Resta connesso

Libri

A scuola si muore

A scuola si muore

Brunella Gasperini (pseudonimo di Bianca Robecchi) fu una giornalista e scrittrice milanese, autrice di tanti romanzi e collaboratrice del Corriere della Sera e delle riviste “Annabella” e “Novella”. Molto popolare fu su Annabella una rubrica fissa da lei curata, che si intitolava “Ditelo a Brunella”. Un angolo della rivista in cui la giornalista si intratteneva con le lettrici e coi lettori su temi quali la famiglia, il divorzio, l’aborto, la politica, etc. trattati con semplicità ma anche con molta intelligenza.

Nel 1975, Brunella Gasperini pubblicò un breve romanzo giallo con l’editore Rizzoli, dal titolo “A scuola si muore”.

Non è certo un “must” della letteratura degli anni Settanta, ma è un libro utile a chi volesse rivivere una parte dell’atmosfera settantiana, che ci riporta a capofitto in quegli anni: troviamo infatti, leggendolo, molti degli “ingredienti” che hanno caratterizzato la vita della prima metà del decennio, anche se piuttosto “annacquati”: il Movimento studentesco, le contestazioni, l’amore libero, la politica, la droga…

La vicenda è narrata in prima persona da un certo Stefano Ferrucci, un ragazzo diciottenne, studente in un liceo milanese, innamorato di una ragazza, sua compagna di classe, Alessandra Biagi (detta Sandra), con la quale però è riuscito ad avere soltanto una relazione durata lo spazio di una vacanza estiva. La storia d’amore fra Stefano e Sandra è già finita quando il libro comincia: infatti tutto ha inizio quando una mattina Stefano trova il corpo senza vita di Sandra, riverso sui parchetti della palestra della scuola…

La ragazza era una tossicodipendente che a poco a poco si stava distruggendo e anche per questo la relazione con Stefano non era andata avanti; ma ora è successo qualcosa di strano e di “diversamente tragico”: Sandra non è morta per la droga, ma è stata strangolata…

Arriva la polizia al liceo, le indagini sono svolte dal commissario Criscuolo, un meridionale esperto di omicidi, dalla pelle olivastra e i capelli scuri e “piuttosto lunghi per essere un poliziotto”. Gradualmente ci vengono presentati tutti i personaggi della vicenda; oltre a Stefano, conosciamo i suoi compagni di classe:

Dario Pizzi, il prototipo degli studenti di Sinistra: lo conosciamo mentre è intento a “spiegare ai presenti (inascoltato) come si fa a fare la rivoluzione…

Giorgio Zardini, detto il Pingue per il suo fisico piuttosto in carne, che invece è l’esempio dello studente qualunquista che “si diverte a sfottere tutti…”

Mariantonietta Salvi, detta “Marianto”, che ha vissuto tanti anni a Roma, allegra, estroversa, caciarona con la battuta romanesca sempre pronta (“ben carrozzata, bionda naturale, almeno così diceva lei)”, di famiglia alto-borghese: infatti è l’unica che arriva tutte le mattine a scuola con una macchina sportiva molto “scenosa”; le altre ragazze la invidiano e i ragazzi le stanno sempre intorno….

Il professor Giussani di Educazione fisica, soprannominato dai ragazzi “Scattare”(“Un fascista di tipo folkloristico, tutto mens sana in corpore sano, petto in fuori e pancia in dentro”)…

Il professor Gerli, che invece è il prototipo di intellettuale “liberal” di Sinistra… (“Il nostro affascinante professore di lettere…affascinante per le ragazze…”)…

E poi ancora: il preside Pogliani, un nevrastenico che si agita e urla sempre; la madre di Stefano, una giornalista separata dal marito, anche lei molto “liberal”, attenta all’educazione del figlio ma che allo stesso tempo vuole lasciargli i suoi spazi di libertà; il padre della povera Sandra, il maresciallo Biagi, molto attaccato alle tradizioni, un “reazionario” che “preferisce il crimine al disonore” e con il quale la “ribelle” Sandra aveva un rapporto ormai molto incrinato, burrascoso… E infine la sorella minore di Sandra, che cercava sempre di fare da intermediaria per pacificare il rapporto tra la sorella maggiore e il papà.

Fra questi personaggi ve ne sono molti che ruotavano intorno a Sandra e, a ben vedere, ognuno di questi poteva avere, in astratto, un movente per ucciderla: primo fra tutti Stefano perché la amava ancora e si sentiva “scaricato”; ma anche Dario aveva avuto una relazione con lei e la polizia non lo vede di buon occhio per le sue “idee rivoluzionarie”; il Pingue, poi, era segretamente innamorato di Sandra ed era diventato il suo confidente; la stessa Marianto le prestava abitualmente dei soldi (che Sandra purtroppo usava per bucarsi e non restituiva mai) ed era gelosa di Sandra perché a sua volta innamorata del Pingue…

Ma tra i sospettati vi sono anche il professor Giussani (Scattare) e Gerli, ambedue, sebbene con modi e metodi diversi, dei seduttori, che potrebbero anche aver perso la testa per una ragazza attraente e, diciamo, piuttosto… disponibile.

Le cose si complicano perché vicino al cadavere di Sandra la polizia rinviene un accendino molto simile a quello di Stefano ma che in realtà apparteneva a Dario… I sospetti si spostano allora sullo studente dalle idee rivoluzionarie… Ma Stefano giura alla polizia che quell’accendino, quando lui ha trovato il cadavere di Sandra, non c’era (e lui è stato il primo a rinvenire il corpo): qualcuno lo deve aver messo là dopo, quando Stefano si è allontanato per andare ad avvisare il preside… E questo qualcuno aveva interesse ad incastrare Dario o semplicemente a depistare le indagini…

Salta fuori anche un biglietto scritto da Sandra pochi giorni prima di essere uccisa, dal quale si capisce che la ragazza era ricattata da qualcuno; in questo biglietto ci sono anche delle scritte che non appartengono a lei, ma al Pingue…

Infine c’è anche la misteriosa sparizione di un gioiello, una spilla preziosa che apparteneva alla madre di Sandra (ormai morta da tempo) e della quale sembra sapere qualcosa Roberta, la sorella minore di Sandra…

Come nella tradizione dei migliori gialli, l’assassino si scopre solo nelle ultime righe del libro ed è il meno sospettabile, quello che non era neppure stato inserito nella “lista” del commissario Criscuolo, il quale ad ogni modo risolve brillantemente il caso, lasciando tutti di sasso, lettore compreso… (anche se col senno di poi, l’assassino non risulta affatto improbabile).

“A Scuola si muore” è un libro che pur raccontando una vicenda dai risvolti molto drammatici (non solo lo strangolamento di Sandra, ma anche la droga, le incomprensioni e lo scontro generazionale tra genitori e figli, la violenza domestica…), mantiene un’incredibile leggerezza e ci regala momenti di pura comicità. Il suo limite più evidente, a mio avviso, sta nella caratterizzazione dei personaggi, che risultano piuttosto caricaturali, quasi delle “macchiette”, con poche sfumature e scarsa profondità psicologica (il fascista, il comunista, il poliziotto, il professore, il preside, il militare, la borghese, l’intellettuale, ecc).

Contiene anche, sebbene sullo sfondo, un lato romantico, sentimentale, che emerge soprattutto dalle riflessioni di Stefano (l’unico che forse amava Sandra veramente) e che ha vissuto e ora ricorda questa storia come se si fosse trattato per lui di un’amara iniziazione alla vita.

Pur non essendo un amante del genere “giallo”, devo ammettere che mi sono divertito a leggere questo libro in un pomeriggio, dopo averlo acquistato da una bancarella di libri usati al prezzo veramente stracciato di 1 Euro.

Leggi tutto e partecipa alla discussione sul forum!

Copyright © 2012-2024 di Leviato Holding. Design di Webfox. Tutti i diritti riservati. Nomi, marchi ed immagini appartengono ai legittimi proprietari e sono utilizzati esclusivamente a scopo informativo. Il materiale originale (testi, immagini, loghi, fotografie, audio, video, layout, grafica, stili, file, script, software, ecc.) è di proprietà di Leviato Holding.