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Arredamento

Le porte a vetro

Comunissime nel magico decennio, anche se credo che il boom vero e proprio risalga agli anni 60.


E’ una soluzione, diciamo, stilistica, che divide: a molti piace, ma non sono pochi i detrattori. Dipende anche dal tipo di appartamento, dall’arredamento, e dall’esposizione delle stanze.

Il vetro, lavorato in un modo apparentemente contorto per essere opaco, tra l’altro non di rado assumeva riflessi e addirittura colori dei più bizzarri.

Ricordo che c’erano le porte a vetro intero, e altre con una porzione più ristretta, generalmente in alto.

Questo tipo di porte rianimavano letteralmente un corridoio, che veniva inondato dalla luce che proveniva dalle stanze: sicuramente il corridoio era la parte della casa a beneficiarne di più.

Qualche suggestione di mancata privacy per le stanze da letto, ma nei 70 pochi ci facevano caso. Si riuscivano a percepire soltanto ombre in movimento. Ciononostante era assolutamente inopportuno installarne una in bagno, per evidenti motivi, specie se a usufruire del bagno erano ospiti o estranei.

Negli anni 70, a casa mia, avevamo queste porte, e ci siamo sempre trovati bene: l’unico rischio era rappresentato dal fatto che, giocando, un oggetto, come ad esempio un pallone, poteva mandare in frantumi questi vetri, un’eventualità molto pericolosa data l’ampiezza di questa superficie vetrata.

Certo, comunque, che a pensarci bene, le porte tutto-legno danno a volte un senso di oppressione.

Oggi sicuramente vanno molto meno di moda rispetto a prima, ma chi le ha ancora ( e sono tanti ) di solito non le sostituisce tanto facilmente: più raro che siano installate ex-novo.

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