Infatti ricordo perfettamente i triangolini di metallo color bronzo o acciaio che delimitavano l'ingombro oltre il quale si doveva pagare il biglietto per il bagaglio, tenuti sulle pareti della piattaforma da rivetti... riguardo i colori, il primo ricordo che ho è dei bus bi-verde, ossia verde scuro fin sotto la linea dei finestrini, poi fascetta giallo/rossa e sopra questa il verde chiaro; per i successivi in verde chiaro rimase la fascetta giallo/rossa.
Inoltre ricordo perfettamente, anzi se lo ricordano le mie ginocchia, che fino a che andai a scuola, quindi minimo fino all'83, c'erano almeno due gradini da scalare per arrivare alla piattaforma; come se non bastasse, sui vecchi Fiat, questa era situata un gradino sotto il pianale del bus, perciò, passato l'esame del bigliettaio, bisognava salire ancora. Se eri abbastanza agile, la discesa poteva anche essere divertente.
Durante l'anno della seconda media furono introdotti altri Fiat, noi li chiamavamo "quelli col vetro tondo", perchè avevano il parabrezza tondeggiante anzichè spigoloso, come i loro predecessori; infine, fecero la comparsa i già ricordati "quattro porte", ma solo per le linee con percorsi senza troppe curve strette; per le altre ne esisteva una versione più "normale", con le canoniche tre porte
Quando potei avere tra le mani la mia "intera rete" fu una festa, potei "provare" tutti questi bus, girando Roma in lungo e in largo. Salii spesso sui "due piani", perchè andando a scuola dalle parti del Pantheon e scendendo a Piazza Venezia si potevano prendere sia il famigerato 64 (Termini-San Pietro, un vero vivaio di borsaioli) o il più tranquillo 85, che arrivava fino al quartiere Appio Latino (Largo Volumnia); giro meno suggestivo ma sicuramente più tranquillo e sicuro. Non ricordo se ci fossero una o due scale per salire, sicuramente ce n'era una posteriore che a vederla da dentro il bus lo faceva rassomiglire ad un'astronave. Inoltre, ad avere la fortuna di capitare a sedere nei primi posti davanti al parabrezza superiore, si godeva di un panorama non indifferente, se paragonato a quello delle vetture standard. Per non parlare del dondolio, che spesso faceva pensare di essere sul dorso di un elefante.
E poi, amore di gioventù... infantesca, c'era il tram col soffietto, ovvero un vero e proprio convoglio (la Circolare Rossa) formato da due vetture speculari unite tramite una piattaforma rotonda, che fungeva da snodo e che faceva sembrare il tram, durante le curve strette, uno schiaccianoci. Ora un tale effetto, meno suggestivo, si ha con le nuove vetture della metro (se ti capitano.. sennò sei in pieno far west!!!) a causa della mancanza di curve strette.
A proposito, vorrei dire due parole anche sui vecchi convogli della metro B di roma, quelli blu/bianchi con il logo STEFER sul primo e ultimo vagone. All'interno, sistemati sopra le porte, c'erano i cartelli con l'indicazione delle fermate, e la grafica riportava, proporzionalmente, la distanza tra di esse; in questo modo potevi sapere quasi con esattezza quanto tempo ti rimaneva per fare la talpa.
Nel 1975, in occasione del Giubileo di quell'anno, fu istituita la linea 100; i bus di questo percorso erano celesti/azzurri e, sempre se ricordo bene, ci si poteva salire col biglietto standard o con la tessera. Era un bus turistico, più che altro, che faceva il giro della Roma più appetibile per i forestieri. Mi sembra che, come le circolari, partisse ed arrivasse sempre allo stesso punto, dalle parti del Vaticano, ma ora il neurone comincia a fare cilecca... e mi rendo conto che nessuno mai arriverà alla fine di questo logorroico post
Mi sembra di vedere, immaginare, Roma negli anni Settanta, che non ho mai visto. Non sapevo che ci fossero i bus a due piani.
