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Cinema

Roma bene

“So’ più incrociati questi che le vacche da latte” –

“Un giorno all’anno siamo più ricchi noi, il 31 marzo, quando facciamo la dichiarazione dei redditi” –

“Con voi, chissà perché, io mi trovo sempre – scusi l’espressione – a rimestare con le mani nella merda!” –

Queste le parole del Commissario Quintilio Tartamella (Nino Manfredi) rivolte alla cosiddetta “Roma bene”, ambiente verso cui nutre profonda disistima.

Le sue indagini non guardano in faccia a nessuno e così, con l’aiuto dell’olio di ricino, recupera un prezioso orecchino ingoiato da un barone decaduto e cleptomane (Vittorio Caprioli), sbugiarda una duchessa (una Virna Lisi in splendida forma) che in combutta con i figli ha simulato un rapimento per estorcere denaro al marito (Philippe Leroy) e si ritrova promosso ispettore affinché non indaghi più sulla morte di un armatore ucciso dalla radio “caduta” nella vasca da bagno. Un chiaro omicidio ma gli alti papaveri di mezzo mondo hanno interesse a salvaguardare la reputazione della vedova.

Il finale è un quadro apparentemente idilliaco ma un paio di incredibili leggerezze costituiscono una punizione divina che ha il suo clou nel tragico appello finale …principessa…principe…conte…duchessa…assessore…

Film del 1971, regia di Carlo Lizzani, ed un cast di eccezione. Oltre i già citati vi sono Gastone Moschin nei panni di un empio monsignore, Irene Papas, Senta Berger, Umberto Orsini, Franco Fabrizi ed Enzo Cannavale nel ruolo dell’agente Tognon.

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