori Thénevot e i signori Sénéchal), la giovane Florence (sorella della signora Thénevot) e il diplomatico sudamericano don Rafael Acosta, si dà più volte appuntamento per pranzare o cenare, ma ad ogni occasione il pasto viene subito interrotto da bizzarri e piuttosto inverosimili avvenimenti, nei quali la realtà si fonde con elementi onirici e paradossali, se non addirittura grotteschi.
Nella prima scena i protagonisti cercano di cenare in un ristorante, ma presto scoprono che i cuochi e i camerieri sono impegnati nella veglia funebre del proprietario del locale, appena deceduto, e devono quindi rinunciare. Il giorno dopo, la scena si svolge invece presso l'ambasciata di Miranda (un'immaginaria Repubblica delle banane), dove l'ambasciatore Acosta discute con gli amici Sénéchal e Thénevot di un traffico di cocaina e spara contro una venditrice ambulante di giocattoli, sostenendo che si tratta di una pericolosa terrorista, mettendola in fuga...
Successivamente, il gruppo si ritrova a pranzo a casa dei Sénéchals, ma anche qui si verificano degli imprevisti che impediscono il pasto. I Sénéchals, infatti, a un certo punto scappano nel giardino a fare sesso. Gli ospiti se ne vanno, mentre arriva un vescovo che chiede ai padroni di casa di essere assunto come giardiniere per fare il "sacerdote operaio". I Sénéchals, avendo di fronte un alto prelato, lo trattano con ipocrita deferenza. Lo stesso vescovo, nella scena successiva, dopo aver confessato un uomo in punto di morte, gli spara col fucile uccidendolo...
Altri tentativi di pranzare insieme vengono di volta in volta interrotti dal sopraggiungere di figure grottesche (soldati, fantasmi, ufficiali dell'esercito francese) e il film prosegue e si conclude così, tra sequenze surreali, sospese tra la realtà e il sogno, piccole "storie nella storia", tra frequenti litigi, sparatorie, avvelenamenti, traffici di droga e scappatelle extraconiugali... Il tutto costantemente condito dalle conversazioni frivole dei protagonisti, che mettono a nudo la loro ipocrisia, la meschinità e la piccineria dell'intera classe sociale cui appartengono.
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Il fascino discreto della borghesia (1972)
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Il fascino discreto della borghesia (1972)
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Re: Il fascino discreto della borghesia (1972)
Per chi non lo avesse visto è disponibile una discreta copia sulle tubature.
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Re: Il fascino discreto della borghesia (1972)
Quello che rende questo film uno dei migliori, se non il migliore, di Buñuel, è che è stato realizzato nei '70. Con il cambiamento dei tempi, si poteva girare in maniera "verista" anche se surreale, con inquadrature dirette e spaccati di realtà anche cruda. In precedenza, si rischiava molto con la censura e non si riusciva a staccarsi da una concezione "teatrale", ed è per questo che lavori interessanti del regista come "Estancia de un crimen" sono stati un po' dimenticati, perché un po' "leziosi".
Marta Marzotto ha affermato che l'unico pregio di "Il fascino discreto della borghesia" è il titolo, e conoscendo la mentalità della persona in questione, si evince che questo film in realtà di difetti ne ha pochi.
Marta Marzotto ha affermato che l'unico pregio di "Il fascino discreto della borghesia" è il titolo, e conoscendo la mentalità della persona in questione, si evince che questo film in realtà di difetti ne ha pochi.
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Re: Il fascino discreto della borghesia (1972)
Forse si sara' riconosciuta troppo nei protagonisti
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Re: Il fascino discreto della borghesia (1972)
Mah, visto il livello attuale dei cosiddetti "influencer", che chiedono di non far votare gli anziani perchè "sono rincoglioniti e aggrappati alla vita", inizia a mancarmi pure Marta Marzotto.
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