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Musica

23 Ottobre 1970: esce Trespass ( Genesis )

23 Ottobre 1970: esce Trespass ( Genesis )

Esce il 23 Ottobre 1970 ( ma secondo altre, minoritarie, fonti il 22 ) il secondo album dei Genesis.




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Per nulla scoraggiati dall’insuccesso del disco d’esordio “ From Genesis To Revelation “, decidono di riprovarci, tentando un approccio con un mondo che si avvicinasse il più possibile al professionismo.

I ragazzi, tutti giovanissimi ( Ant Phillips aveva addirittura 17 anni ) decidono di organizzarsi meglio rispetto a prima.

Anzitutto cambiano produzione e casa discografica, affidandosi alla Charisma, che allora seguiva alcuni nuovi gruppi inglesi, poi, a seguito dell’abbandono del batterista John Silver, ingaggiano John Mayhew, su consiglio di Tony Banks.

Tuttavia fondamentale per il loro futuro si rivela la decisione di isolarsi, per qualche mese, in un cottage prestato da un loro amico, Richard MacPhail, che con l’occasione diviene il loro road-manager.

Nel cottage provano con costanza nuovi brani e sperimentano nuove sonorità, spesso per diverse ore al giorno, senza sosta, e senza altre distrazioni di alcun tipo.

La musica che viene fuori è assolutamente affascinante, ma mette anche a dura prova il sistema nervoso dei musicisti, e i rapporti interpersonali che, verso la fine di questo soggiorno, raggiungono i minimi storici. A farne le spese è soprattutto Anthony Phillips, che perde progressivamente entusiasmo per il progetto, decidendo alla fine di abbandonare il gruppo, scoraggiato anche da una improvvisa “ paura del palcoscenico “, emersa in occasione di alcuni concerti, che si aggiunge a qualche problema di salute.

Va via alla fine delle registrazioni del disco, e i restanti membri decidono di completare l’opera allontanando il batterista John Mayhew, ritenuto inadatto alle ambizioni del gruppo.

Il disco è presentato da una stupenda copertina: un tenue colore celeste-azzurrino domina una scena, sembra, di stampo prettamente medievale, con due regnanti che guardano attraverso un’arcata, ma forse qualche elemento mistico-religioso si può captare, non fosse altro per i testi di un paio di canzoni presenti. Oltre ai due personaggi presenti, si può notare, a sinistra, un puttino alato, che ritroveremo, abbastanza simile, nella busta interna di Nursery Cryme, alla fine del testo di The Fountain of Salmacis. Un coltello piantato nel retro della copertina, rappresenta uno dei massimi del simbolismo genesisiano, ed è un chiaro riferimento al brano più famoso dell’album.

Eccellente la prestazione dei musicisti.

In questo disco la figura di spicco sembra essere Antony Phillips, che si produce in splendide prestazioni, sia alla chitarra acustica che in quella elettrica, senza contare la sua mano decisiva, in fase compositiva , in almeno quattro brani su sei. La coppia Gabriel/Banks domina invece nei brani e nelle fasi più elettriche, più specificatamente rock, mentre Rutherford è un pò il ” collante ” tra le diverse anime, quella pastorale e bucolica, e quella più aggressiva. Ottima la prova del batterista John Mayhew, che però paga qualche indecisione in concerto: è un batterista dotato tecnicamente, ma dalla scarsa iniziativa e probabilmente entrato già dall’inizio in scarsa sintonia con il resto del gruppo, forse a causa della differente estrazione sociale.

Musicisti:

Peter Gabriel: voce, flauto, tamburello

Anthony Phillips: chitarra acustica 12 corde, chitarra elettrica solista, cori, seconda voce

Mike Rutherford: chitarra acustica 12 corde, basso, cori

Tony Banks: organo, mellotron, pianoforte, cori

John Mayhew: batteria, percussioni, cori, terza voce

Brani:

Lato A

Looking for Someone

White Mountain

Visions of Angels

Lato B

Stagnation

Dusk

The Knife

Il primo brano, ” Looking For Someone ” comincia con Gabriel che declama le parole del titolo, sorretto da un tenue tappeto di tastiere. Man mano che va avanti, il brano acquisisce una curiosa conformazione quasi soul nella voce di Gabriel, che è anche il principale compositore. Le sezioni successive sono quadi del tutto strumentali, con protagonisti tutti i musicisti, con le caratteristiche e potenti rullate di Mayhew, avvolte da un basso particolarmente corposo. Le tastiere fanno il resto, a volte contorte, in altri momenti piacevolmente ripetitive. Però è chiaro che il vero protagonista è Phillips, che tira fuori dal cilindro una grande prestazione alla chitarra solista. Verso il finale ( che forse poteva essere fatto con più cura ) entrano anche piccoli contributi di flauto. Il brano è di gran livello ma, vista la carne al fuoco nelle altre tracce, è forse quello meno indimenticabile.

Voto 7 e mezzo

White Mountain è un bellissimo brano, caratterizzato da un soave tappeto iniziale di organo, che dà il via a un tintinnante arpeggio di chitarra a 12 corde, che sostiene il brano per buona parte. Sono tre le parti cantate, ognuna delle quali provvista di strofa e ritornello. Queste sono inframmezzate da due stupendi intermezzi strumentali: il primo caratterizzato da un intreccio di chitarra impreziosito da delicatissime frasi di flauto, il secondo da delle percussioni solenni e regolari, su cui insiste la voce particolarmente severa, quasi urlante di Gabriel, per la terza parte cantata, un pò diversa dalle altre due. Il brano finisce come era iniziato, con il tappeto di organo su cui ricama la 12 corde. Il testo di White Mountain è ispirato dal romanzo per ragazzi ” Zanna Bianca ” di Jack London, e racconta la vicenda di Fang, un lupo condannato a morte per avere osato vedere la corona degli dei.

Voto: 10

Visions Of Angels è una canzone di Phillips, concepita nel 1968, che era in predicato di far parte del primo album, ” From Genesis To Revelation “, ma che poi fu esclusa dal disco, provocando forse i primi piccoli malumori della storia dei Genesis. Anche questa ha come protagonista la chitarra a 12 corde, che interviene subito dopo il giro di pianoforte che apre il brano. Le strofe presentano un Gabriel dalla voce timida, quasi sussurrante, che si fa successivamente sempre più intensa, fino ad arrivare al roboante ritornello, supportato dai cori ” angelici ” degli altri, con un risultato che è stato anche criticato, e tacciato di eccessivo barocchismo. Sono presenti comunque due fasi strumentali molto intense e drammatiche, quasi ” bachiane “, inframmezzati da una parte cantata con la voce questa volta più arrabbiata da parte di Gabriel. Il testo, molto romantico e pieno di ” visioni” fantastiche, può trarre in inganno: Visions Of Angels è una canzone d’amore, scritta da Phillips e da lui dedicata, sembra, a una ragazza, che poi qualche anno dopo diventerà la moglie di Peter Gabriel.

Voto 8

Stagnation è un corposo estratto, plasmato e rielaborato in modo mirabile, da un lunghissimo brano del 1969, “The Movement ” che all’origine durava circa 45 minuti. Il lavoro di estrazione e cucitura prevedeva di mantenere solo le parti ritenute necessarie a un brano sui 9-10 minuti che avrebbe dovuto rappresentare la quintessenza della tecnica del gruppo, prendendo come riferimento il progressive più ortodosso, anche se questo brano non assomiglia a nessun’altro in precedenza, neppure di altri gruppi. Protagonista un incredibile intreccio di chitarre, suonate da Phillips e Rutherford. Il brano poi si sviluppa in molteplici direzioni: c’è un canto sommesso e sussurrato, c’è il piano che fa capolino quà e là, ma anche colpi secchi di batteria da parte di Mayhew, che preparano a una brillante parte strumentale più rock ed elettrica. Poi interviene di nuovo la voce e soprattutto il mellotron, e poi un’altra serie altalenante ed entusiasmante di momenti calmi ad altri concitati e più rock, in cui anche la voce di Gabriel si fa più cattiva. L’idea di fondo è, come si vede, simile a quella del brano che possiamo definire “gemello “, e cioè The Musical Box, che vedrà la luce su Nursery Cryme. Il testo parla di possibili conseguenze di una guerra nucleare, ed è stato scritto da Peter Gabriel.

Voto 8 e mezzo

Dusk è un tenerissimo e dolce brano, quasi del tutto acustico, dominato da delicate chitarre, inframmezzate quà e là da deliziose frasi di flauto. Se le strofe vedono la voce sognante di Gabriel, nei ritornelli è invece in secondo piano, e a dominare è invece la voce di Phillips, che è anche il principale compositore della canzone. Il testo descrive una persona vicina alla fine e che ripensa al suo vissuto e alle sue esperienze. Composta il 20 Agosto 1969 a casa di Phillips, da lui e da Rutherford in una versione completamente diversa da quella definitiva che troverà posto nell’album.

Voto 10

The Knife è il brano portante, il cavallo di battaglia dei concerti dei Genesis dei primi anni. Composta dalla coppia Banks/Gabriel per la musica e dal solo Gabriel per il testo, ha inizio con un fulminante giro di organo, su cui entrano una roboante bolla di basso e il ritmo marziale di Mayhew. Ciononostante il brano qui ha come le sembianze di una simil-tarantella. Sotto la frusta di instancabili fasi di tastiere, c’è il cantato di Gabriel, molto suggestivo, intenso e arrabbiato, che prosegue poi nel caratteristico e famoso ritornello. Uno stacchetto di organo stoppato dà poi il ” la ” a una seconda fase strofa-ritornello, con testo, naturalmente, differente. Segue poi una fase strumentale che ha caratteristiche strumentali parzialmente simili alle fasi precedenti, fino a quando l’atmosfera si calma. In questa fase il basso pulsante fa da colonna portante alle rifiniture della chitarra e a qualche timida fase di flauto. Arriva poi una fase tanto caotica quanto famosa, che rappresenta una specie di risposta ai Led Zeppelin e alla fase centrale di Whole Lotta Love: come quella, nel caso di The Knife, ci sono varie voci che si sovrappongono, accompagnate da scariche di chitarra e di basso, e il tutto finisce con urla sembra terrorizzate, e non è chiaro se siano di Gabriel, o se siano voci femminili, come ipotizzato. L’ultima parte è un semistrumentale assolutamente adrenalinico, protagonista Ant Phillips con un lungo assolo, rimasto nella storia, che sarà completamente rivisitato da Steve Hackett negli anni successivi. Il brano si conclude con dei stop-and-go, protagonista la sezione ritmica che dà il sostegno a caratteristiche coloriture dell’organo. che preparano a un ultimo intervento della voce.

Il testo è cruento, come poche volte nella storia dei Genesis. Si parla di una rivoluzione violenta, di eroi che sobillano ed entusiasmano il popolo, di combattimenti. Questo testo ha dato il pretesto per la formazione di una leggenda metropolitana secondo cui i Genesis, con The Knife avevano sottinteso di essere di destra, di lanciare messaggi di destra. Sono leggende che lasciano il tempo che trovano, sia perchè successivamente i musicisti sensibilizzeranno i fans su diversi problemi di carattere sociale, in primis Peter Gabriel, sia perchè il testo di The Knife può contenere riferimenti anche a Ernesto Che Guevara e alle varie rivoluzioni socialiste che si sono avvicendate nei secoli. Semmai nel testo i Genesis criticano, e non esaltano, le rivoluzioni violente, e il messaggio principale è anzi rappresentato dal rifiuto di esse, dalla consapevolezza che quasi mai portano qualcosa di buono, e le immagini fin troppo crude descritte nel brano ne sono testimonianza.

Voto 10

IL MIO VOTO GLOBALE A TRESPASS E’ 10

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