Resta connesso

Libri

A che punto è la notte

A che punto è la notte

Il secondo famoso romanzo giallo degli anni Settanta scritto dalla coppia Fruttero/Lucentini uscì nel 1979, sette anni dopo La donna della domenica.


La sera di venerdì 25 febbraio 1978, nell’affollatissima chiesa di Santa Liberata, a Torino, il parroco don Alfonso Pezza inscena una specie di recita parlando da un pulpito molto alto, allestito appositamente sopra un’impalcatura a castello. L’orazione, dai toni apocalittici, cita passi della Bibbia, si sofferma sulla rovina di Babilonia e contiene molte allegorie, analogie e riferimenti all’epoca contemporanea e al disfacimento sociale che si sta attraversando. L’ambiente è scarsamente illuminato soltanto dalla luce di alcune candele e l’atmosfera opprimente. Giunto al passo del profeta Isaia (Custos, quid noctis?) che dà il titolo al libro, la messa in scena viene bruscamente interrotta da una forte esplosione che fa precipitare il parroco dal pulpito e fuggire tutti i fedeli dalla chiesa.

Don Alfonso Pezza è morto e si tratta certamente di un attentato. Occorre scoprire chi poteva avercela con lui fino al punto di volerlo eliminare.

Ad indagare sul caso anche questa volta troviamo il commissario Santamaria coadiuvato dal suo collega della Mobile De Palma…

____________

Il parroco di Santa Liberata era un personaggio davvero singolare: a prima vista lo si poteva scambiare per un prete molto “progressista” e ai limiti della scomunica…

La chiesa di Santa Liberata era sempre gremita di fedeli, mentre Don Pezza durante le sue orazioni parlava a favore di prostitute e travestiti, e di altre categorie generalmente mal viste dalla società…

Don Pezza organizzava poi delle specie di confessioni “collettive” dove i fedeli, a più voci, parlavano a ruota libera delle proprie malefatte, e registrava tutto su dei nastri…

Tra gli assidui frequentatori di Santa Liberata vi erano tanti personaggi “bizzarri” e anche piuttosto inquietanti: uno di essi, da subito incluso tra i sospettati, è un dirigente della Fiat, l’ingegner Vicini: è stato lui, infatti, che durante la “recita” di venerdì sera ha passato a Don Pezza un cero che si è poi rivelato essere stato imbottito di plastico esplosivo…

A complicare il tutto, si scopre, indagando sulla figura di Don Pezza, che egli era una specie di sacerdote “eretico”, che addirittura si rifaceva nei suoi accesi sermoni all’eresia gnostica del secondo secolo dopo Cristo…

_____________

Nella giornata seguente, di sabato 26 febbraio, il maresciallo dei carabinieri Aurelio Genovese viene trovato morto assassinato dentro la sua Wolkswagen, in un paese della cintura torinese. Camuffato da venditore di matite, il maresciallo stava indagando su un traffico di droga e, con ogni probabilità, quando è stato ucciso stava alle calcagna di qualcuno…

Senonché, questo secondo omicidio deve in qualche modo essere collegato al primo, dal momento che gli inquirenti, interrogando i testimoni, scoprono che il maresciallo la sera di venerdì, prima di essere ucciso, era passato anche nella chiesa di Santa Liberata. Inoltre, prima di morire, il valente carabiniere è riuscito a scrivere sul parabrezza della macchina, usando il dito e sfruttando lo strato di brina sul vetro, la parola “TOPOS”, che in qualche modo deve avere un collegamento con l’eresia gnostica…

Si brancola nel buio, tra i simboli dell’eresia gnostica, le attività che si scoprono sempre meno “curiali” del parroco Don Pezza, le registrazioni polifoniche delle “confessioni collettive”, la criminalità organizzata, i boss mafiosi che si trovano in soggiorno obbligato nei dintorni di Torino e uno strano traffico di pezzi di ricambio per automobili…

La svolta arriva nella giornata di domenica (come nell’altro giallo), quando l’ingegner Vicini viene trovato morto (suicida) nel suo ufficio della Fiat.

Tutto, allora, sembra convergere verso l’ingegnere, che si sarebbe ucciso in preda a una crisi di coscienza, dopo aver eliminato sia il parroco (che lo ricattava con delle registrazioni) sia il carabiniere che ormai era sulle sue tracce…

Ma il mosaico si completa e perfeziona soltanto nelle ultime pagine. Grazie anche a un’insolita alleanza tra le forze dell’ordine e un malvivente che “lavora” al soldo della mafia (che però è estraneo ai due omicidi), si scopre infatti che Don Pezza e l’ingegner Vicini erano soltanto due pedine di un meccanismo criminale assai più ampio e organizzato, al cui centro si trovano addirittura i vertici (o quasi vertici) della più grande industria (automobilistica) italiana…

***

Trattandosi di un giallo, non svelerò altri particolari né soprattutto la soluzione, lasciando a coloro che non l’avessero ancora letto il gusto della scoperta.

Devo dire, però, senza voler scoraggiare nessuno, che, a differenza de “La donna della domenica”, ho fatto veramente molta fatica ad arrivare alla fine di questa corposa e intricatissima vicenda (quasi 600 pagine molto fitte nell’edizione più recente ed elegante di cui all’immagine).

Il ritmo è troppo lento, i tempi dilatatissimi, e la storia è talmente intricata che rischia di incartarsi in un guazzabuglio troppo fitto di misteri, per sbloccarsi, finalmente, solo nelle ultime pagine…

Leggi tutto e partecipa alla discussione sul forum!

Copyright © 2012-2024 di Leviato Holding. Design di Webfox. Tutti i diritti riservati. Nomi, marchi ed immagini appartengono ai legittimi proprietari e sono utilizzati esclusivamente a scopo informativo. Il materiale originale (testi, immagini, loghi, fotografie, audio, video, layout, grafica, stili, file, script, software, ecc.) è di proprietà di Leviato Holding.