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1977: premio Nobel a Vicente Aleixandre

1977: premio Nobel a Vicente Aleixandre

Nell’anno 1977, il premio Nobel per la letteratura fu assegnato al poeta Vicente Aleixandre.

Definito poeta surrealista-romantico, Aleixandre appartenne alla “generazione del ‘27” e ne fu uno degli ultimi superstiti. Si tratta di un gruppo di poeti, intellettuali e artisti spagnoli, che si impose all’attenzione internazionale proprio nell’anno 1927. Tra di essi, nel campo della poesia, oltre al premio Nobel Aleixandre e a tanti altri, vi era anche il grande Federico Garcìa Lorca.

Nato a Siviglia nel 1898, Aleixandre visse poi a Malaga e a Madrid, dove si formò culturalmente e decise di dedicarsi alla poesia, nonostante i suoi studi giuridici. Molta parte in questa scelta di vita ebbe la sua malattia, che lo costrinse per un lungo periodo a un’esistenza isolata e contemplativa. Nonostante la sua salute fragile, Aleixandre vivrà comunque fino a ottantasei anni, morendo nel 1984.

La sua poesia, specialmente quella delle opere giovanili, è fortemente caratterizzata da tratti romantici e surrealistici: versi che evocano immagini e sensazioni derivanti dal proprio subconscio, da un mondo interiore e onirico, e che spesso tendono a esprimersi per mezzo di simboli e allegorie.

Nella maturità e nella vecchiaia, invece, la poesia di Aleixandre acquista un tono via via più drammatico, rassegnato e realistico, continuando tuttavia a trattare i temi che sono sempre stati cari a questo poeta: l’amore, la gioia della vita, ma anche la sua inafferrabilità: la fugacità e la caducità dell’esistenza.

La felicità, insomma, esiste, ma è fatta veramente di pochi attimi, di barlumi, di lampi. Perché poi tutto passa, e molto velocemente.

Ricordano molto, le tarde poesie di Aleixandre, il nostro Eugenio Montale: la vita che sembrava vasta è più breve del tuo fazzoletto…


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Dalle “Poesie della consumazione”, una delle sue ultime raccolte, pubblicata nel 1968 e giudicata una delle sue opere migliori, trascrivo qua le mie tre composizioni preferite. Sono veramente belle secondo me, soprattutto in lingua originale. E non credo che sia fondamentale conoscere lo spagnolo: se anche non si capiscono tutte le parole, è bellissimo abbandonarsi alla musicalità di questi versi.

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COMO LA MAR, LOS BESOS

No importan lo emblemas

ni las vanas palabras que son un soplo sòlo.

Importa el eco de lo que oi y escucho.

Tu voz, que muerta vive, como yo que al pasar

aquì aùn te hablo.

Eras màs consistente,

mas duradera, no porque te besase,

ni porque en ti asiera firme a la existencia.

Sino porque como la mar

Después que arena invade temerosa se ahonda.

En verdes o en espumas la mar, feliz, se aleja.

Como ella fue y volviò tù nunca vuelves.

Quizà porque, rodada

sobre playa sin fin, no pude hallarte.

La huella de tu espuma,

cuando el agua se va, queda en los bordes.

Sòlo bordes encuentro. Sòlo el filo de voz que en mì quedara.

Como un alga tus besos.

Magicos en la luz, pues muertos tornan.

I BACI, COME IL MARE

Non importano i simboli

né le vane parole che sono appena un soffio.

L’eco importa di quanto udii e ascolto.

La tua voce che, morta, vive, com’io che passo

e ancora ti parlo.

Eri più salda, più

durevole, non perché ti baciavo,

né perché in te stringessi sicura l’esistenza.

Ma perché, come il mare

quando invade la sabbia, timorosa sprofonda.

In verdi o in spume il mare felice s’allontana.

Andò e tornò, tu sola non ritorni.

Forse perché, gettata

su una spiaggia infinita, ti perdetti.

L’orma della tua spuma,

quando l’acqua va via, resta sui margini.

Solo margini trovo. Solo il filo di voce che in me resta.

Come un’alga i tuoi baci.

Magici nella luce, tornan morti.

CANCION DEL DIA NOCHE

Mj juventud fue reìna.

Por un dia siquiera. Se enamorò de un Norte.

Brùjula de la Rosa. De los vientos. Girando.

Se enamorò de un dia.

Se fue, reìna en las aguas. Azor del aire. Pluma.

Se enamorò de noche. Bajo la mar, las luces.

Todas las hondas luces de luceros hondisimos.

En el abismo estrellas. Como los peces altos.

Se enamorò del cielo, donde pisaba luces.

Y reposò en los vientos, mientras durmiò en las olas.

Mientras cayò en cascada, y sonriò, en espumas.

Se enamorò de un orden. Y subvertiò sus gradas.

Y si ascendiò al abismo, se despenò a los cielos.

Ay unidad del dia en que, en amor, fue noche.

CANZONE DEL DI’ DI NOTTE

La mia gioventù fu

la regina di un giorno. S’innamorò d’un Nord.

Bussola della Rosa. Dei venti. Che girava.

S’innamorò di un giorno.

Regina sulle acque. Falco dell’aria. Piuma.

S’innamorò di notte. Sotto il mare, le luci.

Tutte le fonde luci di astri profondissimi.

Nell’abisso, le stelle. Simili ai pesci alti.

S’innamorò del cielo, dove premeva luci.

E riposò sui venti, dormendo nelle onde.

Rovinando in cascata e sorridendo in spume.

S’innamorò di un ordine. Alterò i suoi passaggi.

E se ascese all’abisso, precipitò nei cieli.

Unità del dì in cui, con amore, fu notte.

LUNA POSTRERA

La desdecida luna sonolienta.

La que no supe nunca como se llamba.

Diji Marìa o Luisa. Reì. Tu nombre es luna.

Luna callada o luna de madera.

Pero luna. Y callòse.

Còmo no, si dormida,

es un pez, un blanco pez limpiado

de todas la memorias, de las espinas tristes,

de su merced doliente. Y duerme

como muerta, en un lago de penas,

pero de penas muy llordas,

de làgrimas vertidas,

que non son ya dolor, sino agua sola,

agua a solas, sin luces,

como la misma luna muerta.

LUNA ULTIMA

La cancellata luna sonnolenta.

Che mai non seppi come si chiamava.

Disse Maria o Luisa. Risi. Il tuo nome è luna.

Luna di legno, luna silenziosa.

Ma sempre luna. Tacque.

Certo, se addormentata

non è che un pesce, un bianco pesce libero

di tutte le memorie, tristi spine,

del suo dono dolente. E dorme

come morta, in un lago di pene,

di pene a lungo piante,

di lagrime versate

che non son più dolore, solo acqua,

acqua sola, nel buio,

morta come la luna.

(Questa è veramente bella :) )

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