E' la storia di un capitano dell'esercito italiano, ormai prossimo alla pensione e rimasto mutilato a una mano e cieco in seguito a una granata esplosa accidentalmente, che decide di recarsi in visita a un vecchio amico anch'egli militare che ha perso tragicamente la vista.
Nel viaggio da Torino a Napoli, il capitano Fausto Consolo si fa accompagnare da una giovane recluta, il soldato di leva Giovanni Bertazzi. Nel tragitto, si sviluppa un inaspettato rapporto tra i due protagonisti. abbastanza simile a quello tra un padre (molto esuberante) e un figlio. Per il giovane soldato non è sempre facile gestire il bizzoso e irascibile capitano, che tuttavia dimostra di essere una persona molto intelligente, in grado di capire molte cose nonostante la sua grave menomazione, e soprattutto un profondo conoscitore delle donne.
Nel tragitto, i due si fermano a Genova, dove il capitano ha un rapporto con una prostituta, e poi a Roma, dove invece si incontra con il cugino prete dal quale si fa benedire dopo averlo simpaticamente provocato.
Infine arrivano a Napoli dove, oltre all'amico Vincenzo, ad attendere Fausto c'è una ragazza di nome Sara, innamorata di lui fin dall'infanzia.
Qui si materializzano le intenzioni suicide dei due anziani militari, che cercano di porre fine alla loro grama esistenza sparandosi con le pistole di ordinanza. Ma il maldestro tentativo sarà un fallimento.
Il capitano Fausto, dopo aver rifiutato le attenzioni di Sara, infine cederà accettando il suo prezioso aiuto.
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Film in cui la cecità del protagonista è una specie di metafora della solitudine: una solitudine che ha la sua causa non nella menomazione fisica, ma nella sensibilità superiore di Fausto, che riesce a intuire e a "vedere", pur essendo cieco, il male, l'ipocrisia e la sofferenza che si celano in tutte le cose, che gli altri, i vedenti, non sono in grado di capire e accettano passivamente senza rendersene conto; e dunque sono i veri ciechi.