Spazio 1999

Ma questi quando tornano a casa? È la domanda che mi ponevo, bambino, osservando le avventure e vicissitudini di quel gruppo di persone intrappolato su una base lunare alla deriva nello spazio.

Spazio 1999, geniale intuizione di Gerry e Silvia Anderson, con la prima serie coprodotta dalla Rai, mentre per la seconda gli inglesi si avvalsero della collaborazione americana.

La prima serie era più ricca di contenuti, di riflessioni, un po’ come film di fantascienza del tipo “2001: odissea nello spazio” o Solaris. Nella seconda gli americani vollero inserire più azione e, a detta di molti questa scelta segnò il rapido declino della serie. Alcuni personaggi, come Paul Morrow e il dottor Bergman, scomparvero senza motivo e fu introdotto il personaggio mutante di Maya.

Rivista da adulto, salta subito all’occhio come la serie contenga una gran quantità di inesattezze scientifiche, in primis la Luna che percorre migliaia di anni luce in pochi giorni, rimane agganciata all’orbita di un pianeta e poi se ne va allegramente, come se la forza di gravità non esistesse. Ma rimane la bellezza delle storie, gli ambienti, il pathos delle storie e la bravura di interpreti e doppiatori.

Per me è la miglior serie di fantascienza mai prodotta, di gran lunga superiore a Star Trek.